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foto001I ragazzi di oggi. specialmente quelli che vivono in città, durante i mesi invernali non soffrono il freddo, e quando la sera vanno a letto non trovano le lenzuola freddissime. Le case di oggi sono ben riscaldate. Tutte hanno riscaldamenti centralizzati o autonomi a metano. Non sanno, quindi, cosa significa il freddo. Anche perché le scuole sono pure riscaldate. E se qualche giorno gli impianti di riscaldamento non dovessero funzionare i giovanissimi di oggi si rifiutano di entrare in classe. Ai miei tempi le scuole non erano riscaldate. E quando davvero faceva molto freddo, con il fiato tentavamo di scaldare la punta delle dita ed eravamo costretti a stare con il cappotto e la sciarpa al collo. Ogni tanto la maestra si faceva portare da casa un braciere acceso per poter riscaldare un po’ l’ambiente. Non era proprio un braciere, era una padella col manico lungo, “a frissura”,adatta a trasportare i carboni ardenti. Sicuramente della “frissura” e della “vrascera” i ragazzi di oggi non sanno niente, forse ne hanno sentito parlare un po’ vagamente dai nonni, sempre se hanno avuto la fortuna di averli. I ragazzi di oggi credono di possedere tutto, credono di avere avuto tutto dalla vita: comodità, benessere, soldi, biciclette, motorini, auto, televisione, computer, tablet, telefonini, internet, pub,discoteche,sala giochi, etc. A loro, però, è mancato qualcosa: l’intimità della casa. E’ mancato a loro qualcosa di veramente importante: la gioia, la serenità, l’amore della famiglia riunita intorno al braciere specialmente durante le lunghissime giornate invernali quando fuori infuriava la tempesta e tutti erano costretti a stare nelle proprie case.

Il nonno con la paletta in mano, ogni tanto muoveva il carbone acceso e poi lo ricopriva con la cenere per mantenere a lungo e sempre viva la brace. Questo era un compito importante che la famiglia gli aveva affidato e lui ne andava fiero. Come riassettava lui il fuoco non c’erano eguali. La nonna e la mamma, invece, filavano o sferruzzavano, mentre io e mia sorella Anna coi libri poggiati sulle ginocchia facevamo finta di leggere. Non avevamo nessuna voglia di studiare. Ascoltavamo i ragionamenti degli adulti che si facevano allora: la guerra, Mussolini,, i soldati che morivano di freddo e di fame in Russia, la scarsità del raccolto, i bombardamenti, il tesseramento, la scarsità del cibo, il freddo pungente che non voleva andare via.

Se domandate ad un ragazzo di oggi cosa sia un braciere o non vi saprà rispondere oppure vi dirà che è un sottovaso finemente lavorato dove la mamma ha posto nel salotto o nel soggiorno una bella pianta ornamentale. Ecco a cosa serve oggi il bel braciere di una volta, è stato declassato ad un semplice portavasi. Invece, una volta, era ritenuto un oggetto indispensabile ed essenziale per la casa, sia essa ricca che povera. Le ragazze, poi, quando si sposavano ne portavano, fra le altre cose, uno in dote. Il braciere era un recipiente circolare, per lo più di metallo, con due manici, che doveva contenere le braci accese per riscaldare le stanze. Era noto fin dai tempi più antichi. Nelle case dei ricchi e dei nobili c’era il braciere di ottone finemente martellato e con manici pesanti ben lavorati e con il fondo di rame. Era più resistente al calore delle braci, durava più a lungo e si manteneva sempre lucido. Nelle case dei poveri, invece, c’era il braciere di latta che spesso il calore del fuoco bucava il fondo e faceva cadere la cenere per terra. Di ottone o di latta, il braciere non poteva restare così in mezzo alle stanze. Aveva bisogno di un mobile di legno, una specie di ruota del diametro di circa un metro e venti centimetri, col buco in mezzo, costruito in modo che doveva tenere sollevato il braciere da terra. Il bordo della ruota serviva poi come poggia piede per tutti i componenti della famiglia. Gli accessori essenziali del braciere erano: la paletta di ottone o di ferro, che serviva per muovere le braci e poi ricoprirle con un sottile strato di cenere; la pinza, che serviva per prendere le braci ardenti dal caminetto; il ventaglio e la “magara”. Quest’ultima a forma di imbuto bucherellato fatta di latta serviva per il tiraggio. Senza la “magara” a volte era difficile accendere i carboni. Perché si chiamava “magara”? Quante volte me lo son chiesto e mai ho saputo darmi una risposta plausibile. Deriva forse da “magaria”, “magara” o da magia. Chissà! Certamente era l’oggetto indispensabile per accendere il braciere e in pochi minuti compiva la magia di trasformare la legna e i carboni in brace ardente.

Ma il braciere di una volta a differenza dei termosifoni di oggi spesso ubicati sotto i davanzali delle finestre o in un angolo della casa, compiva un’altra “magaria”: aveva il compito di riunire tutta la famiglia specialmente di sera. Non solo ci dava calore che riscaldava tutte le membra, ma ci dava calore umano. Stare tutti uniti, stare tutti vicini, ci faceva sentire una sola famiglia, un corpo ed un’anima sola Il calore che emanava dal braciere ci accumunava e ci disponeva a comunicare fra di noi, a raccontare barzellette, “rumanze”, le vicende della vita, tutti i nostri pensieri, tutto il nostro vissuto, gli affanni, gli amori, i tormenti, le soddisfazioni, le gioie e le pene, diversamente da oggi, i cui componenti della famiglia non si incontrano neppure a pranzo e a cena e il calore e il tepore del termosifone non ci dispongono a stare vicini e insieme, a sentire l’uno il calore, l’umore, l’odore dell’altro. Le case oggi sono meglio riscaldate, in esse si vive meglio, diversamente da ieri. Oggi, però, il tepore del termosifone è fine a se stesso. Riscalda sì l’ambiente, non riscalda , però, i nostri cuori, non dispone a niente.#

# Dai libri del maestro Gagliardi: La valigia dei sogni e Viaggio nella memoria.

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L’Emergenza idrica induce alla denuncia della Sorical . Ecco il testo della denuncia:

Illustrissimo Sig. Procuratore,

scrivo in qualità di consigliere comunale, a tutela dei diritti costituzionalmente garantiti, nonché di quelli di cui alla normativa specifica di settore, per segnalare e denunciare l'interruzione continua, costante e reiterata nel tempo, dell'erogazione di acqua per uso domestico e per uso igienico, in vaste aree della Città di Lamezia Terme, nessuna esclusa, in particolare nelle ore serali e notturne. Situazione venutasi a creare in modo allarmante soprattutto durante l'attuale periodo estivo, ma che è stata frequente anche negli ultimi mesi con enormi disagi per i cittadini.

Al di là dei continui proclami risolutivi, puntualmente disattesi, i cittadini (specie quelli virtuosi) ai nostri giorni non si vedono garantiti i servizi essenziali nonostante l'esosità delle bollette dell'acqua.

Questo vale per i cittadini e a maggior ragione per quanti tra loro appartengano alle categorie protette (anziani, malati e bambini, portatori di handicap) cosi come per gli operatori economici della ristorazione e della somministrazione di bevande e alimenti.

Da mesi la SORICAL Spa (Società concessionaria delle risorse idriche calabresi) continua a ridurre improvvisamente e senza alcun preavviso la portata idrica al Comune di Lamezia Terme arrecando notevoli disagi alla popolazione costretta a rimanere senza un goccio d'acqua talvolta intere giornate e ignara ad attendere il ripristino del pubblico servizio.

E' gravissimo e inestimabile il disagio che viene pedissequamente arrecato alla cittadinanza lametina per effetto dell'interruzione del servizio idrico e dal conseguente e pericoloso intorbidamento dell'acqua che, com'è noto, comporta rischi igienico sanitari per la salute pubblica e rilevanti danni economici ai cittadini e agli operatori economici.

Il servizio di erogazione idrica costituisce notoriamente un servizio pubblico essenziale e la sua improvvisa quanto ingiustificata interruzione da parte del concessionario o del gestore del servizio configura gli estremi del reato perseguibile penalmente.

Appare palese che l'interruzione della pubblica fornitura ha turbato la regolarità del servizio stesso: l'entità dell'interruzione peraltro, è stata oggetto di ridondanti articoli di stampa e forti lamentale sui social network e può essere verificata con chiunque sia residente nella città di Lamezia Terme; il turbamento nella regolarità del servizio non è stato in alcun modo né motivato né giustificato; l'interruzione è disposta con la perfetta consapevolezza degli effetti negativi che essi hanno sull'intera comunità.

Per questi motivi si chiede a Codesta Procura della Repubblica di voler accertare la sussistenza di eventuali responsabilità - ex art. 340 c.p. - nella vicenda innanzi descritta al fine di individuarne gli autori ed applicare le dovute, quanto necessarie, sanzioni penali.

Chiedo sin d'ora di essere informato, ai sensi dell'art. 408 comma 2 c.p.p. dell'eventuale richiesta di archiviazione, nonché ai sensi dell'art.406 comma 3 c.p.p. dell'eventuale proroga delle indagini”.

Una situazione, quella della carenza di acqua presente un po’ dappertutto, anche ad Amantea.

Ora aspettiamo che questa prima Procura , ed eventualmente le altre adite, accertino la ricadenza del reato, le ragioni ed i responsabili.

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Il Viminale ha espulso un siriano che aveva dimora nel Vibonese.

Aveva esultato dopo gli attacchi di Manchester ed aveva tentato di avviare all’estremismo islamico l’operatrice di un Centro di accoglienza

La ragione della espulsione è stata la sua pericolosità sociale.

Il siriano utilizzava anche un alias di un cittadino tunisino.

Nel 2015 era stato tratto in arresto per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora nelle serre vibonesi.

Precisamente a Brognaturo in un centro gestito dalla Cooperativa "Stella del Sud" dove in diverse circostanze è stato segnalato per condotte prevaricatrici nei confronti di altri ospiti e degli operatori.

In particolare, secondo il Ministero dell’Interno e la polizia, aveva espresso apprezzamento nei confronti degli autori dell'attentato terroristico di Manchester e tentato di avviare una operatrice del centro verso la conversione all'estremismo religioso islamico.

Successivamente aveva avuto un diverbio con un operatore della cooperativa d'accoglienza per motivi legati alla sua visione della religione islamica.

Già nel 2011 nei suoi confronti erano stati emessi due decreti di espulsione, ma era sempre riuscito a sottrarsi all'esecuzione degli stessi.

Che l’Italia abbia finalmente un ministro che comincia a fare sul serio?

Il Viminale sottolinea come con questi rimpatri, 70 nel solo 2017, salgono a 202 i soggetti gravitanti in ambienti dell'estremismo religioso espulsi con accompagnamento nel proprio Paese dal gennaio 2015 a oggi.

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