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Cose che capitano. di Francesco Gagliardi

Lunedì, 04 Novembre 2019 22:09 Pubblicato in Italia

Quando un uomo e una donna fanno all’amore la probabilità della donna, specie se giovanissima, di rimanere incinta è molto alta, specialmente se non si prendono le dovute precauzioni.

E quando una donna scopre di essere incinta è festa grande in famiglia e tra gli sposi o i partner che si amano davvero.

 

 

 

 

E’ la cosa più bella che possa capitare ad una donna e ogni giorno che passa si guarda allo specchio per vedere se la pancia cresce, se la tocca e l’accarezza perché vuole sentire quel corpicino che ha in grembo.

Dare, poi, alla luce una nuova creatura è il frutto dell’amore col proprio partner.

Quando, però, una suora scopre di essere incinta dopo essere finita all’ospedale dopo aver accusato gravi dolori addominali c’è imbarazzo e sconcerto tra la comunità religiosa che accoglieva questa ragazza di origine africana ma anche tra la comunità parrocchiale.

La gravidanza, hanno affermato i medici che l’hanno visitata e dopo aver espletato gli esami di rito, era nella fase iniziale.

Evidentemente l’accoppiamento non è stato con lo Spirito Santo ma con qualche ragazzo del suo paese di origine che aveva visitato di recente.

Sul caso vige il massimo riserbo. La suora è stata trasferita in un’altra sede.

Ma c’è anche un altro caso, ancora più grave e sconcertante.

Un’altra suora originaria del Madacascar, che ricopriva l’incarico di Suore Superiora, sempre in Sicilia, è rimasta incinta circa un mese fa.

La notizia si è appresa solo ora e già si indaga sulla violazione della privacy.

Qualcuno che doveva tacere ha diffuso la notizia creando imbarazzo alla comunità religiosa del piccolo paese del siracusano.

Le autorità ecclesiastiche tacciono. Sono cose che dispiacciono, purtroppo possono capitare.

E capitano spesso se la donna è stata costretta dai familiari ad accettare la vocazione controvoglia o per sfuggire alla miseria e alla fame di qualche sperduto paesino dell’Africa o dell’Asia.

Evidentemente anche le suore che sono donne come tutte le altre hanno voluto provare l’ebbrezza e il desiderio dell’amore.

Come del resto l’ha voluto provare la monaca di Monza magistralmente descritta dal Manzoni nei “Promessi Sposi”.

Come cambiano i tempi, però.

Ora le suore vanno all’ospedale, si fanno visitare e scoprono di essere gravide.

Una volta se ne stavano rinchiuse nel sacro convento, abortivano e poi seppellivano il corpicino dentro le sacre mura e nessuno sapeva niente.

E se qualcuno osava parlare veniva eliminato.

Oggi, 4 novembre 2019, ricorrendo il 101° anniversario della fine della Grande Guerra, mi pare doveroso ricordare almeno un Valoroso nato ad Amantea, Nicola Latini, capitano degli alpini, il quale fu decorato col bronzo e successivamente il bronzo fu trasformato in argento.

Quasi certamente nacque ad Amantea in quanto figlio di un funzionario della costruenda ferrovia.

Motivazione della medaglia di bronzo al Valor Militare, concessa con decreto luogotenenziale del 1° luglio 1917, al capitano Nicola Latini.

 

 

 

 

Comandante di una compagnia, nonostante un violento bombardamento nemico durato parecchie ore, con serena calma disponeva i suoi uomini alla difesa, con fermezza li animava, e con rara decisione e prontezza li lanciava poi al contrattacco concorrendo efficacemente al mantenimento della posizione.

Cima Cauriol, 3 settembre 1916.

La detta medaglia di bronzo, con decreto luogotenenziale del 16 agosto 1918 fu commutata in medaglia d’argento con la seguente motivazione:

Comandante di due compagnie sulla cima di un monte, nonostante il violentissimo bombardamento nemico durato parecchie ore, con calma e fermezza ammirevoli dispose i suoi uomini alla difesa, quindi, con pronta decisione, li lanciò al contrattacco, ottenendo la vittoria, che conservò ai nostri la cima aspramente dall’avversario contesa.

Cauriol, 2-3 settembre 1916

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Il 6 di novembre prossimo, a partire dalle ore 18, presso l’hotel Mediterraneo di Amantea, l’on. Agazio Loiero ed il prof. Vincenzo Rizzuto presenteranno il libro di Alfonso Lorelli “Perché il sud non è una polveriera”, edito da Erranti Edizioni di Cosenza.

Introdurrà la dottoressa Maria Cuzzilla.

 

 

 

Il tema che l’autore propone al lettore è la ricerca delle ragioni storiche che hanno impedito ed impediscono alle popolazioni del Mezzogiorno la formazione e l’azione organizzata di un ribellismo sociale diffuso ed unificante, al fine di dare soluzione all’eterna questione meridionale che sembra ormai dimenticata da tutta la classe dirigente degli ultimi vent’anni.

Partendo dallo sciagurato progetto di autonomia differenziata chiesto da alcune Regioni del Nord che, pare, nessun governo voglia contrastare radicalmente, l’autore ripercorre sinteticamente alcuni momenti del ribellismo sociale meridionale post-unitario ricercando le cause- endogene ed esogene- che ne hanno determinato la sconfitta: il brigantaggio, il combattentismo del primo dopoguerra, le lotte per la terra, il tentativo di ribellismo sociale degli anni settanta del Novecento.

Da quelle sconfitte quale lezione possono ricavare le popolazioni delle Regioni meridionali?

Quali nuovi itinerari possono seguire i cittadini del Sud per uscire dall’eterna palude nella quale sono immersi?

Perché il Sud, irretito da una propaganda falsa e bugiarda diffusa dalla borghesia del nord attraverso i suoi referenti politici ed i suoi potenti mezzi di comunicazione, non riesce ancora a capire qual è il proprio futuro prossimo a sorgere? perché non riesce a trasformare la rabbia individuale in un vasto e dirompente movimento di lotta?

Alla luce della storia passata e presente costruire un nuovo ribellismo sociale vincente e di massa nel Mezzogiorno sembra essere la sola strada possibile per uscire dagli equivoci e fermare le continue rapine delle sue risorse umane e materiali.

Con quale “cemento” e come costruire questa strada rendendola percorribile è compito sempre più impellente delle nuove generazioni di meridionali.

Quasi a voler supportare le tesi sostenute nella prima parte, l’autore ripropone nella seconda parte del libro numerosi articoli di giornale da lui scritti nel corso degli anni ed i cui problemi trattati vanno necessariamente “letti” nella loro collocazione temporale, senza mai dimenticare le scelte culturali e politiche dell’autore medesimo perché il pensiero e l’azione di ogni uomo sono sempre condizionate dalle preoccupazioni, dalle passioni, dalle storie personali, dalle vibrazioni dell’animo.

Il 6 di novembre prossimo, a partire dalle ore 18, presso l’hotel Mediterraneo di Amantea, l’on. Agazio Loiero ed il prof. Vincenzo Rizzuto presenteranno il libro di Alfonso Lorelli “Perché il sud non è una polveriera”, edito da Erranti Edizioni di Cosenza.

Introdurrà la dottoressa Maria Cuzzilla.

Il tema che l’autore propone al lettore è la ricerca delle ragioni storiche che hanno impedito ed impediscono alle popolazioni del Mezzogiorno la formazione e l’azione organizzata di un ribellismo sociale diffuso ed unificante, al fine di dare soluzione all’eterna questione meridionale che sembra ormai dimenticata da tutta la classe dirigente degli ultimi vent’anni.

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