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Redazione TirrenoNews

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Sei dipendenti del comune di Cosoleto sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

Si tratta di Ferdinando Ascrizzi, di 46 anni, Francesco Carmelitano (48), Domenicantonio Schiava (43),

Carmine Stillisano (47), Giuseppe Stillisano (44) e Salvatore Domenico Vita (45), tutti dipendenti del Comune di Cosoleto.

Lo ha disposto il Tribunale di Palmi.

Sono stati ritenuti tutti responsabili a vario titolo dei reati di false attestazioni o certificazioni, truffa aggravata ai danni dello Stato, errore determinato dall’altrui inganno e falsità ideologica commessa dal Pubblico Ufficiale in atti pubblici.

Praticamente 3 anni di indagini dei Carabinieri

Dalle immagini raccolte è emerso che molti dipendenti comunali non rispettavano l’orario di lavoro, allontanandosi per motivi non pertinenti all’attività di servizio, oppure timbravano il cartellino marcatempo per sé e per altri, per poi allontanarsi dall’ufficio per interessi privati.

Ma è normale tutto ciò?

E’ normale, cioè, che i dipendenti pubblici escano quando vogliono?

E’ normale che nessuno li controlli?

Ed è normale che il personale debba essere controllato da carabinieri e finanza?

E se i carabinieri e la finanza si assentassero anche loro dal lavoro di controllo?

Carissime cittadine e carissimi cittadini, il 25 aprile è un giorno fondamentale per la storia dell’Italia.

Il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti

 

indicando a tutte le forze partigiane di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell'arrivo delle truppe alleate.

L’Amministrazione Comunale di Amantea - in collaborazione con lo Spi-Cgil, con l’ANPI e con la Cgil – per celebrare il settantatreesimo anniversario della Liberazione ha inteso organizzare una serie di attività che si terranno nell’arco della giornata del 25 aprile.

Alle ore 12.00 – in via Dogana, di fronte la Chiesetta Furgiuele - sarà intitolata Piazza della Resistenza.

Nell’occasione il Sindaco Mario Pizzino scoprirà la targa monumentale – realizzata dall’artista Pedrito Bonavita - in onore degli undici partigiani di Amantea.

Alle ore 17.00 – nei locali del Centro Commerciale Gefa, in via della Libertà 14/B – sarà inaugurata la Sezione cittadina dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

Alle ore 18.00 – su via Regina Margherita, in Piazzetta Amanteani nel Mondo – si terrà il dibattito “La Liberazione e i valori della Costituzione” al quale parteciperanno il Sindaco Mario Pizzino, il Segretario Generale Spi-Cgil Cosenza Giannino Dodaro, il Segretario dello Spi-Cgil Amantea Salvatore Amendola, il membro del direttivo provinciale dell’ANPI Simone Canino, il Responsabile della Cgil-Amantea Massimiliano Ianni, il delegato alla Cultura del Comune di Amantea Enzo Giacco e il Segretario Regionale dello Spi-Cgil Pasquale Aprigliano.

A seguire l’intrattenimento musicale con Antonello Armieri e Pippo Tocci.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

In allegato la locandina delle attività che si terranno per celebrare il 25 aprile.

Con i più cari saluti,               L’Amministrazione Comunale di Amantea

Un altro successo, un altro premio per l’amico Sergio Ruggiero

Vogliamo segnalare questo ennesimo apprezzamento ottenuto dallo scrittore amanteano con la bellissima recensione di Rita Mantuano .

Ecco cosa scrive la Presidente dell’Associazione Culturale “Bruzia libera:

 

 

 

“Una narrazione sorprendente, un meraviglioso incastro di destini, in un crescendo di emozioni che a tratti sfocia nella commozione.

Per la conclusione del racconto, per la poesia dei sentimenti proposti con intensità struggente, per il tenore degli argomenti e per la rappresentazione di una Calabria eroica e dignitosa in cerca di riscatto, ricca di misteri, di tradizioni e di Storia, che grazie ai romanzi di Sergio Ruggiero posso dire di conoscere un po’ meglio e di amare un po’ di più.

E’ difficile spiegare quale sia la caratteristica saliente di questo libro di 500 pagine.

E tuttavia emerge la scrupolosa ricostruzione storica e la definizione dei contesti.

Il racconto dipana una storia d’amore, di guerra, d’amicizia e di coraggio.

E di un mistero che si risolve solo alla fine consegnando a Betta la beghina, la figura più oscura del romanzo, la definitiva condanna.

Di altissimo livello sono i dialoghi sulla morale e sulla stregoneria, tra Betta e don Remigio, un sacerdote dai viziosi trascorsi, sullo sfondo dell’atmosfera controriformista calabrese che stava ancora consumando il dramma dei Valdesi.

Bello il personaggio di Petrilishca, giovane eroico e maledetto, così come ottimamente disegnati sono i due protagonisti principali, Sbardo e Mariella, due popolani di Amantea che un destino avverso vorrebbe separare e condannare all’infelicità.

Si affiancano importanti comprimari: il priore francescano, un saggio dall’etica granitica e dallo spirito eletto, e la Curandera, esempio di quella cultura sincretica e maghesca un tempo tanto diffusa, abile nell’erboristeria, nell’esorcismo e nella pronuncia di formule segrete tramandate.

La partecipazione di Amantea alla battaglia di Lepanto, combattuta nel 1571 tra Cattolici europei e Islamici ottomani, ricostruita nel romanzo con estrema accuratezza anche nelle implicazioni politiche, è la circostanza storica di riferimento rappresentata sia dal punto di vista dei combattenti, sia dal punto di vista del popolo, con le sue speranze e le sue paure, espresse talora nella forma della maledizione ai Saracini, talora con l’invocazione di un soccorso al Padreterno o alla Madonna michelizia, la Pinta, icona amanteana a me tanto cara, assurta a ruolo di protettrice dei combattenti della Cristianità.

Rappresentativi di un’epoca di caste e privilegi sono i nobili guerrieri, ardenti di una devozione “crociata” che ne significa le memorabili gesta, così come espressiva di un universo di superstizione e pregiudizi è la cornice orripilante del racconto quando pennella gli anfratti popolari dell’Amantea del XVI secolo, e di corrusca violenza nelle malfamate locande delle città di mare dove i combattenti andavano a concedersi sapidi pasti con il coltello in mano e l’occhio attento ad ogni movimento, tra contrabbandieri e mala gente d’ogni sorta.

Emergono diverse chiavi di lettura, ma mi piace sottolineare la morale incarnata dalla famiglia dell’islamico Ramadan, prima nemico e poi amico e protettore di Sbardo: ci parla di solidarietà tra le genti, e ci invita a riflettere sulle ragioni e sulle colpe dei popoli di fronte alle tragedie della Storia.
Concludo dicendo che un romanzo del genere, senza dubbio accostabile ai romanzi storici più celebrati, è il frutto di un talento capace di rendere la Storia nella forma della grande narrazione, grazie a una solida conoscenza dei fatti storici, all’abilità di incastrare storiografia e immaginazione e al possesso di un raffinato registro linguistico che si attaglia a ogni circostanza: epico e incalzante nelle scene di battaglia, poetico e scrupoloso nelle descrizioni, profondo nei momenti introspettivi, delicato e lirico nei momenti dell’amore, restituendo una lettura fluida, intensa e altamente evocativa, in grado di farti scuotere e condurti ad occhi aperti nei luoghi e negli avvenimenti.
Se dovessi inquadrarlo cinematograficamente lo definirei un Colossal, uno di quei film spettacolari capaci di far piangere, ridere, sudare, soffrire, e di accompagnare lo spettatore nell’universo perduto di gente e di popoli che abbiamo nel sangue e che per tutti quanti noi sarebbe doveroso non scordare.
Rita Mantuano (Presidente Associazione Culturale “Bruzia libera”)

 

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