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L’Ispra ha appena emanato l’XI rapporto degli Indicatori del Clima in Italia, che illustra l’andamento del clima nel corso del 2015 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia.

 

La sintesi è drammatica.

Il rapporto è il frutto degli indicatori di temperatura e di precipitazione derivati da circa 1.100 stazioni distribuite sull’intero territorio nazionale.

Il rapporto sottolinea che «dal punto di vista termico il 2015 ha segnato il nuovo record della temperatura media annuale», record che finora apparteneva al 2014 e che probabilmente sarà di nuovo superato una volta concluso il 2016.

 

In Italia la temperatura media globale è stata di +1.58°C.

In sintesi distinguendo tra macro-aree geografiche, l’anomalia della temperatura media annuale «è stata in media di +2.07°C al Nord, +1.70 al Centro e +1.28°C al Sud e sulle Isole».

 

Non a caso i nuovi record di temperatura sono stati registrati «soprattutto sulle regioni settentrionali e sulle stazioni in quota dell’arco alpino».

«Dal 1986 l’anomalia termica media globale sulla terraferma è stata sempre positiva. Tutti gli anni successivi al 2000 ed il 1998 sono i più caldi dell’intera serie storica».

Caldo record quindi soprattutto nelle regioni settentrionali, e precipitazioni in calo.

Siccità al nord ed eventi estremi al Sud.

Al Nord e al Centro il 2015 è stato nettamente meno piovoso della norma (rispettivamente -21% e -17%), al Sud e sulle Isole pressoché nella norma».

Anche se in questa “norma” rientra ormai anche un’impennata degli eventi climatici estremi: seppur rimanga difficile «identificare in modo inequivocabile la presenza di trend nei dati delle serie locali di intensità pluviometriche su brevi intervalli di tempo», è un dato di fatto che le precipitazioni sono state mediamente inferiori alla norma quasi ovunque «con la notevole eccezione della Sicilia, che è stata teatro di un numero significativo di eventi estremi, soprattutto nel mese di ottobre.

Altri episodi di precipitazione molto intensa e spesso concentrata in poche ore hanno interessato, nel corso dell’anno, diverse regioni italiane, consolidando la percezione di una tendenza all’aumento della frequenza e della intensità di eventi estremi».

I cambiamenti del clima e il riscaldamento globale non rappresentano, quindi, più una prospettiva lontana nel tempo e nello spazio ma una realtà con cui gli italiani stanno già facendo i conti, pagando un prezzo più salato rispetto alla media globale.

 

Il 2015 si colloca infatti al 1° posto dell’intera serie dal 1961, superando i precedenti record del 2014 e del 2012. Negli ultimi 20 anni l’anomalia media è stata sempre positiva».

Si salva la zona Tirrenica dell'Hinterland Amanteano che vanta sia il mare, sia la collina di Potame, raggiungibile in pochi minuti, dove la temperatura è mediamente più bassa di 6-8-10 gradi centigradi.

 

Bene gran parte della costa tirrenica calabrese con le colline prossime al mare.

Della serie #tantopersopravvivere.

Pubblicato in Italia

La vicenda è sempre la stessa; quella del Fiume Oliva.

Il geologo è Giovanni Michele Vizziello che è il direttore tecnico della Tomao Abele Trivellazione srl.

 

La Tomao Abele Trivellazione è la ditta che ha eseguito per conto dell’Ispra la caratterizzazione del fiume Oliva.

Il tutto è compreso nel processo che si sta svolgendo in Corte d'Assise a Cosenza.

 

Il dr Vizziello ha confermato la presenza di fanghi industriali nelle profondità del terreno del fiume Oliva.

Il tecnico è arrivato insieme a due suoi colleghi della società Materana che, però, non sono stati ascoltati in aula, ed ha “ripercorso quel lavoro minuzioso svolto per conto dell'Ispra che ha consentito di scoprire l'altissimo livello di contaminazione raggiunto nella vallata”.

In aula per l'accusa, il pm della Procura di Paola Sonia Nuzzo

 

Per la difesa i legali dei cinque imputati – l'imprenditorie edile Cesare Coccimiglio e altri quattro possessori di terreni nella vallata, tutti accusati, a vario titolo, di aver causato tra l'altro il disastro ambientale della zona e la morte in seguito ad avvelenamento delle acque.

Alcuni avvocati delle parti civili.

Il presidente della I sezione della Corte d'Assise di Cosenza Giovanni Garofalo ha aggiornato l'udienza al prossimo 17 novembre quando sarà sentito un altro testimone dell'accusa.

E successivamente ancora la udienza del 1° Dicembre.

Nessuna conferma invece della grande massa di rifiuti solidi urbani indifferenziati sversati nel letto del fiume come affermato dal geometra di Aiello calabro.

Il Tribunale di Paola ha dato l'autorizzazione all’Ispra per effettuare indagini approfondite sulle condizioni  del suolo della ex Marlane con l'obiettivo di valutare lo stato  effettivo dei luoghi.

Lo ha comunicato la “politica” evidenziando che oggi 9 settembre 2014 l'Istituto superiore per la protezione  e la ricerca ambientale effettuerà un sopralluogo sul sito dell'ex fabbrica tessile Marlane a Praia a Mare.

E, poi, sempre la “politica” commenta che questa presenza “ rappresenta  una svolta decisiva  nella storia della fabbrica dei veleni".

Possibile , ci chiediamo, che il Tribunale abbia bisogno della “politica” per fare una cosa semplice come far intervenire un qualificato istituto pubblico come l’Ispra per dare una svolta alle indagini ed avere la verità?

O si tratta soltanto di un credito millantato?

O semplicemente è una manovra preelettorale?

Vedremo…..

Pubblicato in Alto Tirreno

Il nuovo anno inizia con la conoscenza di una brutta notizia. Ne dà informativa il Comitato Natale De Grazia evidenziando che in occasione dello spettacolo teatrale “Occhi a perdere” scritto e diretto da Virginio Gallo svoltosi il 27 dicembre scorso al Campus Temesa e messo in scena da “La Buffa”, il presidente del Comitato ha letto il seguente testo:

“Procedimento Penale n. 2210/08 R.G.N.R. – Tribunale di Paola -

Estratto dalla Relazione preliminare, redatta dal Servizio per le Emergenze Ambientali – Settore Valutazione del Danno Ambientale – dell’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del Ministero dell’Ambiente

Aprile 2013. Oggetto del procedimento è lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti, in numerose aree prossime all’alveo del fiume Oliva, in provincia di Cosenza. Lo smaltimento è avvenuto mediante interramento di rifiuti nel corso di un periodo che ha avuto inizio almeno 20 anni addietro.

I rifiuti sono stati rinvenuti in otto aree, per un totale massimo stimabile di circa 140mila metri cubi.

La contaminazione si è estesa anche alla falda acquifera della zona.

La contaminazione è tale da escludere la possibilità di utilizzare la risorsa – acqua – per il consumo umano ed a fini irrigui o zootecnici.

Si sono inoltre prodotti numerosi danni ambientali dovuti alla perdita di funzioni naturali ed antropiche delle risorse.

In particolare, sono ipotizzabili i seguenti danni:

- La compromissione della salubrità, rappresentata da un aumento statistico delle patologie, associabili alle sostanze inquinanti rinvenute nei suoli e nelle acque;

- La compromissione della fruibilità delle acque – sotterranee e di superficie – del fiume Oliva per il consumo umano;

- La compromissione di alcune coltivazioni, anche di pregio, nelle aree irrigate con le acque sotterranee e con le acque di superficie del fiume Oliva;

- La compromissione della funzione di habitat del fiume Oliva, in particolare per le specie ittiche più sensibili all’inquinamento;

- La compromissione della fruibilità della zona per fini ricreativi e la conseguente perdita del valore di attrattiva turistica;

- La compromissione delle caratteristiche estetico/paesaggistiche dei siti soggetti a tale vincolo;

- La compromissione delle funzioni di tutela idrogeologica dei siti soggetti a tale vincolo.

Per il momento è possibile definire solo il costo massimo delle attività di rimozione e smaltimento dei rifiuti interrati che, alla luce dei prezzi di settore praticati corrisponde a 21 milioni di euro.

L’illecito interramento dei rifiuti ha determinato una serie di gravi danni ambientali attuali e temporanei alle risorse della zona, e rappresenta oggi una permanente fonte di rischio di aggravamento e di estensione della contaminazione. Aprile 2013”

NdR.Ne prendiamo atto. Doverosamente.

Ma riteniamo doveroso chiedere all’ISPRA quali sono gli inquinanti riscontrati e quali le percentuali di inquinamento.

Non solo ma l’ISPRA dovrebbe dirci da quale punto verso il mare le acque sono inutilizzabili per uso umano, animale ed agricolo. E tanto perché i comuni vietino l’uso di tali acqua anche a fini agricoli per evitare che gli inquinanti presenti nell’acqua si trasferiscano nei prodotti di coltura e da qui , tramite il loro consumo, negli utilizzatori.

Chiediamo anche all’ISPRA se gli inquinanti presenti nelle acque dell’OLIVA possano provocare danni all’habitat marino nei pressi della sua foce e se i pesci in tale mare pescati siano commestibili o siano dannosi per l’uomo.

A tal proposito riteniamo che il comune di Amantea debba disporre immediate indagini sulla popolazione gravitante intorno al fiume.

Ma chiediamo anche a tutti i comuni limitrofi all’OLIVA ed a valle del punto di inquinamento se siano a conoscenza di tale relazione dell’ISPRA e se abbiano vietato l’uso di tali acque e se non lo hanno fatto perché.

Chiediamo anche ai comuni sopra detti se e quali misure abbiano attuato per evitare danni ad uomini ed animali.

Chiediamo inoltre che l’ente provincia, competente ci sembra in materia di acque fluviali e di autorizzazione al loro uso, intervenga con urgenza in merito.

Chiediamo infine a regione e Ministero della Sanità di accertare che gli enti sottoposti adempiano a tutte le misure di sicurezza necessarie per la tutela dell’uomo e del suo habitat sostituendosi eventualmente agli enti inadempienti.

E’ vergognoso che si abbia notizia ( vedi testo in grassetto ) di inquinamenti compromettibili “della salubrità, rappresentata da un aumento statistico delle patologie, associabili alle sostanze inquinanti rinvenute nei suoli e nelle acque” e non si faccia niente per evitare l’aumento delle patologie.

Pubblicato in Campora San Giovanni
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