Redazione TirrenoNews
Dal 2005 la Redazione di TirrenoNews.Info cerca di informare in modo indipendente e veloce.
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Nocera Terinese, cade l’amministrazione Gigliotti : si va a nuove elezioni
Venerdì, 26 Gennaio 2018 17:25 Pubblicato in Basso TirrenoNon è valso a nulla l'azzeramento della giunta voluto dal sindaco Fernanda Gigliotti.
Anzi ha sortito l’effetto contrario
Sono arrivate, infatti, le dimissioni di 8 consiglieri comunali su 12, di cui 5 di maggioranza.
Un vero e proprio terremoto politico a Nocera Terinese, nel Catanzarese, ha portato alla caduta dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco Fernanda Gigliotti.
Un terremoto atteso ed in qualche modo cercato
L’amministrazione nocerese è durata poco più di un anno e mezzo.
Una navigazione a vista, non facile, ed ora il definitivo naufragio.
Un naufragio annunciato visto che – di fatto – era dallo scorso giugno, per sua stessa ammissione, che Gigliotti non aveva la maggioranza né in giunta né in consiglio.
Determinante, dunque, la diatriba con il suo ex vicesindaco, Gaspare Rocca, in contrasto da tempo con il primo cittadino.
Lo stesso Rocca, infatti, insieme ai consiglieri di “Ripartiamo”, ha declinato nelle scorse settimane qualunque incontro richiesto dalla Gigliotti, fino all’azzeramento della giunta avvenuto nella serata di giovedì.
Toccherà al prefetto di Catanzaro nominare un commissario che guiderà l’ente fino alle prossime elezioni.
Etichettato sotto
La Polenta ce la mettiamo noi e gli osei li prendiamo in Calabria
Venerdì, 26 Gennaio 2018 15:08 Pubblicato in Primo PianoPolenta e osei è uno dei piatti tipici veneti, bergamaschi e bresciani.
La versione salata prevede che gli uccellini (come allodole, fringuelli, peppole, tordi, passeri o quaglie) vengano cucinati allo spiedo sul fuoco del camino o in padella (solitamente oblunga) con lardo tagliato a fette sottili e salvia e serviti con il loro intingolo accompagnato da polenta onta.
Nasce così il turismo venatorio dal Nord in Calabria.
Tre persone di Corigliano e una di Rossano avrebbero organizzato un'attività di detenzione e commercializzazione di avifauna che veniva cacciata nell'area ionica e poi spedita nelle regioni settentrionali.
I carabinieri forestali hanno effettuato nei giorni scorsi un sequestro di 3125 capi di avifauna, 28 fucili e circa 600 cartucce nel comune di Corigliano Calabro.
Le persone denunciate, tre di Corigliano e una di Rossano, si sono resi protagonisti di una attività di detenzione e commercializzazione di avifauna che veniva sistematicamente cacciata nell’area ionica e poi spedita nelle regioni settentrionali usando autobus di linea.
L’operazione, denominata “Osei 2” ha visto impegnati militari del Nucleo investigativo di polizia ambientale e del Gruppo carabinieri forestale di Cosenza oltre alle Stazioni di Corigliano, Rossano ed Acri sotto il coordinamento dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.
In particolare durante i servizi di controllo del territorio i militari hanno individuato una vera e propria organizzazione costituita da cittadini di Corigliano e Rossano che gestivano attività di caccia riconducibile al turismo venatorio.
Una volta giunti sul posto, i cacciatori provenienti in gran parte dalle provincie di Vicenza, Padova, Brescia e Bergamo trovavano tutto organizzato nei minimi dettagli, dall’alloggio, al vitto fino ai fucili e al munizionamento per poter effettuare la caccia a specie di avifauna protetta e non cacciabile, particolarmente apprezzata nella preparazione del tipico piatto a base di cacciagione conosciuto come “Polenta e osei”.
I cacciatori, in un vero e proprio “tour venatorio” venivano accompagnati nelle battute di caccia, effettuate nei comuni di Corigliano e Rossano da persone del luogo che poi, si preoccupavano della conservazione della avifauna abbattuta e della spedizione della stessa che avveniva tramite autobus di linea diretti al nord.
I pacchi confezionati venivano infatti caricati su autobus di linea come normali spedizioni il cui contenuto era ignoto ai dipendenti delle società di autolinee.
L’operazione ha smascherato una vera e propria organizzazione dedita a tale attività illegale frutto di una lunga e mirata azione investigativa con servizi di osservazione, controllo e pedinamenti culminata nei giorni scorsi con l’intervento dei militari che hanno bloccato i quattro uomini in un piazzale a Corigliano mentre caricavano su un autobus, in partenza per il Nord Italia, alcuni pacchi risultati contenenti l’avifauna posta poi sotto sequestro.
Inoltre all’interno delle autovetture usate per il trasporto dei pacchi sono state rinvenute incustodite 250 cartucce.
Gli ulteriori e dettagliati controlli hanno accertato la presenza nei quattro scatoloni di 2.795 capi di avifauna per la maggior parte non cacciabile appartenenti alla specie di “Fringilidi” (fringuelli, verdoni, cardellini, fanelli, verzellini, zigoli e peppole oltre a beccacce, beccaccini, alzavole, storni, allodole, pettirossi, capinere, merli, ghiandaie, cinciallegre minori e cinciallegre maggiori), suddivisi in pacchetti più piccoli e selezionati per specie, altri 330 capi sono stati rinvenuti all’interno di un magazzino di uno degli indagati insieme ad altro munizionamento incustodito oltre a 28 fucili di vario calibro che erano le armi messe a disposizione per i cacciatori che arrivavano dal nord Italia.
Etichettato sotto
27 gennaio 1945:fine dello sterminio degli ebrei di Francesco Gagliardi
Venerdì, 26 Gennaio 2018 13:44 Pubblicato in Amantea Futura27 gennaio 1945, fine dell’assurdo immane genocidio degli ebrei che grida vendetta al cospetto di Dio.
Quel lontano giorno di tantissimi anni fa è una data storica molto importante: fine dello sterminio degli Ebrei in Europa voluto da Hitler.
In quel lontano giorno di 73 anni fa i soldati dell’Armata Rossa liberarono gli ebrei sopravvissuti alla soluzione finale che ancora erano rinchiusi nel campo di concentramento di Auschwitz.
Se avessero ritardato anche di poche ore moltissimi di loro sarebbero finiti nelle camere a gas e nei forni crematori.
E così, per la prima volta, il mondo occidentale potette vedere da vicino quello che realmente aveva fatto il regime nazista in tutta la sua realtà.
In quel triste campo di concentramento non finirono soltanto cittadini ebrei, ma zingari, omosessuali, oppositori del regime nazista.
Venne costruito nel 1940, durante la seconda guerra mondiale, per accogliere detenuti politici.
Poi nel 1941 ebbe un notevole potenziamento con l’apertura del più grande campo di Birkenau e con l’installazione di varie fabbriche tra cui Krupp e Siemens.
In queste fabbriche si sfruttava il lavoro coatto degli internati.
Gli ebrei venivano caricati su vagoni ferroviari piombati senza cibo e senza acqua e portati ad Auschwitz. Dopo aver attraversato quel cancello in ferro battuto venivano fatti scendere sulla cosiddetta “Judenramp” e poi subivano la prima selezione.
Atroce rituale all’ingresso del campo: denudamento, rasatura, tosatura, doccia, vestizione, numerazione. I vecchi finivano subito sotto le docce, così chiamavano i nazisti le camere a gas.
Gli uomini e le donne giovani a lavorare nei campi di lavoro affollati e malsani e poi man mano anche loro finivano nelle docce e nei forni crematori.
Lavoravano e soffrivano prima di essere avviati alla morte.
Al di là di quel famoso cancello dove campeggiava la scritta “Il lavoro rende liberi” c’era davvero l’inferno.
E noi oggi per ricordare quel triste evento celebriamo La giornata della memoria, per non dimenticare e per far si che tragedie simili non si ripetano mai più.
Apprendo con vivo compiacimento che anche la nobile città di Amantea a noi tanto cara vuole commemorare quel lontano giorno alla presenza delle autorità e dei cittadini per ricordare l’immane genocidio e le stragi di milioni di innocenti.
Altri crimini, altri genocidi ci sono stati in passato in Europa e nel mondo e ancora oggi troppi sono in corso sulla faccia della terra, ma quello che veramente è accaduto nei lager nazisti ha superato ogni forma di barbarie xenofoba razzista.
In quei famigerati campi si praticava finanche la tortura fisica e psicologica e si sperimentavano su quei corpi martoriati nuovi medicinali e metodi di chirurgia.
Almeno sei milioni di internati perirono nelle camere a gas; contingenti minori vennero eliminati mediante iniezioni di fenolo, fucilazione di massa o impiccagioni.
La Giornata della Memoria che noi celebriamo ogni anno è entrata in vigor soltanto nel 2000 con una Legge dello Stato. Il testo approvato dal Parlamento stabilisce che ogni anno le scuole e le università organizzino per il 27 gennaio manifestazioni volte a ricordare i campi di sterminio nazista e gli oltre sei milioni di ebrei che perirono in quei famigerati lager.
Ma queste celebrazioni servono per davvero?
A chi ha ancora dei dubbi rispondo con un “Sì”.
Servono a combattere il razzismo, la xenofobia, l’odio razziale.
Anche in Calabria, nelle scuole, nelle Università, a Ferramonti di Tarsia si celebra il Giorno della Memoria.
Per chi ancora non lo sapesse il regime fascista aveva fatto costruire anche in Calabria un campo di concentramento dopo l’approvazione e l’entrata in vigore delle famose Leggi razziali del 1938, un complesso e aberrante sistema per la difesa della razza ariana.
Certo, era un campo di concentramento diverso di quello di Aushwitz o della Risiera di San Sabba a Trieste. A Ferramonti non ci furono camere a gas e forni crematori.
Ma era pur sempre un campo di concentramento dove centinaia di ebrei erano costretti a vivere nella promiscuità in capannoni affollatissimi.
C’erano le cimici ed i pidocchi e moltissimi si ammalarono di malaria, perché negli anni 40 il campo era stato costruito su un terreno paludoso e infestato dalle zanzare.
C’erano nel campo, però, una biblioteca, una sala cinema e altri spazi ricettivi.
Riconoscere queste differenze non significa però che anche il male nella nostra amata Calabria non c’era. C’era, eccome! Solo che i prigionieri venivano trattati come esseri umani e non come bestie. E il Direttore del campo Paolo Salvatore pur facendo rispettare le ferree regole del campo ha cercato sempre di essere vicino agli internati.
E anche i cittadini di Tarsia hanno contribuito per quel poco che potevano fare di lenire le sofferenze e i disagi degli internati. Fra le testimonianze letterarie di Auschwitz, una delle più drammatiche, è costituita dalle memorie di Primo Levi “Se questo è un uomo” (1947).
Precisa l’autore nella prefazione.-
L’opera è stata scritta allo scopo non di formulare nuovi capi d’accusa ma, per fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano e soprattutto per soddisfare l’impulso e il disagio di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi -.
Levi nel suo libro parla di “un viaggio verso il nulla, viaggio all’ingiù, verso il fondo”.