
Redazione TirrenoNews
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Acciughe e sardine sono a rischio scomparsa. Interviene l’UE!
Sabato, 27 Gennaio 2018 09:00 Pubblicato in PoliticaBruxelles chiede una stretta sulle catture. Ma l'Italia protesta
E la Commissione Ue , infatti, ha preparato un piano d'azione per ridurre del 50% le catture.
Ma l'iniziativa non va giù all'Italia, soprattutto alle regioni adriatiche.
Le Marche contro il piano Ue
“La proposta europea avrebbe effetti economici e sociali devastanti per il settore e tutto l'indotto nella costa marchigiana”, hanno detto all'unisono i consiglieri della Regione Marche, Piero Celani (Forza Italia) e Fabio Urbinati (Pd) durante un'audizione alla commissione Pesca del Parlamento europeo a Bruxelles.
“Siamo disponibili a valutare l'introduzione di un piano pluriennale per una gestione efficace, semplice e stabile degli stock di piccoli pelagici”, continuano i due consiglieri regionali, ma “i nostri pescatori non possono assolutamente accettare la riduzione di tali stock, nella misura proposta dalla Commissione europea, pari ad oltre il 50%”.
“Tra l'altro in questo momento, la risorsa dei piccoli pelagici si sta riprendendo e i nostri pescatori lo vedono giornalmente in mare”, spiega Celani.
Prima che il piano d'azione della Commissione entri in vigore, occorre l'ok del Parlamento Ue: gli eurodeputati avranno tempo fino al 23 febbraio per presentare degli emendamenti.
“L'organo scientifico di supporto alla Commissione europea – dice l'eurodeputato Marco Affronte dei Verdi - sostiene che il collasso degli stock di acciughe e sardine sia molto vicino se dovessimo continuare a pescare come oggi, ma abbiamo sentito anche tanti pareri differenti.
Ho quindi chiesto ed ottenuto che venisse rinviata la scadenza per gli emendamenti al 23 febbraio. Ci serve tempo per lavorarci e chiarirci le idee”.
Il voto in commissione Pesca è previsto per marzo.
Nessuna paura per Amantea!
Noi siamo avanti!
Abbiamo già chiuso il porto!
PD. Ecco le liste: Renzi lascia fuori più della metà degli attuali parlamentari.
Sabato, 27 Gennaio 2018 08:42 Pubblicato in ItaliaPaola, Paola, per Cosenza, Sibari, Metaponto si cambia! Così sentivamo nella stazione di Paola appena era arrivato un treno.
PD, PD , per le prossime elezioni del 4 marzo si cambia! Così leggiamo sul Messaggero di stamattina
“Pd, liste approvate, ma minoranza non vota, Renzi: «Scelta devastante, ma ora squadra più forte»
La direzione del Partito democratico ha approvato verso le 4 del mattino le liste per le prossime elezioni politiche. Andrea Orlando aveva chiesto un'ora di tempo per valutare i nomi ma la richiesta è stata respinta e gli esponenti delle minoranze che fanno capo a Orlando, Gianni Cuperlo e Michele Emiliano hanno lasciato la direzione in dissenso.
Lo strappo della minoranza Pd in realtà era arrivato, nei fatti, due ore prima, dopo che nella giornata di venerdì l'orario di inizio della direzione era slittato di ora in ora fino all'apertura alle 23. Altre discussioni ad alta tensione, poi le minoranze Dem se ne vanno perché non c'è l'accordo sulla composizione delle liste.
«Dopo ore di attesa e una successione di rinvii sull'inizio della direzione che deve licenziare le liste per le elezioni del 4 marzo non abbiamo ricevuto alcun elenco e, da diverse ore, informazioni di merito sulla proposta che verrà sottoposta al vaglio della direzione. Con tutta la buona volontà che crediamo sia necessaria in un passaggio così importante e delicato è necessario consentire a tutto il partito e alle sue diverse componenti una valutazione serena di una proposta che la lunga gestazione si conferma nella sua complessità. Nessun rallentamento è in questo senso imputabile alle minoranze e da parte nostra vorremmo solo favorire uno svolgimento ordinato e unitario per un lavoro dal quale dipende in buona misura il successo del Pd e della coalizione». Hanno affermato in una nota congiunta Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Michele Emiliano.
Il Pd esce più debole da questa nottata, dopo la spaccatura sulle liste? «No, il Pd deve vincere e combatterà qualunque sia la decisione presa. Ma riteniamo che il modo scelto non sia giusto», ha chiuso Orlando.
Un momento durissimo per Renzi, candidato nel collegio uninominale di Firenze al Senato e in due listini plurinominali, in Campania e Umbria: «Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale. Il lavoro che abbiamo fatto sulle liste ci ha visto mettere il cuore e questo vuol dire conoscere l'amarezza per chi è rimasto fuori. Da domani mattina (oggi, ndr) dobbiamo fare una grande battaglia perché la squadra avversaria è impegnativa e forte ma meno forte di noi», ha detto Renzi in direzione Pd. «Abbiamo scelto pochi innesti esterni nelle liste», aggiunge. Se noi prendiamo 2-3 punti e ci avviciniamo al 30% ci sono decine di seggi che diventano da contendibili a vinti».
«Il passaggio della composizione delle liste è sempre difficile. La legge elettorale ha degli effetti positivi, ma la decisione delle liste è un meccanismo veramente complicato. Dopo 48 ore di lavoro o più dico che altri sistemi elettorali permettevano scelte più semplici - aggiunge - Tuttavia è un lavoro che abbiamo fatto con grande responsabilità. C'è un sentimento molto contrastante nel cuore di tutti di noi e nel mio perché agli occhi esterni è evidente lo spazio di possibilità che si apre. Mai come in questo momento, c'è un'occasione straordinaria che torna a bussare alle nostre porte. Le divisioni che avevamo immaginato nel centrodestra stanno diventando realtà e questo è un segno positivo per la nostra campagna elettorale, fotografato anche da alcuni dati di recupero dei sondaggi. Migliaia di persone si stanno avvicinando. Dall'altro però il passaggio della formazione delle liste è particolarmente difficile, come sempre».
Che sarebbe stata una lunga notte si era capito quando Renzi aveva detto, verso mezzanotte, «le liste non troveranno la totale condivisione, ma è giusto che un'assemblea democratica possa dare la propria valutazione». Matteo Orfini aveva poi aggiunto: «il lavoro sulle liste è sostanzialmente finito». Al Nazereno nel frattempo era arrivato anche Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Presente anche il titolare dell'Interno Marco Minniti.
Renzi aveva incontrato nella notte tra giovedì e venerdì al Nazareno prima Orlando, poi Michele Emiliano. S'era andato avanti fino alle 4 del mattino. A Orlando vengono offerti una quindicina di seggi sicuri, al governatore pugliese sei o sette. «Un massacro», sintetizzano al mattino dalla minoranza. La lista che il segretario mette sul tavolo non solo lascia fuori più della metà degli attuali parlamentari, ma viene vissuta dagli orlandiani anche come un «inaccettabile» tentativo (Lorenzo Guerini smentisce) di imporre nomi di secondo piano invece dei «big» orlandiani come l'ex ministro Cesare Damiano, il coordinatore di Dems Andrea Martella, il capo di Retedem Sergio Lo Giudice, il Socialdem Marco Di Lello. È un tentativo, sospettano i parlamentari vicini al ministro, di indebolire fin d'ora la minoranza Pd nei gruppi. L'offerta viene rispedita al mittente.
Trascorrono la giornata al Nazareno anche Dario Franceschini, Graziano Delrio, Maria Elena Boschi, candidata a Bolzano anche se la presentazione slitta. L'ex segretario Svp Siegfried Brugger, esprimendo un malcontento tra i locali, definisce un «errore capitale» mandare Boschi nella Bassa Atesina. Ma al Nazareno non si registrano tentennamenti: non si cambia.
Nel pomeriggio fa di nuovo ingresso al Nazareno Orlando: si ferma tre ore ma Renzi fa smentire di averlo incontrato. È uno dei termometri del clima di tensione, oltre ai telefoni spenti e il via vai dal Nazareno. «Collegi sicuri vengono spacciati per incerti e viceversa, per scoraggiare o incoraggiare a seconda della necessità», racconta un dirigente di minoranza. «Nessuno psicodramma, stiamo cercando il giusto mix di esperienza, ricambio e rappresentatività dei territori», dice il renziano Andrea Marcucci. Entrano in campo i pontieri, per un'intesa. Si spostano caselle e nomi (gli orlandiani potrebbero salire a 20), per non rompere. Renzi trascorre la giornata nel suo ufficio, cui hanno accesso pochi fedelissimi come Lotti, Rosato, Martina.
Anche tra le truppe renziane, però, si raccontano ore «da psicoanalisi». Perché si dovrà tagliare. E ogni nuovo ingresso (sarà in lista il condirettore di Repubblica Tommaso Cerno) è una nuova esclusione. Tra gli alleati Beatrice Lorenzin avverte che Civica popolare potrebbe uscire dall'alleanza: lei sarà candidata alla Camera nel collegio di Modena, mentre Valeria Fedeli sarà candidata al Senato nel collegio di Pisa. Emma Bonino in corsa per il Senato a Roma.
Anche Insieme e +Europa tengono alta la guardia. Roberto Giachetti decide di liberare un posto candidandosi solo all'uninominale, «senza il paracadute del proporzionale», ma sceglie un collegio già destinato a Riccardo Magi. Gli orlandiani genovesi si autoconvocano contro la candidatura di Raffaella Paita”.
PD in Calabria: Renzi vuole il nuovo ma a Roma si presenta il vecchio!
Venerdì, 26 Gennaio 2018 18:00 Pubblicato in CalabriaE’ cominciata da poco la Direzione del PD che deve definire le liste per le prossime elezioni
«Tutti i sondaggi ci danno perdenti in Calabria» ha detto Renzi.
Una consapevolezza tardiva , forse.
Ma il potere non si lascia. MAI.
Potrebbe costare caro, in Calabria in particolare, restare senza potere .
Si potrebbe finire in mani sbagliate.
Per esempio quelle di chi pretenderà il rispetto degli impegni assunti.
E poi non dimentichiamo che in Calabria c’è ancora Gratteri.
Ed è da Roma che arriverà la sentenza
Un elenco di chi sarà destinato alla esclusione , visto che si è autoescluso coma la Lo Moro
Di vita, in un posto protetto e con una elezione garantita
Do possibile vita se almeno posto in lista
di vita o di morte arriverà nel tardo pomeriggio. I colonnelli del Pd calabrese in trasferta a Roma dovranno rimanere in attesa ancora per diverse ore. La Direzione nazionale che, su proposta di Matteo Renzi, dovrà ratificare le candidature regione per regione, è stata posticipata alle ore 16 a causa del mancato accordo con le minoranze interne. L’ex premier e la commissione per le candidature (si sono riuniti in conclave al Nazareno fino a notte fonda con Orlando ed Emiliano, senza però riuscire a trovare una soluzione che vada bene a tutti e scongiuri disimpegni da parte degli scontenti.
La proposta della segreteria (Lotti, Guerini, Martina e Fassino), è stata giudicata insufficiente dalla minoranza, prevedendo una quindicina di seggi sicuri per Orlando e di 6 per Emiliano.
Ed allora la calabria è salita a Rome in forze( si fa per dire)
Nella capitale ci sono, tra gli altri, Ernesto Magorno, Mario Oliverio, Nicola Adamo, Antonio Scalzo, Vincenzo Ciconte e Nicola Irto.
Poco il nuovo!
E tutti aspettano il responso finale, ben consapevole che Renzi, stavolta, potrebbe davvero dare una svolta nel segno dello svecchiamento della classe dirigente.
Una nomenclatura di partito che non è riuscita a dare risposte elettorali soddisfacenti nel corso degli ultimi anni (si pensi, ad esempio, al referendum costituzionale).
«Tutti i sondaggi ci danno perdenti in Calabria, a questo punto mi gioco la carta del rinnovamento», avrebbe confidato l’ex premier ai suoi.
Per i notabili dem, per tutti gli aspiranti parlamentari, sono quindi ore di passione, perché il rischio che ci siano esclusioni eccellenti è più forte che mai.
D’altronde, dal Nazareno trapelano i profili di possibili candidati in Calabria: sindacalisti, esponenti del mondo cattolico e della sanità, imprenditori in prima linea contro la mafia, rappresentanti del volontariato.
Nella serata di ieri Magorno ha presentato l’elenco delle proposte della segreteria regionale.
Renzi ne terrà certamente conto, ma alla fine sarà lui e solamente lui a decidere la composizione di tutte le liste.
Non resta che aspettare.