Riccardo Clemente
Collaboratore dal 2009, da tempo ormai realizza insieme alla redazione articoli su Amantea, ma di fondamentale importanza è il ruolo di "informatore".
Splendidamente, infatti, raccoglie informazioni preziose su vicende locali ed in numerose occasioni ha permesso la realizzazione di veri e propri scoop di cronaca locale realizzati dallo Staff del portale TirrenoNews.Info
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Non sarà solo un evento dedicato alla moda e al “made in Italy” ma uno spazio in cui riflettere su tematiche ed avvenimenti sociali sui quali è necessaria tenere alta l’attenzione.
Come già accaduto in passato gli organizzatori della Grotta dei Desideri, che si appresta a celebrare la decima edizione, rivolgeranno particolare attenzione alle istanze del territorio, nella convinzione che un evento di ampio respiro debba fungere da cassa di risonanza per le esigenze della comunità in cui esso si svolge.
Sulla base di questo presupposto sono stati siglati dei protocolli di collaborazione con l’Associazione volontari italiani sangue di Lago (Cs) presieduta da Pino Muto, con l’Associazione italiana donatori organi e con il Gruppo Avis donatori cordone ombelicale. Lo scopo è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità della donazione. Ancora oggi l’Italia non riesce a soddisfare il proprio fabbisogno interno, ma questo problema viene avvertito soltanto quando ci si trova di fronte all’emergenza. La sezione di Lago rappresenta un punto d’eccellenza nel panorama Avis, con un rapporto abitanti/donatori tra i più alti a livello nazionale. Il presidente Muto, inoltre, da qualche tempo ha avviato una campagna di sensibilizzazione a favore della donazione del cordone ombelicale, una pratica ancora poco usata dalle donne che, secondo recente studi, rappresenta un vero e proprio salvavita.
Ma non è tutto. La Grotta dei Desideri, da tempo, ha coinvolto gli ospiti del Centro diurno diversamente abili di San Pietro in Amantea (Cs) per il confezionamento dei premi che di anno in anno vengono consegnati ai personaggi più noti del jet-set nazionale ed internazionale. Questo Centro è stato aperto nel 2002 ed in pochi anni è divenuto una struttura di eccellenza nel panorama socio-assistenziale regionale. Nel marzo del 2012, a causa di un mero errore burocratico, le attività di questo importante presidio sono state sospese dai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, provocando lo sconforto di tanti giovani che da quel giorno chiedono a gran voce di tornare nella propria “casa”. La Grotta dei Desideri intende tenere i riflettori accesi su questa vicenda, nella speranza che dai palazzi del potere possa giungere qualche buona notizia.
Da circa quattro anni, inoltre, la Grotta dei Desideri ospita in anteprima assoluta le creazioni che Nino Masso, modellista della maison Fendi, presidente di giuria e nominato di recente cittadino amanteano, dedica ogni anno all’Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Il fascino dell’abito comunica così la necessità di sottoporsi a controlli periodici, nella certezza che la migliore cura è la prevenzione.
Non solo la cultura della moda, ma anche la moda per la cultura della solidarietà. Due gli appuntamenti ufficiali dell’evento: 1 agosto alle ore 21 in piazza Calavecchia ad Amantea per la serata di Anteprima e 4 agosto alle 21 al Parco della grotta, sempre ad Amantea, per la serata di gala.
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Rifiuti e veleni in Calabria: Europa ci condanna alla peste ecologica
Domenica, 08 Giugno 2014 11:11 Pubblicato in MondoLo scorso 3 giugno la Commissione Europea ha chiesto alla Corte di Giustizia di condannare l’Italia a versare somme stratosferiche per le infrazioni riguardanti le discariche abusive di rifiuti pericolosi. La denuncia riguarda oltre 200 discariche abusive disseminate in tutte le regioni italiane che reiteratamente violano le direttive europee a salvaguardia della vita e della salute dei cittadini e tra cui, ovviamente, c'é la Calabria.
Dopo una legislatura regionale iniziata male con gli arresti per voto di scambio di consiglieri regionali e finita anche peggio tra rimborsopoli e dimissioni anticipate per la condanna in primo grado di Scopelliti, e dopo che lo scorso mese di febbraio le città della Calabria sono state letteralmente sommerse dai rifiuti per la chiusura della discarica di Pianopoli, unica ancora attiva per poco nella regione, la partitocrazia calabrese sembra non curarsene e - dopo aver modificato unilateralmente la legge elettorale a pochi mesi dal voto introducendo tra l'altro uno sbarramento al 15% - si prepara adesso per la corsa alla riconquista delle poltrone in Consiglio regionale, quasi come se il fallimento di tutto il sistema non fosse dipeso da loro.
Dopo oltre 17 ani di emergenza rifiuti che – come ha sottolineato lo stesso assessore Pugliano - "hanno fatto comodo a tutti" per spendere senza controlli enormi capitali, ma senza risolvere i problemi e dopo quattro anni e mezzo di amministrazione Scopelliti che hanno addirittura aggravato la situazione, la Calabria è oggi una regione martoriata dalle discariche abusive, da quelle non a norma che continuano a rilasciare percolato, da depuratori mal funzionanti spesso "fatti solo per fare progetti" e da siti inquinati d'interesse nazionale (SIN) come quello di Crotone che non interessano più a nessuno e dove la gente continua a morire per i veleni industriali e politici disseminati nei suoli e nelle acque. Le bonifiche sono rimaste un miraggio.
Una vera e propria “peste ecologica” alimentata dal virus partitocratico che, come Radicali, stiamo minuziosamente documentando in un libro dossier: continue e decennali violazioni del diritto italiano e comunitario che espongono i cittadini a rischi enormi per la salute, come dimostrano le vicende crotonesi.
Come per le carceri inumane e degradanti per le quali cerchiamo ora di graduare la tortura in corso, e come pure per l'irragionevole durata dei processi per la quale l'Italia è pure condannata da oltre trentanni, la mancanza di legalità e la deroga continua della norma, perpetuata con il mantenimento dell'emergenza, anche per i veleni e per i rifiuti disseminati sui territori si assiste a comportamenti pubblici, non solo dello Stato, irresponsabili che mettono a rischio fondamentali diritti umani.
Anche per la Calabria, come per l'Ilva di Taranto e come per la Lucania avvelenata, il problema – come troppo spesso in solitudine ricorda Marco Pannella - è che in uno Paese come l'Italia, dove le regole democratiche sono ormai diventate carta straccia, queste denunce rischiano di restare nel silenzio “se – attraverso il ricorso alle giurisdizioni italiane e internazionali che Partito Radicale e Radicali italiani stanno organizzando in modo massiccio – "i responsabili dello sfascio continuano a rimanere sconosciuti oltre che impuniti, facendo pagare il conto ai cittadini e abitanti del territorio, sin d’ora ipotecando la vita e la sopravvivenza stessa delle future generazioni degli esseri viventi”.
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Giuseppe Candido
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Magarò: Provvedimenti che puzzano "incostituzionalità" quelli presi Consiglio Calabrese
Domenica, 08 Giugno 2014 11:02 Pubblicato in CalabriaSalvatore Magarò, consigliere regionale della Calabria, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
L’ultima seduta del consiglio regionale ricapitola e sintetizza la miopia politica di buona parte dei miei colleghi.
I provvedimenti presi, sapendoli - a naso - incostituzionali, sono riconducibili a pure tattiche dilatorie. Se non fosse così si sarebbe invertito l’ordine del giorno che situava all’ultimo punto le dimissioni (vale a dire la decadenza) del Governatore ed evitato di legiferare su una materia così delicata come la modifica della legge elettorale.
Così pochi i buoni padri di famiglia? “Bonus, prudens et diligens pater familias” è il principio che dal diritto romano in poi dovrebbe governare l’amministrazione della cosa pubblica.
Un criterio assodato ed eletto a modello normativo di condotta. Con un’aggravante: aver perso l’occasione per includere la figura della “mater familias” o - più semplicemente - di riconoscere il ruolo della donna. Non sono femminista, né della prima né dell’ultima ora. Solo pragmatico. Arretrati come siamo secondo gli indici che misurano il gender gap, si sarebbe dovuto prender atto che “a una più elevata presenza di donne tra gli amministratori pubblici corrispondono livelli di corruzione più bassi e un’allocazione delle risorse orientata alla spesa sanitaria e ai servizi di cura e istruzione”.
Dati di una ricerca non recentissima, della Banca d’Italia (non di un centro studi di femministe arrabbiate). E’ possibile che le donne siano intrinsecamente meno propense a corrompere e ad essere corrotte. Ma non è questo il punto. Un parlamento, nazionale come regionale, pieno donne, è una chance da non perdere.
07 giugno 2014