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Redazione TirrenoNews

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E se portassimo i prof. anche in Consiglio regionale?

Martedì, 28 Febbraio 2017 16:34 Pubblicato in Reggio Calabria

I prof in giunta? “Non sono un problema” dice il consigliere regionale Giuseppe Aieta, l’unico assente a Lamezia :“Da più tempo, e a fasi alterne, si ripropone il problema del rilancio dell’azione amministrativa della Regione Calabria senza entrare nel merito di cosa si debba rilanciare.

 

Si fa spesso riferimento al ritorno della politica in giunta perché il tempo dei tecnici sarebbe finito.

La verità è che la capacità e la pratica di governo non sono innate e non si acquistano facendo grandi cose negli altri campi dell’attività umana. L

’uomo di governo si fa governando gli uomini, discutendo con gli avversari, cercando di convincerli del loro errore e rimanendo anche persuaso dagli avversari della necessità di mutare parzialmente la propria strada. Pertanto, appare evidente che il problema non è se i tecnici chiamati da Oliverio debbano sloggiare perché tecnici, ma se questa giunta, nel merito delle questioni, abbia inciso o no in questi mesi rispetto alle grandi questioni: a cominciare dalla credibilità!

 

Invero, appare quanto mai evidente che le quotazioni della Calabria rispetto ai centri decisionali nazionali ed europei siano palesemente accresciute non per solo merito della giunta tecnica – sia chiaro - ma, complessivamente, di giunta e Consiglio con la pressante e decisa regia del governatore, Mario Oliverio.

Rispetto alla vecchia programmazione vi è – nella 2014/2020 - una novità che spesso viene sottaciuta che è rappresentata dalle condizionalità ex ante che la Commissione Europea vincola al trasferimento delle risorse comunitarie.

 

Si tratta di alcuni strumenti fondamentali per l’efficacia dei programmi comunitari: Piano trasporti, Piano rifiuti, Strategia per l’innovazione S3.

L’approvazione di questi strumenti ha consentito di rendere operativo il Programma consentendo alle imprese calabresi di rispondere in massa ai bandi sull’innovazione e il rafforzamento della competitività (40 milioni), ai Comuni di partecipare ai bandi sui porti (22 milioni) o sulla raccolta differenziata (34 milioni) o sull’adeguamento sismico nelle scuole (30 milioni) o – da qui a poco – ai bandi sulla Pubblica illuminazione e l’efficientamento energetico (35 milioni).

Per non parlare del Piano d’azione occupazione e inclusione presentato nei giorni scorsi che prevede un reddito di inclusione attiva per circa 17 mila calabresi (280 milioni) oltre al piano delle politiche attive destinato ai percettori di ammortizzatori sociali in deroga, per cui la Calabria vanta il primato tra le regioni d’Italia (29 milioni).

Questi sono fatti il cui merito non è ascrivibile solo alla giunta ma, in eguale parte, anche al Consiglio per l’apprezzabile speditezza e, al contempo, la diffusa partecipazione alle decisioni: riunioni, audizioni, commissioni consiliari, consiglio. Un raro esempio di concretezza ed efficienza di cui, però, dobbiamo sentirci protagonisti senza cedere alla superficialità dei giudizi.

La nostra missione, dunque, è quella di non fallire e di dare senso alla nostra permanenza in consiglio regionale senza porci problemi che non ci sono. Perché chi voglia trovare le ragioni del proprio impegno politico può farlo elevando la qualità legislativa di una Regione che ha bisogno di condivisione e non già di cesure che rallentino un processo difficile e ostico ma, al tempo stesso, necessario e non più rinviabile.

Ecco perché – alla luce di questi risultati - trovo dannosa e improduttiva la polemica sui tecnici in giunta. Una giunta, tra l’altro, guidata da chi è cresciuto a pane e politica che con il necessario equilibrio saprà agevolare i rapporti con il Consiglio nel perimetro delle competenze politiche e amministrative di ciascuno.

Il problema vero è che i risultati epocali di questi mesi – che, sia chiaro, non sono sufficienti - non ci hanno consegnato la cifra esatta del nostro impegno perché non riscontriamo l’impatto immediato tra i cittadini.

È l’eterna lotta tra chi pensa alle prossime elezioni e chi invece – senza scomodare De Gasperi – pensa, non dico alla prossima generazione, ma almeno a non trascorrere questo tempo nella massima istituzione calabrese senza lasciare traccia di sé. (Giuseppe Aieta.Consigliere regionale Pd)

A Lamezia terme, invece, si è tenuto un vertice infuocato dei consiglieri dem.

Scrive Antonio Ricchio de Il corriere della Calabria: “Vincenzo Ciconte, che i boatos indicano come uno dei papabili per la candidatura a sindaco di Catanzaro, è il più netto: «Serve aprire una fase nuova alla Regione».

C’è la giunta regionale dei prof nel mirino dell’ex vicepresidente.

Ciconte affonda, ma a chiedere un cambio di passo ci sono tutti gli altri componenti del gruppo del Pd in consiglio regionale che a Lamezia - assente solo Aieta - si ritrovano per proseguire il confronto avviato la scorsa settimana a Reggio Calabria.

Sebi Romeo prova a mediare, a difendere le scelte compiute dal governatore, ma viene travolto dall’ira dei consiglieri. «Non sentiamo il bisogno di ascoltare in questa sede un portavoce di Oliverio» è la replica dei più critici.

Eccola, la manovra di accerchiamento al governatore.

Perfino Mimmo Bevacqua, il più moderato tra i moderati, non le manda a dire: «L’allarme di Ciconte va ascoltato, in Calabria c’è sofferenza e alla Regione c’è una macchina amministrativa che va avanti con la retromarcia innestata».

E ancora: Tonino Scalzo, ex presidente del consiglio regionale, che ha dovuto lasciare l’incarico dopo l’avviso di garanzia per “Rimborsopoli”: «C’è bisogno di aprire una fase nuova».

Interviene pure Carlo Guccione, che i più perfidi indicano come il più «convinto oppositore» di Oliverio in questi ultimi mesi: «Se continuiamo così rischiamo di andare a sbattere violentemente.

E il conflitto aperto con la società calabrese potrebbe avere ripercussioni anche sul congresso del Pd».

Già, perché c’è anche la partita interna in questo duello a distanza tra assessori tecnici e consiglieri regionali.

Michele Mirabello, uno degli alfieri della corrente autonomista dem varata dal governatore, è ancora più esplicito: «In giunta c’è qualche assessore che sta giocando una partita tutta sua».

Nel mirino c’è la legge regionale sui Centri per l’impiego. Un esempio, secondo i consiglieri regionali, di come gli assessori procedano in ordine sparso, bypassando le prerogative dei consiglieri.

E poi la legge sull’istituzione della riserva “Valli Cupe”, approvata all'unanimità su proposta del forzista Mimmo Tallini, «che qualche assessore ha curiosamente preso a cuore» e alla cui presentazione, in programma la prossima settimana, non parteciperà il Pd.

Due episodi di una lunga telenovela. Che fanno dire a Mimmo Battaglia, il “padre” della proposta di legge poi ritirata sul ritorno dei vitalizi, che «il cambiamento non è più rimandabile».

Ernesto Magorno pensa che a questo punto sia finita.

E invece è ancora il turno di Nicola Irto. Il presidente del consiglio regionale invoca chiarezza sulla gestione di comparti chiave come Sanità, Agricoltura, Turismo e Fondi comunitari.

E sull’Asp di Reggio Calabria, trovando una sponda in Romeo, si dice «preoccupato» per una serie di atti assunti dal commissario che «fa riferimento a Oliverio». E per il cui operato, dunque, sarà complicato dare la colpa al commissario Massimo Scura.

Infine, la richiesta unanime: stop al commissariamento degli enti sub-regionali.

È guerra, insomma.

Al segretario regionale non resta che prendere atto della situazione e assicurare l’impegno a convocare, alla presenza del governatore, una nuova riunione del gruppo.

Obiettivo: concretizzare la partenza della “fase 2”.

Con queste premesse non è azzardato affermare che l’esecutivo dei prof potrebbe avere davvero le ore contate.”

Salvo che Oliverio non provi ad affidare ai proff anche il consiglio regionale.

Perchè no, viene da chiedersi, se sanno governare dalla Giunta sapranno governare anche dal Consiglio?

Siamo invasi da prodotti cinesi.

Se c’era necessità di conferma, eccola.

 

Nella sola Cosenza (nemmeno100 mila abitanti) c’erano 2 milioni e mezzo di maschere e vestiti di carnevale, quali maschere veneziane, costumi e parrucche oltre ad una serie di altri gadget, quali cover di cellulari e giocattoli per bambini.

 

Ma chi volete che potesse comprarli?

Quanto tempo ci sarebbe voluto per commercializzarle?

E parliamo solo di maschere e di vestiti.

E quanti altri sono i prodotti cinesi importati in calabria?

 

La cosa inaccettabile è poi il fatto che si tratta di prodotti potenzialmente pericolosi.

Sono prodotti di libera vendita senza le indicazioni obbligatorie previste dal D.Lgs 206 del 2005 (Codice del Consumo) a tutela del consumatore.

L'operazione denominata Maschere Protette ha permesso di individuare diverse società gestite da soggetti di nazionalità cinese.

 

Mancavano le indicazioni riguardanti la composizione dei materiali utilizzati per la realizzazione, con etichette non contenenti le informazioni considerate obbligatorie dalla normativa, sia nazionale che comunitaria, e sprovvisti dei relativi certificati attestanti i test di sicurezza e del controllo sanitario, nonché delle istruzioni ed avvertenze per l'uso.

 

Gli articoli di carnevale sottoposti a sequestro sono risultati potenzialmente pericolosi poiché gli acquirenti, indossandoli, sarebbero stati esposti al rischio di contrarre infezioni cutanee e/o altre malattie dermatologiche.

Come consigliato da esperti si tratta di maschere o alle parrucche pericolose se fatte di materiale irritante o tossico e che è opportuno evitare di indossare se hanno un odore forte di "sostanza chimica".

Ma anche di schiume, stelle filanti spray, fiale che contengono spesso sostanze chimiche irritanti e sensibilizzanti.

Altri articoli, in particolare accessori d'abbigliamento, sono risultati contraffatti in quanto recanti illegittimamente marchi registrati e griffe di note case produttori

Il commerciante Zangari dopo l’ultimo interrogatorio crolla e confessa l’omicidio.

 

Giuseppe Zangari era compare d’anello della vittima.

E nella notte i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno hanno arrestato

 

Giuseppe Zangari, commerciante di 46 anni, di Spadola, che ha confessato l’omicidio dell’amico il commercialista Bruno Lacaria, di 52 anni.

 

Il cadavere è stato rinvenuto nei boschi del monte "Lacina" non distante da Vibo Valentia.

Il corpo era stato gettato in un dirupo.

Lacaria era scomparso lo scorso 8 febbraio.

Giuseppe Zangari, era stato l’ultimo ad aver incontrato Lacaria prima che scomparisse.

Il commerciante Zangari all’indomani della scomparsa di Lacaria era stato ricoverato, con prognosi riservata, nel Reparto antiveleni dell’ospedale di Locri dopo avere denunciato di essere stato costretto, sotto la minaccia di una pistola, ad ingerire del pesticida.

 

Un episodio che sin da subito non aveva convinto gli inquirenti.

Una versione di Zangari, secondo quanto emerso, messa in scena per sviare l’attenzione.

Ancora da capire le ragioni dell’omicidio.

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