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I Carabinieri della compagnia di Potenza hanno consegnato avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 19 persone indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al furto aggravato di energia elettrica nelle province di Potenza, Brindisi, Cosenza e Napoli.

L'organizzazione era diretta da una donna di 35 anni, di Napoli, che gestiva appartamenti (affittati da ignari proprietari) situati in quattro diverse città per ospitare donne e transessuali - provenienti nella maggior parte dei casi dal Sud America - che si prostituivano. Le indagini, durate circa dieci mesi lo scorso anno, cominciarono dopo un controllo dei carabinieri in un appartamento in via Messina, a Potenza.
Le donne, che occupavano ognuna una stanza, utilizzavano energia elettrica grazie ad un allacciamento abusivo.

L'arredamento scarno delle stanze, dove vi era solo un letto, fece scattare ulteriori accertamenti, grazie ai quali i militari scoprirono «un vero e proprio via vai dalla palazzina».

La donna che gestiva l'organizzazione si faceva dare da 50 euro al giorno a 250-250 euro alla settimane dalle prostitute, assicurando loro qualsiasi tipo di servizio e assistenza (dall'accoglienza alla stazione alla pulizia degli appartamenti alla fornitura di lenzuola e cuscini, agli inserti pubblicitari).

Il padre della donna, titolare di una busta paga, forniva all'occorrenza «garanzie economiche alla figlia»: quest'ultima aveva anche progettato di riciclare del denaro attraverso la donazione di una villa che il padre avrebbe dovuto fare.

Durante le indagini, i carabinieri hanno sequestrato anche un'agenda su cui erano annotati tutti i «debiti» e i pagamenti fatti dalle prostitute, che restavano negli appartamenti al massimo una o due settimane. 

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Esattamente 2 anni fa, nel marzo 2016, il blitz della Dda a Rende nel quale vennero arrestato oltre a Sandro Principe, Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo anche Rosario Mirabelli.

Mirabelli, nasce il 6 maggio 1959 a Rende e da giovanissimo si impegna nell’associazionismo cattolico e in diversi movimenti culturali.

Laureato in Medicina e Chirurgia, esercita la professione presso l’unità operativa di Medicina legale di Rende.

Ha iniziato la sua attività politica nella Democrazia Cristiana; in seguito ha aderito ad An.
E’ stato consigliere comunale e capogruppo di An a Rende dal 1990 al 2005. Dal 1995 al 1999 è stato consigliere provinciale a Cosenza, ricoprendone la carica di capogruppo.
Nel 1999 è stato candidato a sindaco al Comune di Rende.
Nel 2000 e nel 2005 è stato candidato alle elezioni regionali e nel 2006 è stato candidato a sindaco di Rende con una lista civica.

Nel 2010 venne eletto consigliere regionale, nella circoscrizione di Cosenza per la lista “Autonomia e Diritti” (quella di Agazio Loiero), con 4.362 preferenze.

E’ stato vicepresidente della II Commissione “Bilancio, programmazione economica ed attività produttive” fino al 27 novembre 2012.

Ha aderito al gruppo Misto e dall’11 dicembre 2013 è passato al gruppo “Nuovo Centrodestra”.

Alle ultime regionali del 2014 ha sostenuto la candidatura di Mario Oliverio nella lista “Oliverio Presidente”, la stessa nella quale è stato eletto Orlandino Greco, ma non ce l’ha fatta e non ha confermato la poltrona in consiglio regionale.

Stamattina a Catanzaro il gup Pietro Carè ha emesso le condanne per coloro che hanno optato per il rito abbreviato.

Tra questi gli esponenti della cosca “Lanzino-Ruà” Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo, entrambi condannati a 4 anni e 8 mesi.

Due anni di reclusione, invece, per l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e Marco Paolo Lento.

Assolti Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, difeso dall’avvocato Paolo Pisani.

Gli imputati tutti sono coinvolti nel procedimento “Sistema Rende”.

Secondo l’accusa, Principe, Bernaudo e Ruffolo si sarebbero accordati con esponenti della cosca Lanzino Ruà per il procacciamento di voti e per la gestione della propaganda elettorale.

In cambio avrebbero assunto Ettore Lanzino nella cooperativa sociale di Rende e avrebbero garantito condotte amministrative di favore.

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E’ vero siamo al primo grado, ancora.

Parliamo del processo relativo all'inchiesta "Camice bianco", risalente all'aprile del 2015.

Coinvolti medici, infermieri, dirigenti e dipendenti dell'Asp di Cosenza.

 

Secondo l'accusa, gli indagati, in servizio all'ospedale o nelle varie sedi dell'Asp, durante l'orario di servizio hanno falsificato gli orari di presenza e di uscita, attraverso l'infedele timbratura del cartellino marcatempo.

Il giudice Marco Bilotta del tribunale di Cosenza ha condannato:

Mario Avellino (1 anno e 6 mesi di reclusione e 600 euro di multa),

Carla Caputo (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa),

Angela Campolongo (1 anno e 2 mesi e 500 euro multa),

Anna Maria Conforti (1 anno e 500 euro di multa),

Katja De Rose (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa),

Asclepiade Felicioli (9 mesi e 500 euro di multa)

Giulia Manna (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa ),

Pasquale Morrone (1 anno e 6 mesi e 500 euro multa),

Claudio Naccarato (9 mesi e 500 euro di multa),

Romeo Perri (1 anno e 500 euro di multa),

Pia Pignataro (1 anno e 500 euro di multa),

Eugenio Presta (9 mesi e 500 euro di multa),

Vincenzo Reda (9 mesi e 500 euro di multa),

Gisella Rizzuti (1 anno e 4 mesi e 500 euro multa),

Pieraldo Russo (8 mesi e 300 euro di multa),

Annarita Salvo (14 mesi e 400 euro di multa).

Marina Sammarra (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa),

Ippolito Spagnuolo (1 anno e 500 euro di multa),

Orlando Spizzirri (1 anno e 350 euro di multa),

Giovanna Trimarchi (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa),

Anna Turano (1 anno e 2 mesi e 500 euro di multa),

Francesca Zinno (1 anno e 2 mesi e 500 euro di multa),

Oltre alla condanna in carcere, con sospensione condizionale, alla multa e al pagamento delle spese processuali, il giudice ha disposto la risoluzione del contratto di lavoro.

Sono invece stati assolti Elvira Vigna e Alberto Bevilacqua, perche' il fatto non sussiste.

Perche' il fatto non costituisce reato, assolti Maria Naccarato, Luigi Carelli e Bice Casazzone.

Per altri 5 indagati si era gia' svolto un processo con rito abbreviato.

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