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Il consigliere regionale del M5s del Lazio, Davide Barillari, ha preso posizione in vista del voto sulla piattaforma Rousseau in merito alla alleanza con il Pd

Sono ore ad altissima tensione nel M5s in vista del voto di domani sulla piattaforma Rousseau, con gli aventi diritto che dalle 9 alle 18 potranno esprimersi sull’alleanza con il Pd per la formazione di un nuovo governo guidato da Giuseppe Conte.

Il quesito a cui potranno rispondere gli iscritti è: "Sei d'accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?". La domanda si presenta ben esplicita, senza possibilità di interpretazioni varie.

Al momento, tra gli esponenti più in vista sono pochi coloro che hanno espresso pubblicamente la propria opinione. Tra questi vi è il consigliere regionale del Lazio M5s, Davide Barillari, già candidato alla presidenza regionale per il Movimento che su Twitter ha pubblicato una mappa che raffigura un polpo con i nomi degli indagati Pd in tutte le Regioni accompagnato da un chiaro messaggio: “#IovotoNo". Sono nato 5 stelle e di sicuro non morirò piddino. Non dimentico mafiacapitale. Non dimentico Bibbiano. Non dimentico i 1043 arrestati PD negli ultimi 7 anni”.

Già nei gironi scorsi, Barillari ha manifestato tutto il suo disappunto per la possibile alleanza con il Pd definita un "errore madornale". Il consigliere regionale spera ancora in un'inversione di rotta, che impedisca la nascita di un governo giallorosso. Barillari, però, non è l'unico tra i grillini a sperare di evitare il patto con i dem. Soprattutto a livello regionale, i malpancisti sarebbero tanti.

Lo stesso consigliere ammette che in molti la pensano come lui tanto che“abbiamo aperto una riflessione e siamo in attesa di vedere quale sarà l'esito della consultazione su Rousseau". Barillari non dà nulla per scontato, neanche il suo futuro all’interno del MoVimento che si deciderà dopo il voto su Rousseau. L’esponente pentastellato, in base al risultato delle votazioni, deciderà “se continuare a combattere dall'interno o se tornare al mio vecchio lavoro".

Cosa accadrebbe se dal voto su Rousseau dovesse vincere il “No” al patto con il Pd? Ai microfoni di SkyTg24, il sottosegretario agli Affari Esteri ed esponente del M5S Manlio di Stefano ha affermato che ciò "vorrà dire che i nostri iscritti e i nostri elettori non sono d'accordo con questo accordo e quindi noi ci tiriamo indietro".

"Mi auguro che diranno di sì - ha continuato Di Stefano - ma non sono convinto. Se dovessi guardare l'umore della rete, per quello che riesco a seguire sui miei social, direi che c'è molto malcontento, ma è anche vero che domani queste persone avranno modo di visionare il programma e l'accordo e quindi si faranno un'idea più precisa”.

Il sottosegretario, infine, si dice consapevole di quanta paura possa fare pensare di mettersi nelle mani del Pd ma “avere davanti un programma e un'idea precisa sicuramente rassicura".

Il Giornale.it Gabriele Laganà - Lun, 02/09/2019 - 17:25

Pubblicato in Cronaca
  1. dire noLa miseria dei contenuti e del linguaggio della proposta del SI alla modifica della Costituzione. Basta leggere il testo al quale è stato affidato il compito gravoso di riscrivere ben 43 articoli della Costituzione, per rendersi conto che questi signori scribi sono degli analfabeti che pensavano di semplificare le dinamiche costituzionali in particolare il procedimento legislativo. Per annullare il deprecato bicameralismo paritario sono giunti a un bicameralismo bordellato.

  2. Un Governo, non la governabilità, in democrazia, presuppone idee e progetti politici capaci di suscitare consenso, partecipazione, sostegno. In assenza, la democrazia degenera in linguaggio demagogico, rassicurazioni vuote, altra faccia della rassegnazione, e dell’abulia: materia passiva, irresponsabile e facile alla manipolazione. Questa è la governabilità.

  3. Con la legge elettorale Italicum e la Riforma della Costituzione sinora delineata da Renzi e dalla maggioranza governativa,  si continuerà  ad avere un Parlamento prevalentemente di nominati e  non di eletti e un sistema assurdo che vale per la maggioranza e, paradossalmente, risulta ancor più rigoroso per l’opposizione, in netto contrasto con le indicazioni date dalla Corte costituzionale, che si pronuncerà sulla legge elettorale “Italicum”, “Udite! Udite!,    dopo il Referendum costituzionale di domenica 4  dicembre.

  4. Neppure gli studiosi più esperti sono riusciti a dare una lettura univoca del numero delle nuove e diverse procedure di approvazione delle leggi.

  5. Il Senato non sarà abolito, ma trasformato in un ramo del parlamento non eletto dai cittadini, né realmente rappresentativo dei territori, pur mantenendo notevoli funzioni legislative (tra cui nuove possibili riforme costituzionali) e partecipando all’elezione dei più importanti organi dello Stato, presidente della Repubblica, giudici della Corte Costituzionale e membri del Consiglio Superiore della Magistratura.

  6. Un’informazione corretta, non falsificata, era la premessa indispensabile per il voto consapevole dei cittadini, e chi aveva le conoscenze necessarie doveva metterle a disposizione di tutti i cittadini.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Politica
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