
Redazione TirrenoNews
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I ricordi sono come il dolore, piano, piano spariscono, si dimenticano, non per nostra scelta, spesso, addirittura, indipendentemente dalla nostra volontà.
Ma quando, invece, l'edificio dei ricordi vacilla e non c'è che il presente, e sembra che ci sfugga la nostra stessa vita, allora rimpiangiamo il passato e ciò che ne hanno fatto parte, i genitori, gli amici, i giochi, i vicoli, il quartiere.
Un rimpianto talmente forte che questo passato pretendiamo di conservarlo “intatto” come lo abbiamo vissuto.
L’immagine intatta del viso della mamma, anche se poi nel tempo si è avvizzito, la dolcezza del suo sorriso, anche se poi man mano si è spento, la bellezza del proprio paese nel quale siamo nati, nel quale abbiamo vissuto, i riti, le tradizioni.
Succede spesso agli emigranti che hanno imprigionato nella mente e nel cuore esattamente le immagini ed i fatti di quando sono partiti.
Molti di noi vogliono conservare tutto come era, anche noi stessi.
Per paura di veder sfuggire la vita, per restare come eravamo, al punto di fingere che tutto sia rimasto immutabile
Soprattutto il centro storico, dove pensiamo di poter vedere ancora le mamme, le zie e le nonne che filavano e chiacchieravano nelle piazzette o nei vicoli freschi della serrantina.
E sussurriamo pieni di amore “Cumu è biellu u centro storico d’amantia!”
Purtroppo non è così.
Purtroppo il nostro centro storico cade pezzi, e le sue memorie si perdono man mano che cadono i suoi muri.
Ed è inutile sognare che sia rimasto vivo e vitale, anzi sciocco.
E ipocrita è chi vuole illudersi e mente a se stesso ed agli altri.
Del castello non è rimasto quasi niente, anzi cominciamo a non parlarne più, a dimenticarlo.
Similmente per la torre civica.
E che dire del collegio dei Gesuiti ingabbiato dai tubi dalmine.
Ed ancora peggio di via Duomo chiusa da oltre 10 anni!
Per non parlare dello storico quartiere di Catocastro dove la Via Antica , quella che dal ponte del Pacichelli porta al collegio, è anche essa chiusa da oltre 10 anni, dove non solo le case cadono ma vengono anche demolite.
Non sia provocazione per nessuno se postiamo l’immagine del castello nel 1812, ancora meravigliosamente intatto.
Serve solo per capire che abbiamo abbandonato al tempo la nostra storia che piano, piano stiamo perdendo.
Ecco tutta la verità sulle discariche “fuorilegge”.
Mercoledì, 06 Settembre 2017 21:46 Pubblicato in Comunicati - Sport - GiudiziariaL’Italia dovrà continuare a pagare la penalità semestrale comminata dalla sentenza di condanna della Corte della Corte di Giustizia europea del 2 dicembre 2014.
Si tratta di rate ora ridotte a 16 milioni di euro (prima 39,8 milioni di euro a semestre) per le 77 discariche ancora considerate abusive
E la Calabria anche in questo caso recita un ruolo da leone.
Ovviamente in negativo: ben 23 discariche fuorilegge si trovano nella nostra regione. Un dato che vale il primo posto per numero di siti illegali.
La Calabria, infatti, precede l’Abruzzo (14), la Campania (11), la Sicilia (10).
Mentre sei discariche restano illegali nel Lazio, in Puglia e in Veneto e infine una nelle Marche.
Questi sono i dati riportati sui quotidiani calabresi
Questi, invece,i dati riportati sulla delibera del CdM 24 marzo 2017 pubblicata sulla GU Serie Generale n.109 del 12-05-2017 di Nomina del Commissario straordinario per la realizzazione di tutti gli interventi necessari all’adeguamento alla vigente normativa delle discariche che riporta le discariche da bonificare.
Questi i siti calabresi indicati sulla delibera:
- AmanteaGrassullo10/12/2015 ( nella foto)
- Arena Lapparni28/12/2015
- BadolatoSan marino 29/12/2015
- Belmonte CalabroManche 21/12/2015
- Belmonte CalabroSanta caterina 21/12/2015
- DavoliVasi 23/12/2015
- IoppoloCalafatoni 28/12/2015
- Longobardi Tremoli Tosto 23/12/2015
- Magisano Finoieri10/12/2015
- Martirano Ponte del soldato28/12/2015
- Mormanno Ombrelle 23 12 2015
- Petrona Pantano grande 28.12.2015
- Pizzo Marinella 28/12/2015
- San calogero Papaleo 23/12/2015
- Sangineto Timpa di civita 28/12/2015
- Sellia Aria 30/12/2015
- Taverna Torrazzo 11/12/2015
- Tortora Sicilione 23/12/2015
- Verbicaro Acqua dei bagni 28/12/2015
Altre sono dalla Sicilia al Veneto.
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7 settembre 2017 in seconda serata su Rai 1 il docu-film su Natale De Grazia
Mercoledì, 06 Settembre 2017 19:47 Pubblicato in ItaliaUltimo appuntamento con il ciclo di docu-film prodotto da Anele con Rai Cinema e Rai com e dedicata alla memoria di 4 eroi nazionali.
Giovedì 7 settembre, in prima TV assoluta in seconda serata su Rai1, con il docu-film “Natale De Grazia” che vede protagonista Lorenzo Richelmy,
si chiude “Nel nome del popolo italiano” ciclo di 4 docu-film da 60’, prodotto da Gloria Giorgianni per Anele con Rai Cinema e Rai Com, che racconta le vicende di quattro eroi nazionali: il giudice Vittorio Occorsio, il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il professor Marco Biagi e, per l’appunto, il Capitano di Fregata Natale De Grazia (di cui si allega il curriculum vitae), Ufficiale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera scomparso nel 1995, figura dallo spiccato acume investigativo che, collaborando con la Procura di Reggio Calabria, ha condotto complesse investigazioni ambientali nel settore dei traffici illeciti operati da navi mercantili.
Diretto da Wilma Labate, il docu-film indaga, attraverso lo sguardo dell’attore Lorenzo Richelmy, sulle vicende che hanno portato alla scomparsa del Comandante calabrese Natale De Grazia, deceduto nel tragitto che lo portava a La Spezia per le indagini che stava conducendo sul presunto affondamento di rifiuti tossico-radioattivi a bordo delle famigerate “carrette del mare.
Il racconto si snoda attraverso interviste a testimoni illustri come Nuccio Barillà, Responsabile Legambiente Calabria, Alessandro Bratti, Presidente della Commissione Bicamerale sul traffico illecito dei rifiuti (commissione ecomafie), Francesco Neri, all’epoca sostituto procuratore e pm di Reggio Calabria, Antonino Samiani, Comandante della Capitaneria di Porto di Messina fino al 2015 e Riccardo Bocca, autore del libro “Le navi della vergogna”.
Fondamentali per ricostruire un ritratto privato del Comandante De Grazia - come uomo, marito e padre - le lunghe chiacchierate di Lorenzo Richelmy con la vedova Anna Maria Vespia e i figli Giovanni e Roberto, suoi coetanei.
“La vicenda mi riguardava, essendo la mia famiglia originaria di Locri.
Non conoscevo bene la storia di De Grazia: mi sono appassionato, mi premeva il fatto che bisogna capire cosa rimane ai ragazzi della mia generazione – racconta l’attore -
Negli ultimi anni, di mafia si parla nelle fiction, però secondo me non abbiamo ancora capito che tipo di messaggio si vuole mandare con questo genere di prodotti: è importante allora mandare un messaggio mirato alla conservazione della memoria.
Ciò che mi intimorisce, è che i ragazzi della mia generazione vedono queste tematiche come lontane, come se non li riguardasse: è importante tenere il fuoco attivo”.
Il curriculum
Biografia del Capitano di Fregata (CP) Natale De Grazia
Nasce a Catona (RC) il 19 Dicembre 1956. Consegue il titolo professionale marittimo di Capitano di lungo corso ed effettua quattro anni di navigazione in qualità di 2° e in seguito di 1° ufficiale di coperta su navi mercantili e petroliere.
Nel 1983 vince il concorso per Ufficiali nomina diretta del Corpo delle Capitanerie di Porto.
Tra il 1984 e il 1991 presta servizio prima presso la Capitaneria di porto di Vibo Valentia e, successivamente, presso la Capitaneria di porto di Reggio Calabria, assumendo in seguito, nel 1991, il Comando dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Carloforte.
A seguito di un nuovo trasferimento presso la Capitaneria di Reggio Calabria, nel 1994, collabora attivamente con il pool investigativo della Procura relativamente al traffico illecito di rifiuti tossici.
Il 12 Dicembre 1995 muore improvvisamente durante un viaggio sulla Salerno - Reggio Calabria, nel Comune di Nocera Inferiore. Nel 2012, a seguito di un’ulteriore perizia, viene stabilita la morte a causa tossica.
Il 4 Dicembre 2004 l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, consegna alla moglie del Capitano di Fregata (CP) De Grazia, la medaglia d’oro al merito di Marina, riconosciutagli per il valore delle complesse investigazioni ambientali condotte con spiccato acume investigativo, nelle attività svolte in collaborazione con la Procura di Reggio Calabria, nel settore dei traffici illeciti operati da navi mercantili.
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