Ecco la nota di Gioacchino Lorelli:
“Egregio Direttore, ho letto con attenzione l'articolo del prof. Gagliardi sui cinghiali a San Pietro.
Ebbene se un cittadino evidenzia un problema è ben accetto.
Se la denuncia è l'occasione per fare polemica spicciola e gratuita, allora no.
N o n si può accettare.
Che i cinghiali siano una emergenza non ci voleva la mente illuminata del prof. Gagliardi a dirlo.
Che non sia solo un problema che attanaglia il territorio di San Pietro lo sanno anche i non professori;
Dalla documentazione che lo scrivente esibisce (e dunque esiste) emerge che lo
scrivente è stato uno dei primi (sin dal 2012) a porsi come fare e a chiedere adeguati interventi proponendo tavoli tecnici e politici, minacciando richieste di danni e quanto ha potuto, nel rispetto delle proprie prerogative;
Che i cinghiali scorazzino per le vie di San Pietro è una opinione del prof. Gagliardi e dunque non è commentabile;
Che San Pietro sia un piccolo borgo che conta pochi abitanti è noto, guarda un po' anche al prof. Gagliardi.
Visto che per rafforzare le sue affermazioni fa il paragone con i cinghiali, perché non lo fa pure con le lucertole, le galline, i ragni le formiche, ecc.?
Potrebbe essere un utile esercizio mentale utile alle statistiche nazionali;
Infine:
a. Che un Sindaco non abbia il potere di aprire (e chiudere) la caccia lo sanno tutti, tranne uno.
b.-Che il problema dei cinghiali non posa essere risolto dai Sindaci, presi uti singuli, lo sanno in pochi.
Ma questo è più complicato e perciò sarebbe bene informarsi.
Cordiali saluti.
IL SINDACO (Gioacchino Lorelli)
Ndr
Diamo atto ai lettori che il sindaco. esattamente come scrive. ha allegato alla nota diversi documenti sulla vicenda dei cinghiali che dimostrano quanto lui si sia interessato della vicenda.
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Il nostro amico Francesco Gagliardi ci consegna una amara nota.
Eccola, integrale:
“Cinghiali indisturbati nelle vie di San Pietro in Amantea di Francesco Gagliardi
Cinghiali grandi e piccoli da diversi anni indisturbati scorazzano per le vie e nelle piazze del centro abitato di San Pietro in Amantea.
Se il Signor Sindaco e l’Amministrazione Comunale vogliono davvero tutelare la sicurezza e l’incolumità degli abitanti del piccolo borgo dovrebbero autorizzare la caccia ai cinghiali.
So che ora la caccia è vietata, ma è preferibile avere un abitante vivo che un abitante morto.
Perché dovrete sapere, amici lettori di Tirreno News, che i cinghiali sono pericolosissimi specialmente se in compagnia dei piccoli.
In alcuni Paesi si sono verificati luttuosi episodi dove alcuni uomini intervenuti per difendere i loro giardini, i loro frutteti e i loro prodotti agricoli sono stati aggrediti e morti dopo l’aggressione del branco.
Prima che succeda qualcosa di brutto anche nel nostro paese invito il Signor Sindaco ad assumersi tutta la responsabilità.
I cinghiali scorazzano e passeggiano indisturbati, non hanno più paura di nulla, per le vie del centro e la notte circondano le case ed entrano nei giardini, negli orti, nei terreni, rovistando dappertutto facendo danni incalcolabili.
Dove passano loro la terra sembra lavorata con il trattore.
E non esagero.
Basta recarsi a Terramarina, al Vallone soprano e sottano, alle Valle, al Ponte del vallone e ognuno potrà notare lo scempio che questi animali moltiplicati a dismisura combinano.
Oltre ad essere pericolosissimi perché attaccano l’uomo sono molto dannosi all’agricoltura.
Mangiano l’uva e danneggiano le viti, distruggono le piantagioni di granturco e gli alberi da frutta specie quando sono ancora piccoli.
L’altro giorno mentre ero nel mio terreno del Vallone intento a tagliare l’erba sono stato avvicinato da un branco di cinghiali ancora in tenera età.
Ho avuto tanta paura e sono stato costretto a scappare in casa per l’incursione di un grosso cinghiale, credo che fosse la madre del branco.
Ho fatto in tempo a chiudere il cancello in ferro altrimenti sarebbe entrato nel “catoio”.
Non è dunque sufficiente segnalare il caso ai Carabinieri di Amantea, alle Guardie Provinciali e alle Guardie Forestali che ogni giorno pattugliano la zona, bisogna intervenire al più presto prima che sia troppo tardi. Finora nessuno ha fatto nulla, solo chiacchiere.
E con le sole chiacchiere non si risolvono i problemi.
Da tempo abbiamo segnalato la presenza dei cinghiali che scorazzano indisturbati nel nostro paese mettendo in serio pericolo l’incolumità dei cittadini, specialmente ora che si avvicina l’estate e il nostro antico borgo si popola con l’arrivo di tanti bambini che amano giocare all’aperto.
Per la Coldiretti, l’aumento dei danni, delle aggressioni ed anche degli incidenti mortali ad opera dei cinghiali, è il risultato della incontrollata proliferazione dei cinghiali che ha superato in Italia il milione di capi.
E non esagero e non è neppure una battuta di pessimo gusto, ora come ora, nel mio paese ci sono più cinghiali che persone.”
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Basso Tirreno
Il Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi emana il comunicato (1) n 51del 07 marzo 2013 con il quale rende noto che nella lingua e nel diaframma di 27 cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia abbattuti durante la stagione venatoria 2012/2013è stata trovata una quantità di cesio 137 superiore allo soglia indicata dal Regolamento 733 del 2008.
I valori dei campioni oscillano in un range tra 0 e 5621 Bq/Kg
I 27 campioni presentano valori di cesio 137 che vanno da 600 Bq/kg a 5621 Bq/Kg
Il cesio 137 è quell’ isotopo radioattivo rilasciato –tra l’altro – nel 1986 dalla centrale di Chernobyl e che è stato trovato anche nel fiume di Oliva.
Nell’alveo del fiume Oliva è stato trovato un solo punto dove il cesio 137 è giunto a 132 Bq/kg (Bequerel per chilogrammo di terreno). Un giudicato elevatissimo.
Se davvero fosse elevato questo campione che dire di animali mangiati dall’uomo con cesio 137 che giunge fino a 5621 Bq/Kg
Eppure tutto il Piemonte minimizza e sull’allarme del ministro dicono: “Cesio nei cinghiali? Risaputo”
C'è chi teme effetti negativi sul turismo. Nei paesi della valle la gente teme già i riflessi negativi sul turismo: “Qui sono già anni difficili, la gente non sa nemmeno dove è la Valsesia e ci si ricorda di noi solo per cose negative, ci mancavano solo i cinghiali”. E, ancora: “Perché i cinghiali conoscono i confini? Se sono radioattivi dal 1986 non sarà mica un problema, li abbiamo sempre mangiati e siamo ancora tutti qui”.
Perfino Legambiente dice: "La questione non riguarda solo questa zona: qui si è trovato il problema perché lo si è cercato. Ma per l'uomo non ci sono pericoli". Tanto che Gian Piero Godio, esperto di questioni nucleari per Legambiente Piemonte dice “è un fatto risaputo che nella carne di cinghiale ci sia una certa concentrazione di Cesio137”.
Secondo la valutazione più accreditata l’isotopo radioattivo sarebbe quello depositatosi sul terreno l’indomani dell’incidente alla centrale di Chernobyl nel 1986: “Laddove il terreno non è stato rimosso, come in montagna sono rimaste concentrazioni di Cesio137 che sono finite nei tuberi, nei funghi e da lì nell’organismo dei cinghiali che se ne sono cibati. Ma la questione non riguarda solo la Valsesia, qui si è trovato il problema perché lo si è cercato, ma sono convinto che lo stesso risultato si otterrebbe lungo tutto l’arco alpino”.
Gianluca Buonanno, appena rieletto alla Camera nelle fila della Lega Nord, ci scherza anche su, mettendo in guardia il popolo grillino: “Mangiando spesso carne di cinghiale sarò il primo parlamentare radioattivo e dovranno stare tutti attenti, anche i grillini, perché i deputati radioattivi fanno paura”.
Perché non chiediamo al sig Ministro di disporre accertamenti sui cinghiali della valle dell’Oliva per confrontare il nostro cesio con quello dell’arco alpino?
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