
Cosenza - E' di 57 misure cautelari il bilancio di una maxi-operazione dei Carabinieri nel Cosentino che ha permesso di smantellare una rete criminale dedita al traffico di droga, all'estorsione, a furti e rapine e alla falsificazione di denaro. Il blitz con numerose perquisizioni è scattato prima dell'alba a Cosenza e in vari comuni della provincia. All'operazione, denominata Alarico, partecipano oltre 500 militari del Comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza, supportati dai militari del 14° battaglione carabinieri “Calabria”, dello Squadrone eliportato Cacciatori di Calabria e del Nucleo cinofili di Tito, nel Potentino, con la copertura aerea del velivolo dell’8° Nucleo elicotteri di Vibo Valentia.Le 57 misure cautelari sono state emesse dai Gip presso il Tribunale di Cosenza ed il Tribunale per i minorenni di Catanzaro, nei confronti di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti”, “estorsione continuata”, “detenzione illegale di armi da fuoco e munizioni”, “ricettazione”, “furto in abitazione”, “spendita ed introduzione nello stato di monete falsificate”, “detenzione e porto in luogo pubblico di arma clandestina”, “rapina aggravata” e “violazione degli obblighi della sorveglianza speciale di p.s. con obbligo di soggiorno”. Numerose le perquisizioni eseguite. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa in programma alle ore 11.00, presso il comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, alla presenza del Procuratore della Repubblica di Cosenza.
Coinvolti minorenni, decisive denunce mamme
"Sottolineiamo l'azione di diverse mamme-coraggio che hanno avuto la forza di denunciare e raccontare cosa facevano i loro figli". Lo ha detto all'AGI il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, in relazione all'operazione "Alarico" che ha portato all'esecuzione di 57 misure cautelari per spaccio di droga, fra cui eroina e cocaina, e altri reati. "Sono coinvolti anche molti minori - ha detto Sutera - utilizzati per lo spaccio e abbiamo sequestrato diverse armi, per cui dobbiamo indagare pure su eventuali collegamenti con altre organizzazioni criminali".
Lo ha depositato Marco Ambrogio, candidato di Insieme per la Provincia. Il voto sarebbe viziato dalla preferenza espressa da Carmelino Caputo, decaduto quattro giorni prima dalla carica di consigliere comunale di Paterno Calabro
Potrebbe presto cambiare la composizione del nuovo consiglio provinciale di Cosenza. La vicenda giudiziaria di Cariati ha coinvolto anche Sergio Salvati, assessore e consigliere del comune jonico, neo eletto nella lista Insieme per la Provincia, indagato dalla Procura di Castrovillari e destinatario di un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nell’ambito dell’operazione Platone. L’arresto della sindaca Filomena Greco, posta ai domiciliari, per il momento non ha conseguenze sul prosieguo dell’amministrazione, ma un eventuale scioglimento determinerà la decadenza di Salvati, con Andrea Cuzzocrea, consigliere comunale di Rende, pronto a subentrargli.
Ricorso al Tar di Marco Ambrogio
C’è però un’altra questione aperta, quella della regolarità delle operazioni di voto. Marco Ambrogio, anch’egli candidato nella lista Insieme per la Provincia e separato da Cuzzocrea da una manciata di punti, ha presentato ricorso al Tar per chiedere l’annullamento delle elezioni del 24 febbraio in quanto il risultato sarebbe viziato dall’ammissione al voto di Carmelino Caputo, consigliere comunale di Paterno Calabro, dichiarato decaduto dalla carica il 20 febbraio e che dunque non aveva diritto ad esprimere alcuna preferenza.
La questione si gioca in punta di diritto
Il voto espresso da Caputo ha avuto un peso di 22 punti, superiore al distacco tra Cuzzocrea e Ambrogio, con quest’ultimo che dunque può legittimamente sentirsi danneggiato. Incerto l’esito: i magistrati potrebbero respingere il ricorso o decidere di far rivotare solo gli amministratori dei comuni con fascia di popolazione inferiore ai tremila abitanti, in cui rientra appunto il comune di Paterno. Oppure annullare in toto le elezioni e far ripetere per intero le operazioni di voto. Nel ricorso, curato dall’avvocato Enrico Morcavallo, figura anche la richiesta di attribuzione di alcuni voti invalidati, ammontanti a circa 150 punti, poiché sulla scheda il nome di Ambrogio risultava scritto sotto il simbolo di Provincia Democratica e non sotto quello corretto di Insieme per la Provincia. Secondo il legale, queste preferenze andavano conteggiate poiché comunque espressione di una chiara volontà da parte dell’elettore.
«Questa mattina sono stati apposti i sigilli alla Casa degli Ultrà. Uno stabile che si trovava nel più totale degrado e che in tanti abbiamo riqualificato e vissuto quotidianamente dal febbraio del 2017». Inizia così una nota ufficiale diramata dai fan del Cosenza che si sono ritrovati di colpo sfrattati da un luogo diventato in poco tempo simbolo di aggregazione e integrazione.
Casa degli Ultrà, valore sociale immenso
«La spiacevole azione di oggi è stata condotta dal Comune di Cosenza nonostante il nostro atteggiamento di dialogo e apertura a possibili soluzioni alternative prospettateci dall’ente stesso – si legge nel comunicato – Per gli Ultrà Cosenza 1978 l’occupazione della Casa degli Ultrà è stata una tappa fondamentale e importante del nostro percorso e della nostra vita ultrà. Per il quartiere popolare dei Rivocati, afflitto da numerose problematiche, la nostra sede ha avuto una valenza sociale immensa. E’ stata una possibilità di aggregazione e socializzazione differente in una città segnata dall’emarginazione e dalla solitudine. Un luogo vuoto e abbandonato trasformato da “casa dei drammi sociali” a “Casa degli Ultrà” grazie all’impegno costante degli uomini e delle donne della Curva Sud».
«Ritorneremo»
«Non abbiamo peli sulla lingua e siamo abituati ad essere schietti e veri. Da un’amministrazione comunale che dice di tenere ai quartieri e di amare la nostra città ci aspettavamo un atteggiamento diverso nei confronti di chi quella stessa città la ama, la vive e la onora con fatti concreti e visibili a tutti. Perché non si è preso in considerazione il progetto degli ultrà? Chi ha voluto tutto questo?
Resteremo vigili – chiudono i supporter della Curva Sud – non dimenticheremo quel luogo e monitoreremo i lavori che si effettueranno e quello che dovrebbe essere il progetto sociale di rilancio dell’immobile pubblicizzato dal Comune. Statene certi, quando meno ve l’aspetterete La Casa degli Ultrà ritornerà!»