Redazione TirrenoNews
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Una buona notizia. Arrivano i soldi per i Lavoratori in mobilità in deroga.
Mercoledì, 29 Novembre 2017 16:13 Pubblicato in Primo PianoEra il 23 novembre quando il presidente della Giunta Mario Oliverio ha incontrato il personale in mobilità che lavora nel comune di Amantea che a lui si era rivolto per avere una mano nel pagamento delle indennità loro spettanti.
“Anche un solo mese- aveva detto uno di loro- Siamo sotto Natale!”
Oliverio li aveva rassicurato cogliendo anche l’appello fatto dagli amministratori di Amantea che avevano detto che tale personale era indispensabile per il comune.
E il governatore è stato di parola.
La Regione Calabria ha, infatti, reso noto che «a seguito delle interlocuzioni, il Prefetto di Catanzaro, il Ministero del lavoro e l’Inps, quest’ultimo ha autorizzato nella data ieri (lunedì 27 novembre 2017) la Regione a sottoscrivere con l’Istituto di previdenza regionale una convenzione per l’utilizzo di 15 milioni di euro per il pagamento delle indennità di tirocinio riferite alle mensilità rendicontate a tutt'oggi da parte degli enti utilizzatori».
«Ora - è scritto in una nota - si sta provvedendo alla formalizzazione della convenzione, dopodiché il Dipartimento regionale trasmetterà tempestivamente alla direzione regionale dell’Inps la documentazione necessaria per provvedere a liquidare le mensilità richieste dagli enti utilizzatori».
Si apre, così, una speranza per i circa cinquemila tirocinanti ex percettori di mobilità in deroga impegnati prevalentemente negli enti locali calabresi e, in piccola parte, in aziende private.
Buon Natale a tutti loro ed alle loro famiglie.
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Difficile assicurare la sicurezza di persone e beni in Amantea.
Per questo abbiamo costantemente chiesto una maggiore presenza di Forze dell’ordine.
Che sia una Capitaneria di carabinieri e non più una sola caserma, od un posto fisso di Polizia, poco importa.
Né gli amanteani disdegnerebbero un maggiore coordinamento delle attuali forze di polizia che assicurino una maggiore presenza notturna.
La riprova sta anche nel tentato furto di un furgone in quel di Acquicella.
Si tratta di un furgone di una azienda che opera nel territorio di Amantea.
E’ possibile ritenere che non si sia trattato di un furto su commissione, ma di una banda di ladri che si muove sulla SS18 e che opera là dove capita.
Sembra un far west dove le bande di delinquenti rubavano il bestiame dovunque esso si trovava.
La differenza con i Far West è quella che un tempo i ladri che erano catturati pagavano il reato con la vita.
Vuoi perché per quelle famiglie il bestiame era l'unica speranza di sopravvivenza.
Vuoi perché la situazione politica ed economica era ancora molto arretrata e spesso non c'erano giudici nei paesini e le sentenze di morte venivano date direttamente dagli sceriffi sul posto.
Vuoi perché i criminali erano uccisi a furor di popolo.
Vuoi, infine, perchè non c'erano nemmeno prigioni attrezzate per tenere i detenuti per anni, come si vedeva nei film le celle erano annesse all'ufficio dello sceriffo, ma c'era posto per due o tre persone contemporaneamente al massimo, quindi non è che si potesse arrestare tutti i criminali e tenerli dentro chissà quanto tempo.
Oggi non è così!
Non è dato sapere al momento se i ladri siano poi tornati a casa o se abbiano trovato altro da rubare!
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Fallimento Calabria Ora: 4 anni a Citrigno e 2 ad Aquino
Mercoledì, 29 Novembre 2017 08:57 Pubblicato in CosenzaQuattro anni di carcere a Pietro Citrigno e 2 anni a Fausto Aquino. Il Tribunale di Cosenza ha condannato per bancarotta preferenziale gli editori di “Calabria Ora”, il giornale fallito nel 2013 quando era direttore Piero Sansonetti.
La presidente del Tribunale Claudia Pingitore ha inflitto pene anche più pesanti di quelle che aveva auspicato in mattinata il pubblico ministero Giuseppe Cozzolino che, al termine della requisitoria, aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione per Citrigno, già condannato per usura aggravata dalle modalità mafiose nell’ambito del processo “Twister”. Sono stati condannati anche gli amministratori Rosanna Grillo (un anno di reclusione) e Tommaso Funari (10 mesi), considerati le “teste di legno” di Citrigno.
Durante il processo sono state ricostruite le scatole cinesi che stavano dietro “Calabria Ora”, nata nel 2006 con la “Cec Srl” di Citrigno e Aquino. Nel 2009, il quotidiano calabrese è passato in mano alla “Paese Sera editoriale Srl “, con a capo l’amministratore delegato Massimo Zimbo (l’unico assolto), e poi nel 2013 alla “C&C”.
Tante società ma due soli dominus (Fausto Aquino e, soprattutto Piero Citrigno) che hanno gestito il giornale in modo da favorire i creditori “amici” come lo stampatore Umberto De Rose al quale “la Cec, proprio prima di fallire, – ha spiegato il pm Cozzolino – ha liquidato 500mila euro. Tutto a scapito dei confronti dello Stato e degli enti previdenziali che negli anni avevano accumulato debiti che in fin dei conti hanno superato il milione di euro”.
Ecco perché, secondo la Procura, sulle spalle del quotidiano calabrese e dei suoi giornalisti (alcuni dei quali costituiti parte civile nel processo) si è consumata una bancarotta “preferenziale”. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, inoltre, sono stati sentiti i vari curatori fallimentari ma anche una cinquantina di giornalisti che, alla guardia di finanza, avevano già spiegato come qual era l’andazzo nel giornale guidato da Piero Sansonetti, oggi direttore del “Dubbio”. Tutti hanno fornito al Tribunale la stessa versione: contratti e pagamenti, in sostanza, li decideva Piero Citrigno “deus ex machina” di Calabria Ora.
Circostanza, questa, già emersa nell’altro processo in cui l’editore cosentino è stato condannato a 4 mesi di carcere per violenza privata nei confronti del giornalista Alessandro Bozzo, che si è suicidato qualche mese dopo aver firmato le dimissioni ed essere stato costretto a cambiare il contratto a tempo determinato.
Ritornando alla bancarotta preferenziale, il Tribunale di Cosenza ha condannato Rosanna Crillo, Piero Citrigno, Fausto Aquino e Tommaso Funaro al risarcimento del danno e delle spese legali in favore delle parti civile.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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