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Lamezia Terme - Paolo Mascaro, se lo vorrà, potrà ricandidarsi alle prossime elezioni.

È stata infatti rigettata dal Tribunale di Lamezia la richiesta di incandidabilità avanzata nei suoi confronti dal Ministero dell’Interno,

 

che insieme agli ex consiglieri comunali Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino lo aveva ritenuto diretto responsabile dello scioglimento del consiglio comunale. L'incandidabilitá è stata invece accolta nei confronti degli altri due ex consiglieri.

I tre, nelle udienze tenute nei mesi scorsi nel tribunale lametino, hanno avuto modo di poter esporre le proprie ragioni dinnanzi al Collegio composto dai giudici (Presidente Fontanazza e a latere Aragona e Regasto).

Il 22 maggio, giorno dell’ultima udienza per l’incandidabilità dell’ex sindaco Paolo Mascaro e degli ex consiglieri comunali Giuseppe Paladino e Pasqualino Ruberto, si era conclusa la fase dibattimentale con le discussioni degli avvocati e da allora si era in attesa della sentenza.

In quell’occasione si era proceduto prima con la discussione da parte dell’Avvocatura di Stato e poi dei legali di Mascaro (Marasco, Spinelli e Palamara), Paladino (Canzoniere) e Ruberto (Murone), i quali avevano ribadito l'inesistenza assoluta di ogni presupposto per la dichiarazione di incandidabilità.

Mascaro in questi mesi si è detto “molto fiducioso.

Abbiamo prodotto e spiegato tutto al meglio – aveva aggiunto - non ci resta che aspettare”. Oggi, poi, è arrivata la decisione.

La richiesta di incandidabilità

Ruberto e Paladino risultano indagati nell’ambito di “Crisalide”, operazione che ha dato il la all’arrivo della commissione d’accesso in Comune, a Mascaro, invece, venivano addebitati, il suo possibile conflitto d’interesse per aver difeso, durante il suo mandato, imputanti in processi di mafia in cui il Comune era parte civile, ma anche, cinque specifici atti amministrativi dei quali è stato ritenuto responsabile: appalto mensa scolastica, verde pubblico e manutenzione stradale, affidamento beni confiscati alla ‘ndrangheta e disordine amministrativo.

Pubblicato in Lamezia Terme

Parliamo della inchiesta denominata Robin Hood.

L’operazione Robin Hood è quella che ha portato all’arresto di nove persone tra le quali l’ex assessore al Lavoro Nazzareno Salerno il quale avrebbe esercitato una pressione continua nei confronti dei dirigenti del proprio assessorato, per imporre scelte che gli avrebbero garantito ampia discrezionalità nella gestione del progetto Credito sociale e dei relativi fondi comunitari.

Questo anche grazie alla presunta complicità di Vincenzo Caserta, all'epoca direttore generale reggente del dipartimento di riferimento dell'assessorato, e di Pasqualino Ruberto, all'epoca presidente della fondazione Calabria etica.

Ora tre funzionari finiscono nel mirino della Dda di Catanzaro per le modalità di scelta della società deputata a gestire il “Credito sociale” per conto dell’agenzia guidata da Ruberto.

Ad essere indagati Maria Vincenza Scolieri, 41 anni, Cristiano Giacinto, 43, e Licia Soreca, 34 anni.

I tre nuovi indagati sono già stati convocati a rendere interrogatorio davanti al sostituto procuratore Graziella Viscomi.

Sono tutti accusati di abuso d’ufficio in concorso «in qualità di componenti la commissione esaminatrice nominata in relazione alla gara indetta dalla fondazione Calabria Etica, per conto della Regione Calabria, in relazione a un partner di service finanziario connesso alla gestione del fondo a favore di coloro che versano in una situazione di temporanea difficoltà economica di cui al progetto “Credito Sociale”, dunque di pubblici ufficiali o comunque incaricati di un pubblico servizio».

I magistrati della Procura di Catanzaro accusano che «nonostante la palese insussistenza dei requisiti per l’aggiudicazione della gara alla società Cooperfin spa e nonostante la specifica qualifica rivestita, che impone conoscenze e professionalità specifica», i tre componenti della commissione esaminatrice avrebbero omesso «ogni forma di controllo in relazione alla predetta società, unica partecipante alla gara e determinavano l’aggiudicazione del servizio in capo alla stessa».

La Cooperfin, secondo l’accusa, mostrava di non avere i requisiti per partecipare alla gara, in particolare di non avere ricevuto l’abilitazione ex articolo 107 Testo unico bancario e nonostante questo gli indagati «procedevano comunque all’aggiudicazione della gara» alla Cooperfin».

I militari del Nucleo investigativo di Catanzaro e le fiamme gialle del comando provinciale di Vibo Valentia hanno compreso che era necessario esternalizzare il servizio, sottraendolo all'ente in house della Regione, Fincalabra.

È sempre Salerno, rilevano gli investigatori, ad affidare la procedura per assegnare il servizio di esternalizzazione a Vincenzo Caserta, che gli inquirenti considerano la longa manus dell'ex assessore. A quel punto è Caserta ad affidare la gestione dello strumento di ingegneria finanziaria alla fondazione Calabria Etica (in realtà priva di competenze e dei requisiti per la gestione di uno strumento finanziario di microcredito).

In otto giorni da Calabria Etica il servizio passa alla esterna Cooperfin, grazie, secondo l’accusa e visti i recenti avvisi di garanzia, all’operato dei componenti della commissione esaminatrice.

In definitiva, per il giudice, la predisposizione del “bando” risulta “essere stato chiaramente il frutto di una collusione fra chi lo ha formulato (Ruberto), chi ne ha affidato indebitamente la predisposizione (Caserta), chi aveva interesse a che fosse la Cooperfin ad aggiudicarsi il servizio (Salerno) e chi ne ha beneficiato, non tanto aggiudicandosi il servizio, ma appropriandosi concretamente addirittura della maggior parte (ben l’80% circa) delle somme gestite (Marano).

Pubblicato in Belmonte Calabro

Scrivevamo sulla opportunità che la magistratura arrestasse tutti i responsabili della vergogna etica calabrese.Nemmeno il tempo di pubblicarlo che ecco la incredibile novità che la regione Calabria ha deciso di avviare le procedure per lo scioglimento della Fondazione "Calabria Etica".

Una nota dell'Ufficio stampa informa che“La decisione è stata assunta a seguito della relazione presentata dal commissario Carmine Barbaro che la Giunta regionale, presieduta da Mario Oliverio, aveva nominato nei mesi scorsi per fare chiarezza sulla situazione economico - giuridica in cui versava la Fondazione”.

Non conosciamo ancora il testo ma ci auguriamo che sia diffuso immediatamente e totalmente .

Erto è che per avviare le procedure di scioglimento di "Calabria Etica" è stato nominato Commissario liquidatore il prof. Valerio Donato, docente di Diritto civile all'Università "Magna Grecia" di Catanzaro.

Comunque il Commissario avrà cura, d'intesa con il Dipartimento "politiche sociali", di riconoscere le spettanze ai lavoratori che legittimamente hanno svolto attività lavorative.

E’ la prima volta che la regione scioglie un suo ente creato apposta per fare sporca politica

Ed è anche la prima volta che la Giunta regionale affermi ( sul serio) che le politiche sociali  debbano essere esercitate dai Comuni, per come previsto dalla legge 382/2000, in quanto istituzioni più vicine ai bisogni sociali che si esprimono sul territorio.

In tal senso, l'assessore delegato Federica Roccisano assumerà i provvedimenti conseguenti ed attiverà una serie di incontri con i soggetti sociali ed istituzionali interessati.

Che la Calabria stia cambiando?

Non vorremmo, però, che la scelta sia finalizzata a porre una pietra tombale sulle gravi responsabilità di tanta parte della regione Calabria!

Pubblicato in Lamezia Terme

Scrivono il Commissario Straordinario della Fondazione Calabria Etica Carmelo Barbaro ed i Dirigente generale reggente del dipartimento 6 Lavoro della Regione Calabria Antonio De Marco

“In relazione alle notizie inesatte e devianti apparse in questi giorni sulla stampa e sulle dichiarazioni dell'ex-Presidente della Fondazione Calabria Etica, è necessario precisare alcune doverose informazioni al fine di ristabilire la correttezza e fondatezza delle notizie, limitandosi ovviamente ad un mero aspetto tecnico-procedurale senza valutazioni politiche che appartengono alla Giunta Regionale.

Com'è noto per l'ampio risalto che sulla stampa è stato dedicato alla questione delle "assunzioni" della Fondazione Calabria Etica, avvenute durante la campagna elettorale di rinnovo del Presidente della Regione e del Consiglio Regionale, a seguito del commissariamento della Fondazione deciso dalla Giunta Regionale è in corso una inchiesta interna della Regione Calabria ad opera di una Commissione d'indagine di supporto al Commissario Straordinario della Fondazione e composta dai Dirigenti Generali dei Dipartimento Lavoro, Controlli e Bilancio, insediata nello scorso mese di febbraio che entro il corrente mese di aprile porterà ad una relazione dettagliata fornita alla Giunta Regionale, e che sarà alla base di successive determinazioni dell'Esecutivo, circa i Progetti realizzati dalla Fondazione Calabria Etica su affidamento del Dipartimento Lavoro della Regione Calabria nell'ultimo anno, pari a 38 Progetti per un importo finanziario di circa 24 milioni di euro, di cui 13 attivati da ottobre 2014 a ridosso della competizione elettorale per un importo finanziario di circa 15 milioni di euro.

E' ovviamente da rammentare che sul complesso delle procedure di tali Progetti è altresì in corso una indagine della Procura della Repubblica di Catanzaro che ha già portato all'acquisizione da parte degli Inquirenti della relativa documentazione.

Nel corso della verifica delle procedure attivate da Fondazione Calabria Etica, oggetto di una recente valutazione congiunta tra Commissario Straordinario della Fondazione e Dipartimento n.6 Sviluppo Economico e Lavoro della Regione Calabria in data 26/3/2015, è emerso in modo inconfutabile che alcuni di tali Progetti attivati, e precisamente 4 Progetti per un importo totale di quasi 7 milioni di euro, erano del tutto privi di formale atto di affidamento e di finanziamento a favore della Fondazione Calabria Etica e che su tali Progetti erano però stati contrattualizzati circa 260 operatori con contratti di collaborazione professionale.

Per tali Progetti risultava agli atti solo una procedura preliminare di richiesta di progettazione, con proposta esecutiva avanzata da Fondazione Etica al Dipartimento Lavoro nel mese di ottobre 2014, ed una nota del 22/10/2014 del Dirigente Generale pro.tempore del Dipartimento che autorizzava l'avvio delle attività preliminari/ propedeutiche dei Progetti considerati, rinviando a successive procedure amministrative di finanziamento nei limiti del patto di stabilità, senza autorizzare stipula di contratti o spese.

A tale nota preliminare, che non costituisce in alcun modo atto amministrativo che determina obbligazioni giuridiche, non è poi seguito alcun Decreto di autorizzazione, nè stipula di convenzione né regolare impegno di spesa, che costituiscono gli atti necessari ed obbligatori per la P.A. per determinare obbligazioni giuridiche nei rapporti con i terzi.

Di conseguenza le contrattualizzazioni operate dalla Fondazione Calabria Etica per i Progetti considerati sono da ritenere da parte della Regione Calabria nulli e non rendicontabili in quanto stipulati in carenza di atti contrattuali o convenzionali, e peraltro in violazione della disposizione a suo tempo emanata dal Presidente facente funzioni della Giunta Regionale Dr.ssa Stasi che aveva determinato, all'avvio della campagna elettorale regionale, l'obbligo per i Dipartimenti Regionali e per gli Enti partecipati o "in-house" (come la Fondazione Calabria Etica) di non procedere in ricorrenza della campagna elettorale a qualsiasi contrattualizzazione o assunzione, che evidentemente non è stata rispettata dal Presidente pro-tempore della Fondazione Calabria Etica.

Tale determinazione, a seguito di esplicita richiesta del Commissario Straordinario della Fondazione di chiarimento alla Regione Calabria prot. 925 del 27/3/2015, è stata assunta dalla Direzione Generale del Dipartimento n. 6 Sviluppo Economico e Lavoro della Regione Calabria con comunicazione prot. 102333 del 31/3/2015 che ha precisato alla Fondazione l'inammissibilità della procedura attivata dalla Fondazione per i 4 Progetti precisati in carenza di atti amministrativi di autorizzazione, impegno di spesa e stipula di convenzione, invitando con ciò il Commissario agli adempimenti considerati.

Da qui l'avvio delle necessarie procedure in corso da parte del Commissario Straordinario in autotutela sui circa 260 contratti stipulati irregolarmente in carenza di copertura finanziaria e di convenzione, non sussistendo alcun atto amministrativo formale di affidamento, e non –per come affermato in Conferenza Stampa dall'ex-Presidente- per "cavilli burocratici di mancata repertoriazione della convenzione". Senza entrare nel merito delle procedure di selezione del personale che sarà oggetto di successiva valutazione a conclusione del lavoro della Commissione d'inchiesta.

Pare altresì opportuno rammentare che la pubblicazione avvenuta sul sito della Fondazione Calabria Etica dei nominativi e degli importi dei contratti stipulati dalla Fondazione non appartiene ad una volontà di "ludibrio" dei contrattualizzati, ma ad una precisa disposizione normativa in materia di trasparenza che impone alla Pubblica Amministrazione la pubblicazione sui siti istituzionali di tutti i contratti di collaborazione stipulati.

Questa la sostanza formale della questione, senza valutazioni politiche. Appare dunque evidente come alcune notizie pubblicate sui giornali cartacei e "on-line" e le affermazioni della richiamata Conferenza stampa dell'ex-Presidente della Fondazione Etica siano infondate e inesatte e appartengano alla categoria della polemica politica o al tentativo di travisamento dei fatti nella evidenza della irregolarità o illegittimità di alcune procedure di contrattualizzazione avviate.

Pur senza entrare nella discussione politica, pare comunque opportuno che vengano evitati i richiami alla difesa del "pane di 250 famiglie" che sarebbe stato negato dalla Regione Calabria, in quanto tale affermazione finisce per negare il necessario rispetto delle regole amministrative e della trasparenza che devono ispirare ogni atto della Pubblica Amministrazione e degli Organismi "in-house", e che l'impegno contro la povertà, su cui l'Amministrazione Regionale si sta impegnando con un Piano specifico, riguarda non solo le 250 famiglie richiamate ma le decine di migliaia di famiglie calabresi in condizioni di povertà e di disperazione che non hanno potuto trovare "scorciatoie" di opportunità di lavoro come quelle attivate, quanto meno con disinvoltura se non di illegittimità, dalla precedente gestione di Fondazione Calabria Etica.

Responsabilità degli Amministratori ed anche della stampa è quella di non alimentare con demagogia "guerre tra poveri" e non fomentare climi di caccia ai capri espiatori che sono pericoli in una Regione disperata ed alle prese con delicati problemi di coesione sociale e di ordine pubblico.

Il Commissario Straordinario della Fondazione Calabria Etica

Carmelo Barbaro

Il Dirigente generale reggente del dipartimento 6 Lavoro della Regione Calabria

Antonio De Marco

Pubblicato in Lamezia Terme
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