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Regge l’accusa per l’ex dipendente Mirella Currò e per il marito Baldassarre Bruzzano. Assolti con formula ampia gli altri quattro imputati

Arriva a sentenza il processo principale - celebrato con rito abbreviato - relativo all’inchiesta sull'ammanco milionario alla Provincia di Vibo Valentia.

Tre anni e quattro mesi di reclusione a testa, più l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, la condanna per Mirella Currò, 46 anni, di Ionadi, ex dipendente della provincia, e per il marito Baldassarre Bruzzano, di 50 anni.

Assolti per non aver commesso il fatto: Maria Menna, 32 anni, di Vibo Valentia; Valentina Macrì, 32 anni, di Ionadi, entrambe nipoti della Currò; Ulderico Petrolo, 68 anni, di Vibo, ex segretario generale della Provincia; Armanda De Sossi, 65 anni, di Vibo, ex dirigente della Provincia.

Il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Graziamaria Monaco, ha ritenuto Mirella Currò e Baldassarre Bruzzano responsabili dei reati di peculato e falso.

La pena è scontata di un terzo per via della scelta del rito abbreviato.

In tale troncone processuale, l’inchiesta della Procura - avviata dal pm Michele Sirgiovanni - mirava a far luce sull’ammanco dalle casse della Provincia di Vibo della somma di un milione e 200mila euro.

Dopo il giudizio immediato disposto nel maggio 2013 dal gup su richiesta del pm, in sei avevano chiesto il processo con il rito abbreviato.

Secondo l’accusa, Mirella Currò, dipendente della Provincia, procedendo alla redazione dei titoli di spesa e facendoli sottoscrivere dai dirigenti competenti, li avrebbe trasmessi al sevizio di tesoreria dell’ente.

Baldassarre Bruzzano, invece, sarebbe stato il beneficiario dei mandati di pagamento.

Così facendo, dalle casse della Provincia fra l'agosto 2009 ed il novembre 2011, sarebbe stata sottratta la somma di 1.281.595,70 euro.

L’ex segretario generale dell’ente, Ulderico Petrolo, era invece accusato di falso per la firma in un mandato di pagamento.

Agli atti del processo è stata però acquisita una perizia calligrafica depositata da un perito nominato dal Tribunale che ha attestata come la firma in calce al mandato di pagamento non apparteneva all’ex segretario generale della Provincia e non è stata neppure apposta dallo stesso, essendo stata invece falsificata.

Da qui la sua assoluzione con formula ampia al pari di Armanda De Sossi, Valentina Macrì e Maria Menna, ritenute estranee dal giudice rispetto alle condotte poste in essere dalla Currò e dal marito.

Mirella Currò (in foto) e Baldassarre Bruzzano erano difesi dall’avvocato Guido Contestabile; Armanda De Sossi dagli avvocati Gaetano Scalamogna e Domenico Colaci; Maria Menna e Valentina Macrì sono state assistite dall’avvocato Vincenzo Trungadi; Ulderico Petrolo dall’avvocato Francesco Gambardella.

Pubblicato in Vibo Valentia

Per la provincia di Vibo si chiede un emendamento alla legge di stabilità del 2018 ed un intervento urgente ed inderogabile del Governo.

Andrea Niglia, presidente della Provincia di Vibo Valentia, nel corso della riunione dell’Unione delle Province d’Italia (Upi), tenutasi a Roma per la ripartizione dei 72 milioni di euro stanziati dal Governo agli Enti locali intermedi e alle Regioni, è intervenuto dicendo che:

«Il territorio vibonese sta vivendo, da diversi mesi, un vero e proprio dramma sociale con scuole che versano in condizioni critiche e strade ai limiti della percorribilità.

I dipendenti non vengono retribuiti ormai da sei mesi e questa situazione di ritardi significativi nell’elargizione degli stipendi si protrae da circa quattro anni.

Un intervento del Governo, per evitare che la situazione abbia risvolti ancora più drammatici, è a questo punto urgente e inderogabile».

Poi ha aggiunto «Nei nostri confronti incomincia ad esserci una seria attenzione da parte dell’esecutivo nazionale, così come testimoniano l’impegno preso, nei giorni scorsi, dal ministro dell’Interno Marco Minniti e l’interessamento del sottosegretario di Stato, Gianclaudio Bressa, che abbiamo incontrato, al dicastero degli Affari regionali, assieme al presidente dell’Upi regionale Enzo Bruno e al presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci.

Spero a questo punto che la sinergia istituzionale che come presidenti delle Province calabresi siamo riusciti a instaurare, venga ampliata e rafforzata dalla rappresentanza parlamentare calabrese, alla quale chiedo di perorare la nostra causa attraverso l’approvazione di un emendamento alla Legge di stabilità 2018, atto a risolvere in maniera definitiva i problemi della Provincia di Vibo.

Nei mesi scorsi ciò è avvenuto per la Provincia di Caserta e per alcuni enti locali intermedi della Sardegna.

Il mio auspicio è, pertanto, che anche nei nostri confronti il Governo nazionale attui delle misure risolutive che ci consentano di uscire dallo stato di default economico-finanziario, in maniera tale da ridare dignità lavorativa ai dipendenti e riuscire finalmente ad erogare, con continuità, servizi in grado di garantire strade e scuole sicure ai cittadini vibonesi»

Insomma lo Stato non può come al solito fare due pesi e due misure!

Caserta si e Vibo pure, dice Niglia.

Insomma perché le province devono essere salvate ed i comuni no?

Perché Amantea deve subire il dramma del dissesto e province ed enti intermedi devono essere salvati?

Che razza di giustizia distributiva si sta realizzando in Italia?

Pubblicato in Vibo Valentia
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