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Il 23 luglio è partito il primo periplo della Calabria.

 

 

 

 

 

 

Il periplo della Calabria in kayak è organizzato dall’associazione “Calabria un mare d’amore”.

Due gli atleti che gareggeranno, una donna Vanessa Cardamone ed un uomo Nicola Lanciano.

Vanessa seguirà il percorso ionico sul kayak denominato “Nausicaa”.

Lanciano seguirà il percorso tirrenico sul kayak denominato “Ulisse”.

Il kayak arriva ad Amantea il 27 luglio e riparte il 28 .

Ecco le tappe :

Questo il percorso Jonico: partenza da Rocca Imperiale a Sibari il 23 luglio, Sibari-Rossano il 24, Rossano- Cariati il 25, Cariati-Cirò Marina il 26, Cirò Marina- Crotone il 27, Crotone- Le Castella il 28, Le Castella- Sellia Marina il 29. Sosta a Catanzaro Lido il 30 ed il 31 fino a Soverato per tornare a Lido la sera del 31 sul palco del Magna Graecia film festival.

Il 2 agosto Soverato-Monasterace, il 3 Monasterace-Locri, il 4 Locri-Brancaleone, il 5 Brancaleone-Saline Joniche, il 6 Saline Joniche-Reggio Calabria;

Questo il percorso tirrenico: partenza da Tortora-Scalea il 23 luglio, il 24 Scalea-Diamante, il 25, Diamante-Cetraro, il 26 Cetraro-Paola, il 27 Paola-Amantea, il 28 Amantea-Lamezia, sosta il 29-30, il 31 Lamezia-Lido per l’incontro del 31 sera e dell’1 mattina.

Il 2 agosto a Pizzo, il 3 a Tropea, il 4 a Capo Vaticano. Il 5 a Palmi ed il 6 a Scilla.

Ad Amantea attracco nel porto.

I due sportivi l’1 agosto alle 11,30 saranno ricevuti nella Cittadella accolti dal presidente Mario Oliverio.

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Si è svolto oggi con inizio alle ore 17.00 nel Parco della Grotta un incontro dal titolo “Monte Cocuzzo e le sue pendici tirreniche :Geologia ,ambiente, paesaggio ”.

 

Alle ore 17, risolto grazie alla collaborazione di un concittadino il problema della mancanza di energia elettrica indispensabile per la visione delle slide, i saluti del sindaco Monica Sabatino, quelli di Fabio Demasi, referente per la calabra della Sigea, ed, infine, quelli di Francesco Fragale dell’ordine dei geologi per la Calabria.

Successivamente il programma prevedeva le relazioni di

-Carmine Nigro della Geomeda sul tema Gli scogli di Isca: percosso( percorso) geologico naturalistico subacqueo;

Miryam Argentino Architetto Il territorio di Amantea tra urbanistica e paesaggio;

Dimitar Uznov Botanico Flora e vegetazione di una finestra tettonica;

Domenico Belcastro geologo La geologia nelle scelte del PSA;

Gioacchino Lena Geologo La geologia del monte Cocuzzo

Giovanni Salerno Map design Project La collana itinerari geologico-ambientali della Calabria: La carta di Monte Cocuzzo

Domani 23 luglio ci terranno due escursioni ed una grigliata sociale.

Interessato l’uditorio che contava in verità poche presenze( vedi foto).

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21luglioStavo riflettendo su alcune cose riguardanti la nostra lingua amanteana. Qualche estate fa, alla fine di una partita di tennis presso l'allora "Palmar" Hotel, chiesi ai gestori la chiave della doccia. La risposta, gentile, fu che la "doccia" era "rutta". Corsi a casa sudato a docciarmi. La settimana successiva ritornai a giocare sullo stesso campo da tennis. Alla fine della partita chiesi, come tante altre volte, la chiave della doccia. Giuseppe, uno dei gestori, mi guardo un po’ perplesso e aggiunse: " Gigi, te l'ho già detto la settimana scorsa; la doccia è rutta". Così, un po’ sconsolato e un po' pensieroso, raccontai l'accaduto a mia madre. Lei, dopo 40 anni, mi fece capire che "rutta" nella nostra lingua significava per sempre. Non momentaneamente. Oggi, 21 Luglio 2016, dopo essermi consultato con la mia novantenne madre, ho scoperto che "ciuoto" nella nostra lingua non significa "matto" ma "scemo". “Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole”,questa frase, che fa da esordio alla canzone: Un matto (dietro ogni scemo c’è un villaggio) di De André- tratta dall’album Non al denaro non all’amore né al cielo del 1971 – basterebbe da sola a svelare il senso di disagio e incomunicabilità di cui è vittima il protagonista. Il brano, ispirato all’epitaffio di Frank Drummer, personaggio dell’Antologia di Spoon River, creduto folle perché incapace di trasmettere i suoi pensieri attraverso il linguaggio, è la trasposizione musicale di un problema sociale molto discusso dopo il 1967. La soluzione si “ebbe” nel 1978, con l’approvazione della legge Basaglia e la chiusura definitiva dei manicomi. “La mia lingua non poteva esprimere ciò che mi si agitava dentro”, così recitava la poesia di Lee Masters, rendendo manifesta non solo l’oggettiva difficoltà di partecipazione, ma il senso di ridicolo e di esclusione che la patologia stessa comporta. Ogni villaggio ha bisogno del suo “scemo” da additare, poco importa se pazzo lo sia davvero, o se si tratti soltanto di disturbi relazionali, di paura, di fragilità. Cito volentieri il motociclista di Amarcord di Federico Fellini. “Chiamo imbecille chi ha paura di godere”. Scriveva Albert Camus. E’ un pazzo? No, è uno scemo. C’è differenza, e come, tra pazzia e scemenza. Solo gli scemi continuano a non capirla. Per loro sarà opportuno riproporre una vecchia storiella. Un’auto in transito vicino a un manicomio perde una ruota con tutte le viti. La ruota viene recuperata, le viti no. Il conducente si dispera. Un pazzo che ha visto tutto dalla finestra gli grida: “Niente paura: recuperi una vite da ciascuna delle altre ruote, e con tre viti potrà montare la rimanente, riprendendo il viaggio”. “Grazie, geniale… Ma… lei è proprio matto?” “Sì, sono matto, ma non sono mica scemo”. Lo scemo è incoerente e sconclusionato, mentre nella cosiddetta follia c’è sempre una logica. Vi ricordo cosa dice Polonio di Amleto nell’omonimo Dramma. “C’è del metodo in questa follia”. Polonio è un vecchio pedante e insopportabile, che per il interporsi si prende una pugnalata destinata ad altri. Ma anche lui non è scemo, benché Amleto, ingenerosamente, lo qualifichi come tale.
Alla presenza di un qualsiasi matto Amantea si divide in due: da un lato il triste e solitario antieroe schivato da tutti, e dall’altro la piazza, la massa che ride al suo passaggio. La logica di derisione del gregge, ancora oggi, si innesca facilmente alla vista del minimo segno di diversità. Il “Ciuoto” fonda la propria forza sulla presunta normalità (di cui è difficile dare una definizione) che lega un membro all’altro, imponendo l’emarginazione di tutto ciò che fuoriesce dai ranghi delle consuetudini e convinzioni che garantiscono esclusività e appartenenza. Il Paese (ovvero la maggioranza), prende “coscienza”, si fa per dire, solo di fronte al folle che ne giustifica l’esistenza. Oltre non vò!

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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