
Il Comitato Ambientale Presila per conto del comitato ambientale presilano ha inviato la seguente nota:
“MigArpacal colpisce ancora
Il 12 settembre scorso, alcuni tecnici dell’ARPACAL si sono recati nell’impianto della MiGa per prelevare alcuni campioni d’aria in uscita dal biofiltro che dovrebbe limitare gli odori diffusi dalla lavorazione dei rifiuti.
Al sopralluogo erano presenti i tecnici dei comuni di Celico e Rovito e quelli del CAP.
Per l’ennesima volta abbiamo avuto conferma di quello che denunciamo da anni e cioè che non possiamo fidarci di ARPACAL e di conseguenza del Dipartimento Ambiente che dovrebbe essere l’ente che dispone il tipo e la quantità di verifiche da effettuare.
Da qualche giorno nell’impianto abbiamo notato movimenti di operai, che erano assenti da molto tempo.
Inoltre, un odore sgradevole aveva invaso i dintorni dell’impianto.
Durante i campionamenti effettuati per verificare l’emissione di sostanze odorigene, abbiano notato che tutte le porte dei capannoni erano aperte.
Inoltre, durante il primo campionamento, i tecnici hanno avuto difficoltà a creare la dovuta depressione nell’apparecchiatura che doveva prelevare l’aria in uscita dal filtro.
Abbiamo chiesto di mettere a verbale queste incongruenze, suscitando l’irritazione prima del gestore e poi di ARPACAL, fino al punto che entrambi si sono rifiutati di sottoscrivere un verbale.
A questo punto chiediamo al Governatore Oliverio se sia ancora tollerabile che ARPACAL continui a non rispettare i propri compiti d’istituto che sono la tutela dell’ambiente e quindi delle popolazioni.
MiGa ha affermato che i prelievi sono stati effettuati a sorpresa, ma guarda caso nell’impianto, che ricordiamo è chiuso da mesi, nella mattinata prevista per il sopralluogo era presente il loro chimico. Così come ci sembra strano che i tecnici ARPACAL, sempre pronti a vantare le perfezioni dell’impianto, abbiano sostato sul luogo dei prelievi per quasi un’ora senza che sia stata data possibilità, da parte del Gestore che accampava diverse scuse, ai tecnici dei comuni e del CAP di verificare cosa stessero facendo.
E’ arrivato il momento per il Governatore di riprendere in mano la questione.
C’è qualcuno che gioca sulla nostra salute.
Tra qualche giorno scade la sospensione decretata per 90 giorni e il suo RINNOVO è INDISPENSABILE.
Ci spieghi il Dipartimento Ambiente a cosa serve il controllo delle emissioni odorigene in uscita dal capannone nel quale non vengono lavorati rifiuti da quasi 90 giorni, con tutte le porte aperte che impediscono la depressione del sito e il convogliamento dell’aria sul filtro.
Ci dica anche come mai ancora non sono state avviate le verifiche richieste dalla commissione tecnico-legale.
E’ arrivato il momento nel quale ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, anche perché c’è chi mette in giro furbescamente notizie prive di ogni fondamento, come quella secondo la quale l’impianto è chiuso per l’impossibilità di raggiungere la discarica con il viadotto chiuso o che continuano ad essere interrati rifiuti privati.
La Regione ha imposto la sospensione di ogni tipo di conferimento solo ed esclusivamente perché la popolazione si è mobilitata e 13 consigli comunali, all’unanimità, hanno deliberato per chiedere la sospensione.
La sospensione è frutto solo della determinazione del popolo presilano, sostenuto dalle istituzioni locali, che non è più disposto a subire le connivenze tra burocrazia regionale e imprenditori.
Non permetteremo che i tre mesi di aria pulita di questa estate siano solo un episodio passeggero e che si debba tornare a chiudere le finestre perché qualcuno, negli anni passati, ha rilasciato delle autorizzazioni in violazione di norme cogenti.
14 settembre 2017
Stamattina la squadra mobile di Cosenza ha arrestato, Luigi Belladonna di 43 anni e Monica Farsetta di 28, entrambi di Cosenza con l’accusa di rapina aggravata e l’uomo, anche di violazione degli obblighi derivanti dal regime di sorveglianza speciale.
Il 7 agosto scorso una donna era in via Beato Angelo d’Acri a Cosenza e si stava recando presso uno studio medico assieme ai suoi due figli minori.
Appena entrata all’interno dell’ascensore del palazzo è stata affrontata dall’uomo che l’ha bloccata e dopo averla minacciata con una pistola, che asseriva di avere nascosta addosso, l’ha obbligata a consegnarli il denaro che aveva nella borsetta (circa 300 euro) e la fede nuziale, fuggendo poi via.
La donna ha dato una descrizione poi confermata da alcuni testimoni
Età apparente 40/45 anni, alto circa 1.80, corporatura molto robusta e con pancia pronunciata e viso tondo, capelli neri tagliati cortissimi, carnagione scura, occhiali da sole scuri con montatura quadrata, maglietta a maniche corte di colore rosso, pantaloni lunghi, scarpe di colore nero, chiuse con lacci, vecchie e sporche, si esprimeva in italiano ma con chiara e forte inflessione dialettale locale.
La visione dei filmati dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona ha permesso anche la la ricostruzione delle fasi precedenti e successive alla rapina: dall’arrivo del malvivente a bordo di un’auto, una Fiat Punto nella quale è stata rilevata la presenza di una seconda persona, identificata poi nella 28enne.
I due sono stati individuati dal personale della Sezione Antirapina della Squadra Mobile.
La coppia è una ‘vecchia conoscenza’ degli inquirenti per reati contro il patrimonio.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza ha richiesto ed ottenuto al Giudice per le Indagini Preliminari un provvedimento di applicazione di misura cautelare che è stato eseguito nella mattinata odierna mediante sottoposizione dell’uomo alla custodia cautelare in carcere.
La 28enne, invece, è stata assegnata agli arresti domiciliari.
Il cadavere di Yuriy Zinchenko era stato trovato domenica scorsa nel bagagliaio di un’auto ferma a Cariati (CS).
I fermati sono due donne ucraine, Iana Koshova e Liudmyla Popova, e un uomo lituano, Mihails Dimitriks.
Un altro uomo è al momento irreperibile.
Il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, oggi ha partecipato alla conferenza stampa che si e’ tenuta nella sede del Comando provinciale dei carabinieri, a Cosenza ed ha dicharato.
“L’uomo è stato accoltellato e poi attinto da colpi di pistola, e l’omicidio è stato consumato da 4 persone, con ruoli diversi”.
“Tre persone sono state fermate, un uomo si è reso però irreperibile e pensiamo che il movente sia complesso e che attenga all’attività che svolgeva la vittima di introdurre nel nostro territorio persone di nazionalità straniera, percependo del denaro, che poi lui collocava come operai o badanti”.
Insomma ha concluso Facciolla “Siamo nel discorso delle truffe di falsi braccianti e del caporalato, di cui il territorio è purtroppo ricco, ed è facile fare soldi con questo sistema, grazie ad un sistema normativo che agevola questo tipo di truffe”.
Le indagini proseguono per accertare altre eventuali responsabilità.
“E’ stato un ottimo lavoro di squadra – ha detto Facciolla – dall'ufficio di Procura con il sostituto Luigi Spina a tutta l'Arma dei carabinieri.
Il risultato è stato possibile anche grazie al supporto tecnologico.
La vittima è stata accoltellata e poi sparata.
È stata usata una pistola sulla quale ci sono indagini”.
“Temevamo che anche gli altri potessero scappare – ha detto il sostituto Spina – ecco perché abbiamo emesso un provvedimento di fermo.
Abbiamo ricostruito la vita della vittima.
Il movente sarebbe legato alla sua attività: si sarebbe interessato di connazionali o altri stranieri come badanti o come braccianti agricoli.
Decisivo pure il contributo informativo di persone che sono state sentite.
È stato difficile rintracciare i fermati, come la Popova ritenuta l'anello più debole ma più significativo: ha deciso di collaborare perché non si fidava più di quelle persone.
Era diventata un testimone scomodo e temeva ritorsioni.
La Popova aveva avuto un rapporto con la vittima. Ci sono elementi che vanno approfonditi”.
Le indagini proseguono per accertare altre eventuali responsabilità.