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Redazione TirrenoNews

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G. è arriva to in territo rio canade se, all’aero porto Dorval di Montreal dove qualche anno prima aveva passato una notte in compagnia di due agenti della polizia di Stato canadese, con l’accusa di seduzione ad una minore figlia di un console europeo. Oggi, invece, a distanza di quasi 40 anni, lo stesso G ha di fronte, non il bellissimo viso della quasi maggiorenne francese, ma il rullo del ritiro bagagli che scorre sotto i suoi occhi. Centinaia di valigie di ogni forma e modello sfilano con incedere lento. Viaggiatori felici ritirano il proprio trolley mentre il suo tarda ad arrivare. Ed ecco che il timore inizia a farsi largo tra i suoi pensieri: “ Fuck! La mia valigia non ci sarà”! L’incubo che non avrebbe voluto mai vivere si era palesato, dopo circa un’ora di vana attesa. Poi la delusione, l’arrabbiatura e una domanda che attendeva risposta: “E ora che faccio”? Nel suo cercare di capire dove iniziare la ricerca, individuava una insegna a cui aggrapparsi: “Lost & Found” dello scalo portuale. Presentare il biglietto, il tagliando della valigia e compilare il modulo di reclamo. Prima in francese poi in inglese, l’uomo dietro il bancone chiede: “ha smarrito le valigie?”. G. lo guarda negli occhi e in inglese gli dice che la sua valigia aveva probabilmente deciso di non seguire il padrone in quel suo viaggio che a molti altri appariva come una follia. Una follia quello di andare alla ricerca del proprio passato che oggi gli appare sotto la veste di un incubo e non un sogno. Ha schiumato rabbia per circa tre ore in quell’aeroporto, per aver dovuto improvvisare un look finto casual con quei pochi indumenti che si ritrovava addosso insieme a dei ridicoli sandali infradito, mentre il suo abbigliamento invernale vagava per l' Europa in una valigia smarrita. In quello stesso momento io me ne stavo ferma nel silenzio più assoluto in uno spazio anonimo e privo di presenze umane. Dal calduccio dell’armadio del mio ex padrone, Toby One Kenobi, a questo luogo freddo e inospitale governato da mani che ogni tanto mi palpavano, mi giravano e mi rigiravano per poi abbandonarmi insieme a tutta questa roba che mi ritrovavo dentro. Bene. Dovete sapere che le amarezze non sono finite lì. Nella mia mente, in attesa dell’aereo che mi avrebbe portato via dagli “aeroporti di   Roma”, così c’era scritto sul muro di fronte a me, riaffioravano i momenti di stretta intimità passate con altre valigie in quell’armadietto su in alto in casa di quel Toby che, senza pensarci due volte, mi aveva allontanato sia da casa sua che dalle mie simili e da uno zainetto molto carino , consegnandomi nelle mani di questo G di cui non conoscevo nulla. A molte migliaia di km di distanza a G riaffioravano davanti agli occhi le immagini di Andrèe che litigava con il padre al telefono per averli fatto prelevare dall’aereo che avrebbe dovuto portarli in Europa. A Ginevra. G si sforzava di ricordare quei momenti di assoluto sconcerto in quello squallido ufficio dove si erano infranti i desideri di passare un’estate insieme alla sua ragazza lontano da quel bastardo del padre che in quel telefono diceva alla figlia che un agente canadese l’avrebbe riportata a casa. “ Se per disgrazia il bagaglio non ha più l' etichetta con i dati personali di riconoscimento, un giorno i vostri oggetti più intimi saranno venduti.” La voce era quella dell’agente doganale canadese. Già, all' asta. Sembra incredibile, ma dove si trovava la sua valigia, cioè all' aeroporto di Fiumicino, ce ne sono 800 di altre valigie orfane che stanno per essere concesse al miglior offerente. Almeno a sentire l' allarme lanciato da qualche politico in cerca di notorietà. Lo ha saputo a seguito di una ispezione compiuta da qualche ispettore nello scalo della capitale in preda al caos bagagli. E, tuonando contro la società che gestisce Fiumicino, ha denunciato: “Manca il presidio e il controllo dei processi. La dimostrazione non è solo nell' altissimo numero di bagagli ammassati ovunque ma addirittura, hanno scoperto due magazzini con ben 800 bagagli senza scontrino che saranno messi all' asta”. Lo scenario che gela le vene di qualsiasi passeggero non è affatto sconosciuto nel settore. E non stupisce gli addetti ai lavori. Per loro sono oggetti smarriti come la varietà impressionante di cose che affollano i magazzini di Fiumicino: biciclette, scarpe spaiate, strumenti musicali, canoe, giocattoli e persino settantamila euro in contanti dimenticati in media ogni anno da turisti distratti. Anche se fonti aeroportuali parlano di numeri diversi. Dicono che le valigie accumulate negli ultimi due anni e mezzo, e cioè da quando l' ultima asta è stata bandita, sono circa 150. E quelle valigie, sottolineano, sono quelle che proprio non si è riusciti a identificare malgrado i tentativi. Ma in cosa consistono questi tentativi? In un primo momento la valigia che non ha seguito il suo padrone in viaggio, magari su un altro volo coincidente, viene portata - dalla compagnia che la ritrova, o dalla società che per conto di essa gestisce il servizio a terra - in un ufficio di “Lost & Found (persi e ritrovati). Lì attende il ricongiungimento con il proprietario. Lui nel frattempo ha sporto una denuncia che è stata immessa in un circuito mondiale attraverso un sistema informatico. Le più fortunate ritrovano così il padrone. Viene applicata un' etichetta con su scritto “riavviamento” e vengono spedite a destinazione o all' origine del volo. Ma le altre? I guai arrivano per quelle che non hanno più l' etichetta di partenza. E che magari i proprietari hanno rinunciato a cercare. Passato un po' di tempo, vengono passate alla società di gestione dell' aeroporto che li tiene in consegna. Ma alla fine viene indetta un' asta. A quel punto la valigia viene aperta in presenza di un ufficiale della Finanza e uno delle Dogane. È l' ultimo tentativo. Dopodiché sarà messa in vendita. L' asta è aperta al pubblico e adeguatamente pubblicizzata. Il bagaglio viene adagiato su un tavolo e da lontano il compratore scruta per vedere se contiene abiti in seta di una fascinosa donna fatale o camicie e calzini usati di un impiegato di ritorno da una trasferta di lavoro e fa la sua offerta. G nel frattempo è arrivato a Edmonton nella Provincia dell’Alberta dove ad aspettarlo all’aeroporto c’è il suo amico Pasqualino che per tranquillizzarlo, gli racconta l’avventura vissuta dalla sua moto. Partita dal “check in” di Francoforte per seguirlo sullo stesso volo di ritorno in Canada, si ritrovò a Sidney Australia; e dopo un’altra serie di scali intorno al mondo, era poi ritornata al legittimo proprietario, che non l’aveva ripudiata, 20 giorni dopo. "Da una rapida ricerca sul PC, ho rintracciato la sua valigia nello scalo di Roma Fiumicino. Fra un paio di giorni il suo bagaglio la raggiungerà. No problem”. La voce rassicurante è quella di una gentile e sorridente funzionaria delle Dogane canadesi.

Rocco Mangiardi è noto in Calabria per essersi ribellato alla ‘ndrangheta

Oggi con la stessa forza e determinazio ne ha detto no al premio anti ‘ndrangheta “Il pacchero d’argento”.

Scrive Mangiardi:

“Ci sono premi che per scelta di vita e per coerenza bisogna rifiutare. Grazie, no!
Qui di seguito, le motivazioni del mio “No” al signor Magarò come candidato al premio “Il pacchero d’argento”.

Gentilissimo signor Magarò,

Nel ringraziarla anticipatamente per avere pensato, tra gli altri, anche alla mia persona, come candidato al premio denominato “Il Pacchero d’argento” le voglio comunicare, le motivazioni per le quali non intendo accettare tale conferimento.

Ritengo doveroso informarla sul perché di questa mia scelta, e poiché io non sono abituato ad inventare scuse, le descrivo qui di seguito dettagliatamente le motivazioni della mia rinuncia.
Un premio per la legalità, e Lei essendo stato presidente della precedente commissione antimafia regionale, mi insegna, è una cosa molto importante e, proprio perché importante, per i contenuti forti che dovrebbe avere da parte di chi la rappresenta, io ritengo orgogliosamente di non accettarla.
Sia bene inteso, io ritengo che lei abbia agito nel periodo del suo impegno istituzionale in buona fede e io e tanti altri come me (familiari delle vittime innocenti In primis), speravamo, non di avere riconoscimenti, non di avere “targhe”, ma semplicemente la vicinanza delle autorità preposte. Autorità come in quel momento era la sua, che facesse davvero un vero sparti acqua tra le vittime e carnefici, fra la legalità e l’illegalità.

Speranza disillusa fin dal primo momento, quando, invece di fare la scelta di vicinanza alle vittime che avrebbero certamente dato un contributo appassionato e proficuo contro la ‘ndrangheta, si è ritenuto opportuno invece, fare la lotta alle mafie con le “caramelline anti-‘ndrine” e quant’altro, tra le quali le installazioni delle targhe davanti ai portoni dei municipi calabresi con su scritto “Qui, la ‘ndrangheta non entra!”, mentre in quel preciso momento (vedi una per tante, Gioia Tauro), aveva bisogno di una insegna con la dicitura ben diversa e di questo tipo: “Da qui la ‘ndrangheta se ne deve andare!”.

Sottolineo che lei, da presidente della commissione regionale antimafia, non si è mai disdegnato del “comportamento poco etico” dei suoi “onorevoli” colleghi che giorno dopo giorno finivano ne libro degli indagati.

Gentilissimo signor Magarò, dopo la prima telefonata intercorsa tra noi nella quale lei mi parlava della premiazione, ho ricevuto anche il suo sms, dove lei mi chiede di inviarle tramite indirizzo e-mail testualmente questa cosa: ”Mi mandi una tua nota con le tue battaglie contro le mafie”, pensavo la scelta di un candidato al premio fosse una scelta dettata dalle motivazioni di una giuria, e non del premiato prescelto, le consiglio di conservare il premio e di attestarlo a qualcuno che lei senza altro userà l’accortezza di conosce meglio.

Le auguro una buona vita e che sia di vero cambiamento.

Rocco Mangiardi

San Lucido: un Incontro pubblico sul Baratto Amministrativo

Mercoledì, 09 Settembre 2015 17:39 Pubblicato in Basso Tirreno

Si invia con cortese preghiera di pubblicazione, il seguente comunicato stampa sull’ incontro pubblico presso San Lucido per discutere sul baratto amministrativo.

 

“Comunichiamo ai mezzi di comunicazione e soprattutto ai cittadini che Venerdì 11 Settembre alle ore 19.00, presso la Sala Polifunzionale Comunale di San Lucido, si terrà l'incontro - dibattito pubblico sul Baratto Amministrativo, da noi richiesto e gentilmente accolto da Sindaco e Consiglio comunale.

Si tratta per noi dell'opportunità di presentare ai nostri concittadini un'idea della San Lucido che vorremmo e che si costruisce sulle basi della Cittadinanza Attiva, del concetto di Amministrazione condivisa e che individua nel Baratto Amministrativo uno strumento utile ed efficace, se ben applicato. 
Sarà l'occasione per presentarvi i primi risultati di un lavoro che insieme agli attivisti di Fuscaldo in MoVimento, Paola in MoVimento e di Francesca Menichino, consigliere M5S di Amantea, stiamo portando avanti, sui tanti temi comuni che unendo le forze possiamo affrontare meglio.
Per questo abbiamo creato SharingLab 5, un laboratorio di idee e di proposte, fatto da cittadini e al servizio dei cittadini.

Un' idea diversa e alternativa a quella portata avanti, da sempre, dalla politica fatta di slogan e spot elettorali. Un modo nuovo di affrontare le difficoltà del momento con la forza delle idee e con la partecipazione dei cittadini.

GRUPPO SHARINGLAB 5

GRUPPO CITTADINANZA ATTIVA SAN LUCIDO 5 STELLE 

Consigliere Comunale M5s Amantea Francesca Menichino”

(1)NdR.Il baratto amministrativo consentirebbe ai cittadini in difficoltà di commutare le tasse in servizi da rendere al comune, come ad esempio la pulizia delle aree verdi o piccoli lavori di manutenzione dei beni pubblici. In questo momento di    crisi economica il baratto potrebbe essere la risposta alla fortissima evasione tributaria. La politica deve emanare solo un apposito regolamento. Vedi ns vecchio articolo.

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