Redazione TirrenoNews
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Macron, Di Maio e Trenta decidono la politica migratoria italiana
Mercoledì, 17 Aprile 2019 10:30 Pubblicato in ItaliaLa Francia ha chiesto ufficialmente di prorogare la chiusura della frontiera con l’Italia per altri sei mesi per emergenza nazionale legata al terrorismo
Che sappia il “buon” Macron che l’Italia sarà invasa dai migranti della Libia nelle cui carceri sono prigionieri anche 500 terroristi molti dei quali appena possibile e come possibile tenteranno di andare in Francia?
Questo significa che Macron ha capito che l’Italia non sarà in grado di vietare l’ingresso dei migranti in Italia, viste le posizioni alternative a quelle di Salvini e dei porti chiusi portate avanti da Di Maio e da Trenta.
Ma davvero i 5 stelle hanno sposato la posizione del PD e della Chiesa?
Cosa si aspettano dagli italiani ce saranno invasi?
Che li votino?
Quanto costerà assistere tutti questi migranti?
Miliardi e miliardi.
E dove li troveranno?
Furbo però Macron.
Con la scusa dei terroristi chiuderà la Francia ad ogni migrante.
Il cerino acceso resterà all’Italia che si brucerà.
E temo che con questa scelta salterà il governo:
Vale la pena far cadere il governo per aiutare le ONG ed i Migranti?
Se è così Trenta mandi le navi della Marina militare italiana a prelevarli direttamente a Tripoli.
Il Consiglio regionale della Calabria nella giornata di ieri ha sicuramente scritto un’altra pagina negativa, affossando la legge sulla doppia preferenza.
L’Assemblea calabrese ieri ha così bloccato una prospettiva idonea ad aiutare il territorio ad avere rappresentanze paritarie, utili a garantire vere democrazia e libertà nelle politiche di sviluppo, di crescita e sociali.
La considero una vera pagina negativa, non perché io mi senta una “femminista”, ma perché credo davvero nelle pari opportunità che, anche se dettate dalla Costituzione italiana, non vengono assolutamente attuate in seno al Consiglio regionale calabrese, mortificato costantemente dalla pressoché scarsa presenza della componente femminile.
La responsabilità dell’affossamento lo attribuisco a tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale; quelle costituenti la “maggioranza” che, non solo in questa occasione, dimostra di non avere i numeri per essere considerata tale, nonché quelle costituenti la “c.d. opposizione”, neppure in grado di individuare gli argomenti che meriterebbero un voto unitario.
Scelta politica perché in prossimità di importanti tornate elettorali, che tra l’altro ci fanno assistere a “cambi di casacca” utili solo per far parte del c.d. “sistema del poltronificio”. Potrebbero anche giustificarla così!
Personalmente reputo, invece, che forse hanno avuto tutti preoccupazione delle capacità, delle determinazioni e delle responsabilità che le donne, in particolare quelle calabresi, hanno sempre dimostrato di avere nell’attuazione dei loro incarichi politici ed istituzionali!
Presidente Associazione “RISVEGLIO IDEALE”
on. Angela Napoli
Taurianova, 16 aprile 2019
Ho sempre rispettato Angela Napoli ma questa volta non siamo affatto d’accordo con la sua affermazione che le “rappresentanze paritarie, sono utili a garantire vere democrazia e libertà nelle politiche di sviluppo, di crescita e sociali”.
Una affermazione che attesta che in Calabria non c’è vera democrazia, non c’è vera libertà, non c’è vero sviluppo, non c’è vera crescita sociale.
A lei una sola domanda: Se le donne sono capaci di tanto perchè non sono capaci di votare se stesse?
Indagati per corruzione Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo+17
Martedì, 16 Aprile 2019 20:14 Pubblicato in PoliticaEnza Bruno Bossio e Nicola Adamo figurano tra gli indagati dell’inchiesta “Lande desolate” condotta dalla Dda di Catanzaro, che a dicembre dello scorso anno portò – tra gli altri provvedimenti – all’obbligo di dimora per il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Bruno Bossio e Adamo fanno parte del gruppo di 19 persone che ha ricevuto l’avviso di chiusura indagini per il procedimento firmato dai magistrati Veronica Calcagno e Vincenzo Luberto.
Nel registro degli indagati, oltre al governatore Oliverio, Adamo e Bruno Bossio, figurano anche Giorgio Ottavio Barbieri, 42 anni; Vincenzo De Caro, 66 anni, di Cosenza; Gianluca Guarnaccia, 43 anni, di Montalto Uffugo; Carmine Guido, 58 anni, di Rende; Marco Trozzo, 46 anni, di Cosenza; Francesco Tucci, 63 anni, di Castrolibero; Luigi Giuseppe Zinno, 64 anni, di Cosenza; Marco Oliverio, 44 anni, residente in Casali del Manco; Carlo Cittadini, 43 anni, di Roma; Ettore Della Fazia, 58 anni, di Roma; Gianbattista Falvo, 62 anni, di Mendicino; Rosaria Guzzo, 63 anni, di Castrolibero; Pasquale Latella, 54 anni, di Scalea; Damiano Francesco Mele, 52 anni, di Celico; Paola Rizzo, 49 anni, di Rende e Arturo Veltri 37 anni di Cosenza.
L’inchiesta si concentra in modo particolare su una serie di “interferenze incrociate” del mondo della politica si sono innestate sui lavori di piazza Fera/Bilotti a Cosenza. E’ quanto scrive il gip distrettuale di Catanzaro nella sua ordinanza dell’inchiesta “Lande desolate”. La circostanza emerge da una lunga conversazione di Francesco Tucci, condirettore dei lavori affidati alla ditta Barbieri Costruzioni ritenuta dalla Dda di Catanzaro espressione del clan Muto, con Gianluca Guarnaccia, dipendente della “Barbieri Costruzioni.
“Tucci – è scritto nell’ordinanza del gip – riferisce che Mario Occhiuto, da pochi giorni dichiarato decaduto dalla carica di sindaco di Cosenza, gli aveva chiesto di rallentare i lavori di Piazza Bilotti per evitare che l’opera potesse essere inaugurata dal Commissario Prefettizio, nominato per governare l’ente sino alle elezioni di giugno, ma non mancava di evidenziare che la stessa richiesta, per finalità politiche opposte, gli era pervenuta dal presidente della Regione Mario Oliverio. Non solo. Aggiunge che il rispetto dell’impegno gli era stato sollecitato sia da Nicola Adamo, con cui era stato costretto a ‘giustificare’ il procedere dei lavori, sia da Enza Bruno Bossio che gli aveva chiesto di non far entrare in cantiere l’ex sindaco Occhiuto e l’ex assessore Fresca, quindi direttamente dal presidente Oliverio (‘me lo ha fatto dire dal Presidente, io ho avuto una riunione con il Presidente ed il Presidente m’ha detto ‘ti devi fermare su Piazza Bilotti””.
Enza Bruno Bossio è deputata del Pd in carica e Nicola Adamo, suo marito, è stato in passato parlamentare e consigliere regionale Pd. Entrambi in un primo tempo non figuravano tra gli indagati ma adesso la loro posizione è cambiata.
Per quanto riguarda la Bruno Bossio, già in carica ai tempi dell’inchiesta – il 2015 – si tratta, sottolinea il gip, di intercettazioni “casuali”, scaturite dal monitoraggio di altri indagati. Tucci, quindi, prosegue l’ordinanza, “ammette di aver già dato disposizioni per rallentare i lavori ma confida di sentirsi pressato, quasi ‘costretto’ ad assecondare la richiesta ‘bipartisan’ della politica (“ti ricattano, tu ci chiedi un favore a loro e loro subito ti ricattano… sono come i delinquenti”) per non subire ritorsioni”. E’ evidente che nel corso di questi mesi qualcuno degli indagati avrà dato ai magistrati qualche ragguaglio in più circa il coinvolgimento dei coniugi più chiacchierati della politica calabrese
da iacchitè