Rende (Cs) - L'Europa multerà l'Italia con 62,69 milioni di euro come risarcimento per i danni causati dall'inquinamento per via delle acque reflue, con l'aggiunta di 347mila euro per ogni giorno che passa senza interventi.
La Commissione europea chiede da tempo all'Italia che “le acque reflue urbane siano raccolte e trattate in modo adeguato, al fine di prevenire gravi rischi per la salute umana e l’ambiente”.
In Calabria sono stati individuati 13 agglomerati con i sistemi fognari e depurativi non a norma. Uno di questi è quello del Consorzio Valle Crati. Ma già nel 2012 sono stati stanziati 35 milioni di euro per il completamento della rete fognaria nei Comuni consorziati e il miglioramento del depuratore di Coda di Volpe, con la Delibera CIPE n. 60/2012, ma incredibilmente l’amministrazione del Consorzio non è riuscita a spendere questi soldi e si parla addirittura della perdita del finanziamento. Lo Stato, naturalmente, girerà la parte di multa comminata dall'Europa alla rispettiva regione, e così saranno i cittadini calabresi a pagare le inefficienze della classe politica che occupa i posti di comando di enti che dovrebbero gestire i servizi primari per i cittadini.
Il nome del Consorzio Valle Crati è associato, infatti a brutti ricordi: le mani dei partiti si sono posati su quello che è sempre stato un carrozzone politico e i risultati sono stati i fallimenti, i disservizi, le aspre lotte e finanche denunce varie tra gli uomini di Occhiuto e quelli di Adamo per la presidenza, le macchine che bruciano, gli operai non pagati per mesi e mesi, i Comuni che non pagano, che denunciano irregolarità amministrative o deliberano per l’uscita dal Consorzio, che pongono continui dubbi sull'effettiva prestazione dei servizi.
Nel 2013, ad esempio, Il depuratore fu sequestrato perché non depurava: le macchine adibite al filtraggio erano tutte spente, alcune risultavano rotte, altre malfunzionanti.
In ogni caso, anche se tutto avesse funzionato alla perfezione, i liquami prodotti da migliaia di famiglie non sarebbero stati trattati.
Il Movimento 5 Stelle di Rende ha denunciato, anche pochi giorni fa, il proprio sdegno per l’incredibile silenzio del sindaco Manna. Il primo cittadino non ha, infatti, mai avuto nulla da dire sulla gestione a dir poco dubbia del bando di gara, sulle gravissime irregolarità, riscontrate dal Comune stesso, rispetto alla modifica statutaria finalizzata alla trasformazione del Consorzio in azienda speciale, sulle manovre sospette per la costituzione di nuove società interamente partecipate dal Consorzio, sulla mancata consultazione, per come previsto dalla legge, del Consiglio Comunale. Manna ha continuato a difendere questa dirigenza invece di chiederne l’immediata sfiducia.
Gli attivisti del Meetup Cosenza – amici di Beppe Grillo si associano alla richiesta di sostituzione del CDA del Consorzio, ancora di più dopo i pesanti rilievi mossi dalla la Procura della Repubblica di Cosenza, così come divulgati dalla stampa locale. Ma il sindaco Occhiuto preferisce considerare prioritari per la città le luminarie e i musicanti, cosicché anche da Cosenza, che pure è il Comune capofila del Consorzio, arriva un’assordante silenzio.
La mancanza di adeguati sistemi di raccolta e trattamento nelle zone contestate - afferma la Commissione Ue - “pone rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino”. Per questo il Movimento 5 Stelle non può fermarsi in questa battaglia che stiamo portando avanti per eliminare la gestione partitica dai vertici del Consorzio e affidarla a persone competenti che possano gestire e far funzionare i servizi come si deve e a favore dell’ambiente e dei cittadini.
Domenico Miceli - Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle Rende
Meetup Cosenza - Amici di Beppe Grillo
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Incredibile. Il Job acts ora si applica anche in politica.
L’articolo 18 della legge 300 garantiva un po’ tutto. Forse anch i politici. Oggi invece i soci possono licenziare i dirigenti.
Anche quelli del M5S.
È quanto sta succedendo al senatore Francesco Molinari ed al deputato Sebastiano Barbanti di cui il meet up di Cosenza chiede ufficialmente le dimissioni.
I due scontano anche il brutto clima che si respira tra gli eletti della Calabria. Dalila Nesci e Nicola Morra sono da tempo in rotta di collisione con il duo Barbanti/Molinari. Al punto che per la campagna elettorale di Reggio Calabria si dovettero organizzare appuntamenti elettorali distinti.
A dare notizia della richiesta è lo stesso Molinari che, però, non incassa in silenzio anzi punta l'indice sulla «malsana attenzione da parte del senatore Morra e dei suoi fanatici sostenitori, che alimentano maldicenze sul mio conto come su quello di Barbanti».
In sostanza la sfiducia sarebbe stata votata la scorsa notte ma «senza coinvolgere i diretti interessati né gli altri portavoce del territorio: un mirabile esempio di giustizia sommaria» prosegue Molinari.
«Una votazione di sole 27 persone, un vero e proprio blitz consumatosi nella notte»dice il deputato Sebastiano Barbanti contestando la decisione del meetup di Cosenza per poi aggiungere che «le motivazioni, in realtà, non sono state nemmeno spiegate pare che il mio peccato originale sia stato chiedere chi ci sia dietro lo staff. Ma stiamo scherzando? Credo questa sia un’offesa e se davvero sono queste le motivazioni stiamo scadendo nel ridicolo. E poi c'è un’altra cosa da mettere in chiaro: i meet-up sono legittimati o meno? Perché anche questo è da capire. Se sono legittimati solo quando conviene, allora abbiamo un problema. L'ennesimo. A questo punto vorrei sentire tutto il M5S Calabria - incalza - perché se è vero che in 27 ci hanno sfiduciato, sono certo che sono molti, molti di più quelli che ci appoggiano e sono disposti a fare manovre contrarie. Oltretutto, il documento di sfiducia è stato reso pubblico 12 ore prima della votazione, un vero e proprio blitz. Un documento redatto dal nipote del senatore Morra e dalla sua fidanzata. Non voglio pensare ci sia di mezzo lui, ma certo questa cosa non gli fa onore. Siamo alla faida, alla guerre tra bande, e io francamente mi tiro fuori»
"Io spero che non facciano sciocchezze - allarga le braccia sconsolato il senatore Francesco Molinari - ma non mi meraviglierei affatto se a breve ci troviamo un post sul blog con il loro allontanamento d'imperio".
"Chi dice che l'onda è passata e da adesso si procederà con più calma nella tolleranza del dissenso interno sbaglia ci aspettano settimane difficili, sono segnali precisi in vista della partita sul presidente della Repubblica".
Sia Molinari sia Barbanti non sono mai stati teneri con la linea scelta da Grillo e da Casaleggio. "Non c'è alcun criterio in quello che sta succedendo. Mi perdoni l'espressione, dopotutto sono un grillino, ma abbiamo mandato completamente affanculo lo stato di diritto, che è il baluardo a tutela di tutti, in primis dei più deboli, il corpus di regole fondamentali da non violare. Le nostre innanzitutto. Qui invece è saltata qualunque tipo di regola".
Sulla rete si ironizzava: "Espulsione in 3, 2, 1...".
Diversa concezione del Movimento, rapporto e gestione dei meetup locali, diverso approccio sulle politiche regionali. Un mix esplosivo che ha generato un'incomunicabilità che oggi i due si trovano a scontare.
Molinari non ci sta: "Il gruppo M5s di Cosenza è in mano a chi fa della delazione un mestiere e del millantare lavoro inesistente un'opera di distrazione di massa. C'è una visione politico-familisitica da parte del collega Nicola Morra per la ridicola richiesta di sfiducia da parte di ascari, solo per aver osato fare una critica politica. Nessuno conti sulla mia inerzia nel tollerare e nello stare zitto di fronte a ciò". L'ex capogruppo glissa: "Non penso e non credo che meriti commentare le posizioni del collega" dice assicurando che in assoluta autonomia i ragazzi di Cosenza hanno evidentemente deciso che era arrivato il tempo di procedere in quel modo". All'assemblea congiunta di domani per il momento non è prevista la discussione su ulteriori espulsioni. Ma gli occhi sono piuttosto puntati sul blog di Grillo
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