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Ieri pomeriggio gli agenti della Questura di Cosenza sono intervenuti in centro città a seguito di una segnalazione pervenuta presso la Sala Operativa.

Nella telefonata si chiedeva l’aiuto dei poliziotti a causa della presenza di un uomo che aveva già sfondato la vetrata di un negozio.

Giunti sul posto, gli agenti della Volante hanno constatato che un magrebino di 22 anni, A. K., dopo aver colpito violentemente con calci la vetrina dell’esercizio tentava di introdursi al suo interno.

Bloccato dai poliziotti il giovane continuava a divincolarsi, sferrando calci, pugni e brandendo un taglierino.

Dopo averlo immobilizzato e accompagnato negli uffici della Questura è stata ricostruita la dinamica dei fatti.

Pochi minuti prima di andare in escandescenza il cittadino marocchino, aveva aggredito una donna, che in compagnia delle due figlie minorenni, aveva parcheggiato l’auto vicino al negozio vandalizzato.

Nonostante la signora cercasse disperatamente di sottrarsi alle sue “attenzioni”, l’uomo insisteva palpeggiandola e minacciandola con un taglierino dopo averle sferrato dei colpi violenti sul viso.

Liberatasi dalla presa, la signora si è rifugiata dentro al primo negozio che ha incontrato nel suo tragitto.

Il ventiduenne si è così scagliato contro la vetrina, lesionandola e facendola uscire dalle guide, continuando ad urlare frasi condite da gravi minacce di morte.

L’arrivo degli operatori di Polizia ha posto fine al delirio del ragazzo impedendogli di causare ulteriori danni non solo alla vittima terrorizzata, alle due figlie, ad un suo familiare nel frattempo accorso in aiuto ed alla titolare del negozio.

Le azioni violente del ventiduenne pare siano proseguite non solo negli Uffici della Questura, tanto da rendersi necessario l’intervento di personale sanitario del 118 per una terapia sedativa, ma anche in auto durante la traduzione in carcere disposta dalla Procura della Repubblica di Cosenza, al punto tale da danneggiare il finestrino posteriore e parte degli interni della Volante.

Accompagnato nel carcere di via Popilia A. K. dovrà ora rispondere dei reati di violenza sessuale aggravata, danneggiamento aggravato, lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale e porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere.

Il Questore della Provincia di Cosenza Giancarlo Conticchio invita tutti a continuare a denunciare soprusi e violenze compiuti verso chi è più debole.

Presso la Questura sono disponibili le foto dell’arrestato per eventuali riconoscimenti.

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bAR bILOTTI DISTRUTTOAlcuni giorni fa e precisamente il 19 maggio u.s. abbiamo pubblicato su Tirreno News il seguente articolo:- Forte esplosione stanotte a Cosenza. Bar completamente distrutto-. Nella notte del 18 maggio c’era stata una forte esplosione e che aveva devastato il Bilotti Café situato in Via Caloprese in Cosenza nei pressi di Piazza Bilotti ex Piazza Fera. Vi avevamo raccontato che il fortissimo boato aveva svegliato e terrorizzato tutti gli abitanti della zona. Una violenta esplosione, probabilmente una bomba ad alto potenziale posizionata all’interno del locale aveva non solo distrutto il Café ma danneggiato i negozi adiacenti e il fabbricato. Un muro interno era completamente crollato e il portone completamente distrutto. Vi avevamo raccontato che l’esplosione in piena notte, e meno male che in quell’istante nessuno passava per Via Caloprese, aveva creato panico, sconcerto e paura, tanta paura tra la gente cosentina. La gente terrorizzata diceva accorsa numerosa sul posto del vile attentato:-Mamma mia, la mafia si è svegliata!- E si raccomandavano alla Madonna del Pilerio, Santa Patrona della città di Cosenza:- Madonnina bella, pensaci tu-. Per paura di altre bombe e per dare la possibilità alle Forze dell’Ordine e ai Vigili del Fuoco di effettuare i rilievi al fine di accertare l’origine dell’esplosione e per mettere al sicuro il caseggiato e gli abitanti della zona, i Vigili Urbani avevano chiuso al traffico l’intera Via Caloprese da Piazza Bilotti e Piazza Loreto, causando gravissimi disagi agli automobilisti. Calcinacci, pietre, mattoni, cucine, frigoriferi, bicchieri, tutte le apparecchiature del bar scaraventate contorte e bruciacchiate fuori dal bar al di là della strada. Ora a quasi due settimane dall’attentato risulta indagato il proprietario del Bar per truffa e danneggiamento. E meno male, non è stata la mafia. Possiamo tirare un sospiro di sollievo. Possiamo benissimo passeggiare liberamente e uscire anche la sera, tempo permettendo. Gli inquirenti appena giunti sul posto si erano insospettiti ed hanno indagato a fondo. Avevano trovato, guarda caso, le chiavi del locale attaccate alla porta. Chi aveva messo la bomba doveva essere per forza chi aveva le chiavi del locale. E chi aveva le chiavi del locale? Il legittimo proprietario. Dunque, per gli inquirenti, il proprietario del locale aveva messo la bomba. I motivi? Ancora non si sanno. Secondo quanto si apprende la Procura della Repubblica di Cosenza ha notificato al titolare del Café Bilotti una informazione di garanzia per i danni arrecati.

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Secondo la Caritas, la povertà in Venezuela colpisce ormai l’87% della popolazione, ossia 28 milioni di persone.

L’inflazione è alle stelle, con uno stipendio medio di 2.555.500 bolivares (circa 3 euro) non basta nemmeno per comprare 1 kg di latte in polvere.

Nove famiglie su 10 non riescono a mangiare 3 volte al giorno.

Sette bambini su 10 soffrono di malnutrizione.

“Ogni settimana muoiono 5/6 bambini per malnutrizione .

Nelle prossime settimane potrebbero morire 280.000 bambini, e il tasso di malnutrizione cresce ogni mese dell’1%”.

Chi può emigra.

Sul ponte Simon Bolivar, al confine con la Colombia ogni giorno passano 50.000 persone per espatriare.

Nel 2017 oltre 1,5 milioni di venezuelani sono emigrati, di cui 1 milione in Colombia.

Altri stanno cercando la fuga nel mar dei Caraibi con i gommoni, già ci sono stati diversi naufragi e morti.

La Croce rossa colombiana conferma la grave situazione di malnutrizione e le malattie che ne conseguono.

E la Chiesa, ora, interviene

Ecco cosa dice il cardinale venezuelano, Jorge Urosa Savino.

«Abbiamo il sospetto che vi siano stati brogli alle elezioni. Qualcosa deve essere andato storto».

La Chiesa venezuelana ha preso una posizione molto chiara nei confronti del presidente Nicola Maduro, mentre il Paese sta precipitando in un sistema politico «totalitario, statalista e marxista degradando tutti gli aspetti della vita nazionale».

L’arcivescovo di Caracas, in collegamento telefonico durante la conferenza stampa convocata oggi a Roma da Aiuto alla Chiesa che soffre, non usa mezzi termini per mettere in evidenza che le elezioni del 20 maggio «non sono valide perché convocate da un organismo illegittimo, l’Assemblea nazionale costituente.

Gli oppositori non hanno potuto organizzare una buona partecipazione e sono stati invalidati i partiti più importanti e i loro leader, che non possono venire in Venezuela perché sarebbero messi in carcere. Inoltre il governo ha offerto soldi a chi votava per lui.

Non ci sono state le condizioni per una vera elezione politica di un aspetto così importante come la presidenza della Repubblica».

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I Racconti

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