
Il noto frate francescano è intervenuto nel corso di un blitz delle forze dell'ordine.
Momenti di tensione a Cosenza, dove si svolge il consueto mercato del venerdì, in via Milelli, nei pressi di Lungo Crati. La polizia municipale pare che stamattina abbia allontanato diversi venditori ambulanti privi del necessario permesso. Uno di questi, colto dalla disperazione, avrebbe quindi minacciato di darsi fuoco cospargendosi di benzina. Sul posto si è subito precipitato Padre Fedele Biscegli,a informato telefonicamente da un conoscente di ciò che stava avvenendo. Il frate insieme ai vigili ha poi convinto l'ambulante a desistere dall'estremo gesto.
"E' un uomo che guadagna qualche soldo - spiega Padre Fedele - per dare da mangiare ai figli. Era deciso a farla finita si era già buttato la benzina addosso schizzando anche sul mio saio e protestava con l'accendino in mano. Non è giusto. Voglio lanciare un appello alle autorità: 'Lasciamo vivere questi commercianti. Ci vuole il permesso per lavorare, certo, ma se noi avessimo dei bimbi e fossimo senza lavoro cosa faremmo? Summum ius, summa iniuria. Massima giustizia, massima ingiustizia diceva Cicerone. C'è gente sotto sfratto e politici che rubano a destra e sinistra. Come facciamo a prendercela con questi poveri disgraziati? Un po' di umanità. I poveri sono il sangue di Cristo".
Fonte notizia:
http://quicosenza.it/le-notizie-dell-area-urbana-di-cosenza/cosenza/17575-mercato-ambulante-tenta-suicidio#.VLAoc-N5O10
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Calabria
9 anni e 3 mesi la condanna per Padre Fedele Bisceglie
6 anni e 3 mesi la sentenza per il suo segretario Antonio Gaudio
Queste le sentenze pronunciate Corte di Appello di Catanzaro a fine 2013.
Il processo d'appello era iniziato con la denuncia della « scarsa attendibilità della denunciante che l'ha vista coinvolta, nelle more di questo processo, in ben altri tre episodi di violenza sessuale ad opera di ignoti».
Ma il sostituto procuratore generale Raffaella Sforza ha chiesto la conferma della sentenza emessa in primo grado perchè la ricostruzione della suora «è priva di contraddizioni e salti logici ed espone con coerenza, logicità e lucidità tutti gli episodi cristallizzati nei diversi capi di imputazione».
A nulla sono valse le preghiere di padre fedele che rosario in mano ha costantemente dichiarato la propria innocenza
E così è andata. In tutto questo tempo padre Fedele – che ha partecipato a ogni udienza dei due processi con il Rosario in mano – si è sempre dichiarato innocente, definendosi vittima di un complotto
Da qui il ricorso in Cassazione
La data della decisione era gi stabilita per dicembre 2013 , data poi rinviata per «impedimento di un consigliere».
Oggi 1 aprile la sentenza.
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Cosenza
“Non voglio giudicare nessuno, – dice Padre Fedele, seduto sull’uscio dell’appartamento di Laurignano in cui vive ospitato dai parenti, a Maria Teresa Improta – l’unico giudice è Dio. Credo però che avere una somma del genere in una cassa di religiosi sia eccessivo, se servono per opere sociali che ben vengano, ma l’accumulo di denaro fine a se steso è contro le nostre regole. San Francesco è un personaggio da imitare. Chi meglio di lui parlò di povertà ed insegnò a non avere nulla? E’ che spesso ce ne dimentichiamo, nonostante il voto di povertà. Se ho scelto di fare il cappuccino non posso possedere. Io infatti la mia pensione non l’ho mai ritirata, con atto notarile ho rifiutato di incassare l’assegno mensile che viene direttamente girato a favore prima dell’Oasi Francesca, ora del Paradiso dei Poveri. In tasca non ho nulla e ne sono orgoglioso. Il commercio in santuario e le cifre astronomiche nei conti correnti mi spaventano. San Francesco nella tomba si rivolterebbe. Spero che i frati riflettano e tornino sulle orme dei nostri fondatori: poveri, senza nulla”.
Qualcuno avrebbe dovuto vigilare.
“Funziona così – spiega Padre Fedele – l’economo redige i bilanci della struttura, poi c’è un economo provinciale e un consiglio provinciale che vigilano sulla regolarità delle operazioni finanziarie. Se ci sono anomalie interviene prima il vescovo di Cosenza, poi la congregazione, poi il Tribunale della Sacra Rota. Penso che l’ammanco non sia stato denunciato, non per coprire la vicenda, ma per salvaguardare il frate economo. Però non dovremmo avere vergogna se un fratello sbaglia. Si parla di un raggiro, ma siamo abbastanza intelligenti e preparati. L’economo è un laureato, un professionista, non il primo arrivato. La verità va detta, spesso siamo noi sacerdoti che raggiriamo gli altri. Se c’è stato un raggiro come sono finiti i soldi in operazioni di speculazioni in borsa? I fedeli sono troppo buoni, non vanno al santuario per rubare. Anzi. Donano a San Francesco i propri averi privandosene. A loro dico: non date soldi ai santi, aiutate i poveri, i nuovi poveri, i disoccupati, chi non ha niente in frigorifero, investite nel sociale, non negli oboli”.
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Paola
Cosenza. L'ex frate ha diffuso una lettera aperta inviata al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, ed al presidente della Provincia, Mario Oliverio per chiedere che vengano «sospese tutte le rette dei poveri dell’Oasi Francescana».
«Prima di natale – scrive padre Fedele – in concomitanza con la mia partenza per l’Africa avevo condannato e denunciato quanto sta accadendo nell’Oasi Francescana chiedendo di ritirare il contributo di novemila euro per i pranzi natalizi che si sarebbero svolti nella struttura».
«Non è lecito foraggiare con continui contributi l’Oasi Francescana che deve sostenersi con la generosità dei cosentini che è grandissima»
«Dall’Africa affamata ed in guerra continua rinnovo la mia condanna vibrata, forte e continuata: non è lecito che Michele Pallardo, direttore dell’Oasi, guadagni esattamente 99.700 euro all’anno».
Caro sindaco Occhiuto, se vuoi veramente incontrare i poveri della città, non partecipare ai pranzi dell’Oasi, ma chiama il mio autista, Giovanni Valentino, che ti porterà dove dormono i poveri e dove ogni sera si reca per portare coperte e viveri che i buoni cosentini consegnano a 'Il paradiso dei poveri".
Gli attuali amministratori dell’Oasi Francescana, che conosco molto bene – conclude – non li ho mai visti avvicinare i veri poveri durante i miei 34 anni di residenza a Cosenza e non li ho mai visti al mio fianco durante questi anni a raccogliere viveri, medicinali ed altro per i poveri»
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Cosenza