Se pensiamo al teatro, forse le opere di Shakespeare sono quelle più interessanti, ricche di personaggi a tutto tondo che si confrontano con la paura di vincere e soprattutto con il rischio della sconfitta.
E’ con grande emozione e dolore nell’anima, che qui di seguito richiamo alla mia mente e alle vostre orecchie e occhi ciò che ha toccato nel profondo del mio malato cuore,l’ascoltare il presidente dell’Ucraina Volodymyr Oleksandrovyč Zelens'kyj, ufficialmente Zelenskyy, un neo politico, attore, sceneggiatore, regista e comico che dal 20 maggio 2019 è stato eletto Presidente dell'Ucraina. Nel 1978, anno della sua nascita, mi trovavo a Firenze da quasi un anno per delle ricerche su di un signore, Jacopo Mazzoni, cesenate e le sue idee sul ruolo dell’artista-intellettuale e la politica.
Zelenskyy Si rivolgeva ai suoi concittadini e al mondo, invitandoli a difendere il proprio Paese: “Tutti i cittadini russi che non hanno perso il loro onore possono protestare contro la guerra in Ucraina". "Non cederemo la nostra libertà, qualsiasi cosa pensi Mosca. L'Ucraina si sta difendendo, alla ricerca della propria indipendenza e libertà, del diritto di vivere sul proprio territorio, il valore più alto per noi".
Erano le 3 del mattino, quando con le lagrime agli occhi, ho preso in mano le Opere di William Shakespeare, in particolare l’Enrico V, che nel 1415si trovò ad Agincourt un esercito francese più numeroso e meglio armato del suo.In quell’anno Enrico V si trovò ad affrontare i Francesi con i suoi cavalieri sfiniti, malati e sfiduciati, pronti ad essere sconfitti. Enrico sa bene che la sola possibilità di vittoria passa attraverso la motivazione personale e pertanto si gioca tutto nel discorso che tiene ai suoi soldati prima della battaglia. Chi non lo seguirebbe dopo aver ascoltato queste parole?
“…Se è destino che si muoia, siamo in numero sufficiente a costituire per la patria una grave perdita; e se siamo destinati a sopravvivere, meno siamo e tanto più grande sarà la nostra parte di gloria. In nome di Dio, ti prego, non augurarti che abbiamo un solo uomo di più….
Per Giove! non sono avido di denaro, né mi curo di vedere chi mangia a mie spese; e non mi addoloro se altri porta i miei abiti. Tali cose esteriori non sono nei miei desideri: ma se è un peccato essere avido di onore, allora sono l’anima più peccatrice di questo mondo….Non vorrei perdere quel tanto d’onore che un sol uomo di più potrebbe condividere con me, neanche se ne andasse di mezzo la salvezza dell’anima mia.… chi non si sente l’animo di combattere se ne vada; gli daremo il passaporto e gli metteremo in borsa i denari per il viaggio. Non vorremmo morire con alcuno che temesse di esserci compagno nella morte.
Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiniano: chi sopravviverà e tornerà a casa, si leverà in punta di piedi e si farà più grande al nome di San Crispiniano. Chi non morirà oggi e vivrà sino alla vecchiaia, ogni anno, la vigilia, conviterà i vicini e dirà: “Domani è San Crispiniano»: poi tirerà su la manica e mostrerà le cicatrici e dirà: «Queste ferite le ebbi il giorno di San Crispino”. …Questa storia il buon uomo insegnerà a suo figlio. E sino alla fine del mondo il giorno di San Crispino e San Crispiniano non passerà senza che vengano menzionati i nostri nomi.
Felici noi, noi pochi, schiera di fratelli; poiché chi oggi spargerà il suo sangue con me sarà mio fratello, e per quanto bassa sia la sua condizione questo giorno la nobiliterà: molti gentiluomini che dormono ora nei loro letti malediranno sé stessi per non essere stati qui oggi, e non parrà loro neanche di essere uomini quando parleranno con chi avrà combattuto con noi il giorno di San Crispino.”
Gigino A Pellegrini & G el Tarik in collegamento da Agincourt