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uli1Il circolo culturale amanteano Lo Scaffale,nella serata di venerdì 14 agosto,ha insignito Damiano Bruno quale Ulisse di Amantea 2020. La manifestazione si è tenuta presso il palazzo Carratelli, nel centro storico  ,sede della mostra intitolata all'eroe omerico ,alle sue lunghe peregrinazioni ,dopo la guerra di Troia durata dieci lunghi anni.  Ulisse ,con la sua sete di sapere , è uno dei personaggi più importanti dell'opera di Omero e l'episodio delle sirene è sicuramente uno dei più affascinanti e misteriosi. Nel XII libro dell'Odissea la maga Circe avverte Ulisse e i suoi compagni del canto melodioso ma pericolosissimo delle sirene ,volto di donna e con la coda di pesce , per cui Ulisse si fa legare all'albero della nave e fa turare le orecchie dei compagni con la cera per scongiurarne la morte . L'azione di Ulisse con le molte avventure per approdare finalmente alla volta dell'amata Itaca , è particolarmente significativa perché il nostro eroe è sempre proteso alla conoscenza ,a scoprire terre sconosciute, è un uomo audace,furbo ma avido di conoscenza  . Per tutto ciò lo Scaffale ha voluto fortemente premiare questo eroe così moderno individuando in Damiano Bruno ,così somigliante all ' Ulisse televisivo Bekim Fehmiu,delle caratteristiche fisiche ma anche interiori.uli2 La serata è stata valorizzata dalla brava Loredana Ponti che ha declamato dei versi dell'Odissea accompagnata dall'ottimo Gino Gallo che ne ha curato l'accompagnamento musicale. Un sincero e grato ringraziamento a tutti gli artisti che hanno partecipato alla mostra  con le loro opere  tra cui segnaliamo l'opera di Filippo Vita, ispirata proprio al canto delle sirene e consegnata al giovane Damiano in ricordo di questa edizione. Un sincero ringraziamento ai padroni di casa  Camilla e Gianludovico  De Martino . Allo Scaffale i nostri complimenti per la bella e attuale iniziativa .

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ponteOggi ,finalmente ,alla presenza dei tanti sindaci interessati, alle amministrazioni pubbliche e soprattutto del Presidente della Provincia di Catanzaro Sergio Abramo è stato dato il via ai lavori sul ponte del Savuto. 

Ponte che ricordiamo a tutti era andato distrutto  13 anni fa a seguito dell'alluvione del 2007. L'opera avrà un costo di poco superiore ai due milioni di euro e impiegherà circa 600 giorni per essere ultimato. 

Un plauso per questa importante opera va ricercata innanzitutto ai vari comitati che non hanno mai perso  la speranza e soprattutto all 'amico Giuseppe Ruperto, vero motore di sollecitazione mediatica e civile e presidente dell'associazione" Ponte sul Savuto". 

In tutti questi anni, in varie occasioni ha cercato di portare  la Regione Calabria e la stessa Provincia oltre ai sindaci del territorio ad un tavolo di concertazione per l'attuazione del progetto. 

Lo stesso ha sentito il dovere di ringraziare l'ex presidente Wanda Ferro assieme ad Enzo Bruno, l'amico Armando Orlando membro del comitato ponte, per il sostegno e l'incoraggiamento, il consigliere Marziale Battaglia, che è  stato  il  nostro  riferimento in provincia, e soprattutto la stampa ed in particolare l'amico Peppe Marchese ,che non è più tra noi, il quale in questi anni, attraverso Tirreno news, ha sostenuto con entusiasmo e passione la nostra battaglia .

Un momento di gioia e di liberazione per tutto il territorio, un'infrastruttura determinante per la popolazione e per le attività agricole e commerciali sul territorio, un'opera "normale" che agli occhi di tutti sembra "un miracolo in un deserto" come ha chiaramente detto il Sindaco di Cleto.

san benardinoRicordata l'opera di Giuseppe Marchese per la città

Si è svolta venerdì 28 febbraio una bellissima serata di beneficenza sulle note delle canzoni del grande cantante italiano Lucio Battisti. Nella chiesa di San Bernardino le associazioni cittadine “Lo Scaffale” (presidente Sergio Ruggiero), “Auser” (presidente Roberto Aloe) e “Caritas” (presidente Franca Marano) hanno raccolto fondi per aiutare le persone più bisognose del nostro territorio. Ha presentato la serata la signora Franca Dora Mannarino e fatto gli onori di casa Padre Ilario Scali il quale ha apprezzato l'iniziativa e auspicato, come un po' tutti noi, che ce ne siano tante altre. La chiesa di San Bernardino, d'altra parte, è sempre disponibile per occasioni di socializzazione, eventi di beneficenza, e per ogni altro momento di aggregazione. Le canzoni di Lucio Battisti sono state bene interpretate da Rocco Suriano e da Sergio Ruggiero. Da Emozioni, a Balla Linda, fino a I giardini di marzo e Un'avventura, e ancora La luce dell'est, Io vivrò senza te, non è Francesca, Il mio canto libero, Con il nastro rosa, Insieme e moltissime altre. 

Ottime le interpretazioni delle canzoni, dicevamo, ed apprezzatissima la scorrevole e dolce conduzione di Franca Dora Mannarino.peppe 

I presidenti delle tre associazioni hanno ringraziato le persone che hanno partecipato all'iniziativa. Roberto Aloe dell'Auser ha elogiato l'iniziativa nata da un'idea dell'associazione Lo scaffale e ha contribuito, con i membri dell'associazione stessa, a rendere possibile l'evento. Franca Marano della Caritas ha esortato i cittadini a fare di più, tracciando un'analisi sullo stato del sociale in città che non può non essere condivisa. "L’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via» è una scelta prioritaria - scrive la Caritas sul suo sito - che i discepoli di Cristo sono chiamati a perseguire per non tradire la credibilità della Chiesa e donare speranza fattiva a tanti indifesi. Sergio Ruggiero de Lo scaffale ha ricordato la figura di Peppe Marchese, membro della stessa associazione, e del ruolo svolto nella comunità sia nel campo della cultura sia nel campo del sociale. Ha ricordato la sua azione critica tesa alla ricerca della verità e a scuotere le coscienze, definendo la sua opera di giornalista come una sentinella della democrazia. A sua moglie Ida Francescano è stata consegnata una pergamena (foto) da parte dell'associazione.

 

pergamena peppe

PEPPEComunicato Scaffale - Auser

L’idea di una serata di intrattenimento per la raccolta di fondi a favore degli indigenti di Amantea nasce in ambito Scaffale, condivisa con l’Auser. Ma la triste circostanza della malattia e poi della scomparsa di Peppe Marchese, fratello maggiore de’ Lo Scaffale, che pure era stato tra gli ideatori dell’iniziativa, ne aveva impedito la realizzazione concepita inizialmente per lo scorso Natale.

E ora eccoci. Venerdì 28 Febbraio, ore 19,00, chiesa di san Bernardino da Siena.

Perché Battisti? Perché lo amiamo, tutti, e perché ogni sua canzone è una poesia. Lucio Battisti è avanguardia, raffinatezza, ribellismo musicale e sperimentazione, argine poderoso al dilagare della “canzonetta” e affermazione della libertà espressiva in un’epoca, la sua, governata dalla “musica impegnata”, producendo canzoni irripetibili ed eterne.

Dunque, Lucio Battisti è degno pretesto per una iniziativa che ha per scopo il Bene.

La serata sarà presentata da Franca Dora Mannarino, e avrà come interprete principale il bravissimo Rocco Suriano che si esibirà nell’esecuzione dei principali successi di Battisti, mentre Sergio Ruggiero curerà “L’angolo falò”, rievocando con una “chitarrella dozzinale e a mezza voce”, non senza qualche venatura nostalgica, atmosfere giovanili d’altri tempi legate al culto battistiano.

Le offerte libere saranno raccolte direttamente dalla Caritas di Amantea che utilizzerà il ricavato per le necessità dei bisognosi della nostra città.

Si ringraziano padre Ilario Scali per la pronta disponibilità della chiesa di San Bernardino, la Caritas di Amantea per aver accolto con entusiasmo l’iniziativa, e tutti coloro i quali abbiano partecipato alla sua realizzazione.

Si ringraziano infine quanti vorranno aderire, speriamo tanti, sia pure contribuendo con un’offerta minima, condividendo con noi un’idea che, per dirla alla Battisti, vuol esser buona e bella

Il piccolo marciapiede, d’estate ricco di vita, ora, sotto la pioggia, era deserto.

Ma, dentro il negozio, nell’angusto spazio per il pubblico, diverse persone -forse otto, dieci- trascorrevano, usualmente, il tempo;

celiando e guardando, ogni tanto, fuori della vetrina.

Ecco, stava passando Giovanni, in auto; si era voltato un attimo per vedere chi ci fosse dentro ed era stato riconosciuto.

L’aveva visto Pasquale, chiaramente, anche se tra la pioggia battente ed il vetro del finestrino.

E poi, Pasquale, proprio quella mattina, s’ era comprato le nuove lenti, e c’era da giurarci -come fece- che fosse il povero Giovanni.

Eh, si! . Giovanni, l’ignaro cornuto, il becco, cento volte becco.

Ed ognuno raccontò di Giovanni; o meglio, della sua signora.

Ed in tanti anni di tradimenti, ce n’era da raccontare.

Ma erano tutte cose risapute che non avvincevano più e così tornò il silenzio.

E così Pasquale ne approfittò “ Beh, disse, vado a prendere il giornale, prima che l’edicola chiuda. Vi saluto”

Ed uscì, protetto dal vecchio e logoro ombrello, il cui nero originario era ormai un grigio chiaro.

Non fece in tempo ad uscire.

“ E che cazzo !. Sono vent’anni che usa lo stesso ombrello. E, poi, con lui non si riesce mai a parlare delle notizie del giorno; sono vent’anni che aspetta la sera per farsi dare il giornale ed infilarsi a casa a leggerlo”

Ed anche il povero Pasquale, così, fini nell’arena, trafitto dalle banderillas e poi matato dal torero.

Intanto passava il tempo.

Ciccio batteva il piede ritmicamente. Era ospite di un suo compare del quale aveva preparato la figlia per gli esami di stato; il compare aveva la terra a Colongi e faceva due maiali all’anno.

Era da Natale che gli mancava una buona cena.

Ma Ciccio era anche preoccupato di uscire: si era confidato con Mario dicendogli della cena.

E così gli si avvicinò quatto, quatto, fidando della serietà dell’amico e lo pregò di non farne parola.

“ Ma scherzi, Cì ? Io sono una persona seria”, si lasciò scappare Mario, cogliendo proprio un attimo di silenzio degli amici.

Ma tutti diedero ad intendere di non avere capito e Ciccio, convinto di essere al sicuro, salutò ed usci.

Fu un attimo.

“ Ma che e’ successo? “ , chiese Vincenzo. E tutti gli altri parlarono con gli occhi.

Mario si senti le gambe deboli; capì immediatamente di essersi esposto; ora era lui al centro e da lì, da quella brutta posizione non ci si defila e tantomeno si scappa.

Decise di salvarsi, e parlò.

Raccontò che Ciccio era andato a mangiare dal suo compare di Colongi; disse, anche, che, ovviamente, come sempre, ci sarebbe andato a mani e pancia vuota; forse aveva persino digiunato a mezzogiorno.

“ Bell’amico”- rispose qualcuno- Ci lascia tutti qui al freddo e lui va a riempirsi la pancia “

E l’eco:

“ E cumu sa d’inchie!”.

“ Un si lasse scappari mai n’occasiona pe’ jiri a sbafari. Puru alli buffè ”

Saliva. La Temperatura saliva.

Poi Vincenzo.

“ unne’ ca e’ parientu a chillu ca va alli ristoranti, ristoranti, quannu ci su li matrimoni, pè s’abbuschjari ancuna cosa ?”. “ Cumu si chiame?”

E giù risate.

Ormai che c’era , intervenne anche Mario.

“ Pero’ na cosa avim’i diri, festi e festicelli i sa stagiona un cinni sunu. A vistu cumu ere dimagritu?

E giù risate.

Ma pure qualche brivido. Si era messa male, quella sera. Ne erano tutti consapevoli. Occorreva scendere di tono. In fondo erano tutti amici.

Ed allora si cominciò a parlare della Amministrazione, dei partiti, della classe politica.

Ma l’argomento non affascinava; erano tutte cose trite e ritrite. Non c’era nessuno scandalo in vista ed il tempo uggioso non invitava alle fantasie parapolitiche.

E venne la nostalgia. Prepotente, preoccupante .

Il discorso si avviò indietro verso il passato, verso gli anni sessanta, famosi, mitici, con la loro vitalità culturale che dava tono e spessore alla stessa cultura amanteana.

Ed ognuno contribuiva; ognuno si sforzava di crederci, o –forse- ci credeva davvero.

Magari tutti pensavano al loro salotto, al camino, alla televisione, ad un buon bicchiere di brandy; ma queste cose facevano sembrare vecchi- meglio non dirle.

“ Oh, ha smesso di piovere” esordi Vincenzo , d’improvviso. E lasciò cadere giù la frase, nella speranza che qualcuno gli facesse da spalla e suggerisse di andare via.

Ma nessuno si mosse, nessuno parlò.

“ Che cazzo di fregatura” pensò ,tra sè e sè , Mario. Gli sembrava fosse tardi; lui domani mattina doveva andare a Cosenza e doveva alzarsi presto. Ma non osava scoprirsi, non osava nemmeno guardare l’orologio.

Aspettava impaziente che il discorso si portasse su qualcuno; magari qualcuno che passava; così, da poter sgattaiolare di fretta mentre erano a metà della mattanza così da non dare agli amici tempo di reagire.

Ma niente. Non passava nemmeno un cane. Solo ragazzini.

“ Cazzo”, pensò. “Vuoi vedere che e’ finito il film? Ma allora e’ proprio tardi?”

Allora incrociò le braccia, facendo scoprire l’orologio. Lasciò un po’ di tempo per paura che il movimento fosse stato colto.

Gli venne in aiuto Vincenzo.

“ Sono quasi le otto. E’ ora di andare”

Ed uscì davanti alla porta, aspettando che uscissero anche gli altri .

Mario era indeciso; pensava “ Se usciamo insieme a chi di noi due crocifiggono? A me, a Vincenzo, a tutti e due?

Chissà perché gli venne in mente Cristo. Cristo tra i due ladroni .

Un attimo, si fece coraggio, salutò tutti ed uscì, non senza lanciare a chi restava uno sguardo supplichevole.

Quello che vide non gli piacque. Gli altri erano tranquilli, non sembrava avessero fretta di uscire .

Salutò Vincenzo e svoltò l’angolo.

Si fece velocemente il segno della croce.

Anzi allungò l’indice e l’anulare della mano destra ed infilò la mano in tasca.

Aveva paura. Le altre volte l’aveva pagata cara. Le fitte lo avevano colto all’improvviso forti, violente.

Ne aveva anche parlato con il medico di famiglia; ma se ne era pentito; si era preso uno sguardo intenso , senza parole, che lo aveva mortificato.

Ma sembrava tutto normale. Era arrivato a casa e non aveva sentito niente. Meno male ! Forse se ne erano andati tutti, o forse avevano preso di mira Vincenzo .

“ Sicuramente stanno scannando Vincenzo; eh,eh”

Non era così.

Lo stavano massacrando ricordando che doveva andare a letto presto perché la mattina doveva alzarsi presto per prendere il pullman lasciando la moglie, ancora piacente, tra le calde lenzuola dove veniva spesso raggiunta dal suo amante che prima verificava che Mario fosse salito sul pullman .

E pensare che con il suo stipendio si sarebbe potuto comprare un’auto e partire per Cosenza molto più tardi.

Eh, eh. E’ sicuro , Vincenzo sarà uscito e lo stanno scannando ”

Non fece in tempo a dirlo che si piegò improvvisamente di lato, la mano sul muro delle scale, ansante, perché una fitta improvvisa lo aveva colpito al fianco sinistro.

Erano loro !

Si riprese quasi subito; fini le scale ed entrò a casa.

Si mise le pantofole. L’ambiente caldo della cucina lo confortò; si mise a leggere il giornale; per atteggio non per interesse; la sua mente era ancora là, tra gli amici.

Si chiedeva cosa stessero facendo. Ed intanto pensava di essere come il Totò di “ non e’ vero, ma ci credo”.

“ Che stupido” si disse; sono un professore !

Manco il tempo, che ecco una altra fitta; più forte, che lo fece sussultare.

La moglie lo guardò sorpresa .

“Niente , niente” .

Stava per alzarsi e riuscire ; aveva fatto male a tornarsene prima.

“ Tonì, ma fa fari na telefonata? Disse Nicola

Tonino da attore navigato alzò gli occhi al cielo; sempre la stessa soluzione del cacchio. Telefona alla moglie che gli dirà di tornare subito perché c’è gente a casa e poi con fare mesto ed allargando le braccia dirà: “Mi dispiace, non era previsto. Sono costretto a lasciarvi, avrei voluto finire con voi la serata….. Purtroppo…. Voi mi scuserete…..”

Gli altri compresero ma trattennero il sorriso.

E così fu. Esattamente così, parola per parola, pausa per pausa.

Nicola assentiva al telefono da dentro il quale si sentiva la voce querula e sorpresa della moglie .

Poi uscì, volgendo dal vetro della porta un ultimo sguardo agli amici.

“Tonì! Sei un attore! , disse Rocco e Tonino sorrise.

Poi Rocco : “ Ma chi fissu! S’è capitu ca a mugliera cià dittu : Ch’è successu ……? E chiù nenti. Ma si facisse chiamari i d’illa! Mo ……….. si spagne ca ci cantamu i corna. A tutti ma mai ad’illu.

Povariellu, tene la mugliera chiù brutta du paisu ca pè ci fari i corna avisse di pagare l’amanti!

Ora erano rimasti soltanto Peppe, Rocco e Tonino.

Ormai era tardi; ma nessuno di loro aveva il coraggio di uscire .

Tonino chiuse la cassa; tirò i conti; si mise i soldi in tasca; chiuse il sacchetto della spazzatura e lo pose vicino alla porta .

Ecco aveva finito il rituale serale . Era ora di chiudere .

Il silenzio ormai impregnava l’aria pesante come un macigno .

Poi l’autodifesa e la sagacia la ebbero vinta .

“ Amici”, disse Peppe , “ E’ ora di andare”.

“Tinni và ? “ chiese Rocco.

“ No, no” , disse Peppe scandendo le parole , “ninni iamu”

“Ru’ , e ninni iamu tutti insieme e pè tri stradi diversi.

Sentiti a mia , chè la meglia cosa!”

“po’ esse” rispose Tonino .

E cosi’ fu.

 

Lunedì 28 u.s., “Lo Scaffale” ha incontrato Alberto Fava,(nella foto) avvocato salerni tano residente a Torino, discenden te dell’antica famiglia Fava di Amantea.

A quella famiglia, ricordiamo, appar teneva Laura Procida Stocco, eroina delle memorabili giornate dell’asse dio di Amantea del 1806-07, moglie di Giulio Cesare Fava, anch’egli vittima della repressione seguita alla resa della città da parte dell’esercito francese.

Nel corso della serata, ospiti nella dimora di Gregorio Carratelli, i componenti de’ Lo Scaffale hanno dato vita ad un vivace dibattito sulle vicende storiche della Nostra città, soffermandosi in particolare sul significato e sulle conseguenze di quelle tragiche contingenze storiche.

Al saluto del padrone di casa Gregorio Carratelli, e alla presentazione della serata formulata dal presidente del sodalizio Sergio Ruggiero, è seguito l’intervento di Peppe Marchese il quale ha tratteggiato i caratteri urbanistici del quartiere Catocastro precedenti alla costruzione della Statale 18.

La questione si è posta in relazione alle antiche proprietà Fava, che proprio in quella zona, sorgevano sin dal XIV secolo.

Giuseppe Sconzatesta ha illustrato poi mappe e grafici di sua creazione del centro storico, utilissime alla comprensione della tematica trattata.

Roberto Musì ha prospettato le ragioni storiche della denominazione “Largo Fava” a Catocastro, ipotizzando, con una larga messe di informazioni, le vicende legate al toponimo.

Lo stesso Musì ha poi concentrato l’attenzione sui destini della famiglia Fava e sul suo riscatto dalle disavventure seguite alle tristi vicissitudini amanteane, delineando infine, con un breve profilo, la figura di Francesco Saverio Fava di Salerno e della sua brillante carriera diplomatica.

Il giovane Francesco Saverio, da semplice segretario di Legazione degli Affari esteri borbonico, è riuscito a diventare, all’indomani dell’Unità d’Italia, il primo ambasciatore italiano negli Stati Uniti d’America, dal 1881 al 1901.

All’incontro hanno partecipato Antonio Cima, Ciccio Svedese e Fausto Perri, che hanno offerto il loro personale contributo alla discussione, conferendo un’effervescenza di opinioni che hanno arricchito la serata, allietata da una lauta cena preparata da Pino Dolce, cuoco dalle apprezzate qualità culinarie.

Alberto Fava ha inteso infine portare la sua parola, fornendo un contributo chiarificatore su quelle lontane storie familiari e della Nostra città, di cui possiede numerosi documenti, alcuni dei quali esibiti nella circostanza.

L’amico Fava, visibilmente commosso, ha voluto suggellare la conclusione del bellissimo incontro, con la seguente espressione: Si può staccare l’uomo dalla propria terra, ma non si può staccare la propria terra dall’uomo.

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La politica ha il dovere di operare costantemente per migliorare i servizi a favore della popolazione.

In questa ottica Miriam Bruno e Peppe Marchese, interessati dai cittadini di Amantea e del comprensorio sulle insufficienze del Poliambulatorio di Amantea, si sono recati presso lo stesso per parlare con gli utenti e cogliere i loro problemi

Basta poco per sapere.

Basta volerlo

E così i due politici amanteani hanno avuto conoscenza

-Che il mammografo che è stato donato al distretto di Amantea ANCORA NON FUNZIONA .

“Si tratta di una situazione inaccettabile- ha detto Peppe Marchese- Le nostre donne sono costrette ad andare con mezzi propri a Cetraro per effettuare le mammografie . Chiederò un incontro urgente prima con la d.ssa Giuliana Bernaudo e successivamente con Gianfranco Scarpelli”

La consigliere Miriam Bruno ha, poi, dichiarato “ Diagnosticare precocemente una malattia al seno è una prevenzione necessaria a cui le donne devono essere facilitate. E’ in controtendenza con la sensibilizzazione verso questa problematica costringerle a recarsi con i propri mezzi fino a Cetraro”

-Che per una semplice visita oculistica occorre andare fuori Amantea . “Ci è stato detto che le prenotazioni sono bloccate fino ad aprile 2015 . E’ una condizione da terzo mondo. Nell’incontro con i responsabili chiederemo ragione anche di questa inaccettabile situazione pretendendo che gli utenti del servizio sanitario di Amantea abbiano lo stesso servizio che hanno gli altri e che pertanto abbiano gli stessi temi di attesa degli amici di Paola. Una perdurante diversità ci indurrà ad azioni eclatanti”

-Che il CIM è chiuso il venerdì mattina. E’ incredibile ed inaccettabile!

-Che ed infine il servizio di cardiologia sia fortemente carente. Dopo il malore dello stimato dr Garcea, al quale porgiamo gli auguri di una pronta guarigione, è stato temporaneamente presente il dr Musacchio che ha lavorato in modo ottimale ma che ora è assente . In conseguenza i pazienti in attesa sono centinaia con tempi lunghissimi. Anche per questo servizio siamo di fronte ad una situazione abnorme ed inaccettabile che non può non essere denunciata”.

“Insieme con amici della lista stiamo raccogliendo ulteriori dati ed informazioni” –concludono Miriam Bruno e Peppe Marchese.

Marchese, poi, conclude evidenziando che ” Riteniamo necessario un incontro dibattito sullo stato della sanità pubblica nel Basso Tirreno Cosentino. Un incontro al quale chiederemo di partecipare le forze politiche che saranno in campo alle prossime elezioni regionali perché si impegnino a garantire i diritti sanitari di Amantea e del suo hinterland. Troppo il silenzio sulle carenze del poliambulatorio di Amantea , anche da parte della politica locale che nulla ha fatto finora “

“E’ tempo di dare risposte agli amanteani ed agli utenti del Poliambulatorio di Amantea- dice Marchese- e se non la fa la politica lo faremo noi da cittadini.”

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