
Adesso tocca ai Comuni. Diversamente, senza nuovi progetti di utilizzo, i precari torneranno a casa.
È il senso della circolare diffusa nei giorni scorsi dal dipartimento Lavoro della Regione Calabria e inviata alle amministrazioni comunali e provinciali, alle Comunità montane, alle Asp e a tutti gli enti che utilizzano i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità.
Praticamente secondo la regione, la nuova legge regionale del 21 marzo scorso fa cessare l’efficacia sia della legge numero 4 del 2001 che della legge numero 20 del 2003 , le quali dettavano le modalità di utilizzazione dei lavoratori LSU ed LPU, per cui la correlata cessazione di validità delle convenzioni stipulate tra la Regione Calabria e gli enti utilizzatori.
Pertanto «per avere accesso al finanziamento previsto dalla legge, è necessario che gli enti utilizzatori presentino nuovi progetti».
Ovviamente le amministrazioni locali potranno inserire in questi progetti soltanto i lavoratori che erano «impegnati, alla data del 31 dicembre 2012, in attività socialmente utili e di pubblica utilità».
La regione chiude così la porta a tat5issimi altri potenziali lavoratori LSU ed LPU .
Il termine oltre il quale scatta la decadenza è il 10 maggio prossimo
Nella circolare si chiarisce che la Regione ha messo a disposizione sul bilancio 2013 poco più di 22,5 milioni di euro, «ferme restando le eventuali risorse aggiuntive che saranno destinate in fase di assestamento di bilancio».
Se non si troveranno altre risorse( magari facendo pagare altre tasse) le somme a disposizione non saranno sufficienti e scatteranno proteste e contenziosi, ai quali conseguirà la resa della politica.
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Reggio Calabria