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Redazione TirrenoNews

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Lo riporta Il Quotidiano per la penna di Paolo Orofino.

Ecco l’articolo del brillante giornalista:

“La nuova superperizia medico-legale sulla salma di Donato Bergamini indica che il calciatore trovato cadavere nel 1989 è morto per soffocamento.

 

Questo il risultato finale del sofisticato esame autoptico, da pochi giorni sul tavolo del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, che, all’inizio dell’anno, ha riaperto il caso.

La notizia è stata resa nota oggi, in esclusiva, nell'edizione cartacea del Quotidiano, con un ampio servizio che ricostruisce tutto.

Il risultato che non collima con la tesi del suicidio sotto il camion incorsa sulla statale 106, nei pressi di Roseto.

Rafforza, invece, l’esito della consulenza del Ris di Messima, incompatibile con l’ipotizzato decesso causato dall’impatto con l’autocarro in movimento.

I carabinieri del Ris, il 2012, sono riusciti a dimostrare, con specifiche simulazioni, che se il calciatore del Cosenza, si fosse buttato sotto il camion – come riferì l’allora fidanzata, unica testimone del caso – le scarpe, la catenina e l’orologio indossati da Bergamini, avrebbero dovuto subire danni da strisciamento sull’asfalto.

Al contrario, gli oggetti menzionati, trovati addosso al cadavere, erano quasi intatti.

Tale conclusione avvalorò la consulenza medico-legale del professor Francesco Maria Avato, datata 1990, che all’epoca aveva indebolito l’ipotesi del suicidio, valutando le ferite studiate sul cadavere, difficile da ricondurre all’urto del corpo con il camion incorsa.

Allo stato sono formalmente indagati l’ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, e l’autista del camion Raffaele Pisano.”

“GLI IMMIGRATI CI PAGHERANNO LE PENSIONI”? UNA BALLA!

Domenica, 29 Ottobre 2017 21:10 Pubblicato in Italia

La leggenda metropolitana dei migranti risorse fondamentali per pagare le pensioni a noi italiani si tramanda di bocca in bocca, dal presidente Inps Tito alla Boldrini, alla Kyenge, ai buonisti disinformati, ai propagandisti dello ius soli.

Boeri, presidente dell’Inps, si è espresso nuovamente parlando di “pensionati che hanno un disperato bisogno di migranti”.

Ma a smentire questa balla ci pensa numeri alla mano Gian Carlo Blangiardo, demografo e professore all’Università Bicocca di Milano, che non è la prima volta che invita a farsi due conti prima di parlare a vanvera: “Questo discorso potrebbe economicamente avere un senso, solo immaginando che gli immigrati alla fine mollino tutto e se ne vadano via, lasciandoci i contributi in via definitiva.

Ma non è così”. Ovviamente.

Lo leggiamo sul Giornale.

Questo il ragionamento: «Nel nostro sistema pensionistico, quando paghi hai dei diritti e un giorno dovrai ricevere ciò che hai versato», spiega il professore Blangiardo.

“Nel bilancio complessivo c’è sempre questa brutta tendenza a considerare i versamenti previdenziali come se fossero lasciati in via definitiva al bilancio statale o comunque dell’ Inps.

Non è affatto così”.

Insomma, affinché l’asserzione di Boeri fosse vera, gli immigrati dovrebbero lasciare l’Italia una volta giunti alla soglia della pensione, rinunciando al trattamento previdenziale.

Chi può credere a questo?

“Se vanno via, le norme sono tali per cui avranno diritto a riceverlo, ovunque siano andati.

E comunque, non se ne vanno: non c’è nessuna evidenza empirica di soggetti che tornano a casa una volta diventati anziani”.

Il conto economico sarà, nella migliore delle ipotesi in pareggio.

Lo stesso discorso aveva fatto Elsa Fornero, qualche mese fa, sbugiardando Bordini e

compagnia: «È vero che i migranti danno un contributo positivo ai conti del nostro sistema previdenziale.

Questo perché quando lavorano pagano i contributi.

Ma è vero che allo stesso tempo maturano dei diritti, una sorta di libretto di risparmi che gli permetterà di avere dei diritti pensionistici, che noi come paese dovremo onorare» .

Purtroppo i benpensanti, i garantiti e gli assistiti non leggono, non si informano, non si interrogano sul futuro, ma vivono sugli slogan del momento: “Nell’arco di dieci anni, circa 2 milioni di stranieri diventeranno italiani- spiega il prof al Giornale- .

Non possiamo pensare che questa gente a un certo punto e ne vada lasciando ci i contributi ” .

Il ragionamento è cristallino. “Se togliamo di mezzo il contributo previdenziale” conclude il

professore, “e non lo consideriamo come un regalo, ma semplicemente come un prestito, come deve essere, allora la differenza tra quanto danno e quanto ricevono è negativa.

Ricevono non tantissimo, ma un po’ di più rispetto a quello che danno.

Questo è un dato di fatto.

Il prestito che loro ci fanno è utile dal punto di vista della cassa, cioè per pagare le pensioni oggi.

Ma i conti torneranno quando sarà il momento a nostra volta di pagare le loro di pensioni”.

Lo Stato paga le Poste per mantenere la coesione sociale

Domenica, 29 Ottobre 2017 20:48 Pubblicato in Italia

Lo si legge sul “ Contratto di programma 2015-2019 tra il Ministero dello Sviluppo economico e e Poste italiane”

Tale contratto di programma regola i rapporti tra lo Stato e Poste Italiane S.p.A per la fornitura del servizio postale universale affidato alla Società ai sensi e per gli effetti dell’articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 261del 1999

Sempre tale contratto regola i rapporti tra lo Stato e Poste Italiane S.p.A nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni, ai sensi del successivo articolo 5, mediante l’utilizzo della rete postale della Società.

Per tali obiettivi lo Stato eroga alle Poste 262,4 milioni all’anno

Il contratto, è entrato in vigore il primo gennaio 2016 ed ha anche ottenuto il via libera della Commissione europea

Il Ministro Guidi nel sottoscrivere il contratto ha dichiarato che “Poste è un asset per il Paese: e lo è a prescindere dalla composizione del suo azionariato. Lo è per quello che è e per quello che fa. Questo spiega l’attenzione e la determinazione con cui siamo arrivati alla sottoscrizione del contratto che costituisce l’architrave del forte progetto di valorizzazione e rinnovamento di Poste Italiane e, parimenti, il necessario strumento per il conseguimento dell’obiettivo di coesione sociale e territoriale che la legislazione europea e nazionale ascrivono al servizio universale postale”

Il Ministero dello sviluppo economico ha affidato il servizio fino al 30 aprile 2026.

Ma le Poste osservano che la situazione finanziaria avrà un notevole flessione considerato che la Legge 2017 per il mercato e la concorrenza (art.1, comma 57 lett. b) ha abrogato, a decorrere dal 10 settembre 2017, l’art.4 del d.lgs.261/1999 concernente l’affidamento in esclusiva al fornitore del servizio universale (Poste Italiane S.p.a.) dei servizi inerenti le notificazioni di atti giudiziari e di multe.

Ed anche per tali ragioni e per la forte flessione della posta massiva già da tempo Poste Italiane sta attuando una nuova politica che prevede il taglio di costi, sportelli e postini, chiudendo Uffici postali minori e riducendo la consegna delle lettere a cinque giorni ogni due settimane (anziché cinque a settimana come previsto dalle norme europee): lunedì, mercoledì e venerdì in una settimana e martedì e giovedì in quella successiva, in particolare nei piccoli comuni.

L’obiettivo finale è di ridurre il passaggio del postino in più di 5.200 comuni italiani) su 7.998 esistenti) , fino a interessare circa il 25% della popolazione italiana( negli altri 2798 medio/grandi comuni abita il 75% della popolazione) .

Nel mentre in 1.900 comuni italiani, tra più grandi, è stata introdotta una rete di distribuzione privata parallela.

Con un prossimo articolo vi diremo in quali comuni calabresi sarà ridotto il servizio di consegna della posta

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