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Comune Amantea: Il dissesto e Francesca Menichino
Venerdì, 28 Aprile 2017 21:50 Pubblicato in CronacaScrive Francesca Menichino:
“E' stata appena pubblicata sul sito istituzionale del nostro Comune.
E' la presa d'atto del risultato negativo del 2016, del disavanzo da ripianare mediante iscrizione nel passivo del bilancio di previsione del 2017.
In sostanza debiti che ammontano per l'esattezza a - 24.045.895, 81.
Più di 24 MILIONI di euro con segno NEGATIVO.
L'anno scorso, per l'esattezza il 16 giugno, tutti i consiglieri comunali di maggioranza e il sindaco, tutti nessuno escluso, votavano e approvavano un bilancio molto diverso in cui c'era un segno positivo ed un saldo POSITIVO di 6.425.015,18.
Confrontando i due risultati le cose sono due:
o quel BILANCIO era FALSO come noi dicevamo mentre gli altri ci accusavano di mistificare la realtà oppure in un anno sono stati prodotti più di 30 milioni di euro di debiti.
Vorrei chiedere a ciascuno degli amministratori quale delle due ipotesi è la più attinente alla realtà.
Lo chiedemmo allora, oggi lo chiediamo ancora e di più.
Per il rispetto dovuto e mai dato a noi cittadini di Amantea”.
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Ora verrò accusato, come spesso accade, di parlare facendo uscire il fiato, o peggio.
Alle spalle ci sarebbe il suono fan-fan, tipico dei tromboni militari.
Ma la vanvera, o “piritera”, era anche l’oggetto simile all’antico prallo che non era altro che un uovo di ceramica o di legno dotato di due fori comunicanti.
Tale uovo durante i lunghi banchetti dei Faraoni, degli Imperatori Romani, insomma dei Potenti del mondo, veniva infilato nel pertugio anale al fine di attenuare l’effetto dei miasmi delle flatulenze.
Al suo interno vi si infilavano delle erbe odorose, inoltre il gas, nel suo attraversamento, provocava una curiosa nota musicale tipo trombetta o fischietto.
Non vorrei trascurare o dimenticare la “piritera”.
La piritera è arrivata nel Meridione, secoli dopo, assieme ai Principi Borboni (Tenete presente che il termine medico ‘borbogismo’ vuol dire rumore e gorgoglio intestinale e sembra che i Borboni ne soffrissero alquanto).
Si trattava di una specie di piffero in ceramica.
Famose sono le Piritere di Capo di Monte.
Da un lato aveva una imboccatura, dall’altro le sembianze della testa di un uccellino.
Veniva adoperato nelle sfilate del Principe attraverso la città di Napoli: Il Principe, disteso nella sua portantina, appoggiava l’ imboccature all’ ano in modo che con l’emissione di flati il piffero suonasse in faccia alla gente che lo osannava dicendo ”Lunga vita al Principe“ o “Salute al Principe”.
Parlare a caso, senza considerare quel che si dica. Temere loqui. Dicesi anche: parlare in aria. Cioè: senza fondamento.
Parlare a vanvera.
Così scrive il poligrafo toscano, Francesco Serdonati, vissuto tra il XVI e il XVII secolo, alla lettera P dei suoi Proverbi . La presenza dell’espressione alla lettera P dei Proverbi di Serdonati è significativa poiché ci dice che, a quell’altezza cronologica, la locuzione avverbiale a vanvera veniva già percepita insieme al verbo parlare: “senza senso, a caso, senza fondamento, senza riflettere”.
Sulla provenienza di “parlare a vanvera” si sono fatte molte ipotesi.
Alcuni studiosi, ad esempio, asseriscono che la radice di vanvera assomigli a quella di vano.
Altri ritengono che la parola derivi dal "gioco della bambàra", una locuzione, forse di origine spagnola, con la quale s'intendeva una perdita di tempo. A rinforzare questa tesi c'è il fatto che in certe zone della Toscana si dica proprio "parlare a bambera". Oggi gli etimologisti sono favorevoli a credere che parlare a vanvera sia una locuzione onomatopeica che deriva dal suono di chi parla farfugliando e dunque perde tempo senza riuscire a esprimere qualcosa di sensato.
Inoltre si raccontano altre origini, più o meno fantasiose, della parola vanvera. Una di queste racconta la meravigliosa storia di una bambina di nome Vera Van, alla quale piaceva ascoltare tutto; a cinque anni chiese di andare a scuola per ascoltare le lezioni.
La maestra le disse che si sarebbe annoiata ma Vera scosse la testa e fu iscritta.
Quando la maestra faceva l’appello chiamava “Van Vera” e non Vera Van. A Vera piacque molto sentirsi chiamare così.
Quando divenne adulta Vera divenne Uditrice Giudiziaria. Col tempo poi divenne vecchia e sorda e i suoi nipoti e pronipoti, che fino a quel momento le avevano raccontato i loro problemi, decisero di ricambiarle il favore.
A turno andavano a trovarla e le raccontavano storie e discorsi senza senso.
O voi di Amantea nobili cittadini, patrocinanti di una buona causa, difendete con l’armi il mio diritto di “parlare a vanvera” sulla giustizia, sulle malefatte dei prepotenti, sulle falsità di parecchi amministratori che si sono succeduti negli anni.
Voi, cittadini, ,sostenete ora con le vostre spade il diritto e la giusta causa di tutti e non dei pochi. Fate sì che rivivano nella vostra impresa quegli onori che furon dei nostri avi.
Amanteani, amici, fidi seguaci del giusto, sostenitori del buon diritto, nessun di voi permetta che al seggio di primo cittadino a virtù consacrato ed a giustizia, a dignità e modestia di costumi, s’accosti il disonore, ma fate che da libera elezione rifulga il merito.
Combattete urlando le parole attribuite secondo la tradizione a Marco Giunio Bruto nell’atto di uccidere Giulio Cesare: “ Sic semper tyrannis”.
Beaumont sur Mer 28 april 2017 Gigino A Pellegrini & G el Tarik
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Il comune di Amantea e' al fallimento! di Vincenzo Lazzaroli
Venerdì, 28 Aprile 2017 18:42 Pubblicato in Comunicati - Sport - GiudiziariaEcco la nota con cui Vincenzo Lazzaroli chiede alla commissaria Colosimo di dire chi sono i responsabili.
“Da voci che stanno trapelando in queste ore, la situazione finanziaria del Comune di Amantea è sostanzialmente in default.
Si parla di debiti che superano i 20 milioni di euro!
Una cattiva gestione amministrativa, almeno, degli ultimi 10 anni.
Il dissesto di un Ente non si manifesta improvvisamente, matura nel corso del tempo, matura ma sempre in tempo è possibile individuarne le cause, le inefficienze che se opportunamente valutate e contrastate possono portarlo ad una più veloce ripresa e ad una sana gestione.
Evidentemente, sono stati tutti (o quasi tutti) bravissimi nel prendere decisioni che hanno massimizzato il loro consenso nell'immediato, scaricando - tramite l'accumulo di un enorme debito pubblico - gli oneri sul triste presente.
Spese sostenute senza copertura finanziaria, tributi mai riscossi, debiti e crediti di cui non ci si è minimamente preoccupati in tempo, hanno portato il nostro comune al fallimento.
La gravità della situazione impone una riflessione seria sul futuro di Amantea.
Sul futuro politico, sul futuro di ogni famiglia e su quello del singolo cittadino.
Basti solo pensare al fatto che, ex lege, relativamente alle imposte e tasse locali di propria spettanza, l'ente dovrà adottare aliquote e tariffe nella misura massima consentita.
In parole povere, il dissesto comporterà un periodo di lacrime e sangue per i cittadini di Amantea che saranno gli unici che si accolleranno il peso di questa drammatica situazione per i prossimi anni.
Anni che saranno tutt'altro che sereni, anni in cui si dovrà pagare - per errori altrui - un conto caro e amaro.
Ai cittadini di Amantea chiediamo di ascoltare, valutare, maturare scelte sensate, reagire, agire, rimettersi in piedi e ripartire con uno slancio di coraggio e fiducia per un'amministrazione efficiente, capace e onesta.
Non si può più sbagliare!
E' doveroso, in tal senso, fare un appello proprio a nome di tutti coloro che chiedono verità, trasparenza e giustizia.
Chiediamo alla commissaria Dott.ssa Anna Aurora Colosimo di fare il prima possibile chiarezza nei confronti della Città.
Non si può più rimanere in silenzio né attendere rispetto alla gravità della situazione creata dalla gestione scellerata delle amministrazioni che nel corso di questi ultimi anni si sono succedute per portarci alla rovina.
Chiediamo che venga fatta chiarezza prima della presentazione delle liste e, soprattutto, chiediamo che venga detto - con coraggio - chi sono i responsabili di tutto ciò.
I cittadini devono sapere e soprattutto devono potersi regolare come votare l’undici di giugno.
È un atto di responsabilità che bisogna e si deve adottare per il bene della nostra città.
Amantea, sempre, prima di tutto!
Vincenzo Lazzaroli