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Redazione TirrenoNews

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Dalle prime ore dell'alba, agenti della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza stanno eseguendo in tutta Italia una misura cautelare personale emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino nei confronti di 19 soggetti appartenenti ad un'organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti con base a Roma e ramificazioni all'estero.

Coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma - Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata - e i Poliziotti della Sezione Antidroga della Squadra Mobile della Questura di Roma, unitamente a militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Malpensa e ad agenti del Commissariato di Fidene Serpentara, hanno condotto indagini, anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, al termine delle quali è stata accertata l'operatività, nella Capitale, di un agguerrito gruppo criminale, responsabile di plurime importazioni di droga, in parte destinate alla 'ndrangheta e, in particolare, alla cosca «Alvaro» Sinopoli di Reggio Calabria.

L'indagine, coordinata dalla Dda di Roma, ha consentito di accertare che il presunto gruppo, con base a Roma ma con diverse ramificazioni in Italia e all'estero, si era occupato di diverse importazioni di grosse partire di droga dal Sud America, parte delle quali erano destinate alla cosca della 'Ndrangheta degli Alvaro di Sinopoli, in provincia di Reggio Calabria.

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati circa 500 kg di droga.

I dettagli dell'operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 11.45 al comando del nucleo tributario della Guardia di finanza di Roma alla presenza del procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino.

Il senatore Caridi resta in carcere

Martedì, 10 Ottobre 2017 08:54 Pubblicato in Reggio Calabria

Caridi era finito in manette dopo l’inchiesta “Gotha”

Lo ha deciso il tribunale del Riesame

Secondo il riesame a carico del senatore Antonio Stefano Caridi « gli indizi di colpevolezza che lo inquadrano al servizio della 'ndrangheta unitariamente intesa, con un ruolo di partecipe, dato che egli è consapevole e prende parte ad un più ampio piano criminale ideato da Paolo Romeo, che prevede la collocazione nelle istituzioni di uomini disposti a seguire le sue direttive, sono gravi e concordanti ».

Secondo i giudiciil politico era consapevole di essere parte di un progetto di alta mafia che prevedeva burattini istituzionali obbedienti, «prontamente eliminati dal circuito politico» se avessero deciso di «uscire dal seminato», ma per i quali – si legge nel provvedimento - «si fossero ben comportati era prevista una sicura ascesa politica, come di fatto accaduto nel caso di Caridi, eletto nel 2013 Senatore della Repubblica».

Ma, sempre per i giudici, «l'appoggio elettorale fornito dalle cosche è solo un elemento del più ampio quadro indiziario, che configura perfettamente l'adesione e la partecipazione del ricorrente ad un sodalizio criminale che può essere indifferentemente inteso come quello facente capo alla direzione organizzativa e strategica della cupola, alla 'ndrangheta federata unitariamente intesa, che d'altra parte fanno parte dello stesso insieme criminale».

Ed insistono i giudici dalla fine della seconda guerra di ‘ndrangheta la ‘ndrangheta reggina si è infatti dotata di organismi di vertice in grado di sovrintendere e coordinare le attività di tutti i clan.

E non bisogna essere necessariamente affiliati ad una singola locale per essere considerati degli affiliati a tutti gli effetti.

Questi rapporti sono stati confermati anche da collaboratori di giustizia già da tempo ritenuti attendibili da diversi tribunali come Nino Fiume, Salvatore Aiello, Giovambattista Fracapane, Consolato Villani e persino Giacomo Lauro, che di Caridi dice addirittura che è affiliato al clan De Stefano.

Nonostante l’impegno dei legali del senatore, che hanno fatto di tutto per demolire la figura dei diversi pentiti e rendere inutilizzabili le loro dichiarazioni, le loro parole – tutte riscontrate dalle puntuali indagini del Ros – per il tribunale hanno un peso non indifferente.

Inoltre, – evidenzia il Riesame – il disinvolto atteggiamento di Caridi nel disporre a richiesta di questo o quel compare assunzioni in aziende pubbliche e municipalizzate non ha fatto altro che confermare le parole dei collaboratori.

In una terra piegata dalla disoccupazione, un posto di lavoro serve a cementare un rapporto ancor più di qualsiasi giuramento.

Secondo i giudici , i posti di lavoro nel tempo gestiti dal politico non possono essere letti come un “banale” episodio di malcostume, ma un modus operandi attraverso la strumentalizzazione dei propri incarichi politici», che connota «coscienza volontà di un'azione diretta a consolidare e protrarre il predominio dell'egemonia mafiosa non solo nel territorio reggino, ma anche presso più alti luoghi istituzionali».

E poi – si legge nel provvedimento - «Come se non bastasse al già elevato quadro di gravità indiziaria si aggiungono le dichiarazioni del coindagato Alberto Sarra, che già in sede di interrogatorio di garanzia riferiva che "tolto Paolo Romeo, dal panorama politico reggino le figure come Giuseppe Scopelliti, Umberto Pirilli, Pietro Fuda, Giuseppe Valentino e Antonio Caridi non sarebbero esistite».

Sono solo dei golem – dice Sarra e concordano i giudici- chiamati ad operare sulla base di istruzioni che altri hanno scritto per loro.

Ma adesso che la magistratura ha strappato quel foglietto, hanno smesso di camminare.

La Procura di Castrovillari ha chiuso le indagini preliminari sulla vicenda relativa al taglio abusivo dei boschi a Bocchigliero.

L’inchiesta è nata a seguito delle denunce di Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria.

 

Ecco le nove le persone raggiunte dall’avviso di chiusura delle indagini

Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto del governatore Mario Oliverio.

Marino De Luca (titolare dell’omonima ditta boschiva),

Pio Del Giudice (dipendente di Calabria Verde con mansioni di responsabile del patrimonio boschivo),

Ivo Leonardo Filippelli (capo operaio di Calabria Verde),

Antonietta Caruso (responsabile dell’ufficio “Patrimonio e Servizi forestali” di Calabria Verde),

Leandro Savio (dirigente dell’agenzia regionale),

Gennarino Magnone (agrotecnico nominato dal dg Furgiuele),

Mario Caligiuri (capo struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione)

Paolo Furgiuele.

Sempre Furgiuele, assieme a Savio, è indagato anche per il reato di turbativa d’asta.

A condurre questo primo filone di indagini gli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello Stato e del comando stazione di Cava di Meli

Un secondo filone è in capo alla Procura di Catanzaro

L’imprenditore Marino De Luca era una presenza fissa negli uffici di Calabria Verde dove affermava –prima di presentare la richiesta di concessione – «di poter contare sull’appoggio del suo “compare” Gaetano Pignanelli, suo testimone di nozze».

La chiusura delle indagini è stata formata dalla pm Angela Continisio e dal procuratore capo Eugenio Facciolla

Secondo i magistrati – firmano il burocrate avrebbe sollecitato «più volte Leandro Savio (all’epoca dirigente di Calabria Verde, ndr) a istruire la prativa relativa al rilascio della concessione in favore di Marino De Luca, ancor prima che De Luca depositasse l’istanza di rilascio della concessione, rimproverando Savio per non averlo fatto prima».

È attorno al rilascio di queste concessioni che ruota il caso.

Gli indagati, secondo l’accusa, avrebbero prodotto un’attestazione falsa – al ribasso – della quantità di legna presente sul territorio di Bocchigliero.

Tutto per consentire l’affidamento diretto del taglio all’azienda di Marino De Luca, senza passare attraverso una procedura di evidenza pubblica.

Secondo i pm Pignanelli si sarebbe speso a favore della ditta due volte: prima sollecitando il rilascio della concessione, poi – dopo la sospensione delle concessioni, decisa dall’allora manager Furgiuele – convocando lo stesso Furgiuele e «intimandogli di revocare le sospensioni e indicando quale nuova responsabile dell’Ufficio 2 “Patrimonio e Servizi forestali” del distretto 5, Antonietta Caruso».

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