
Redazione TirrenoNews
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Volete un alloggio popolare ? Diventate Rom o migranti!
Giovedì, 09 Maggio 2019 09:49 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiLa vicenda della sindaca Raggi e del direttore della Caritas ormai conferma il nostro titolo.
A Roma come ad Amantea se volete un alloggio popolare non vi resta che diventare Rom o migrante.
Mai se Italiani!
Gli Italiani ormai non hanno più diritti.
Il papa ormai lo afferma da tempo.
E chi pensava che il M5s fosse un partito per gli italiani oggi resta deluso!
Tra l’altro il tutto è confermato dal PD che dopo durissimi attacchi alla sindaca Raggi oggi dopo la assegnazione dell’alloggio popolare alla famiglia Rom le formula vivissimi complimenti.
E come non intuire il significato della presenza del direttore della Caritas don Benoni Ambarus e del delegato del vicariato nella foto allagata.
Forse la casa popolare era della Caritas?
Forse la casa popolare era della chiesa?
Ed allora che c’entrano!
Stavano forse benedicendo la operazione politico-religiosa della sindaca Raggi?
Peraltro proprio stamattina la famiglia Rom sarà ricevuta dal papa.
Non sono a conoscenza che il papa riceva le famiglie degli italiani dopo che hanno avuto un alloggio popolare.
Ma forse dipende dal fatto che normalmente i percorsi privilegiati per la assegnazione degli alloggi popolari sono fortemente riferiti a Rom e migranti.
La cosa ancora più vergognosa è che se qualche italiano che aspetta da molti anni un alloggio si arrabbia diventa quantomeno razzista se non fascista.
Salvini cala le brache. Tutto come previsto di Francesco Gagliardi
Giovedì, 09 Maggio 2019 09:11 Pubblicato in ItaliaSì, tutto come previsto. Salvini ha calato le brache e il Sottosegretario Siri indagato per corruzione dal Consiglio dei Ministri di stamattina è stato disarcionato.
Come dunque previsto tanto tuonò che non piovve. La pioggia tanto attesa da diversi giorni non si è verificata.
Ci sono stati tuoni e lampi ben mirati, ma la pioggia, purtroppo, non è arrivata.
Come previsto la resa dei conti non c’è stata, tutto è stato rinviato a dopo le elezioni europee del 26 maggio p.v.
Ma la guerra tra i due maggiori contendenti Luigi Di Maio e Matteo Salvini continua.
Così disse pure Badoglio in quel lontano 25 luglio del 1943 per non tradire gli alleati tedeschi. E così dice oggi Salvini, la guerra continua, ma rimane fedele alla parola data ai grillini di Di Maio. Se fosse ancora in vita Luigi Pirandello chissà cosa avrebbe scritto.
Nei nostri articoli di giorni precedenti abbiamo sempre scritto che il Governo giallo verde non sarebbe crollato. Salvini e Di Maio assolutamente non vogliono la crisi di Governo. Anche loro hanno famiglia e alle poltrone ministeriali sono abbarbicati come l’edera. Salvini ora può dire ciò che vuole, non è credibile. Non può più prendere in giro gli italiani. Non siamo fessi. Perché non dice la verità? E’ stato costretto da Conte e da Di Maio ad ingoiare un bel rospo. I grillini hanno ardentemente voluto l’allontanamento di un sottosegretario leghista indagato per corruzione, senza uno straccio di prova, e allontanamento c’è stato.
Va bene, i grillini se ne prenderanno le responsabilità, ma se ne prenderanno pure tutti i vantaggi. Già esultano e cantano vittoria. Infatti l’unico che si è presentato in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri è stato Luigi Di Maio. E Salvini? Desaparecido. Ha vinto Di Maio.
Salvini ha perso.
E’ lui lo sconfitto di stamattina. Però sta preparando una controffensiva. Il redde rationem ci sarà dopo il voto.
Oggi, però, dobbiamo registrare una sua sonora sconfitta che lascerà il segno e avrà sicuramente degli strascichi durante la campagna elettorale. E intanto i sondaggi danno la Lega in calo. Gli elettori leghisti e i simpatizzanti evidentemente non hanno gradito il suo passo indietro. Ma lo ha fatto per il bene del paese. Balle! Lo ha fatto perché non vuole andare a casa e lasciare la poltrona ministeriale che occupa. Fino a quando? Ci sono tante altre cose da fare, certo. Ma Salvini, checché dica, ha subito una sonora sconfitta di immagine e politica. E gli scontri e le invettive di queste ultime settimane? Quali scontri, quali invettive! Tutto è filato liscio come l’olio. Oggi non c’è stata nessuna conta. Allora è vero quello che abbiamo pensato e scritto: i litigi tra Di Maio e Salvini sono finti, sono ben orchestrati per prendere per i fondelli gli italiani. Ma noi abbiamo in mano una matita copiativa e con un bel segno di croce sulla scheda elettorale possiamo mandarli tutte due a casa definitivamente senza fare troppo rumore.
Enrico Berlinguer e la questione morale, oggi che direbbe?
Mercoledì, 08 Maggio 2019 21:21 Pubblicato in Primo Piano“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela; scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero.
Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un boss e dei sotto-boss.”
Sono queste le parole che Enrico Berlinguer, quasi 40 anni fa, consegnò ad Eugenio Scalfari che lo intervistò per il giornale “La Repubblica”.
Prendo spunto da queste parole (tra l’altro proferite da un esponente politico di un’area diversa da quella a cui mi sono sempre riferito) – ma potrei citare anche i numerosissimi interventi di un altro Statista come Aldo Moro che ha fondato il suo impegno politico ricercando sempre la stretta correlazione tra esercizio del potere e il perseguimento di finalità ideali – per esprimere qualche sommessa considerazione sullo stato attuale della nostra politica.
Gli eventi giudiziari di questi mesi (ma a dire il vero, è un continuo che dura oramai dal 1992) che hanno investito finanche alcuni Presidenti di Regione (compreso quello della nostra Calabria) devono necessariamente porre una serie di interrogativi e riflessioni. Lungi da me esprimere sentenze e condanne verso i politici coinvolti nelle varie inchieste, queste spettano solo al potere giudiziario (la cui autonomia è garantita, per fortuna, dalla nostra Carta Costituzionale) e non al “potere del popolo” (quarto potere inventato dal populismo e dalla demagogia imperante di questi tempi che enormi danni sta arrecando all’Italia).
Una prima considerazione che mi sovviene è relativa alla seguente domanda: come possono convivere garantismo (il giustizialismo non è mai appartenuto al mio vocabolario) e opportunità politica delle decisioni rispetto ad alcune vicende giudiziarie (ma non solo) che coinvolgono le figure pubbliche, opportunità ricollegabile a quel senso di responsabilità istituzionale sempre e ovunque richiamato dai politici eletti nelle Istituzioni ai vari livelli, dal Comune al Governo nazionale? In tal senso aiuta la comparazione (al netto delle specificità delle diverse inchieste giudiziarie) tra la vicenda dell’Umbria e quella calabrese. In Umbria la Presidente del PD Catiuscia Marini si è dimessa dichiarando: "sono perbene, ho sempre rispettato le regole e la trasparenza, lascio per essere libera e per dimostrare la mia correttezza". Sicuramente un gesto di responsabilità istituzionale che le fa onore. In Calabria, invece, il Presidente Oliverio (per quanto mi riguarda innocente sino al terzo grado di giudizio) non si dimette seppur giunto oramai alla fase conclusiva del suo mandato. Due atteggiamenti diametralmente opposti, entrambi legittimi per carità, ma che possono avere ripercussioni politiche, e tra non molto anche elettorali, ben diverse. Personalmente, come è facile intuire, penso che il comportamento più rispondente a quell’alto senso di responsabilità istituzionale sia stato quello tenuto dal Presidente dell’Umbria che così facendo ha: a) offerto un messaggio ai cittadini/elettori umbri chiaro e cioè che il PD ha a cuore le sorti della Regione Umbria prima di ogni ambizione politica personale; b) sottratto la propria persona e il suo partito a strumentalizzazioni di sorta da parte di partiti avversi e di opposizione alla Regione Umbria (come sempre avviene in questi casi); c) dato l’idea che una carica pubblica così importante non può portare con se dubbi sull’integrità morale del proprio agire. Scusate per la mia impertinenza, forse Enrico Berlinguer direbbe della Marini oggi: “ha messo prima le sorti della propria Regione e non quelle proprie, dimostrando vera passione politica.”
Ritornando alla “convivenza” tra garantismo e opportunità politica, credo che il caso della Presidente Marini e la sua evoluzione cada a pennello, infatti entrambe le cose si integrano alla perfezione perché frutto dello spessore istituzionale e politico della persona che, credo, abbia posto, tra l’altro, una solida base su cui fondare il positivo superamento della vicenda giudiziaria che l’ha coinvolta e il conseguente e più forte suo ritorno sulla scena politica.
Esulando ora dalle vicende giudiziarie che hanno interessato i Presidenti di Umbria e Calabria, non vi è dubbio che le numerosissime inchieste giudiziarie che riguardano Amministratori pubblici locali e nazionali (inchieste che meritano massimo rispetto, senza distinzione del colore politico dei soggetti coinvolti, in virtù, ripeto, del dettato costituzionale che garantisce l’autonomia tra i diversi poteri dello Stato) gettano forti ombre sull’integrità morale di larghe fette della politica italiana, praticata a nord e a sud del paese. Diceva Berlinguer: “tutte le operazioni che le diversi Istituzioni politiche e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica.” E da qui un'altra considerazione riguardante il “partito moderno”, indubbiamente costruito sul “leaderismo”, sia esso rappresentato da Salvini, Di Maio, Berlusconi, Zingaretti o Meloni. Può il “partito moderno” (frutto soprattutto dell’abolizione della preferenza e dell’introduzione delle liste bloccate alle elezioni) contenere in se quegli anticorpi capaci di rendere la propria azione, trasparente, irreprensibilmente ispirata all’etica e finalizzata all’esclusivo interesse della collettività? No, non può per questa semplice ragione: in qualsiasi organismo dove non esiste effettivo pluralismo nella fase di formazione delle decisioni e dove mancano anche i meccanismi di controllo è alto il rischio di distorsione degli obiettivi dichiarati a vantaggio di operazioni finalizzate ad ottenere solo vantaggi personali o di bottega.
Insomma, non basta avere sparse, sulle pareti delle varie sezioni del PD, le foto di Enrico Berlinguer e poi far finta che la questione morale da lui sollevata oggi non esiste. Forse è solo un modo per farlo rivoltare nella tomba.
Qualcuno potrebbe domandarsi perché questo cenno diretto al PD? Perché ho in tasca la tessera di questo partito, solo per questo.
Amantea, 8 maggio 2019 Gianfranco Suriano