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Cose che succedono solo in Italia.

Anzi in Calabria

Da 29 anni percepiva la pensione di reversibilità della moglie defunta.

Il protagonista della truffa all'Inps e' un uomo di 81 anni che è stato denunciato dai carabinieri a Guardavalle, comune del catanzarese.

La moglie dell'ottantunenne è deceduta nel 1983 e l'uomo, l'anno successivo, si è risposato senza comunicarlo all'Inps e continuando a percepire la somma di 250 euro mensili.

Ora l'ottantunenne dovrà restituire a rate, i 70mila euro illegalmente percepiti in questi anni.

Evidentemente a riscuotere la pensione andava l’uomo sulla base di una delega.

Possibile che l’Inps non pretenda ogni tanto una delega recente?

Possibile che l’Inps non pretenda un certificato di esistenza in vita?

Quale CAF lo ha assistito?

Perché l’Inps non chiede almeno annualmente l’elenco dei residenti ogni comune, magari quelli ultrasettantenni.?

Queste cose succedono solo in Italia, anzi, forse, in Calabria e continueranno a succedere!

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Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato di 5Stelle Amantea

“Il comprensorio amanteano, allo stato attuale, vive una situazione di abbandono politico-istituzionale che non ha precedenti negli ultimi 50 anni di storia repubblicana. Uno dei temi concreti e cruciali che condizionano economia e vita cittadina è il triste regresso constatato nelle vie di comunicazione:

ci stanno isolando, facendo mancare la manutenzione e la cura per strade piccole e grandi. Un caso emblematico è il ponte sul fiume Savuto (collega Nocera con Campora e Cleto...), crollato 7 anni fa e mai più ricostruito.

Il Movimento 5 Stelle Amantea considera vergognoso il disinteresse politico su questa struttura mancante, la cui importanza è facilmente riscontrabile:

se la ss 18 diventa inutilizzabile (per incidente, per lavori o per l'annosa questione delle mareggiate che consumano il tratto nei pressi del semaforo camporese), il comprensorio amanteano si ritrova tragicamente escluso dai collegamenti con l'area lametina-catanzarese.

Arrivare all'accesso A3 di Falerna diventerà un miraggio. Siamo disponibili a un confronto pubblico con esperti e istituzioni per fare partire un ragionamento generale sui trasporti e sulle vie di comunicazione dell'area, ma oggi diamo con forza il nostro appoggio alla battaglia per la ricostruzione in tempi brevi del ponte sul Savuto.

Si badi bene che l'area riguarda strategicamente Amantea, perchè lì, a pochi kilometri, sta il porto turistico. Il nostro sostegno va a imprenditori, agricoltori, commercianti e cittadini del luogo, costretti a spendere sempre più carburante per i loro spostamenti a causa di un menefreghismo politico scandaloso.

In 7 anni non si è stati capaci di rimettere a posto un ponte di 150 metri. Una cosa incredibile, se poi si pensa che sui giornali molti politici spingono per far costruire un lungo inutile ponte sullo Stretto di Messina.

Movimento 5 Stelle Amantea

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La popolazione totale.

È passata da 2.011.466 abitanti del 2001 a 1959.050 del 2011, cioè 52416 abitanti in meno. Una flessione del 2,6 %, mentre la popolazione italiana cresce del 4,3%.

La diminuzione più consistente si riscontra a Vibo Valentia (-4,3%) seguita, nell’ordine, da Cosenza (-2,7%), Catanzaro (-2,6%), Reggio di Calabria (-2,3%) e Crotone (-1,3%).

Attenti, però, perché gli stranieri sono aumentati di 48 mila unità ( + 265,3%) mentre i calabresi sono diminuiti di oltre 100 unità( cioè meno 5,9%)

E non basta. Attenti anche al fatto che i calabresi autoctoni diminuiscono in 354 comuni (86,5% dei casi), mentre aumentano nei restanti 55 (pari al 13,5% del totale).

Che cosa è successo?

Niente di particolare. Ieri ed oggi la Calabria produce emigranti. I calabresi cioè emigrano alla ricerca di un lavoro. E sono tanti, anzi tantissimi. Ma nel mentre in Calabria arrivano da altri posti .Siamo pieni di Rumeni, che lavorano per poco in edilizia( oggi bisogna dire, “lavoravano”), Ucraine, Polacche che fanno le badanti ed assistono i nostri anziani, Tunisini, Maghrebini, africani ed asiatici che fanno di tutto. Lavoratori in agricoltura che vivono in tende e si accontentano di poco , rubati dai loro datori di lavoro, ma rubando lavoro ai calabresi ed alle calabresi!

I comuni più grandi e quelli più piccoli

La popolazione residente si distribuisce per il 36,4% nella provincia di Cosenza (714.030 unità), per il 28,1% in quella di Reggio di Calabria (550.967), il 18,4% vive in provincia di Catanzaro (359.841), l’8,7% (170.803) in provincia di Crotone e il restante 8,3% risiede nella provincia di Vibo Valentia (163.409).

I cinque comuni più grandi in termini di popolazione sono: Reggio di Calabria (180.817 residenti), Catanzaro (89.364), Lamezia Terme (70.336), Cosenza (69.484) e Crotone (58.881). Molto lontana Vibo Valentia.

I cinque comuni più piccoli sono, invece, Staiti (Reggio di Calabria) con 279 residenti, Carpanzano (Cosenza) 300 residenti, Sant’Alessio in Aspromonte (Reggio di Calabria) 323 residenti, Panettieri e Castroregio (entrambi in provincia di Cosenza) con 345 residenti.

Si tratta di paesini interni , collinari o montani e lontani dalle principali vie di comunicazione

Più femmine che maschi

In Calabria, al 9 ottobre 2011, risiedono 95 uomini ogni 100 donne (954.172 uomini, 1.004.878 donne), valore più alto della media nazionale (93,7%) e di quella registrata nel complesso delle regioni del Sud (94,3%). Soltanto a Vibo Valentia, dove il rapporto di mascolinità è pari al 97,2%, si ha uno scostamento rispetto alla media regionale.

Nel dettaglio comunale, il rapporto di mascolinità è sbilanciato a favore della componente maschile in 59 comuni (14,4% del totale); i valori più elevati si raggiungono ad Altilia (in provincia di Cosenza), dove risiedono 116,1 uomini ogni 100 donne, e a Nardodipace (Vibo Valentia), con 108,4 uomini ogni 100 donne. Sono soltanto 76,5 ogni 100 donne gli uomini di Jacurso (Catanzaro) e 80 quelli di Staiti (Reggio di Calabria). In quattro comuni – Pedace (Cosenza), Belcastro (Catanzaro), Spadola e Vallelonga (entrambi in provincia di Vibo Valentia) – c’è un’assoluta parità tra i generi.

In aumento gli ultracentenari

Dal 2001 al 2011 la quota di popolazione di 65 anni e più è passata dal 17,1% (343.654 persone) al 19,1% (373.871 persone); era al 13,3% nel 1991 (275.136 persone).

In linea con l’andamento nazionale, anche i “grandi vecchi”, ovvero gli ultraottantacinquenni, incrementano il loro peso sul totale della popolazione residente (dall’1,9% del 2001 al 2,6% del 2011). Se la classe 95-99 aumenta quasi del 77%, quella degli ultracentenari è più che raddoppiata (+104%).

Le persone di 100 anni e più, infatti, erano 214 nel 2001 (68 maschi e 146 femmine) mentre nel 2011 ne sono state censite 436, con un’altissima percentuale di donne (317 unità) pari al 72,7%.

Cosenza si conferma la provincia in cui risiede il maggior numero di ultracentenari (163, pari al 37,4% del totale), seguita da Reggio di Calabria (138, il 31,7%) e da Catanzaro (73, il 16,7%).

Le città in cui al 9 ottobre 2011 vivono più ultracentenari sono: Reggio di Calabria (39, l’8,9% del totale), Cosenza (21, il 4,8%), Catanzaro (17, il 3,9%) e Lamezia Terme (14, il 3,2%).

In aumento l’età media

Se nel 2001 la popolazione residente in Calabria aveva un’età media di circa 39 anni, dopo 10 anni si raggiunge la soglia dei 42.

Pochi i nati ma la ragione della senilizzazione è che emigrano i giovani non gli anziani

La fuga dai piccoli comuni dove non ci sono servizi

Dal 2001 ad oggi, la popolazione è complessivamente aumentata solo in 98 comuni calabresi (pari al 24% circa). In particolare, si registra un aumento di residenti nel 20% dei comuni con meno di 5mila abitanti, nel 43% dei comuni di dimensione compresa tra 5 e 50mila abitanti e in un solo comune (Reggio di Calabria) con oltre 50mila abitanti.

Analizzando il dato per provincia, a Catanzaro si contano 27 comuni (33,8%) in cui la popolazione è aumentata, a Cosenza 39 (25,2%) e a Crotone 6 (22,2%).

Al contrario, nelle province di Reggio di Calabria e di Vibo Valentia si registrano le percentuali più alte di comuni in cui il numero di residenti è sceso: in particolare, sono 80 i comuni del reggino (82,5%) e 41 quelli del vibonese (82%).

A livello comunale, l’incremento della popolazione più alto (+43,6%) si registra a Ionadi (Vibo Valentia) e la flessione più consistente (-41,2%) a Paludi (Cosenza). Il comune di Belcastro (Catanzaro) conferma dopo 10 anni lo stesso esatto numero di residenti.

Tale fenomeno si distribuisce senza significative differenziazioni in tutte le province. Gli italiani diminuiscono, infatti, in 354 comuni (86,5% dei casi), mentre aumentano nei restanti 55 (pari al 13,5% del totale).

I comuni che perdono più residenti italiani sono Paludi, Serra d’Aiello e Belmonte Calabro, tutti in provincia di Cosenza. Quelli che, al contrario, ne guadagnano di più sono: Ionadi (in provincia di Vibo Valentia), Marano Marchesato e Marano Principato (in provincia di Cosenza).

In forte crescita gli stranieri

Nel corso dell’ultimo decennio la popolazione straniera residente in Calabria è più che triplicata (da 18.016 a 65.809 unità, +265,3%).

Quasi sette stranieri su 10 risiedono nelle province di Cosenza e di Reggio di Calabria, rispettivamente 22.375 unità (pari al 34% della popolazione straniera residente) e 21.014 unità (32%).

Il rapporto di mascolinità risulta di 80 maschi ogni 100 femmine, con una diminuzione di quasi 20 punti percentuali rispetto al decennio precedente.

Reggio di Calabria si conferma la provincia con la maggior incidenza di cittadini stranieri sul totale della popolazione residente (38,1 per mille abitanti), seguita da Crotone (34,4‰), Catanzaro (32,1‰), Cosenza (31,3‰) e Vibo Valentia (30,7‰).

I comuni con l’incidenza più elevata di stranieri sono Gizzeria (Catanzaro) con 134,0 stranieri per mille censiti, Roghudi e Candidoni, rispettivamente con 120,3 e 95,1‰ di stranieri, entrambi in provincia di Reggio di Calabria.

Quasi la metà degli stranieri residenti ha un’età compresa tra 25 e 44 anni; uno su quattro ha tra i 30 e i 39 anni.

L’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra ultrasessantacinquenni e under15) della popolazione residente di nazionalità straniera è pari a 117,9%, notevolmente più basso di quello della componente italiana (139,1%).

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