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Francesco Gagliardi è sempre attento alle cose importanti di questa nostra società, di questo nostro tempo.

La riprova, se di riprova, mai, ci fosse stato bisogno è in questa nota che ci ha inviato.

Una nota che parla di Claudia Muzzillo.

Acoltate cosa ci dice Francesco:

“Lo scorso anno in un incidente stradale perse la vita un ragazzo di Giugliano, vicino Napoli.

Aveva una sorellina di 6 anni di nome Claudia che gli voleva tanto, ma tanto bene.

Era molto attaccata a lui.

Stavano sempre insieme.

Claudia , come tutti i bambini del mondo, ha scritto una letterina molto toccante alla Befana che pubblichiamo integralmente.

E’ molto breve.

E’ una letterina diversa, commovente e nello stesso tempo originale.

I bambini, sappiamo, scrivono alla Befana per chiedere in dono giocattoli, bambole, caramelle, telefonini, lei invece non ha chiesto nulla di tutto questo.

Ha scritto soltanto:

- Cara Befana, vorrei tanto vedere qualcuno che mi manca, che si chiama Mario, lui è mio fratello-. Non ha aggiunto altro.

Questo era il desiderio struggente della piccola Claudia che, purtroppo, la Befana, pur volendo, non ha potuto esaudire.

Ma forse la Befana, che vuole tanto bene ai bambini di tutto il mondo, questa volta ha fatto una eccezione.

Per venire incontro al desiderio di questa bambina innocente certamente la Befana la notte del 5 gennaio avrà portato suo fratello insieme e tanti angioletti che stanno in Paradiso vicino al suo lettino mentre lei dormiva pacificamente.

E così, la piccola Claudia, avrà potuto rivedere ancora una volta il suo fratellino e stare seppure per un poco insieme a lui.

Lo ha rivisto in sogno, lo ha sentito vicino.

Aveva ragione la mia cara nonna Teresa.

Ogni anno arriva puntualmente la Befana.

E così, è arrivata anche per Claudia.

E nella calza appesa accanto al caminetto avrà trovato senz’altro quella magnifica sorpresa che desiderava tanto.

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Un altro saggio di Gigi El Tarik. Il primo di questo nuovo anno, in prossimità della Befana che porterà giocattoli e dolci ai buoni e cenere o carbone ai cattivi.

 

“Prima dei fuochi della fine dell’anno sono uscito sul terrazzo.

Poche stelle, ma infuocate. Qualcosa stava succedendo. Presi una torcia e salii sull’altro terrazzo da dove osservo sempre lo Stromboli al tramonto. Mi misi a sedere in attesa di qualcosa di indefinito.

Un rumore cupo mi portò a guardare di sotto, al terrazzo sottostante.

Un uccello si era infranto sui vetri della grande finestra del soggiorno. Non poteva essere un uccello locale, lui conosceva casa mia. A quell’ora, forse un migratore sperduto oppure un piccione viaggiatore.

Non lo saprò mai. Un gatto del quartiere se lo portò via prima che riuscissi a scendere.

Una voce venne dal mare di Odisseo mi sembrò quella di Eratostene, l’antico direttore della biblioteca di Alessandria d’Egitto. Quel signore che per primo dimostrò la possibilità della circumnavigazione della terra. Anche se il suo sapere era vastissimo, secondo alcuni scienziati, mancava di profondità. Sua era la frase: “ Si scoprirà dove ha vagato Ulisse quando si scoprirà il cuoiaio che ha cucito l’otre dei venti”. Chissà per quale misteriosa ragione, lo spazio lasciato vuoto dall’uccello sul terrazzo, mi apparve come il segno zodiacale della Vergine quando Ulisse incontrò la maga Circe. Ermete, il Dio iniziatore, apparve a Ulisse sotto forma di giovanetto e gli permise di conoscere "gli inganni" della maga e donò ad Ulisse un’erba miracolosa da cui poteva estrarre una pozione in grado di renderlo immune alle magie di Circe.

 

Sbarcato sull’isola, con un gruppo di uomini Odisseo scopre il palazzo di Circe e qui udirono una voce soave e melodiosa: Circe li incantò con il potere del suono. Sotto il segno della Vergine ci si trova nel dominio di Mercurio, dio della comunicazione e messaggero alato degli Dei. Secondo gli astrologi la Vergine si trova nella sesta casa preposta al lavoro artigianale e alla manualità (Mercurio, le mani).

Inoltre la sesta casa governa la medicina. Circe soccorre Ulisse e i suoi prodi; li nutre offrendo loro del formaggio e una bevanda a base di orzo, miele e vino mescolata ad un succo nocivo. Li percuote con una verga e trasforma gli uomini di Ulisse in porci. Ulisse, grazie alla pozione di Hermes, rimane immune al sortilegio. Il potere femminile della mente può essere utilizzato per elevare l’uomo ai misteri oppure per trasformarlo in forme ancora meno evolute di quella di partenza.

Val la pena ricordare che Ulisse ad Itaca possedeva un grande porcile, suo orgoglio e vanto: conteneva 360 maiali, uno per ogni grado dello zodiaco. Ulisse viene visto come il Signore dei Porci così come il pensatore è il Signore di quei porci che sono i nostri laidi pensieri, i nostri appetiti più materiali. Il compito di Ulisse è di trasformare coloro che la Maga aveva trasformato in porci, o meglio li aveva fatti apparire secondo la loro vera natura. Colui che fornirà l’antidoto è Ermete, Mercurio psicopompo, il pianeta governatore della Vergine. Ermete, figlio di Zeus e Maia era il messaggero alato degli Dei, il Dio giovanetto, Mercurio psicopompo, colui che accompagnava i defunti nell’Ade.

Ulisse chiese a Circe indicazioni per il ritorno ed ella gli rispose che l’indovino Tiresia era l’unico in grado di predire a Ulisse il futuro e insegnargli la via del ritorno. Ma come incontrare il tebano Tiresia, morto da secoli? Nel segno della Vergine Ulisse non potrebbe seguire semplicemente il suo istinto: siamo nel regno della mente e dell’organizzazione pratica: ecco che riceve una dettagliata "lista della spesa" per organizzare nei minimi particolari la discesa nell’Ade e l’incontro con le anime dei trapassati.

Al di là di questo piccolo mondo mediterraneo che noi abitiamo, come soleva dire Socrate nel Fedone, “standocene in riva al mare come rane intorno a uno stagno”. In quell’ultima notte dell’anno, una stella cadente. Non eravamo in Agosto e, giustamente, qualcuno si chiederà: “sarà veritiero ciò che racconta questo scriba?”

La domanda non è demenziale come sembra, se solo la si riformula come segue: gli aedi dell’Odissea intendevano suggerire che Ulisse stava mentendo e inventando?

Del resto, perché i personaggi dell’Odissea, a Scheria e a Itaca, si sentono così spesso minacciati da cantastorie o itineranti sparaballe?

Questa categoria di cantori socialmente utili possono iniziare il loro canto, incominciando da un punto qualsiasi, chiaramente su richiesta dei loro padroni, e, dopo aver supplicata la Musa, sono in grado di esporre ogni episodio desiderato e che concerne specialmente le gesta della loro Signora o Signore.

Questi aedi/sparaballe moderni son tenuti in particolare considerazione dai potenti di questa Regione.

Essi girano di corte in corte e cantano durante i banchetti o in occasioni speciali come la fine di un altro anno.

La loro ricompensa consisterà in vitto, alloggio e doni.

Ecco il primo petardo!

E’ ora di tornarmene in casa e ascoltare Leonard Cohen mentre leggo:

“Io e i compagni eravam vecchi e tardi,

quando venimmo a quella foce stretta

dov’ Ercole segnò li suoi riguardi,

acciò che l’uom più oltre non si metta;”.

Beaumont sur Mer 4 gen 2017          Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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Il 6 gennaio, in occasione della festa dell’Epifania, anche nel mio paese San Pietro in Amantea arrivava la Befana, quella favolosa vecchietta così cara ai bambini di tutto il mondo perché portava e porta ancora oggi tantissimi regali.

 

Questo mitico personaggio, secondo l’invenzione popolare e secondo i racconti degli adulti, era una brava vecchietta, anche se molto brutta, che scendeva nelle nostre case attraverso i comignoli o si infilava attraverso i buchi della porta principale portando sulle spalle un sacco stracolmo di doni e di giocattoli. Si spostava rapidamente andando a cavallo di una scopa magica.

Gli elicotteri non erano stati ancora inventati.

 

Si trattava di una figura ambivalente, perché metteva paura solo a guardarla a come veniva raffigurata, molto temibile per i suoi poteri magici:

Volava, penetrava nelle case, sapeva in anticipo chi era stato buono o cattivo.

Tutti questi poteri, tuttavia, erano esercitati in fin di bene: essa recava i doni.

E questa era per noi la cosa principale.

Noi l’aspettavamo con ansia e preoccupazione e la notte del 5 gennaio immancabilmente appendevamo una lunga calza vicino il caminetto.

Quello era il posto ideale.

-Nonna, nonna- domandavamo con tanta insistenza – verrà anche quest’anno la Befana?-

-Ma certo che verrà. Se siete stati buoni e bravi vi riempirà anche quest’anno la calza di bei regali-.

-Siamo stati bravi, nonna, dunque verrà anche per noi?-

-Ma certo, miei cari nipotini! Verrà anche per voi e per tutti i bravi bambini italiani. Questa notte a fianco a lei ci sarà un grande uomo che le suggerirà dove andare. Le dirà a chi portare i doni e quali giocattoli e regali infilare nella calza-.

E quali erano i regali che noi aspettavamo? Qualche castagna, qualche fico, due arance, due mandarini, tre o quattro caramelle al miele “Ambrosoli”, qualche cioccolatino, alcuni spiccioli, un soldatino di stagno.

Per i più fortunati una bambolina di pezza, un cavalluccio di carta pesta con le rotelline, una macchinina di latta.

Chi era quell’uomo che secondo il racconto della nonna volava al suo fianco e le suggeriva dove andare e cosa infilare nella calza?

Quell’uomo era Mussolini, il nostro Duce, che voleva tanto bene ai bambini, ai Figli della Lupa, ai Balilla, alle Piccole Italiane.

Quella notte io sognai la Befana e mi svegliai piangendo perché mi sembrava che si fosse dimenticata di me.

Fui tranquillizzato dalla nonna e mi addormentai.

Nel sogno vidi il Duce il quale con mano ferma strattonava la vecchietta e le diceva:- Ti sei dimenticata di questo bambino, come mai?

Perché non gli dai qualche giocattolo?

E’ forse stato cattivo?

No, i Figli della Lupa non sono mai cattivi.

Fai la brava, riempi la sua calza e voliamo via perché si sta facendo giorno ed io ho molto da fare-.

Era un ordine del Duce e la vecchietta, anche se a malincuore, dovette obbedire.

E così, anche nella mia calza, appesa vicino al caminetto della nonna, infilò qualcosa.

La Mattina mi alzai di buonora e corsi verso il caminetto e trovai la calza piena.

Ero felicissimo.

Gli altri bambini, quelli meno abbienti, che non avevano ricevuto la visita della Befana, si recarono frettolosamente alla Casa del Fascio e lì trovarono i regali che la Befana e il Duce avevano lasciato

Per loro c’era la Befana fascista.

Ogni bambino riceveva il suo dono e se lo stringeva felice al seno.

Alcuni, poi, quelli più poveri, ricevevano dei pacchi dono con dentro giocattoli, bambole di pezza, vestitini, scarpe, libri, quaderni, farina, zucchero, marmellata.

Erano tutti felicissimi.

Il nostro Duce e la Befana avevano pensato anche a loro.

Non avevano dimenticato nessuno.

Aveva ragione la mia cara nonna.

Anche quell’anno era arrivata puntualmente la Befana.

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