Tutto ha avuto inizia un anno fa quando sulle alture di Cetraro i Finanzieri scoprirono una vera e propria raffi neria di dro ga. Migliaia di piante di marijuana, di cui oltre tre mila in fase di essiccazione e altre sessanta pronte per il travaso nonché circa due quintali di “erba” stipati in cinquanta balle, ciascuna contenente un quantitativo di stupefacente variabile tra i due e i cinque chilogrammi e migliaia di semi di pregiata qualità provenienti probabilmente dal mercato olandese.
Un sistema avanzatissimo per la produzione dello stupefacente
Un impianto “industriale” di essiccazione intensiva, completo di apparato di areazione perfettamente funzionante nonché di un sistema di illuminazione, capace di sfruttare al meglio anche la luce naturale – per mezzo appositi pannelli trasparenti installati al soffitto – integrato da lampade alogene oltre ad un impianto di irrigazione e di riscaldamento.
Ma non solo marijuana.
I finanzieri trovarono anche quattrocento grammi di cocaina, conservata sottovuoto, pronta per essere spacciata e sostanza in polvere utilizzata per il “taglio”; strumenti e contenitori necessari per il confezionamento dello stupefacente e tre ciclomotori di provenienza furtiva.
Le Fiamme Gialle in quella occasione sono cioè penetrate dove si conserva il “tesoro”.
Un tesoro da circa 10 milioni di Euro che gli affiliati alla Cosca Muto intendevano difendere con ogni mezzo.
Infatti le perquisizioni permettevano ai Finanzieri di rinvenire due pistole, un fucile a pompa, due carabine e migliaia di munizioni.
Ce n’era per far partire una attenta e minuziosa indagine affidata alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.
Peraltro oltre alle armi e alla droga i Finanzieri scoprivano quello che si è rivelato essere il “libro mastro” del Clan.
Un libro che registrava la vendita di grosse partite di stupefacenti, acquisti di materiale utile per la coltivazione e lo stoccaggio della marijuana e per il taglio della cocaina e, soprattutto, la spartizione dei proventi tra i quattro che compaiono sistematicamente in ogni appunto ove si procede alla spartizione degli “utili”.
E così stamattina la Guardia di Finanza di Cosenza, sotto la direzione del Procuratore Aggiunto della Dda Giovanni Bombardieri e del Sostituto Procuratore Antimafia Pierpaolo Bruni, ha proceduto oggi al fermo di: Michele Iannelli, 40 anni; Fabrizio Iannelli, 38 anni; Christian Onorato, 27 anni; Pierangelo Iacovo 26 anni.
Sono tutti legati alla cosca Muto, accusati di aver dato vita ad un imponente traffico di stupefacenti.
Contestualmente ai fermi, infatti, i Finanzieri hanno sequestrato un ingrosso e due punti vendita al dettaglio di frutta e verdura fittiziamente intestati ad alcuni prestanome, ma di fatto gestiti da Michele Iannelli alias “Tavolone”.
I quattro provvedimenti restrittivi sono stati necessari per evitare che gli indagati potessero darsi alla fuga mentre i tre decreti di sequestro d’urgenza delle ditte hanno avuto lo scopo di porre fine ad un’attività di riciclaggio che, oltre a ripulire i soldi della droga, garantiva ulteriori introiti alla consorteria, condizionando il mercato ortofrutticolo di una vasta area della provincia.
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Alto Tirreno
Sigilli a quote e compendi aziendali di 17 società, due ditte individuali, 12 immobili e conti correnti riconducibili a tre fratelli di Cetraro.
Un patrimonio di 11 milioni che facevano parte di una sorta di “holding familiare” basata sull'attività di usura iniziata fin dal 2004.
I beni sequestrati comprendono quote societarie e compendi aziendali relativi a 17 società operanti nei settori di promozione pubblicitaria, edile, produzione e vendita di mobili, calzature, abbigliamento, finanziario ed onoranze funebri, due ditte individuali operanti rispettivamente nei settori di vendita calzature e mobili, 12 immobili ubicati nei comuni di Belvedere marittimo, Cetraro, Scalea e Longobardi e diverse disponibilità bancarie e finanziarie
Il Gico - gruppo investigativo criminalità organizzata - del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro ha attuato un provvedimento di confisca dei beni.
I tre fratelli erano stati già implicati nell’operazione "Cartesio".
La Guardia di Finanza ha accertato in sede di indagini patrimoniali, a partire dal 2004 (ovvero nel periodo in cui l’attività usuraia era in fase di piena espansione) che i tre soggetti hanno effettuato notevoli investimenti in beni e società, alcuni dei quali in maniera ufficiale, altri ricorrendo a fittizi intestatari, utilizzando le considerevoli disponibilità finanziarie frutto dell’attività delittuosa posta in essere.
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Longobardi