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Redazione TirrenoNews

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La boschi, come noto, è la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio del governo Gentiloni.

 

Lo stesso ruolo svolto da Minniti sotto il governo Renzi

Ma non sembra la stessa cosa.

La Boschi, addirittura, è contestata per una circolare di 17 righe, datata 28 aprile e firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti, ecumenicamente indirizzata a “tutti i Dipartimenti, Uffici e Strutture”, con la quale viene imposto a tutti i ministeri di far sottoporre ad un controllo preventivo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, #Maria Elena Boschi, ogni atto, nomina o documento da loro prodotto.

 

Lesa maestà?

Ingerenza?

 

Qualcuno con testa i toni burocratici“diretti e perentori”.

Qualcuno ricorda il caso Anac di Cantone, quello della legittima difesa e del telemarketing.

Si scatena un putiferio di reazioni negative da parte di ministri e funzionari dei dicasteri.

 

Qualcuno parla di commissariamento per conto di Renzi.

Lei prova a smontare le polemiche parlando di “classico caso di fake news”, perché la circolare rappresenta solo un invito a “rispettare le regole che già esistono” e non si tratta quindi di “commissariamento”.

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ironicamente ha detto “Io non me ne sono accorto” di essere stato commissariato.

Mancano ancora 35 giorni alle votazioni e la campagna elettorale entra nel vivo. Fortemente.

 

Alle ultime elezioni nei comizi elettorali si è parlato soprattutto del proprio programma, di quello che ogni lista avrebbe fatto se avesse vinto.

 

Nessuno ha richiamato le precise e dirette responsabilità dei precedenti amministratori e tantomeno si è parlato della grave situazione finanziaria ( lo era già allora) del comune.

 

Ed ancora meno si è parlato dei tanti debiti che il comune aveva accumulato e che provenivano, evidentemente, da ogni passato.

Ancora meno sono state richiamate le responsabilità degli amministratori, individualmente o per schieramenti.

Questa volta sarà diverso. Almeno così sembra.

Questa differenza dipende quasi sicuramente dalla gravissima situazione di dissesto finanziario nella quale versa il comune.

Una situazione che renderà difficile governare l’ente, che renderà impossibile garantire i servizi attuali, che sterilizzerà i servizi sociali, che imporrà scelte difficili.

 

Amantea si avvia ad un percorso tutto in salita.

Ma sembra che non mancherà chi con coraggio denuncerà fatti e persone.

Parliamo di Tommaso Signorelli che senza timore dichiara che “Hanno affossato il comune”

E, ne siamo certi, non mancherà di chiarire di chi sono state le responsabilità.

Amantea aspetta che Tommaso dica chi ha affossato il comune creando un debito di migliaia di euro per ogni cittadino amanteano.

Anche quelli appena nati, gli scolari, gli studenti, gli anziani, i poveri!

Perché è chiaro che qualcuno porta la responsabilità di una gestione non felice del comune.

Ma il coraggio di Signorelli arriva al punto da denunciare che “ Strappavano le bollette per accrescere il proprio consenso elettorale”.

 

Se non è voto di scambio, poco ci manca!

E la cosa terribile è che lo facevano in associazione “ Strappavano”.

Poco importa se si trattasse di politici o di dirigenti o di impiegati.

Era un vezzo, una abitazione che creava differenza tra gli amanteani .

Ai “frichisi” venivano strappate le bollette, mentre gli altri dovevano pagarle!

Una vergogna che Signorelli porta alla luce denunciando per ora il fatto e forse ( molti amanteani se lo augurano) domani anche i responsabili.

Ferruccio Policicchio parla della storia di Amantea

Domenica, 07 Maggio 2017 19:34 Pubblicato in Cronaca

Ferruccio Policicchio socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e dell'Accademia Cosentina vive ed opera tra San Pietro in Amantea (CS) e Sapri (SA). Tra le sue pubblicazioni:

 

San Pietro in Amantea e dintorni nell'800.

Il Decennio francese nel golfo di Policastro, Gutemberg , Lancusi (Sa) 2001, vol. I e II, pp. 736.

Vibonati nel secolo Decimonono, Gutemberg, Penta di Fisciano (Sa) 2003, vol. I e II, pp. 736.

Amantea e dintorni nel Decennio 1806-1815.

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota dell’amico Ferruccio Policicchio

Egr. sig. Direttore,

prendo spunto dal Suo articolo pubblicato il 21 febbraio u. s. dal titolo: “Conoscere la storia significa riuscire ad amare la terra nella quale ci si trova”.

Aggiungo: è mia ferma convinzione che recuperare memoria è uguale a recuperare cultura, fondamento dell’amor proprio e patrio.

Perché mi presento a distanza di oltre due mesi?

Per lasciare spazio agli storici Amanteoti e per non essere considerato un intruso.

Fatta questa breve premessa, mi piace interloquire per segnalare che ad Amantea la toponomastica orale tramanda una località denominata «a Mina» (la Mina).

Potrebbe sembrare un termine a caso, invece l’appellativo è appropriato ed ha un suo importante significato.

Quanti Amanteoti conoscono questo posto?

Esso era noto tra le generazioni precedenti, i ragazzi di oggi lo ignorano e certamente lo sapranno gli anziani che da ragazzi vissero nel centro storico.

Posizionandosi sul marciapiedi di fronte alla ex Pretura, ai piedi si avrà il luogo detto «a Mina».

È il punto dove, durante il noto assedio, dopo aver costruito un cunicolo che andava dalla casa Sacchi (oggi del compianto Enzo Fera) fin sotto il muro di cinta della città, il 6 febbraio 1807, i francesi, creando una breccia, fecero brillare «a Mina», complessivamente 1.300 libre di polvere, e presero la città.

Qualora dovesse ritenere utile e opportuno pubblicare questo scritto, son convinto che verrà detto di non aver recuperato memoria, ma che ho scoperto l’uovo di Colombo.

S. Pietro in Amantea maggio.2017

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