
Redazione TirrenoNews
Dal 2005 la Redazione di TirrenoNews.Info cerca di informare in modo indipendente e veloce.
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
L’Alto Tirreno sprofonda nella disoccupazione. Parla la CGIL
Venerdì, 06 Ottobre 2017 08:08 Pubblicato in Alto TirrenoRiceviamo e pubblichiamo la interessante nota di Mimma Iannello ,Responsabile Cgil del Tirreno
“I dati Istat sull’occupazione condannano la Calabria all’ultimo posto su base nazionale. Nonostante la lieve crescita di occupati di 7.867 unità tra il 2015 ed il 2016, la Calabria registra, per periodo 2007-2016 una perdita di 69.093 unità lavorative ed un tasso di disoccupazione giovanile, al 2016, del 58,7%.
L’Alto Tirreno cosentino paga il prezzo più salato della crisi occupazionale. Nell’ultimo decennio si è sfaldato un intero sistema industriale ed è crollata l’edilizia che insieme integravano l’economia turistica e dei servizi.
Il risultato è l’impoverimento del territorio, tanta precarietà lavorativa e imprenditoriale e l’eredità di una fugace industrializzazione che ha lasciato dietro di se uno strascico di morti e veleni come la Marlane di Praia a Mare a cui l’azione rigorosa della Magistratura si auspica possa assicurare verità e giustizia.
L’area di Cetraro con il 28,8% registra fra i più alti tassi di disoccupazione nazionale contro il più basso tasso in provincia di Bolzano del 2,4% e dietro solo a percentuali di disoccupazione come Bagheria (PA) col 39,1% e di Rosarno col 31,4%.
A seguire, dopo Cetraro (28,8%), Praia a Mare (27,4%) e Scalea rispettivamente 2°, 5° e 9° fra le aree a più alto tasso di disoccupazione.
A fronte di un quadro così allarmante non si intravedono misure in grado di creare un vero e proprio shock allo sviluppo locale capace di rimettere in moto il circuito sano dell’economia e del lavoro.
L’unico shock conosciuto è il caos turistico, gli incendi, i tratti di inquinamento marino, i tanti abusi nell’utilizzo del patrimonio pubblico e demaniale, i mille disservizi a cui si fatica a dare risposta.
Così il territorio è destinato al graduale depauperamento e non basta se singole amministrazioni si distinguono sulle altre. Serve una visione ed una strategia di sviluppo di sistema in una cornice regionale che guarda ad ogni suo territorio con pari attenzione.
Ad oggi sono sul campo solo pannicelli caldi bastevoli a stemperare la febbre non certo a curare la malattia della disoccupazione e la piaga del lavoro nero e sommerso che consuma generazioni di lavoratori e lavoratrici sfruttati e sottopagati alimentando evasione ed elusione fiscale ed interessi criminali.
Le soluzioni che si propongono non possono essere i tanti e lenti bandi per tirocinanti col rischio di generare nuove sacche di precariato, illudere le attese di intere generazioni e nutrire i vari Enti della pseudo-formazione.
Governo, Regione e sistema delle Autonomie locali devono assumere la portata del disagio e concertare soluzioni di sviluppo e di crescita in grado di ridare linfa ad un territorio esangue che ha bisogno di qualità di investimenti, qualità della spesa pubblica, qualità dei servizi, qualità di infrastrutture, qualità dell’ambiente e qualità del lavoro.
Non è più tempo di passerelle politiche dove la parola LAVORO è taciuta. Questo territorio non può essere la dependance ad vitam di sbandieratori di promesse o di chi non sa guardare ai veri bisogni dei cittadini.
La CGIL dell’Alto Tirreno è impegnata a portare il disagio di quest’area nel quadro delle rivendicazioni comprensoriali e regionali che troveranno sbocco nelle prossime mobilitazioni per sollecitare un cambio di passo alle politiche nazionali e regionali per lo sviluppo, la crescita ed il lavoro.
Lì 5.10.2017 Mimma Iannello Responsabile Cgil Tirreno
NdR Abbiamo chiesto all’autrice i dati di tutto il tirreno cosentino ed appena ci perverranno li pubblicheremo…
Etichettato sotto
Il business degli autovelox per incrementare i bilanci comunali: una vergogna anche per lo Stato!
Giovedì, 05 Ottobre 2017 15:55 Pubblicato in PoliticaFa piacere non trovarsi soli in una battaglia che è di civiltà, quale è quella contro i comuni che impongono divieti solo per fare cassa.
Finalmente, grazie agli onorevoli MOTTOLA Giovanni Carlo Francesco e VIGNALI Raffaele la questione arriva in parlamento.
Ecco la discussione nella seduta del 20 settembre:
Si riporta la trascrizione dell'interrogazione:
"PRESIDENTE. "Passiamo all'interrogazione Mottola e Vignali n. 3-03251.
Chiedo all'onorevole Mottola se intenda illustrare la sua interrogazione per un minuto o se si riservi di intervenire in sede di replica.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Ministro, premesso che l'ultimo rapporto ACI rivela che nel 2016 gli introiti delle sanzioni per infrazioni al codice della strada sono aumentate del 45 per cento. Su 100 contravvenzioni 84 sono emesse dalle Polizie locali. Tra l'altro, l'europea Transport safety ha attestato che tra il 2010 e il 2015 il nostro Paese ha segnato un maggiore incremento di sanzioni per eccesso di velocità (più 15 per cento: circa 50 multe ogni 1.000 abitanti). Si tratta, quindi, di cifre elevatissime pagate dai cittadini ed utilizzate dai comuni, nella stragrande maggioranza dei casi, per rimpinguare i bilanci più che per garantire la sicurezza. Quali iniziative il Governo intende adottare affinché gli enti locali evitino di far sì che l'erogazione delle multe costituisca una vera e propria tassazione effettuata solo per incrementare i bilanci comunali e non come strumento e misura educativa per i cittadini?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.
MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, l'interrogazione si sofferma - leggo testualmente - su quali iniziative il Governo intenda adottare per far sì che l'erogazione delle multe non rappresenti una vera e propria tassazione effettuata solo per implementare i bilanci comunali. Informo che lo scorso 21 luglio ho emanato una specifica direttiva per garantire un'azione coordinata delle forze di Polizia per la prevenzione e il contrasto dei comportamenti che costituiscono le principali cause di incidenti stradali. In particolare, è stato confermato l'indirizzo già consolidato che prevede che l'azione di contrasto per gli eccessi di velocità debba essere espletata secondo obiettivi e criteri determinati nell'ambito di un'adeguata pianificazione dell'autorità prefettizia.
Sono stati, altresì, aggiornati i principi e i criteri cui gli organi accertatori devono attenersi per effettuare contestazioni in caso di inosservanza dei limiti di velocità in modo da contemperare l'esigenza primaria di garantire le condizioni di sicurezza stradale con quella della tutela dell'affidamento degli utenti della strada che devono essere posti in condizione di adeguarsi preventivamente ai limiti prefissati. Sono convinto che l'insieme delle misure previste dalla direttiva potrà contribuire anche ad un più corretto esercizio del potere sanzionatorio. Più in generale, rammento che l'articolo 208 del codice della strada stabilisce che i proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie sono incamerati dall'amministrazione pubblica a cui appartiene l'organo di Polizia stradale che ha accertato l'illecito e che tuttavia non può beneficiarne direttamente in nessuna forma.
I proventi sono devoluti agli enti locali di appartenenza ovvero alle amministrazioni statali. Una quota pari al 50 per cento dei proventi spettanti agli enti locali è vincolata a specifici interventi per migliorare le infrastrutture, la sicurezza stradale, la segnaletica e il potenziamento delle attività di controllo. Lo stesso vincolo di destinazione si applica in caso di violazione dell'articolo 142 del codice della strada in tema di eccesso di velocità accertato con sistemi di rilevamento ovvero mezzi tecnici di controllo a distanza.
Al fine di monitorare l'effettiva destinazione degli introiti in parola alle finalità normativamente indicate, ferme restando i controlli di competenza della Corte dei conti sulla gestione dei comuni, è previsto l'obbligo per ciascun ente locale, entro il 31 maggio di ogni anno, di inviare al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'interno una relazione circa l'ammontare complessivo dei proventi di propria spettanza, nonché l'elenco degli interventi realizzati con dette risorse, specificando gli oneri sostenuti per ciascuna attività. Sanzioni sono previste in caso di omissione della trasmissione della citata relazione o per l'utilizzo dei proventi in modo difforme da quanto previsto dalla legge.
Ritengo che il quadro normativo, che ho appena descritto, correttamente applicato, sia idoneo a garantire che gli accertamenti delle violazioni previste dal codice della strada non siano strumento per implementare in modo improprio i bilanci comunali.
PRESIDENTE. L'onorevole Mottola ha facoltà di replicare, per due minuti.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Vede Ministro, io non dubito sull'azione da parte dello Stato per prevenire, per aiutare e per instradare i cittadini verso un comportamento migliore. Ma qui si tratta di vedere il comportamento dell'altra parte, cioè degli enti. Io vedo che lo Stato fa uno sforzo per cercare di tagliare le spese e, per tagliare le spese, riduce i contributi ai comuni. Però i comuni, gli enti locali, in realtà, non fanno altro che riversare questi tagli sui cittadini, attraverso dei veri e propri agguati, cioè si trasformano tutti in veri e propri piccoli sceriffi di Nottingham e cominciano a lanciare strali verso i poveri automobilisti.
A me è capitato, per esempio, di percorrere un tratto della Francigena, verso Viterbo, e trovare un punto della strada, una strada che passa nelle campagne, fiancheggiata da tre case, che evidentemente viene valutato come percorso attraverso una città o un paese. In quella strada, però, il limite di velocità non è 50 chilometri all'ora, ma è posto addirittura a 30 chilometri all'ora. La strada è particolarmente dissestata. Se per caso un automobilista passa alla folle velocità di 70 chilometri all'ora, prende una multa di 2 mila euro e la sospensione della patente. La strada è dissestata, ma è dissestata da quindici anni e viene lasciata in quelle condizioni, secondo me, apposta per farci cadere dentro gli automobilisti e in questo modo spremerli il più possibile. Questo comportamento non è accettabile. Non è accettabile da parte dei cittadini, che verificano in campagna, in strada e anche in città, quanto il comportamento delle amministrazioni non sia corretto. Vengono addirittura montati all'improvviso dei tratti e precedenze, segnalazioni oppure delle telecamere non segnalate nella maniera dovuta.
Ora io penso che lo Stato dovrebbe intervenire su questa parte e imporre che l'uso di questi strumenti sia fatto nella maniera dovuta, a tutela dei cittadini in tutti i sensi. Per esempio, se queste telecamere venissero messe ogni tanto, non solo sulle strade, ma anche nei parchi, per garantire l'uso dei parchi, forse sarebbe una cosa meritoria da parte dei comuni e anche dello Stato.
Francamente questa volta il ministro Minniti sembra aver dribblato senza aver fortemente interessato i Prefetti ad una maggiore attenzione sul rispetto delle norme del Codice della Strada.
Almeno sig Ministro che la Polizia Locale fermi gli automobilisti .
Solo in questo modo possono essere educati al rispetto del codice della strada.
Non solo ma fate smettere il business delle ditte private che elevano le contravvenzioni facendosi pagare in percentuale a quelle rilevate!
E poi non si autorizzi la Polizia Stradale a fare contravvenzioni sulle strade statali sena riversare almeno allo Stato quanto necessario per la sicurezza delle dette strade statali!
Si puo' parlare di silenzio assenso negli interventi sul centro storico?
Giovedì, 05 Ottobre 2017 15:30 Pubblicato in CronacaNO!.
La risposta è pacifica.
Lo dice il Consiglio di Stato con la sua recente sentenza del 25 settembre 2017.
L’art. 20 del D.P.R. n. 380 del 2001 (c.d. Testo unico dell’edilizia), nel comma 8 prevede che “decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di permesso di costruire si intende formato il silenzio assenso”, esclude espressamente “i casi in cui sussistono vincoli relativi all’assetto idrogeologico, ambientali, paesaggistici o culturali”.
Lo stesso vale per gli interveti di ristrutturazione.
E similmente per quelli di demolizione.
La sentenza è coerente con quanto previsto, in linea generale, dall’art. 20 della L. n. 241 del 1990, che esclude l’applicazione dell’istituto del silenzio assenso, tra l’altro e per quel che interessa nella presente sede, agli atti e procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico.
In sostanza, l’art. 20, comma 8 del D.P.R. n. 380 del 2001 e, più in generale, l’art. 20, comma 4, L. n. 241 del 1990, nell’escludere dalla formazione del silenzio assenso gli atti ed i procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico, ovvero ove sussistano vincoli (tra gli altri) culturali e/o paesaggistici, non intendono riferirsi ai soli casi in cui sussistano vincoli specifici, riguardanti un determinato immobile ovvero una parte di territorio, puntualmente individuati per il loro valore storico, artistico o paesaggistico con puntuali atti della Pubblica amministrazione, ma si riferiscono, più in generale, a tutte le ipotesi in cui siano presenti, nell’ordinamento realtà accertate come riconducibili, anche in via generale, al patrimonio culturale e/o paesaggistico.
Secondo i giudici di Palazzo Spada, allora, devono ritenersi ricomprese nei casi per i quali è esclusa la formazione del silenzio assenso, le domande volte ad ottenere titoli edilizi relativi ad immobili situati in zona A del territorio comunale, posto che tale zona, ai sensi dell’art. 2 D.M. n. 1444 del 1968 è quella costituente parte del territorio interessata “da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi”
In sostanza il centro storico è un valore che deve essere tutelato e difeso
E’ bene ricordarsene sempre.
Etichettato sotto