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Nel Cosentino il mercato delle prostitute vergini

Un professionista cosentino avrebbe pagato trentamila euro per fare sesso con una ragazza minorenne e ancora vergine. È una delle storie emerse dall’inchiesta della Squadra mobile che due giorni fa ha consentito alla Procura di sgominare una cellula rendese dedita allo sfruttamento della prostituzione).

Dalla vicenda, però, affiorano indizi sull’esistenza di un giro molto più ampio che coinvolge altre persone, sia uomini che donne, sospettati di reati ben più gravi di quelli contestati agli odierni indagati.

Tra le città di Cosenza e Rende, infatti, potrebbe agire un’organizzazione che ha reso l’area urbana epicentro di una tratta delle schiave provenienti da tutto il mondo: da Cuba alla Repubblica Dominicana e fino alla Colombia; dal Marocco passando dalla Spagna e dal Brasile, così come da Romania, Albania, Ucraina e finanche la Svizzera.

Le extracomunitarie entrano in Italia con dei passaporti falsi e una volta giunte in Calabria, riuscirebbero a ottenere il visto per la permanenza in Europa con matrimoni fittizi, organizzati sempre dalla presunta gang.

Ammonta a circa quindicimila euro il costo dell’operazione: una parte finisce in tasca all’organizzazione e un’altra al maschio che si presta a interpretare il ruolo dello sposo.

Il tutto, anche con la complicità di esponenti delle forze dell’ordine.

Una volta messe in regola, le ragazze cominciano a prostituirsi in appartamenti nella disponibilità dell’organizzazione, non solo tra Cosenza e Rende, ma sparsi in tutta la Calabria e pure nella capitale.

«Mi fermo solo pochi giorni», non a caso, è l’incipit più gettonato degli annunci sui siti internet con cui comunicano ai potenziali clienti la loro presenza in città.

«Chiama ora - prosegue l’annuncio, seguendo sempre lo stesso canovaccio - il tuo sogno è qui con me, non aspetta altro che prendere forma sotto le mie sapienti carezze».

Le ragazze dimorano per un po’ nei residence rendesi e poi cambiano località per continuare a prostituirsi senza dare troppo nell’occhio. Bellissime, quasi invisibili e, spesso anche minorenni.

«Appena arrivata, 17 anni, vergine, fresca fresca. Ti interessa?».

Gli investigatori lavorano anche su sms di questo tipo.

Foto quadro Morbelli

Pubblicato in Cosenza

Arrivano con un furgone , sfondano i vetri, rubano circa 30 mila euro di telefonini e scappano via.

Solo telefonini.

Un furto programmato.

A subirlo la ditta Turco di Campora San Giovanni.

Sulla Statale 18.

 

 

Il furgone era stato rubato due giorni prima poco a sud di Campora San Giovanni

Il furto di cellulari è un reato sempre più diffuso.

In Italia si rubano o si smarriscono circa centomila cellulari ogni anno.

A chi sono destinati questi cellulari ?

Certamente non a persone per bene.

Forse andranno all’estero per tentare di evitare che vengano rintracciati

Non tutti sanno che ogni telefonino ha un codice detto IMEI (International Mobile Equipment Identity), che identifica il cellulare stesso

E’ un codice univoco che il costruttore attribuisce a tutti i suoi prodotti.

Questo codice è riportato su tutte le confezioni dei telefoni che acquistiamo, o reperibile premendo *#06# sul tastierino numerico di qualsiasi cellulare.

Nel momento in cui viene fatta denuncia di furto, le forze dell'ordine diramano l'IMEI dell'apparecchio sottratto illegalmente agli operatori.

Bene, la forza di questo sistema sta nel fatto che questo IMEI non cambia, anche se al nostro cellulare rubato viene sostituita la SIM Card. Quando il malfattore si collega alla rete, invia la richiesta di accesso riportante sia il codice SIM che quello IMEI

L'operatore cui il delinquente si collega è in grado di inviare quel messaggio di cui parlavamo prima, ed il telefono diventa inutilizzabile fino a revoca del divieto di utilizzo da parte del gestore della rete, fino a quando, cioè, il telefono non viene restituito.

Si potrà anche rintracciare il terminale tramite triangolazione di ponti radio, come se si utilizzasse un sistema GPS, al fine di indicare alle forze dell'ordine la posizione del telefonino rubato e conseguentemente quella del ladro.

Pubblicato in Campora San Giovanni
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