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rogoDobbiamo registrare per l’ennesima volta un’altra tragedia nella nuova tendopoli di San Ferdinando in provincia di Reggio Calabria allestita alcune settimane fa. Un altro emigrante, un senegalese di 32 anni, è rimasto imprigionato nella tenda in cui dormiva ed è morto bruciato a causa dell’incendio che si è sviluppato questa mattina intorno alle 5,30. Son dovuti intervenire anche questa volta i Vigili del Fuoco per domare l'incendio e per impedire che lo stesso si propagasse alle altre strutture. Ancora non si conoscono le vere cause dell’incendio e tutte le ipotesi sono al vaglio degli investigatori. Si sospetta, però, una azione dolosa. Ma le tende non dovevano essere ignifughe? Ed allora come mai nella tendopoli c’è stato un altro incendio che ha procurato un’altra vittima? La nuova struttura che ha sostituito quella vecchia fatta prima sgomberare e poi abbattere è gestita dalla Caritas e si trova a poche centinaia di metri da quella vecchia nella quale anche lì in un anno sono morti bruciati altri tre migranti. Ma allora si diceva che la vecchia struttura era fatiscente con baracche di fortuna fatte di lamiera, legno, plastica e cartone e quindi anche una stufetta o un fornellino acceso incustodito avrebbero potuto provocare una strage. La nuova struttura, invece, fatte di tende moderne di quattro o sei posti, allestita dalla Protezione Civile è sempre vigilata ed è attrezzata di acqua potabile e servizi igienici a differenza della vecchia dove mancavano tutti i servizi. La nuova tendopoli doveva essere la soluzione migliore per evitare ulteriori incendi, il degrado, la paura e la morte, invece ha ucciso ancora una volta e noi, cronisti, dobbiamo registrare sgomenti e atterriti un altro rogo dove ha perso la vita un migrante venuto in Italia con la speranza di trovare un lavoro decente che gli avrebbe dovuto consentire una vita migliore di quella lasciata in Africa. Anche il Sindaco di San Ferdinando accorso sul posto ha dovuto assistere, purtroppo, ad un altro dramma che si è consumato nel suo territorio e che forse si sarebbe potuto evitare se il Comune e la Prefettura di Reggio Calabria avessero messo a disposizione dei migranti che lavorano regolarmente nella Piana di Gioia Tauro i moduli abitativi al posto delle tende. La vittima, come abbiamo detto, è un senegalese di 32 anni e si chiamava Sylla Naumè. Il corpo carbonizzato è stato poi trasferito all’obitorio. Centinaia di migranti hanno assistito in silenzio al recupero della salma. Le polemiche, anche questa volta, non mancano. La colpa? E’ del Ministro Salvini e della sua politica scellerata contro gli immigrati. Qualsiasi cosa egli faccia bella o brutta che sia la colpa è sempre sua. Ma gli altri Ministri prima di Salvini cosa hanno fatto per dare ai migranti che lavorano nella Piana una abitazione decente e servizi dignitosi?

Pubblicato in Calabria

San Ferdinando La polizia ha sgomberato a San Ferdinando, un capannone industriale dismesso da anni e che nel tempo è stato occupato da centinaia di migranti che stazionano nella Piana di Gioia Tauro per cercare un impiego nei campi per la raccolta degli agrumi.

In inverno ci vivevano anche in 500 persone.

Il dispositivo è scattato dopo che l’autorità giudiziaria ha disposto la restituzione del manufatto ai proprietari, una famiglia di Gioia Tauro coinvolta in passato in inchieste giudiziarie che avevano portato anche al sequestro del capannone industriale.

Dopo l’assoluzione dalle accuse a loro contestate, l’autorità giudiziaria ha disposto la restituzione del bene, che nel frattempo è diventata la dimora di centinaia di immigrati.

Un capannone che d’inverno, nei mesi della raccolta delle arance e dei mandarini, arrivava a ospitare anche fino a 500 migranti.

Allo sgombero del manufatto, nel quale vivevano circa duecento immigrati, si è arrivati dopo una serie di mediazioni avviate dal commissariato di polizia di Gioia Tauro per convincere i migranti a spostarsi in un’area attrezzata con tende nei pressi della nuova tendopoli di San Ferdinando.

Le operazioni, alle quali hanno partecipato anche reparti operativi della Polizia di Stato, si è svolta senza alcun incidente.

Il capannone è stato quindi chiuso e recintato per evitare che venga nuovamente occupato.

Poveri migranti!.

Adesso non possono nemmeno occupare un capannone per giunta inutilizzato?

Ma che Italia è questa?

Prima li fa venire, poi non gli da né un lavoro, nè una casa e se occupa un capannone li sfratta!

Chi li ha fatti venire ha grandi responsabilità!

Pubblicato in Calabria

E’ successo il 17 marzo.

Due uomini incappucciati hanno preso d'assalto e bloccato un camion appartenente alla ditta che si occupa del servizio di raccolta dei rifiuti.

I due ignoti malviventi armati hanno minacciato i due operai della "Evergreen" costringendoli ad abbandonare il mezzo a cui hanno in seguito dato fuoco.

I due criminali hanno portato a compimento, in pochi attimi, il loro disegno criminale cospargendo di benzina il veicolo, dandogli fuoco e distruggendolo  completamente. 

Insomma la ‘ndrangheta sembra che così abbia detto: “E qui comando io e questa è roba mia, ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere; e qui comando io e questa è roba mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va”.
Ed infatti Evergreen, di Rizziconi, la società che festiva il servizio,ha compreso ed ha comunicato al sindaco la sua intenzione di abbandonare il servizio di raccolta dei rifiuti.

Il primo cittadino di San Ferdinando, Domenico Madafferi ha riferito di avere informato di questa decisione la prefettura di Reggio Calabria.

L’ auto compattatore è stato bruciato sotto gli occhi di due dipendenti

Un’azione plateale e violenta.

Una azione condotta in peno centro abitato.

Il sindaco di fronte all’emergenza è riuscito ad affidare il servizio a un’altra società, in attesa del nuovo appalto.

Ora aspettiamo di sapere se verranno bruciati anche i mezzi di questa nuova ditta

Pubblicato in Reggio Calabria

Nel corso di un’operazione, denominata Tramonto, i Carabinieri di Reggio Calabria hanno eseguito, all’alba di oggi, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip nei confronti di sei persone tra cui il comandante ed un agente della Polizia Municipale

I provvedimenti restrittivi, sono stati emessi su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia dello Stretto, ed arrivano dopo una attività investigativa condotta nei confronti della cosca di ‘ndrangheta dei “Bellocco”, nella sua articolazione di San Ferdinando; una indagine che il 27 marzo scorso aveva portato all’esecuzione altri sette arresti ed al sequestro di beni immobili per un importo di circa 800 mila euro.

I reati contestati nel provvedimento eseguito oggi vanno dall’estorsione all’intestazione fittizia di beni, il tutto aggravato dalla metodologia mafiosa.

Per quanto riguarda il comandante ed il Vigile urbano di San Ferdinando, i reati contestati sono relativi “a condotte che avrebbero agevolato la cosca Bellocco nella fittizia intestazione del bar Blu Marine”.

A breve la conferenza presso il Comando Provinciale dei Carabinieri, dal Procuratore della Repubblica di Reggio, Federico Cafiero de Raho.

Pubblicato in Reggio Calabria
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