
Redazione TirrenoNews
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Cetraro. Una imbarcazione si incaglia all'imboccatura del porto
Giovedì, 14 Settembre 2017 19:19 Pubblicato in Alto TirrenoAmantea non ha la esclusiva dell’insabbiamento della imboccatura del proprio porto!
No! Succede anche a Cetraro dove da ieri notte un'imbarcazione a vela di circa 43 piedi (13 metri), iscritta al registro navale di Napoli, si è arenata la scorsa notte nel tentativo di entrare nel porto, laddove il fondale è basso, senza controllarlo con l'ecoscandaglio.
Ora la barca risulta incagliata vicino al faro che segnala l'imboccatura del porto.
Nella mattinata un'imbarcazione della capitaneria ha tentato senza successo di trainarla nel bacino portuale.
Ora si è in attesa del rientro di qualche altra imbarcazione più potente che liberi la deriva dalla sabbia.
I fondali all'imbocco del porto si sono tanto ridotti da costituire un serio pericolo alla navigazione e manca una segnaletica adeguata a tutela della sicurezza dei diportisti.
Come dire : Se Atene piange, Sparta non ride.
Storie di porti del Tirreno cosentino!
Insomma se Amantea si trova, spesso, in una situazione disastrata, Cetraro non gode di certo una vita migliore.
Ne prenda atto Mario Oliverio e provveda.
Amantea non può restare senza porto.
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Amantea. Processo Nepetia. Assolta definitivamente l’architetta Concetta Schettini
Giovedì, 14 Settembre 2017 18:42 Pubblicato in CronacaE’ finito il calvario giudiziario dell’architetta Concetta Schettini un tempo responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Amantea.
L’architetta rimase coinvolta nel processo Nepetia iniziato il 20 dicembre 2007 con l’arresto di 39 persone ed il sequestro del Porto di Amantea.
Fu durissima la prima sentenza a suo carico che la vide condannata a 7 anni e 6 mesi.
Una sentenza poi ridotta ad 1 anno e 6 mesi per il reato di turbativa d'asta.
Ora l’assoluzione finale in Cassazione.
Il fatto non sussiste.
Finisce così il calvario durato 10 anni ed al quale l’ex dirigente del comune di Amantea è stata sottoposta.
Un calvario che l’ha vista anche emarginata in un ufficio lontano dal capoluogo.
Quasi una impropria ed inaccettabile anticipazione “civile” della possibile sanzione penale.
Una emarginazione che ora deve avere fine.
Ora che la Cassazione l’ha definitivamente assolta resta il giudizio sulle scelte fatte da una pseudo politica che uccide le persone per una sua qualche paura e per allontanare “il male”.
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Gioiosa Ionica. Un migrante salva un bambino da annegamento.
Giovedì, 14 Settembre 2017 18:07 Pubblicato in Reggio CalabriaQuesto è il suo racconto:
"Domenica pomeriggio, erano circa le 15:30, ero sul lungomare di Marina di Gioiosa Ionica.
All'improvviso ho sentito una bambina piangere e gridare aiuto e poi ho visto una testa uscire dal mare, era un bambino; quando ho capito cosa stava succedendo ho buttato via tutto, zaino e cellulare, e mi sono subito buttato in acqua.
Per tre volte ho provato a prendere la mano del bambino, ma non ci riuscivo, le onde erano troppo forti e mi riportavano verso la riva.
Allora ho provato ancora una volta e finalmente sono riuscito a toccare il bambino, ad afferrare la sua mano e a riportarlo verso la riva.
Il bambino aveva tanta paura, piangeva.
Io gli ho detto stai tranquillo, non piangere, ora sei salvo.
Il bambino poi si è calmato, ma a me girava la testa.
Appena ho visto il bambino non ho pensato a niente, poi quando ho capito che era salvo ho ringraziato Dio e mi è salita tutta la paura e la stanchezza.
Ma ora io sono contento, perché adesso questo bambino è come nato per la seconda volta.
Ho pensato che forse per questo la vita non mi ha portato a Gioiosa".
Si tratta di Ahmed Ripon, di 18 anni,(nella foto) arrivato in Italia dal Bangladesh circa un anno fa, su uno dei tanti barconi che approdano sulle nostre coste e che, dopo essere stato accolto in un centro per Minori Stranieri Non Accompagnati, è arrivato a Gioiosa Ionica, come richiedente asilo, ospite del Progetto di accoglienza aderente alla Rete SPRAR, di cui è titolare il Comune di Gioiosa Ionica e gestito dalla Rete dei Comuni Solidali.
La mamma del giovanotto dice "Siamo grati a Ripon. Anche io ero lì, ho provato ad andare incontro a mio figlio, ma le onde mi riportavano sempre a riva.
Se non ci fosse stato lui, ma non ci voglio pensare.
Ripon è stato il nostro angelo, è come se mio figlio avesse avuto una seconda possibilità, credo davvero che se fossero passati solo altri pochi secondi forse il mio bambino non ce l'avrebbe fatta. Ripon potrà sempre contare su di noi.
Ora, con mio figlio, sono diventati grandi amici e noi gli saremo per sempre grati".
Ne approfitta Giovanni Maiolo il coordinatore del progetto Sprar di Gioiosa Ionica per dire : "Una storia a lieto fine. Ma non è solo questo. E' una di quelle storie semplici che ci dovrebbero permettere di provare ad andare oltre. Oltre un confine geografico, oltre un colore di pelle, oltre il mero e banale pregiudizio. E' una storia di umanità. Di cuore e coraggio, di speranza e nuove opportunità. Tutto quello che dovremmo tener vivo ogni giorno della nostra vita".
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