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Redazione TirrenoNews

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"Passi finché si tratta di qualche imprecisione causata dalla scarsa dimestichezza con le norme e procedure tecniche, ma la misura è colma quando si agisce per aizzare la popolazione contro chi fa il suo dovere".

La Direzione dell'Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria) replica alle dichiarazioni rilasciate ieri dal Comitato Ambientale Presilano sulla gestione della discarica di Celico (CS).

"La vicenda della discarica di Celico, di cui evitiamo di fare il resoconto storico perché riteniamo sia nota a tutti sta pericolosamente scivolando da una questione ambientale legata alla protesta di un comitato, che si arroga la pretesa di rappresentare le popolazioni di un territorio, verso una squallida polemica finalizzata a mantenere alto il livello della tensione e, quindi, dell’attenzione, si badi bene, non più sulla vicenda ambientale ma su personaggi in evidente astinenza da presenza mediatica.

Detto ciò - e informando il Comitato e chi lo rappresenta che dovrà spiegare le sue affermazioni sulla stampa ad un giudice, perché abbiamo dato mandato ai nostri legali di sporgere querela a tutela dell'onorabilità dei nostri tecnici e dell'Arpacal - informiamo il pubblico, che vuole sapere correttamente la verità dei fatti e dei dati ambientali acquisiti, cosa è in realtà successo il 12 settembre scorso nell’impianto MiGa di Celico, anche alla presenza di rappresentanti di alcuni Comuni e dello stesso Comitato

Innanzitutto il controllo svolto il 12 settembre scorso non rientra tra quelli ispettivi, previsti nel piano di monitoraggio ambientale di cui all’AIA (autorizzazione integrata ambientale) rilasciata dalla Regione alla MiGa, in quanto l’impianto dal 21 giugno scorso ha sospeso le sue attività su disposizione della stessa Regione.

Quello che il Comitato non ha detto, perché non gli interessa o non vuole farlo sapere, è che questo controllo era stato ampiamente comunicato a tutti gli enti territoriali, invitati a presenziare anche con propri tecnici. Il perché di tale invito sta proprio nell’avvio delle procedure di monitoraggio olfattometrico tanto richiesto dalle popolazioni del territorio e pianificato con Arpacal dal Dipartimento Ambiente della Regione dopo l’intervento del Presidente Oliverio.

I campioni prelevati il 12 settembre scorso, infatti, sono stati immediatamente trasferiti al laboratorio specializzato di Arpa Piemonte che, come anticipato peraltro da Arpacal nel febbraio scorso, è stata coinvolta in questa iniziativa.

Il tutto nell'ambito della rete delle agenzie del SNPA (Sistema Nazionale della Protezione dell'Ambiente) e quindi con l'ausilio di una Arpa con esperienza specifica.

L’obiezione del perché vi sia stato un controllo ad impianto non operativo è assolutamente puerile oltreché disinformata; è stata proprio l’Arpa Piemonte che, sulla base della pianificazione degli interventi sulla discarica, dopo aver chiesto un primo sondaggio tecnico nel luglio scorso, ha chiesto il prelievo di campioni di aria ad impianto non operativo, nell’ipotesi che, qualora l’impianto dovesse riaprire, sia così possibile un confronto tra “il prima ed il dopo”.

I nostri tecnici, ai quali va la nostra più ampia solidarietà per gli attacchi mediatici costantemente subiti e per i quali promuoveremo in questo caso azioni giudiziarie a loro tutela , hanno giustamente rifiutato di firmare un documento, quello proposto dal consulente tecnico del Comune di Celico, per due ordini di motivi: il primo sta nel fatto che l’unico verbale che doveva essere stilato, e nel quale i comuni, la ditta ed il comitato erano stati invitati a fare le loro opportune dichiarazioni nonché sottoscrizioni, era quello dell’Arpacal, ente tecnico-scientifico avente titolo a procedere per come incaricato dalla Regione; il secondo motivo sta nel fatto che un semplice foglio firme presenza, così era stato presentato, era diventato una accozzaglia di annotazioni varie rilasciate dai presenti, che non poteva acquisire alcun significato tecnico tantomeno giuridico.

Sull’apertura dei capannoni o delle porte che accedono al biofiltro, le dichiarazioni del Comitato sono assolutamente false e lesive della nostre onorabilità: i tecnici hanno operato secondo le procedure previste dalla normativa sia nei capannoni che conservano i rifiuti, e sia sul biofiltro.

Tanto si doveva".

Lo dice Carlo Tansi,dirigente del servizio regionale di Protezione Civile

E’ il nuovo preoccupante allarme lanciato dalla Protezione civile calabrese dopo quello che lo scorso anno aveva messo in guardia sul rischio di alluvioni e allagamenti possibili cause di "vere e proprie carneficine".

Quest’anno, invece, il dipartimento diretto da Carlo Tansi ha messo in luce come «moltissimi dei circa 8.000 incendi verificatisi tra l’1 giugno ed il 28 agosto 2017 in Calabria, hanno interessato aree di versante sulle quali insistono fenomeni franosi attivi o quiescenti e questa situazione, con l’approssimarsi della stagione autunnale e delle conseguenti piogge, determina un sensibile aumento delle condizioni di pericolosità e di rischio idrogeologico».

Sull'argomento la Protezione civile Calabria ha elaborato una specifica cartografia di dettaglio nella quale viene evidenziata l'interferenza tra le aree percorse dal fuoco e le frane per come individuate nel Pai aggiornate al 2016.

Tale elaborazione ha consentito di accertare l’aggravamento delle condizioni di pericolosità e rischio idrogeologico a seguito dei vasti incendi verificatisi, in 82 dei 409 comuni calabresi.

Tra questi Amantea.

È stata inoltre eseguita una analoga verifica lungo le principali arterie stradali (A2 e strade statali).

La protezione civile regionale ha quindi inviato ai sindaci di questi comuni ed all’Anas un’apposita Cartografia, elaborata in scala 1:25.000, che riporta le perimetrazioni delle aree percorse dal fuoco la scorsa estate e le frane del Pai con evidenziate le aree in frana percorse dal fuoco a cui fare particolare attenzione ai ai fini del rischio idrogeologico.

«In tali aree - afferma la Protezione civile regionale - infatti, la mancata protezione del suolo da parte della copertura vegetale bruciata a causa degli incendi può determinare, in caso di precipitazioni anche non particolarmente intense, l’innesco di fenomeni di erosione e ruscellamento con conseguente instabilizzazione delle masse di terreno in condizioni di equilibrio precario se già interessate da presenza di fenomeni franosi».

Insieme all’invio della cartografia è stato raccomandato ai Sindaci ed ai responsabili tecnici Anas, in aggiunta alle previsioni dei Piani di protezione civile e di emergenza vigenti, di attivare, o intensificare se già attivate, «idonee misure preventive di monitoraggio ed osservazione in particolare in condizioni di dichiarata allerta meteo».

I Comuni interessati Provincia per Provincia

Provincia di Cosenza: Acquaformosa, Acri, Aiello Calabro, Amantea, Belmonte Calabro, Bonifati, Carolei, Castrovillari, Cetraro, Cleto, Cosenza, Dipignano, Domanico, Fagnano Castello, Firmo, Grimaldi, Grisolia, Lago, Longobucco, Lungro, Luzzi, Malvito, Mandatoriccio, Marzi, Mongrassano, Morano Calabro, Mormanno, Mottafollone, Paola, Papasidero, Pietrapaola, Plataci, Praia a Mare, Rende, Rogliano, Rose, Rovito, San Benedetto Ullano, San Demetrio Corone, San Fili, San Lucido, San Marco Argentano, San Nicola Arcella, San Pietro in Amantea, San Sosti, San Vincenzo La Costa, Sangineto, Santa Domenica Talao, Santa Maria del Cedro, Scigliano, Tortora;

Provincia di Catanzaro: Fossato Serralta, Lamezia Terme, Martirano Lombardo, Montepaone, Platania, San Mango d’Aquino, Squillace, Taverna, Tiriolo;

Provincia di Crotone: Castelsilano, Cirò, Crotone, Melissa;

Provincia di Reggio Calabria: Agnana Calabra, Canolo, Cardeto, Cittanova, Laganadi, Mammola, Melito di Porto Salvo, Montebello Ionico, Reggio di Calabria, Riace, Sant'Alessio in Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scilla, Stignano;

Provincia di Vibo Valentia: Drapia, Joppolo, Spilinga, Tropea

Ora aspettiamo che l’amministrazione comunale dia apposita dovuta comunicazione e pubblichi la cartografia

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa della Guardia Costiera di Vibo.

Prosegue l’attività di vigilanza sul demanio marittimo condotta dalla Capitaneria di porto, con particolare attenzione durante la stagione balneare, ma, con costanza, anche nei periodi di minore affollamento delle spiagge come quello attuale.

Nella giornata di ieri, 14 settembre, gli uomini della Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina e dell'Ufficio Locale Marittimo di Tropea, con l’ausilio del personale della Polizia municipale di Ricadi, hanno denunciato una persona che, sulla spiaggia di Grotticelle del comune di Ricadi, gestiva uno stabilimento balneare senza esservi autorizzata.

Il titolo legittimante l’occupazione dell’area demaniale marittima a ciò destinata, infatti, era stato revocato dal Comune di Ricadi lo scorso agosto, ma il gestore dell’attività continuava da allora a condurla, ignorando il provvedimento dell’Ente gestore.

Contestualmente alla denuncia all’Autorità Giudiziaria per il reato di abusiva occupazione di area demaniale marittima, i militari operanti hanno proceduto, inoltre, al sequestro di otto ombrelloni e venti tra lettini e sdraio.

Vibo 15 settembre 2017

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