Nota stampa di Cambia Paola e Rifondazione-FDS
Riceviamo e pubblichiamo:
La percezione che l'amministrazione Ferrari non avrebbe risollevato Paola dai guasti del (medio) evo perrottiano si era avuta subito, ma la realtà ha superato di molto la fantasia.
Negli ultimi mesi l'assoluta incapacità amministrativa, mescolata in salsa clientelare e con una spruzzatina di arroganza, ha ridotto il tessuto cittadino a brandelli.
Siamo tornati parecchie volte sulla crisi occupazionale innescata dalla cattiva gestione dei servizi e oggi la situazione pare al punto di non ritorno, visto che sembrano a rischio persino gli stipendi dei dipendenti comunali.
Ricordiamo tutti i proclami sul mare pulito lanciati urbi et orbi mentre la situazione ambientale della città precipitava fra cumuli di immondizia, lastroni di eternit abbandonati e spiagge al cobalto.
Abbiamo denunciato le "leggerezze" nel pagamento dei fornitori, i dietro front del sindaco sull'intitolazione di una piazza alle vittime della criminalità organizzata, le promesse non mantenute ai lavoratori delle cooperative, le indennità non pagate agli scrutatori, l'affossamento della raccolta differenziata, un dissesto che si poteva evitare, l'emergenza idrica.
L'amministrazione Ferrari polverizza tutto ciò che tocca, il sindaco si comporta come l'Orlando Furioso che abbatte tutto ciò che gli si para davanti, senza sentire le ragioni di chi cerca di riportarlo al buon senso: al massimo fa spallucce, digrigna un po' e poi prosegue dritto verso un obiettivo che ormai sono in pochi a vedere.
Sta accadendo in questi giorni in uno dei settori nevralgici della città: la scuola. Dopo lo scandalo dei libri di testo consegnati quando le lezioni erano cominciate da settimane, dopo essersi dimenticati di allestire il refettorio all'istituto comprensivo di Baracche, dopo aver lasciato sfumare un cospicuo finanziamento per la ristrutturazione di due istituti cittadini, dopo aver paventato il blocco degli scuolabus, il sindaco sta dando il peggio di sè nella gestione del servizio mensa. Tacendo per decoro sull'indegna bagarre scatenata dal sindaco con i genitori e un dirigente scolastico, di sicuro sappiamo che, a fine maggio, l'Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici consigliava al Comune di rescindere il vecchio contratto e bandire un nuovo affidamento. Ciò che davvero non riusciamo a capire è come mai siano stati necessari cinque mesi per procedere all'effettiva rescissione (eseguita solo il 22 ottobre)! Ci voleva molto a capire che questo servizio doveva essere approntato prima dell'inizio dell'anno scolastico? E quanto tempo ci vorrà per espletare le procedure? Pare che, nel frattempo, la refezione sarà comunque assicurata in via provvisoria e pare che, in questa fase, sarà interessato, fra gli altri, il ristorante di proprietà di un prossimo congiunto di un assessore comunale. Non sappiamo quanto sia fondata questa voce e speriamo che il Comune smentisca l’indiscrezione. Ma, se è vero, quali criteri e quali procedure sono stati usati per questa scelta? Di sicuro sarà tutto regolare visto che siamo in situazione di emergenza, ma perché attendere che l'emergenza si generasse?
Intanto, stanno circolando nelle scuole dei moduli (foto sotto) per l'iscrizione al servizio mensa 2013-2014, firmando i quali i genitori si impegnano ad accettare le condizioni stabilite dal Comune. Ma di quali condizioni si parla, se ancora non si sa chi gestirà il servizio mensa, con quali modalità, quali costi per i cittadini, quali fasce di esenzione e con quali tabelle nutrizionali?
Infine, ma non per importanza, ci pare opportuno sollevare una nuova situazione di crisi: sul tetto dell'istituto di Via Baracche è stata da qualche anno installata un antenna radio per le trasmissioni a bassa frequenza della protezione civile. Visto che, nello stesso periodo, ben due allievi di quella scuola hanno evidenziato patologie tumorali, molti genitori hanno richiesto al Comune la rimozione del dispositivo. Pur in assenza di una prova scientifica sulla causalità, un criterio prudenziale di riduzione del rischio avrebbe dovuto suggerire all'amministrazione di farsi - quanto meno - carico del problema e di chiedere alla Presidenza del Consiglio una dislocazione dell'antenna. E invece no: il sindaco e il direttore dell'ufficio tecnico se ne sono lavate le mani, trincerandosi dietro un noncurante e beffardo "non è di nostra competenza".
Signori cari, adesso basta. La misura è colma. Arrendetevi di fronte alla sfortuna o all'incapacità, poco importa. Tenete pure gli occhiali da sole, ma alzate bandiera bianca e fate i bagagli!
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Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota di Cambia Paola e Rifondazione-FDS
Il dramma dei dipendenti delle cooperative che gestiscono i servizi esternalizzati non si risolve attraverso vertenze separate e tavoli riservati ma con una battaglia unitaria che abbia di mira un principio unico per tutti: il Comune deve assumersi la responsabilità diretta della dignità del lavoro e dei lavoratori. I sindacati dovrebbero prenderne atto, e promuovere rivendicazioni che compattino le legittime richieste dei singoli. A Paola praticamente tutti lavoratori esternalizzati lamentano il mancato pagamento degli stipendi: Ecopa, Lofram, Agorà, San Francesco, Quadrifoglio, oggi anche Laopools. A chi giova dividerli?
Quello che accade oggi è il frutto avvelenato di un sistema instaurato da un apparato politico miope ed opportunista che, in nome della propria sopravvivenza, ha imposto alla città meccanismi che hanno prodotto da un lato precarietà, povertà, disperazione ed emigrazione; dall’altro, inefficienza, sprechi, disagi, disservizi, aumento delle tariffe. E non desta alcuna meraviglia il fatto che i sindacati abbiano avuto difficoltà a trovare, nei corridoi del Palazzo di Città, amministratori con cui discutere dei diritti dei propri assistiti. Quello che invece, in teoria, dovrebbe colpire è il fatto che in quegli stessi corridoi sia impossibile trovare i rappresentanti dell’opposizione. Ma il punto è che anche da quel versante si ha poco da dire: l’attuale sistema lo hanno instaurato molti degli uomini che oggi siedono nei banchi della minoranza, che hanno costruito le proprie fortune sul clientelismo che deriva dal ricatto. Se mi voti ti faccio assumere dalla tale cooperativa; se non mi voti ti faccio licenziare. O ancora: se tu, imprenditore, riesci a imporre ai tuoi dipendenti di votarmi in massa, allora ti assicuro l’affidamento del servizio; in caso contrario, mi rivolgerò a un’altra ditta. Questo è il funzionamento del sistema.
Peraltro, va anche detto che, purtroppo, il trattamento oggi riservato dalle cooperative a operai e tecnici non ha spesso nulla di illegale: le leggi nazionali varate negli ultimi venti anni, sia dal centrodestra che dal centrosinistra, consentono all’imprenditore questo e molto altro ancora. E un’amministrazione pubblica deve saperlo. E allora, se davvero si vuole incidere in maniera positiva sulle condizioni di vita complessive delle famiglie direttamente coinvolte, occorre smantellare il sistema di esternalizzazione e tornare alla gestione interna di quei servizi per i quali l’intera comunità paga ogni anno tasse e tributi sempre più pesanti.
Se un operaio è dipendente del Comune, verrà pagato con puntualità, come tutti i dipendenti pubblici. Se un operaio è dipendente del Comune verrà pagato per tutte le ore effettivamente lavorate e per le mansioni effettivamente svolte e alla fine della sua carriera avrà la pensione cui ha diritto. Se un operaio è dipendente del Comune opererà secondo i canoni di sicurezza sul posto di lavoro garantiti in tutta Europa. Se un operaio ha tutto questo, lavora meglio, il servizio funziona e allora perfino il pagamento delle tasse da parte dei cittadini acquista un senso. Quando non è così il lavoratore è debole, ricattabile, facile preda dell’amministratore senza scrupoli quando non dell’organizzazione criminale che si propone come garante di una stabilità malata.
E allora, come sempre abbiamo fatto in questi anni, noi continuiamo a insistere sull’urgenza di abbandonare la sciagurata politica delle esternalizzazioni selvagge e pianificare un ritorno alla gestione diretta dei servizi, con personale selezionato secondo le regole di trasparenza previste per le assunzioni pubbliche, salvaguardando i diritti di chi quel lavoro lo svolge già oggi. Nel frattempo, il Comune badi a preservare almeno i diritti contrattuali e previdenziali dei lavoratori, controllando che nelle loro buste paga vengano inserite le ore e le mansioni effettivamente svolte dagli operai e che i contributi Inps vengano effettivamente versati. Nel caso in cui, poi, dovesse venire fuori qualunque forma di abuso da parte dell’impresa nei confronti dei propri dipendenti, allora il Comune revochi immediatamente l’affidamento e proceda al pagamento diretto dei lavoratori, consentito dalla Legge proprio in casi come questo. Nessuno di noi, in città, vuole pensare che il funzionamento dei servizi nelle nostre strade o nelle nostre case debba essere ottenuto attraverso lo sfruttamento, il ricatto, il maltrattamento di nostri concittadini.
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