La questione dei cinghiali, afferma Iaconetti, coordinatore regionale di Fare Ambiente Calabria, da emergenza puó trasformarsi in una risorsa in grado di valorizzare ed arricchire i prodotti del nostro patrimonio agroalimentare, tanto e sempre più apprezzato in Italia e all’estero .
Da più parti si sente parlare di abbattimenti selettivi dei cinghiali - che oramai hanno invaso non solo il nostro territorio- e di altre iniziative fini a se stesse che mirano all’abbattimento c.d. selettivo dei capi in eccesso che sempre più devastano i campi dei nostri agricoltori e rappresentano, anche, un serio pericolo alla incolumità delle persone.
Allora, continua Iaconetti, perché non valorizzare questa emergenza facendone una opportunità di crescita per il nostro territorio, catturando i cinghiali considerati in eccesso e, dopo gli opportuni accertamenti sanitari, non farne salumi?
Magari a marchio DOP – IGP, affidandone la gestione, la trasformazione e la successiva commercializzazione all’ARSAC, Azienda Regionale per lo Sviluppo dell'Agricoltura in Calabria, Ente che nel suo statuto ha, come compito istituzionale, non solo l’elaborazione e la realizzazione di progetti di sviluppo in agricoltura, ma anche quella di provvedere alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari.
Con tale iniziativa, prosegue Iaconetti nella sua nota, si darebbe una concreta soluzione al problema, contenendo gli ungulati nei limiti sostenibili e, dall’altro, si darebbe slancio all’economia della nostra regione con la creazione di un nuovo salume a marchio Calabria.
Tale attività, di trasformazione e commercializzazione, di un prodotto prelibato e ricercato, quale appunto è il salume di cinghiale, oltre a dare nuovo impulso ad un settore strategico per la nostra regione, sarà certamente in grado di apportare, quindi, un valore aggiunto al già ricco paniere agroalimentare della nostra regione-
Non ultimo la nuova attività poterà un contributo salutare al nostro asfittico sistema economico con la creazione di nuovi posti di lavoro.
Conclude Iaconetti, il quale a giorni formalizzerà la proposta agli organismi regionali competenti, a ben vedere da una emergenza si può certamente trarne dei vantaggi concreti e duraturi.
COSENZA, 01-09-2018
IL COORDINATORE REGIONARE FARE AMBIENTE Avv. Antonio Iaconetti
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Calabria
Una nuova infornata di incarichi assolutamente inutili e costosi a favore degli amici degli amici. Dice Gianluca Callipo.
Riceviamo e pubblichiamo:
“Il Direttore Generale dell’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC), nei giorni scorsi ha pubblicato sul sito istituzionale dell’Azienda www.arsac.calabria.it un atto aziendale definitivo completo di dotazione organica, piano industriale, regolamento, ecc., per il quale ha avviato con le organizzazioni Sindacali la relativa concertazione in data 05/09/14. In data 18/09/14 scopriamo che prima ancora di concludere la concertazione, con delibera n. 85 del 18/09/14 adotta tali documenti e trasmette il tutto alla Giunta Regionale per la definitiva approvazione. L’atto aziendale dell’ARSAC, non essendo ordinaria amministrazione, può essere approvato dall’attuale giunta regionale?
Nella fretta di presentare questo atto aziendale alla giunta regionale, il Direttore Generale dell’ARSAC ha bypassato le più elementari regole sindacali ma, soprattutto, ha perso di vista i compiti istituzionali assegnati all’ARSAC con la legge regionale n.66/12 che sono i servizi ai quali hanno diritto ad accedervi gli imprenditori agricoli. Infatti, detto atto aziendale, come già riferito e verbalizzato dalle organizzazioni sindacali del pubblico impiego di CGIL, CISL e UIL, più che rispondere alle esigenze dei servizi in agricoltura sembra rispondere ad altre esigenze in quanto prevede 13 (tredici) nuovi dirigenti e uffici inutili, con un appesantimento burocratico anacronistico e fuori da ogni logica.
E’ possibile oggi immaginare un’azienda pubblica come l’ARSAC, che prevede 13 nuovi dirigenti? E pagati da chi?
I dipendenti del pubblico impiego dell’ARSAC che da oltre 20 anni si occupano di servizi in agricoltura, che conoscono in lungo e in largo il territorio Calabrese e le esigenze degli utenti di questi servizi in agricoltura, ritengono, al contrario di quanto previsto dal Direttore Generale dell’ARSAC nell’atto aziendale, che sia necessario prevedere una struttura molto più snella.
Pertanto, a fronte del diritto delle aziende a fruire dei servizi in agricoltura nella nostra regione, sarebbe logico predisporre un atto aziendale partendo dall’esistente, cioè dall’attuale organizzazione territoriale dei servizi che hanno dato degli ottimi risultati. Infatti, tali servizi che per legge (ex L. R. n.11/92 prima e L.R. n. 19/99 dopo) ha espletato l’ex ARSSA negli ultimi 20 anni rappresentano una delle poche cose che ha funzionato in Calabria ed i risultati relativi allo sviluppo dell’agricoltura in termini di integrazione del reddito agricolo e miglioramento della qualità dei prodotti, (promozione e affermazione di tecniche a basso impatto ambientale nei vari comparti: agrumicolo olivicolo, frutticolo, orticolo ecc., promozione e marchi di qualità per produzione tipiche, ecc.) sono sotto gli occhi di tutti.
Quindi, perché cancellare l’esistente che funziona per creare una struttura con 13 nuove postazioni dirigenziali che appesantiscono i servizi in agricoltura, cioè i compiti di istituto dell’ARSAC, aumentando a dismisura la spesa pubblica?
Questo atto aziendale, tra l’altro, prevede di chiudere 8 dei Centri di eccellenza che hanno dato i risultati citati - Centri di divulgazione Agricola (Ce.D.A.) - dislocati territorialmente, togliendo così servizi alle aziende agricole e concentrando il personale in altre postazioni inutili e meno funzionali.
Considerato che sono trascorsi circa 2 anni dalla L. R. n. 66 che istituisce l’ARSAC, a questo punto ci si chiede: perché non continuare il confronto avviato con le rappresentanze dei lavoratori? Allora forse, considerata la fretta degli ultimi giorni, l’obiettivo del direttore Generale dell’ARSAC non è quello di predisporre un atto aziendale che dia alla Calabria un sistema di servizi in agricoltura snello e funzionale ma, evidentemente, di fare approvare al più presto a questa giunta anche questo atto, per l’unico scopo di affidare il prima possibile altri 13 inutili incarichi dirigenziali.
Il coordinatore protempore della RSU ARSAC Carmelo Orlando
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Catanzaro
Amantea - Presenza del Punteruolo Rosso alla Manzoni ed areale circostanti: I Tecnici dell’ARSAC indicano le azioni da seguire per il contenimento e la delimitazione del fitofago “Rhynchophorus ferrugineus” .
Il punteruolo rosso della palma, Rhynchophorus ferrugineus, è un coleottero curculionide originario dell’Asia meridionale e della Melanesia. Negli anni ’80 l’insetto è stato segnalato nella penisola araba e, a partire dal 1990, in Egitto, Israele e territori palestinesi. L’inevitabile passaggio dal Medio oriente in Europa si realizza con l’importazione di giovane ed adulte palme ornamentali. Nel 1994 ne viene segnalata la presenza nel Sud della Spagna mentre in Italia è stata accertata nel 2004/2005 delle regioni come la Campania, Sicilia, Toscana e negli anni successivi in diverse Comuni della Calabria.
Considerato la pericolosità del fitofago, viene collocato nelle liste dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) classificandolo al livello “ALERT” , in funzione del fatto che nei paesi dove si è acclimatato, provoca estese morie delle palme infette.
Pertanto, il fitofago essendo un organismo nocivo, è oggetto anche di misure di emergenza da parte della Comunità Europea (Decisione 2007/365/CE “Misure d’emergenza per impedire l’introduzione e la diffusione nella Comunità di Rhynchophorus ferrugineus”). In Italia è in vigore il D.M. 07/02/2011 “Disposizione sulla lotta obbligatoria contro il Punteruolo rosso della palma”.
Conformemente a quanto previsto dalla misura di emergenza comunitaria, la Regione Calabria ha prodotto un “Piano Regionale di Azione per contrastare la diffusione del punteruolo rosso”.
Secondo il D.M. succitato, la lotta al Punteruolo rosso, deve essere condotta facendo riferimento al Piano Regionale di Azione, che indica le azioni e le misure fitosanitarie da adottare al fine di eliminare e contenere il fitofago nelle “zone delimitate” di infestazione. Si tratta di pratiche agronomiche che consentono di minimizzare ferite o lesioni alla palma e di accorgimenti tecnici preventivi e curativi. Quelli preventivi, sono azioni rivolte a limitare ed evitare l’insediamento dell’organismo nocivo, mentre quelli curativi, sono strategie rivolte ad integrare diversi sistemi di lotta tra cui: il risanamento- dendrochirurgico e l’azione insetticida.
Nello specifico, dato la segnalazione della presenza del Punteruolo nelle aiuole della Scuola Primaria “Manzoni” del Comune di Amantea (come riportato da amantea.net il 4.10.2013), i tecnici dell’A.R.S.A.C. (Agenzia Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese), Dott. Giuseppe Cicero – Agronomo Junior e il Perito Agrario De Simone Angelo, che operano nel Centro di Divulgazione Agricolo Amanteano, oltre alle predette azioni agronomiche, sottolineano gli obblighi per i detentori di palme che sospettino o accertino la presenza del fitofago, di darne immediata comunicazione al Servizio Fitosanitario Regionale che dispone specifici accertamenti fitosanitari per confermare o meno la presenza dell’organismo nocivo e per valutare le misure fitosanitarie più opportune da adottare, dandone altresì comunicazione alle competente Amministrazione comunale. A tal riguardo, si riportano i riferimenti degli Uffici Regionali presso i quali operano gli Ispettori fitosanitari per segnalazioni ed informazioni, al fine di delimitare e contenere ulteriori infestazioni nell’area oggetto d’interesse:
Settore di Sviluppo Agricolo Fitosanitario, Via Molè - 88100 Catanzaro
Tel. 0961/852011 – 853076
Fax. 0961/853085
Amantea, lì 10 Ottobre 2013
Dott. Agr. Junior Giuseppe Cicero
Perito Agrario De Simone Angelo
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Basso Tirreno