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Cosenza. Gli agenti hanno notificato all’uomo un’ordinanza di misura cautelare in carcere.

L’uomo, T.H. di 30 anni, di nazionalità marocchina ma domiciliato a Cosenza, è accusato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, lesioni e violenza privata

 

nei confronti della propria convivente e madre dei suoi due figli, entrambi minori, davanti ai quali spesso, picchiava la donna.

Era spesso ubriaco e le violenze ripetute erano da lui ‘giustificate’ dallo stile di vita ritenuto “troppo occidentale”.

Per questo la picchiava lasciandole anche i segni delle percosse che avvenivano spesso davanti agli occhi dei figlioletti di un anno e 4 anni, costretti ad assistere a quelle violenze inaudite contro la madre.

T.H. inoltre, sempre attraverso minacce, costringeva la donna a violenze fisiche e psicologiche, e anche sessuali.

La vittima fino ad oggi, non era mai riuscita a denunciare quanto subito proprio perchè minacciata di morte dal compagno violento.

E’ stato grazie all’esperienza degli agenti della Questura di Cosenza e al loro intervento che l’uomo è stato fermato.

Indagini e attività info investigative hanno consentito di assicurarlo alla giustizia.

L’uomo inoltre è ritenuto dagli inquirenti un soggetto incline ad una visione “integralista” e recidivo a compiere anche reati come spacciare droga in zone frequentate da minori.

Ndr Rimandatelo in Marocco e date una mano al resto della famiglia.

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Dovunque ingegneri ed architetti sono contro la centrale di progettazione proposta dal Governo, una ipotesi che normalizzerebbe il mercato delle progettazioni. Tra questi gli ingegneri di Cosenza che hanno emesso il seguente comunicato stampa che riceviamo e pubblichiamo::

 

“Gli ingegneri di Cosenza dicono no alla Centrale di Progettazione delle opere pubbliche inserita dal Governo del disegno di Legge di Bilancio 2019.

L’Ordine degli Ingegneri di Cosenza in merito esprime totale dissenso contro la proposta dell’istituzione della “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche” inserita dal Governo nel disegno di Legge di Bilancio 2019, su indicazione del Ministero dell’Economia e Finanze, che prevede, in veste di progettista di opere Pubbliche, l’Agenzia del Demanio potrebbe assumere la veste di progettista di opere pubbliche, quale stazione appaltante e soggetto di committenza delegata da parte di altre Amministrazioni.

L’Ordine degli Ingegneri di Cosenza ritiene pertanto inaccettabile tale proposta per più motivi.

Innazitutto rappresenta la soluzione più inadeguata ad una giusta richiesta di semplificazione e velocizzazione delle procedure in tema di appalti pubblici; altera totalmente i principi di trasparenza e concorrenza su cui si fonda il sistema; confonde i ruoli tra i vari soggetti partecipanti alla procedura, tra chi progetta e chi controlla; riduce ad una platea di poche centinaia di professionisti l’onere di occuparsi della progettazione di tutte le opere pubbliche italiane per oltre ottomila stazioni appaltanti e banalizza semplificandolo, il processo progettuale a mera esecuzione ripetitiva di schemi e tipologie da replicare ovunque;

Secondo gli ingegneri di Cosenza, la “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche” mortifica l’intervento progettuale, relegato a pura procedura tecnica senza considerare che ogni progetto è principalmente un processo culturale che nasce da specifiche esigenze, per specifici luoghi.

Con un sistema siffatto si affermerebbe, inoltre, il criterio della gratuità della prestazione professionale in violazione del principio dell’equo compenso, obbligatorio per tutte le Pubbliche Amministrazioni ai sensi della Legge 205/2017, art. 19 quaterdecies.

L’Istituzione della Centrale per la progettazione delle opere pubbliche per come previsto dal disegno di legge, svolgerà attività di progettazione di opere pubbliche e di ogni altra prestazione relativa alla progettazione di fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva di lavori, collaudo, nonché, ove richiesta, anche di direzione dei lavori e incarichi a supporto tecnico-amministrativo alle attività del responsabile del procedimento e del dirigente competente alla programmazione dei lavori pubblici; una gestione delle procedure di appalto in tema di progettazione per conto della stazione appaltante interessata; la predisposizione di modelli di progettazione per opere simili o con elevato grado di uniformità e ripetitività; la valutazione economica e finanziaria del singolo intervento; l'assistenza tecnica alle amministrazioni coinvolte nel partenariato pubblico/privato; una progettazione senza oneri diretti di prestazioni professionali.

Oltre ai rischi menzionati, la nascita di una Centrale per la progettazione delle opere pubbliche così concepita, in una regione come la Calabria dove i redditi medi dei professionisti delle aree tecniche sono tra i più bassi d’Italia e d’Europa, darebbe un colpo definitivo alla già debole economia del mondo professionale.

L'Ufficio Stampa Fiorenza Gonzales 3357876487

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Catanzaro. Ancora un rinvio per il processo Calabria Verde.

Il processo vede alla sbarra il governatore della Regione Calabria Mario Oliverio, Paolo Furgiuele e Franca Arlia ex manager ed ex dirigente Calabria Verde e il presidente della Provincia di

Cosenza Franco Iacucci(ex capo struttura) e l’ex assessore della giunta Scopelliti Michele Trematerra.

Non si è potuta tenere la udienza stante l’assenza di Michele Trematerra e degli avvocati cosentini Vincenzo Belvedere e Benedetto Carratelli.

Questa volta l’impedimento a svolgere l’udienza, che dovrebbe sancire l’avvio del dibattimento che vede alla sbarra sei persone, è stato determinato dall’assenza di un imputato e di due legali della difesa.

Salvo nuove assenze la prossima udienza si terrà il 28 dicembre.

Il gup Ciriaco dovrà decidere in merito alle accuse mosse dal pm Alessandro Prontera il quale sostiene che in concorso tra loro i sei si sarebbero adoperati per nominare a capo del distretto territoriale di Serra San Bruno Giuseppe Barilaro, sindaco di Acquaro, non in base alle sue competenze, ma solo per ottenere un ritorno elettorale nel circondario.

Il troncone principale del procedimento invece riguarda un’inchiesta in cui si intende far chiarezza sugli 80 milioni di euro di fondi europei destinati all’acquisto di mezzi antincendio e messa in sicurezza dei corsi d’acqua usati svaniti nel nulla.

Denaro che secondo l’accusa sarebbe stato usato a fini personali dagli imputati Paolo Furgiuele, Alfredo Allevato, Marco Mellace, Antonio Errigo, Gennarino Magnone e Emanuele Ciciarello.

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