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Redazione TirrenoNews

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La silenziosa battaglia portata avanti dai commercianti concessionari dei posteggi del mercato domenicale di Amantea su area pubblica ha avuto l’attenzione del comune di Amantea ed in particolare della Giunta che con delibera n 3 del 9.gennaio 2015 ha emanato un atto di indirizzo per l’applicazione della nuova e relativa tariffa.

 

Si pone fine ,così, ad una palese discriminazione tra gli assegnatari e gli spuntisti

Ovviamente la delibera non riporta la storia di questa decisione che è quella di una raccolta di firme, di un incontro avuto con lo stesso sindaco che si è fortemente meravigliata di quanto segnalato proprio dagli ambulanti, provvedendo, come si vede, a rettificare un comportamento sbagliato e lesivo, ma in via generica , parla di una ( ri) valutazione.

Si legge, infatti, che la precedente “valutazione” ha creato “un vantaggio agli ambulanti presenti in maniera saltuaria rendendo l’area mercatale poco appetibile dal punto di vista commerciale in quando ( refuso, si voleva dire in quanto!)non rende le presenze continue non permettendo anche un governo puntuale del mercato.

In sintesi il problema era che gli spuntisti pagavano molto meno degli assegnatari storici e si creava così una disparità di posizione che in tempi normali poteva anche essere sottovalutata ma in tempi di crisi come oggi può fare la differenza.

Non solo, ma si contesta anche la palese disparità tra il mercato di Campora San Giovanni e quello di Amantea.

Infatti in quello di Campora SG si applicava una tariffa sottodimensionata rispetto a quello di Amantea con evidente concorrenza sleale tra gli stessi operatori.

Ancora peggiore il fatto che i posti vuoti del mercato di Amantea venivano coperti da spuntisti che pagavano tariffe minori dei legittimi assegnatari che avevano identici posteggi limitrofi.

Ora la delibera può porre fine a questa discrasia .

Contestualmente la giunta ha disposto la formalizzazione del rapporto tra commercianti ed ente con concessione decennale dei posteggi e quindi con relativa applicazione delle tariffe.

I commercianti che hanno promosso la contestazione manifestano la propria soddisfazione per essere riusciti ad eliminare una situazione che era inaccettabile e ringraziano l’amministrazione per la manifestata volontà di trattare in modo paritario le distinte e diverse anime dello storico mercato amanteano.

In conclusione con effetto da oggi nel locale mercato domenicale la tariffa applicabile sarà di euro 0,58 euro a mq al giorno.

La delibera ovviamente ha disposto di dare comunicazione alla azienda addetta alla riscossione che dovrà quindi ottemperare.

Aumenteranno conseguentemente gli introiti tariffari dei mercati domenicali su area pubblica.

L’ultimo sforzo di Gigino Adriano Pellegrini ha per titolo “ Promemoria dei i distratti” . Eccolo:

“Ogni qual volta che pensiamo, sarebbe bene cominciare riflettendo sulle parole che stiamo per pronunciare.

Sarebbe un primo grande atto di responsabilità verso le parole, il loro significato, il fatto che veicolano la nostra storia.

Un tale atto di responsabilità dovrebbe tener conto del parlare prima di pronunciare qualsiasi parola, quindi interrogarsi sui pensieri che vengono espressi tramite le parole.

Per esempio, cosa si intende per amministrare la cosa pubblica ? A tale proposito, credo sia utile partire, dalla “res publica”, proposta da uno dei più grandi pensatori dell'età repubblicana Romana, Marco Tullio Cicerone, nel suo trattato politico “de re publica” .

L’espressione res publica in questo caso, significa letteralmente ‘cosa del popolo’, e designa l'insieme dei possedimenti, dei diritti e degli interessi del popolo e dello Stato. "…la repubblica la cosa del popolo. Non é popolo una qualsiasi riunione d'uomini comunque messa insieme, ma quella riunione d'uomini che diventa società per il riconoscimento di un diritto comune e di un comune pratico scopo.

E la causa prima di questa riunione é non tanto la debolezza dei singoli quanto una naturale inclinazione degli uomini a vivere insieme ».

Quando un amministratore pubblico sostiene di non sapere ammette la propria inadeguatezza ad amministrare la cosa pubblica.

Scajola non sapeva dell’appartamento al Colosseo. Bossi dei lavori di ristrutturazione.

Rutelli dei soldi che Lusi spendeva per conto della Margherita e infine Renata Polverini non era a conoscenza delle spese della propria amministrazione.

Solo in quei giorni ha “scoperto” che un consigliere aveva entrate superiori al proprio Presidente.

Un atto di responsabilità da parte di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica sarebbe quello di interrogarsi circa i pensieri che potrebbero nascere nel cittadino-ascoltatore.

Dovrebbe, dunque, procedere nella scelta di ciascuna parola, particolarmente se si tratta di una riflessione pubblica.

Una tale premessa implica già qualcosa circa l’etica che vuol dire costume, abitudine e le usanze che regolano la vita sociale, il nostro stare con gli altri che comprende la vita lavorativa, affettiva, familiare, riguarda cioè i rapporti interpersonali.

La parola “gestione” che vuol dire amministrare, controllo e perciò tutela. “Cosa pubblica” rinvia, invece, a tutto ciò che non appartiene al singolo individuo, come se fosse stata lui a crearlo o acquistarlo, o perché è solo lui a usarlo, bensì qualcosa che è condiviso, che non potrà mai dirsi proprio.

L’etica della cosa pubblica, quindi, comprende gli usi che ciascuno può fare di ciò che appartiene a tutti, in quanto di ciascuno, e che, anche quando rimesso alla volontà del singolo, deve rispondere inevitabilmente dell’altro a cui pure appartiene quello spazio in cui e su cui egli agisce.

A tale proposito abbozziamo una breve versione di ciò che rappresenta un Servizio Pubblico in un Paese liberal-democratico come viene considerata l’Italia, prima che la soglia di tolleranza dei cittadini, rispetto a quanto detto, verrà superata.

La complessa relazione tra soggetto pubblico, che organizza un’offerta di prestazioni, e utenti . Il servizio è pubblico in quanto reso al pubblico e per la soddisfazione dei bisogni della collettività.

Pertanto, le persone, chiamate a servire in qualsiasi struttura pubblica, dovrebbero avvertire l’esigenza di portare al massimo dell’espressione il principio della legalità nello svolgimento della quotidiana attività, fornendo ai cittadini utenti, in forma singola o associata, servizi che per qualità e quantità siano corrispondenti alla domanda.

Il tutto nel quadro di rapporti che debbono essere caratterizzati da disponibilità e correttezza, nel rispetto dell’esercizio dei diritti di ciascuno.

Il posto dove si lavora non è una proprietà privata.

E’ un luogo pubblico dove ci si comporta in maniera adeguata nel servire i cittadini utenti.

Purtroppo quando ci si spende per superare una problematica come quella dei rifiuti, mettendoci la faccia come ho fatto io, la normativa non è di supporto.

 

Ciò che mi viene imputato riguarda il fatto che io ho cacciato tutta la spazzatura che era per le strade, l’ho messa in alcuni container a tenuta stagna che ho sistemato in un’area che a mio parere andava bene. Invece la normativa mi dice che se stanno in mezzo alla strada con un impatto ambientale notevole i rifiuti sono regolari”.

 

E’ la amara dichiarazione rilasciata dal sindaco di Longobardi Giacinto Mannarino.

Mannarino è un sindaco”operativo” che quando si trova di fronte ad un problema lo affronta.

Il problema che però lui, come altri affrontano sono spesso economici e finanziari, ed il tentativo di “risparmiare” è un imperativo, tanto più quando i cittadini non pagano, quando il comune è pieno di debiti e quando si vuole fare “bella figura pubblica” facendo pagare le tariffe più basse.

Una miscela impossibile da cui spesso nascono i problemi politici e giudiziari che si traducono poi in Avvisi di Garanzia.

Ma la vicenda deve avere anche una diversa lettura atteso che appare incomprensibile il fatto che a ricevere l’avviso di Garanzia sia stato solo il sindaco e non anche i tecnici del comune, fatto, questo, che trasferisce la responsabilità ad un unicum .

Per capire si impone la ricostruzione della intera vicenda.

Tutto nasce dal fatto che la tariffa regionale per il conferimento dei rifiuti è stata rimodulata per l’anno 2015 e senza il Porta a porta i comuni saranno costretti a pagare somme molto più rilevanti di quelle solite ( spesso nemmeno pagate).

Infatti mentre per effetto della Ordinanza del Commissario Delegato per la emergenza ambientale n 11202 del 18.9.2012 la tariffa era di euro 91.84( oltre 5.50 per i conferimento fuori provincia) , per il conferimento del Tal Quale nel 2015 si potrà arrivare a180 euro oltre IVA, mentre con la raccolta differenzia si pagheranno tariffe assolutamente inferiori.

Sembrerebbe tutto molto logico, senonchè questa verità ne nasconde un’altra che è quella che la gran parte dei sindaci ha sottovalutato gli obblighi europei di raggiungere risultati alte percentuali di Differenziata, ottenibili solo con il Porta a Porta e con una costante vigilanza ambientale.

Insomma nei nostri paesi non esiste una coscienza ambientalistica capace di indurre gli amministratori a fare quanto disposto dalla legge.

O forse, come dice Mannarino, la legislazione non aiuta un sindaco operativo

Il problema è che il comune di Longobardi aveva affidato “ previa regolare gare e previa acquisizione dei documenti necessari” con determina dell’ufficio tecnico n 105 del 14.7.2014 l’appalto della RSU alla ditta “ Ecologia Ambientale Futura srl” da Bonifati.

Senonchè con nota del’8.9.2014, pervenuta il 18.9.2014, la “ Ecologia Ambientale Futura srl” ha rinunciato all’appalto.

Non si comprende chi abbia gestito il servizio dopo la rinuncia.

Certo è però che la gestione non sia stata efficiente, diversamente…

Ed è così che senza gara e con una ordinanza sindacale in via d’urgenza ex articolo 191 del DLGS 152/2006 veniva affidato l’incarico alla ditta “ bds di Luca Samà” , in via sperimentale fino al 31.1.2015.

Nemmeno il tempo di iniziare e come ha denunciato la minoranza Bruno Cicerelli “ Lo scorso 2 gennaio, in un controllo di routine, i carabinieri della stazione di Fiumefreddo Bruzio, fermano il mezzo con cui il comune svolgeva il servizio di raccolta dei rifiuti sul territorio, poiché privo di revisione”.

E da lì a seguito di incalzanti accertamenti, giorno 8 gennaio, il sequestro del centro di raccolta e dei mezzi adibiti alla raccolta.

Tempestiva anche la dichiarazione della minoranza : :”La vicenda è grave non solo politicamente ma anche per gli eventuali risvolti giudiziari”.

Profetica affermazione.

Ed è così che il sindaco Mannarino adottava la ordinanza n 1/ 2015 datata 9 gennaio con la quale dava atto che la “ bds di Luca Samà” non ha dato inizio al servizio, né ha né ha provveduto in via ufficiale a consegnare a questo Comune il mezzo per il servizio interno (vaschetta ribaltabile dalla capienza di mc.5,00) , né, infine. l'attrezzatura necessaria consistente nei vari container.

Ed insieme per evitare inconvenienti anche di carattere igienico - sanitario che possono nuocere sulla salute delle persone ha affidato il servizio ad una ditta idonea che opera nel settore, e cioè alla ditta "EFFEPI di Francesco PROVENZANO" con sede a Lago (CS) - Via Farna s.n. a partire dal 09.01.2015 acquisendo agli atti il certificato di iscrizione all'albo dei gestori ambientali.

Infine il sindaco di Longobardi con nuova ordinanza n 2 del 13 gennaio dichiarava che “nelle more di realizzare ed attrezzare un centro di raccolta secondo i criteri del DM 8.4.2008, previi i necessari pareri, comunque, il Porta a Porta dal 19 gennaio noleggiando un costipatore ribaltabile dalla ditta “ Ecologia Ambientale Futura srl”.

Ma non è stato bastevole.

La magistratura non si fermava ed inviava comunicazione giudiziaria.

Una ennesima tegola sulla testa del giovane sindaco longobardese.

Ora aspettiamo altre sue dichiarazioni ed ovviamente altre dichiarazioni della minoranza che aveva già sollecitato la nomina di una apposita commissione di inchiesta.

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