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Uno dei nostri più bravi medici, il dr Giampaolo De Luca, ha portato alla attenzione degli amanteani l’epigenetica.

 

Praticamente l’epigenetica è quella scienza che “trascina” oltre il darwinismo e financo oltre le prime teorie scientifiche del DNA, fino alla evolutiva incidenza dei cambiamenti sociali ed ambientali, all’interno di un concetto armonico ed universale tra evoluzione e creazione. Una sorta di “Dimmi dove vivi e come vivi e ti dirò come sarai”

 

Sotto il profilo religioso una sorta di verifica del pensiero di Sant'Agostino d'Ippona, il quale sostenne che Dio non ha creato il mondo nelle identiche condizioni in cui questo si trova attualmente ma che ha creato il mondo in una condizione più semplice e più rudimentale, fornito però di speciali capacità (dette "ragioni seminali") di svilupparsi ed evolversi nei modi in cui di fatto si è in seguito sviluppato e perfezionato.

Una scienza secondo la quale saremo “Tutti eguali, tutti diversi!”, mentre papa Francesco dice che già siamo “Tutti eguali, anche se ancora un pò diversi!”,

 

Niente più bianchi, rossi, gialli o neri, ma solo uomini.

Niente più europei, americani, asiatici, africani e….. nemmeno extra terrestri.

 

Il mondo è di tutti e tutti hanno “diritto” a condizioni di vita migliori.

Cosi come hanno fatto gli italiani che sono emigrati nel mondo aiutando a costruirlo al meglio anche per i nativi.

Così come fanno gli italo venezuelani che in massa ritornano in Italia alla ricerca di una vita migliore per loro e per i loro figli.

Così come fanno i migranti africani ed asiatici che vengono in Italia, magari con la speranza di andare in Europa.

Così come fanno gli italiani che emigrano in Germania ed in Inghilterra alla ricerca di un lavoro che non trovano in Italia.

Niente più italiani, francesi, tedeschi, ognuno con le proprie storie, le proprie lingue, le proprie culture, le proprie memorie.

Popoli e razze che spariscono per essere sostituite da nuovi popoli e da nuove razze.

E questo concetto è solo apparentemente filosofico , religioso e culturale.

Oggi grazie ai politici italiani è anche politico e sociale .

Ma solo quelli italiani, i più grandi, quelli che per mantenersi a galla e così continuare ad avere le loro estreme prebende hanno portato il debito individuale degli italiani a circa 40 mila euro a testa, così assoggettandosi alle reprimende dell’Europa

Gli altri( Spagna e Francia), infatti, non vogliono far sbarcare nei loro porti le navi delle Ong con i migranti raccolti in giro per il mediterraneo.

E le ragioni sono economiche , al punto che il presidente dell’INPS sostiene che il suo istituto senza migranti non potrà pagare in futuro i servii ai quali gli antichi italiano sono stati abituati

Meraviglioso

Per avere pensioni, sia pure sociali, abbiamo bisogno dei migranti.

Per avere ospedali e sanità pubblica abbiamo bisogno dei migranti.

Per avere scuola pubblica abbiamo bisogno dei migranti.

Eccetera.

Quasi, quasi mi viene il pensiero che non è umanitaria la leva che spinge alla accoglienza, ma mero interesse.

Fateci capire.

Ma non è che state pensando che siccome gli italiani giovani emigrano, quelli che restano fanno pochi figli, insufficienti per il necessario ricambio generazionale e con la scusa della solidarietà state pensando si sostituire etnicamente la popolazione italiana?

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In queste ultime settimane sento sempre più spesso espressioni come: “anti-Amanteano”, “sfascista”, “irresponsabile” , invettive indirizzate a persone che denunciano dei fatti gravissimi come l’inquinamento del mare di Ulisse, l’immondizia sparsa per le strade, l’odore nauseabondo della putrida rete fognaria e le migliaia di buche che ormai fanno parte del tessuto cittadino.

 

Questo accanimento contro persone che fondamentalmente vogliono bene al proprio paese e vorrebbero che le cose migliorassero, lascia trapelare un egotismo senza freno da parte di una bella fetta di popolazione arruffona e sbrodolona che non sa neanche cosa sia un sentimento profondo come l’amore per gli altri e per il proprio paese.

 

L'intero concetto di amore per la propria terra è costruito attorno al concetto di difesa collettiva. Il concetto di autoconservazione dove sacrificare certi diritti per ottenere maggiori benefici.

 

L’amore per la propria terra in questo caso costruisce una robusta difesa per proteggere il "paese natale".

La gente lavora per l'amore del paese per creare posti di lavoro e raccogliere i benefici nel suo complesso. Così logicamente se si desidera mantenere una parte di un sistema funzionante e trarre vantaggi dagli sforzi collettivi: energia elettrica, acqua pulita, difesa, legge e ordine, trasporti pubblici ecc. Dovresti amare il tuo paese.

 

Tutti conoscono l’espressione “nemo propheta in patria”.

E' una locuzione in lingua latina che significa:"Nessuno è profeta in patria.

L'espressione vuole indicare la difficoltà delle persone di emergere in ambienti a loro familiari; in ambienti estranei viene generalmente assunto che sia più facile far valere le proprie capacità e qualità.

E’ un’espressione tratta a dai Vangeli: tutti e quattro riportano, direttamente o indirettamente, questa frase di Gesù di Nazaret nell’occasione della visita alla città di Nazareth dove partecipava alla liturgia della sinagoga. Matteo:

E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».

Marco:Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».

Luca.Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria».

Giovanni Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.

Il contesto dell'affermazione è nelle note riassuntive della visita di Gesù alla sua città di Nazaret, dove partecipò alla liturgiadella sinagoga e applicò a sé la profezia di Isaia riguardante il dono dello Spirito Santo al Messia del Signore.

La reazione dei nazareni è di rifiuto, e lì Gesù pronunciò la frase in questione.

Invece in Giovanni l'affermazione appare nel contesto generico di un ritorno a Nazaret di Gesù dopo una festa di Gerusalemme. Ancor oggi simile espressione viene usata da coloro che vedono il proprio operato non apprezzato da chi sta più vicino: famigliari, colleghi, amici...

Essendo il successo, la fama, come qualcosa fuori dell’ordinario, stentiamo ad attribuire queste doti ad una persona che vive la nostra stessa vita ordinaria.

Le attribuiamo più facilmente a chi non conosciamo affatto e viene da lontano.

Avere la propria Terra nel cuore significa sentire forte l'appartenenza e portare le radici dentro di sé, in qualunque parte del mondo ci si ritrovi ad essere, a nascere, a vivere, ad amare e anche a morire. E' un legame inscindibile dal proprio Dna, esattamente come avviene per il proprio gruppo sanguineo.

La propria Terra tale e quale al proprio sangue, diviene un'identità, un' appartenenza, una necessità ed anche una priorità.

Solo le qualità che sorgono dalla nostra attività spontanea danno forza all'io e formano per tanto la base della sua integrità. L'incapacità di agire spontaneamente, di esprimere quel che veramente si sente e si pensa, è la conseguente necessità di presentare uno pseudo io agli altri e a se stessi, sono la radice del sentimento di inferiorità e di debolezza.

Beaumont sur Mer12 luglio 2017                              Gigino A Pellegrini

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Padre Giulio Cesare Fazzari rettore dei Gesuiti ad Amantea, scrisse che nel lontano 1663 i “padri della compagnia di Gesù si siano recati in un tempio non molto vasto sito ad un miglio da Amantea (in quel tempo Amantea finiva all’altezza di Vico Cannone) e si imbatterono in un contadino che piangendo correva ad Amantea con in braccio il figlio moribondo per consultar qualche medico.

 

Senonchè i padri gesuiti lo consigliarono di portarsi al tempio di Maria ( gli attuali Cappuccini) e lì il contadino genuflesso raccomandò il figliolo alla madonna.

Ed ecco che il ragazzo prima apre gli occhi, poi comincia a respirare e immediatamente guarisce.

Tutti i presenti gridarono “Miracolo” e la fama della madonna miracolosa si sparse per il circondario.

 

Il testo rinvenuto da Giuseppe Sconza Testa ha per titolo “La madonna Micalizia”.

 

La domanda, tra le tante, che ci siamo subito posti è stata: dove è finita l’icona di questa miracolosa madonna Micalizia, così chiamata dalla parola Letizia di Michele/ Michaelis laetiziam?

 

Persa, smarrita, rubata, portata altrove?

 

Non sarebbe certamente stato strano che Amantea “perdesse” perfino una icona miracolosa come questa, tanto più che di fatto la ha dimenticato come gran parte della propria storia.

 

Le ricerche continuarono e si scoprì una antica Madonna Micaelizia in quel di Tropea.

Grazie a Gregorio Carratelli si riuscì ad avere la immagine di questa icona, oggi esposta nel museo diocesano di Tropea, senza escludere che si tratti proprio dell’icona che il gesuita colloca nella chiesa dei Cappuccini nel 1663.

A quel punto Sergio Ruggiero ebbe l’idea di sentire Rita Mantuano ( componente dell’Associazione culturale femminile cosentina “Brutia libera”), un’ amica iconografa che ha immediatamente sposato la causa di Amantea e che grazie alla rete mondiale di specialisti è riuscita a rinvenire nel museo delle Arti di Cleveland una madonna esattamente similare a quella rinvenuta a Tropea.

Un’opera duecentesca attribuita all’artista lucchese Berlingerius Melanese Maius (Berlinghiero Berlinghieri).

Si tratta della madonna della Tenerezza.

Amantea doveva riavere la sua Madonna. E’ stato questo l’ obiettivo de Lo Scaffale.

Si impose a tal punto la sua riproposizione.

Una spesa non da poco.

E’ a questo punto che è intervenuta la benemerita “Confraternita dell’Addolorata di Amantea” della quale abbiamo scritto per aver donato pozzi in Africa, Contributi ai poveri della città, contributi di solidarietà ad altri amanteani, eccetera.

La Confraternita ha accettato di contribuire alla copertura delle spese.

Solo successivamente Pasquale Bonavita un altro socio dello Scaffale ci ha fornito una icona della Madonna della tenerezza presente nel duomo di San Marco martire di Maniago in provincia di Pordenone (Friuli).

E giorno 9 luglio nella chiesa dei Cappuccini dopo la S Messa sarà benedetta l’icona della Madonna della Tenerezza che resterà per sempre allocata nella Chiesa.

Questa volta ad essere vigili per conservare la icona della nostra antica madonna sarà tutta la città!

Amantea così, grazie a qualcuno che la ama, e forse per la prima volta recupererà quello che ha perso secoli fa.

Ma questa ricerca non finisce qui.

Vorremmo che da questo evento partisse un nuovo futuro di amore e di attenzione per la storia della nostra città.

Un futuro al quale chiediamo partecipino tutti coloro che vogliono bene ad Amantea.

Noi ci siamo, ma vorremmo essere più numerosi e più impegnati !

Un gesto d’amore per la nostra Amantea non è mai di troppo!

Giuseppe Marchese

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