
Quattro anni di carcere, il massimo della pena.
E’ questa la richiesta formulata dal pm Maria Francesca Cerchiara nei confronti dell’ex editore di Calabria Ora Pietro Citrigno,
imputato per violenza privata commessa ai danni del giornalista Alessandro Bozzo, morto suicida il 15 marzo del 2013 nella sua abitazione di Marano Marchesato.
Proprio questa mattina, a margine di una conferenza stampa, il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo si è soffermato proprio su questo processo sottolineando che nel corso del dibattimento sarebbero emersi nuovi reati.
Ha detto Spagnuolo “Il pm d’udienza, d’intesa con noi, ha avanzato una richiesta di trasmissione di atti perchè dal dibattimento sono emerse nuove e più gravi fattispecie di reato nei confronti dell’imputato ai danni della parte offesa di questo processo e anche di altri giornalisti”.
Siamo al paradosso, se non al ridicolo.
La gente si chiede chi sia il presidente della provincia di Cosenza.
Sono due a rivendicare la poltrona.
Mario Occhiuto e Graziano Di Natale.
Parliamo di Mario Occhiuto , attuale sindaco del comune di Cosenza e Graziano Di Natale consigliere comunale di minoranza del comune di Paola e primo eletto alla provincia.
Mario Occhiuto dopo la pronuncia del Consiglio di Stato è andato ad inaugurare con la fascia di presidente un tratto della strada della diga di Tarsia ed ha rilasciato dichiarazioni secondo le quali il presidente rimane lui.
Graziano Di Natale, presidente facente funzioni dopo la sentenza del Consiglio di Stato, questa mattina si è recato all’interno del palazzo della Provincia per prendere possesso del suo ufficio.
Il più imbarazzato di questa vicenda è l’addetto al sito web.
Egli non sapendo quale foto mettere sul sito, lo ha oscurato.
Ancora oggi pomeriggio è irraggiungibile.
Per quanto incredibile qualcuno pensa che ci sarà bisogno delle forze dell’ordine.
Nell’Asp di Cosenza, sembra che, si “giochi” alla commissione disciplina. Leggiamo su Iacchitè:
“ASP, Mauro manda Filippelli in commissione disciplina. Che farà il Cinghiale?
Un reparto trasformato e intitolato a una persona, con relativa targhetta, senza informare nessuno. Come se il reparto fosse suo.
Per questo errore, che può sembrare banale ma non lo è, l’ex commissario straordinario Gianfranco Filippelli è stato mandato in commissione disciplina dal direttore generale Raffaele Mauro.
A decidere se comminargli la sanzione sarà il primario di ortopedia di Paola, Candela, assistito dal segretario Falsetta.
E le probabilità che gli arrivi perlomeno una censura sono quasi nulle.
Perché Candela è uomo del Cinghiale, quindi amico di Filippelli, al punto che ambisce a trasferirsi al nosocomio di Cosenza.
Difficile che Candela faccia qualcosa contro Filippelli.
E in questo caso sarebbe un brutto colpo per Raffaele Mauro.
Non è consentito a nessuno, senza autorizzazione, assumere iniziative di questo genere. Altrimenti chiunque potrà trasformare i reparti ospedalieri a proprio piacimento.
Per l’oncologo un brutto colpo. Passata la sbornia del potere si è ritrovato da solo.
E nemmeno Adriana Toman, che lo fece nominare un anno fa da Oliverio, lo difende più…”
Questa volta riteniamo che Iacchitè abbia preso una cantonata.
Ci sembra infatti impossibile che su possa intestare un reparto ad un nome scelto a proprio piacimento senza subirne le conseguenze atte ad evitare che uno che giunge dopo lo reintesti ad un altro cambiando semplicemente la targhetta.
Ma è vero che siamo in Calabria, o meglio nella sanità calabrese, dove è possibile tutto ed il suo contrario. Ma se il dr candela non adottasse gli opportuni provvedimenti disciplinari Mauro dovrebbe trarne le opportune conclusioni e dimettersi.
A Iacchitè una sola domanda. Ma sono questi i problemi della sanità calabrese?.