
Redazione TirrenoNews
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Per dar lavoro al figlio la famiglia rileva un forno che diventa un laboratorio per la droga
Lunedì, 09 Ottobre 2017 18:18 Pubblicato in CosenzaLa famiglia aveva rilevato il forno alcuni anni addietro con lo scopo di darlo in gestione al figlio 42enne, tra gli odierni arrestati, che invece aveva elaborato un articolato sistema di confezionamento e custodia della marijuana, che veniva nascosta in nicchie nelle pareti interne al forno e alle spalle della struttura.
Le indagini, sono state condotte dalla stazione dei carabinieri di San Demetrio Corone (Cs), si sono sviluppate per circa un anno e hanno permesso di dimostrare come l’antico forno di quel centro fosse stato in realtà riconvertito a luogo di deposito e confezionamento della droga.
Al momento è in corso anche un approfondito controllo da parte di personale del Nas per accertare le gravi violazioni igienico sanitarie emerse nel corso delle indagini.
Gli uomini della compagni dei Carabinieri di Corigliano hanno dato esecuzione a diverse misure cautelari, in carcere e agli arresti domiciliari, emesse dal Gip di Castrovillari, la dottoressa Carmen R.M. Ciarcia su richiesta del P.M dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, la dottoressa Simona Manera, e del procuratore capo, dottor Eugenio Facciolla.
Le accuse sono di spaccio di marijuana in concorso.
Le investigazioni svolte hanno anche fatto emergere la volontà di parte degli arrestati (tra cui il gestore del forno) di voler incendiare le vetture di alcuni carabinieri, “colpevoli” di aver effettuato diversi arresti in flagranza che avevano portato al recupero di circa 1,4 Kg di marijuana.
I dettagli dell’operazione saranno resi noti nella conferenza stampa tenutasi stamattina presso il comando della compagnia dei carabinieri di Corigliano Calabro alla presenza del procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla.
E’ la prima frase di “Ti senti sola stasera” la canzone di Michele del 1965.
La voglio dedicare ad una bellissima ed unica pianta che abbelliva Amantea dagli anni quaranta , da quando cioè venne posta a dimora nel cortile della scuola Alessandro Manzoni in via Dogana.
E vale anche ricordare un’altra frase della canzone quella che dice che “Questa stanza sembra buia senza il tuo sorriso”
Anche la bellissima Brahea Armata sorrideva felice in particolare quando esponeva al mondo le sue lunghe fioriture.
Era una pianta che esprimeva la biodiversità della nostra cittadina.
Una pianta rara.
Pensate che a Sanremo ce ne sono soltanto 2 che sono quelle della foto.
Ora questo capolavoro della natura non esiste più.
E’ morto, come mostra la foto.
Inutili sono stati i nostri appelli.
Nessuno se ne è curato.
Come tante cose della città essa non apparteneva a nessuno.
Non apparteneva alla scuola che se ne è disinteressata salvo averci fatto mettere le mani al personale di Calabria verde che l’ha potata senza avere alcuna esperienza specifica.
Non apparteneva alla gente del luogo, salve il buon e sensibile Amedeo Mannarino che è stato l’unico ad averla apprezzata ed amata.
Non apparteneva al comune che non l’ha tutelata e difesa.
E così E’ finita così, senza un vero perché….
E purtroppo senza un responsabile.
Come succede troppe volte ad Amantea.
Ora chiediamo che il comune la ripianti.
Ecco la Brahea morta!
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Borseggiatrice bulgara evade due volte da Rebibbia
Lunedì, 09 Ottobre 2017 14:47 Pubblicato in ItaliaEra stata condannata a 4 anni ma era scappata una prima volta raggiungendo la Germania
Poi era stata catturata.
Una volta estradata in Italia, venerdì scorso era di nuovo evasa
Ora è stata di nuovo catturata dai Carabinieri..
Catturata dai carabinieri a Roma la 32enne bulgara evasa venerdì scorso dal carcere di Rebibbia, dove era appena arrivata estradata dalla Germania.
La donna è stata riconosciuta dai carabinieri della stazione Roma Macao nell'area della stazione Termini nel corso dei controlli che l'Arma quotidianamente svolge in zona.
Per non farsi riconoscere la donna aveva con sé una parrucca.
A quanto ricostruito, dal giorno della fuga la donna ha vagato per la città senza quasi mai dormire e mangiando in un fast food.
Con diversi precedenti per borseggio nella Capitale, molto spesso eseguiti con la complicità di connazionali, la cittadina bulgara era stata condannata a 4 anni per furto e rapina ma si era allontanata in Germania dove grazie alla cooperazione di Polizia in Europa era stata rintracciata e arrestata.
Una volta estradata in Italia, giunta a Fiumicino era stata portata al carcere di Rebibbia, venerdì scorso, da dove è poi scappata.
Nella tarda serata di ieri, la donna è stata portata nuovamente nel carcere di Rebibbia dove ha trascorso la notte e dove dovrà scontare il resto della pena.
Ma se da Rebibbia si evade con questa facilità, non sarebbe il caso di spostarla in un carcere più sicuro?