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Il silenzio della politica del Tirreno cosentino viene rotto dalla forte voce della CGIL

«Dove c’è reato amministrativo, di qualsiasi entità esso sia, c’è decadimento morale ed etico.

C’è violazione di legge e della buona condotta amministrativa,

 

c’è ripiegamento e asservimento a interessi criminali mafiosi e massonici, c’è la rottura del patto tra amministratori ed elettori ma pure, c’è la violazione dei diritti del mondo del lavoro, c’è il danno arrecato alle buone imprese rispettose di leggi e Contratti, c’è la violazione dei diritti dei cittadini troppe volte deprivati di servizi pubblici adeguati a standard di qualità ed efficienza ed ai costi sopportati dalla fiscalità locale».

E’ quanto hanno detto Giuseppe Guido, segretario generale Cdlt-Cgil del Pollino, Sibaritide, Tirreno e Mimma Iannello, responsabile Cgil dell'area del Tirreno affermando: «Sosterremo ogni misura tesa ad accrescere la cultura della prevenzione nella Pubblica amministrazione e ogni azione della magistratura finalizzata a perseguire quanti, nel pubblico come nel privato, usano le risorse pubbliche per arricchimento illecito o per oliare la macchina del consenso elettorale o di carriere personali.

Allo stesso tempo, la Cgil incoraggerà e sosterrà le buone pratiche amministrative che sanno fare virtù di ogni risorsa pubblica nell’interesse collettivo del mondo del lavoro, dei cittadini e delle loro comunità».

In sostanza sembra una risposta a chi e quanti stanno scientemente sottovalutando la forte innovazione dell’azione del procuratore Bruni.

Per i sindacalisti della CGIL, invece, occorre aggredire ogni forma di corruzione, ogni potere e interesse mafioso.

«La Cgil, saluta positivamente le ultime dichiarazioni del Procuratore capo, Pierpaolo Bruni, in merito alla volontà della Procura di Paola di contrastare ogni illecito amministrativo affiancando l’azione della magistratura ad un gruppo specializzato di professionisti capace di stanare ogni forma di malaffare e collusione consumato nella lotta contro la pubblica amministrazione».

Pubblicato in Alto Tirreno

Riceviamo e pubblichiamo la interessante nota di Mimma Iannello ,Responsabile Cgil del Tirreno

“I dati Istat sull’occupazione condannano la Calabria all’ultimo posto su base nazionale. Nonostante la lieve crescita di occupati di 7.867 unità tra il 2015 ed il 2016, la Calabria registra, per periodo 2007-2016 una perdita di 69.093 unità lavorative ed un tasso di disoccupazione giovanile, al 2016, del 58,7%.

L’Alto Tirreno cosentino paga il prezzo più salato della crisi occupazionale. Nell’ultimo decennio si è sfaldato un intero sistema industriale ed è crollata l’edilizia che insieme integravano l’economia turistica e dei servizi.

Il risultato è l’impoverimento del territorio, tanta precarietà lavorativa e imprenditoriale e l’eredità di una fugace industrializzazione che ha lasciato dietro di se uno strascico di morti e veleni come la Marlane di Praia a Mare a cui l’azione rigorosa della Magistratura si auspica possa assicurare verità e giustizia.

L’area di Cetraro con il 28,8% registra fra i più alti tassi di disoccupazione nazionale contro il più basso tasso in provincia di Bolzano del 2,4% e dietro solo a percentuali di disoccupazione come Bagheria (PA) col 39,1% e di Rosarno col 31,4%.

A seguire, dopo Cetraro (28,8%), Praia a Mare (27,4%) e Scalea rispettivamente 2°, 5° e 9° fra le aree a più alto tasso di disoccupazione.

A fronte di un quadro così allarmante non si intravedono misure in grado di creare un vero e proprio shock allo sviluppo locale capace di rimettere in moto il circuito sano dell’economia e del lavoro.

L’unico shock conosciuto è il caos turistico, gli incendi, i tratti di inquinamento marino, i tanti abusi nell’utilizzo del patrimonio pubblico e demaniale, i mille disservizi a cui si fatica a dare risposta.

 

Così il territorio è destinato al graduale depauperamento e non basta se singole amministrazioni si distinguono sulle altre. Serve una visione ed una strategia di sviluppo di sistema in una cornice regionale che guarda ad ogni suo territorio con pari attenzione.

Ad oggi sono sul campo solo pannicelli caldi bastevoli a stemperare la febbre non certo a curare la malattia della disoccupazione e la piaga del lavoro nero e sommerso che consuma generazioni di lavoratori e lavoratrici sfruttati e sottopagati alimentando evasione ed elusione fiscale ed interessi criminali.

Le soluzioni che si propongono non possono essere i tanti e lenti bandi per tirocinanti col rischio di generare nuove sacche di precariato, illudere le attese di intere generazioni e nutrire i vari Enti della pseudo-formazione.

Governo, Regione e sistema delle Autonomie locali devono assumere la portata del disagio e concertare soluzioni di sviluppo e di crescita in grado di ridare linfa ad un territorio esangue che ha bisogno di qualità di investimenti, qualità della spesa pubblica, qualità dei servizi, qualità di infrastrutture, qualità dell’ambiente e qualità del lavoro.

Non è più tempo di passerelle politiche dove la parola LAVORO è taciuta. Questo territorio non può essere la dependance ad vitam di sbandieratori di promesse o di chi non sa guardare ai veri bisogni dei cittadini.

La CGIL dell’Alto Tirreno è impegnata a portare il disagio di quest’area nel quadro delle rivendicazioni comprensoriali e regionali che troveranno sbocco nelle prossime mobilitazioni per sollecitare un cambio di passo alle politiche nazionali e regionali per lo sviluppo, la crescita ed il lavoro.

Lì 5.10.2017 Mimma Iannello                       Responsabile Cgil Tirreno

NdR Abbiamo chiesto all’autrice i dati di tutto il tirreno cosentino ed appena ci perverranno li pubblicheremo…

Pubblicato in Alto Tirreno
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