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Si sa il popolo cerca sempre quello che non ha!

Abbiamo fatto il verso a Dante che nel Purgatorio le faceva dire da Virgilio a Catone Uticense (ricordato in Mn II V 15 quale severissimo difensore verae libertatis),seguite, poi, dal verso “(come sa chi per lei vita rifiuta, v. 72), e che sono invece riferite al suicidio di Catone a Utica, all'approssimarsi della dittatura cesariana.

 

 

Oggi sono le parole preoccupate di chi ha a cuore la sorte del PD in Calabria ( Minniti?) e che sembra abbia imposto la pace tra le fazioni di Oliverio, da un lato, e di Guccione, dall’altra.

Una pace che è presupposto indispensabile della unità del PD, Unità finta, ovviamente.

E la prima occasione, è la elezione della segreteria provinciale del PD stesso.

Insomma si vuole una segreteria provinciale dove la gestione dovrà essere condivisa

Guglielmelli sarà il segretario, e Mazzuca il vice.

Una sorta, insomma, di “ tutti insieme appassionatamente”

Ma davvero Mario Oliverio e Carlo Guccione stanno mettendo da parte l’ascia di guerra?

Loro che nell’immediatezza delle elezioni si sorridevano ed abbracciavano per poi arrivare ( si dice) a ben altri e silenziati tipi di abbracci.

E chi mai ci crederà?

D’altro canto la situazione è difficile in Calabria ed in provincia di Cosenza, in particolare, forse tragica e se, in qualche modo, si vuole recuperare credibilità politica, l’unica cosa è far finta di essere uniti.

Una soluzione che sta bene ad ambedue

Ad un Oliverio che è assediato dalla Magistratura e che vede sfilacciarsi se non franare il suo impero

Ad un Guccione che così diventa il vincitore morale ed il futuro del PD in Calabria.

E Magorno?

Zitto!

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La Procura di Castrovillari ha chiuso le indagini preliminari sulla vicenda relativa al taglio abusivo dei boschi a Bocchigliero.

L’inchiesta è nata a seguito delle denunce di Paolo Furgiuele, ex direttore generale dell’agenzia della Regione Calabria.

 

Ecco le nove le persone raggiunte dall’avviso di chiusura delle indagini

Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto del governatore Mario Oliverio.

Marino De Luca (titolare dell’omonima ditta boschiva),

Pio Del Giudice (dipendente di Calabria Verde con mansioni di responsabile del patrimonio boschivo),

Ivo Leonardo Filippelli (capo operaio di Calabria Verde),

Antonietta Caruso (responsabile dell’ufficio “Patrimonio e Servizi forestali” di Calabria Verde),

Leandro Savio (dirigente dell’agenzia regionale),

Gennarino Magnone (agrotecnico nominato dal dg Furgiuele),

Mario Caligiuri (capo struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione)

Paolo Furgiuele.

Sempre Furgiuele, assieme a Savio, è indagato anche per il reato di turbativa d’asta.

A condurre questo primo filone di indagini gli uomini del Nipaf del Corpo forestale dello Stato e del comando stazione di Cava di Meli

Un secondo filone è in capo alla Procura di Catanzaro

L’imprenditore Marino De Luca era una presenza fissa negli uffici di Calabria Verde dove affermava –prima di presentare la richiesta di concessione – «di poter contare sull’appoggio del suo “compare” Gaetano Pignanelli, suo testimone di nozze».

La chiusura delle indagini è stata formata dalla pm Angela Continisio e dal procuratore capo Eugenio Facciolla

Secondo i magistrati – firmano il burocrate avrebbe sollecitato «più volte Leandro Savio (all’epoca dirigente di Calabria Verde, ndr) a istruire la prativa relativa al rilascio della concessione in favore di Marino De Luca, ancor prima che De Luca depositasse l’istanza di rilascio della concessione, rimproverando Savio per non averlo fatto prima».

È attorno al rilascio di queste concessioni che ruota il caso.

Gli indagati, secondo l’accusa, avrebbero prodotto un’attestazione falsa – al ribasso – della quantità di legna presente sul territorio di Bocchigliero.

Tutto per consentire l’affidamento diretto del taglio all’azienda di Marino De Luca, senza passare attraverso una procedura di evidenza pubblica.

Secondo i pm Pignanelli si sarebbe speso a favore della ditta due volte: prima sollecitando il rilascio della concessione, poi – dopo la sospensione delle concessioni, decisa dall’allora manager Furgiuele – convocando lo stesso Furgiuele e «intimandogli di revocare le sospensioni e indicando quale nuova responsabile dell’Ufficio 2 “Patrimonio e Servizi forestali” del distretto 5, Antonietta Caruso».

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La famiglia aveva rilevato il forno alcuni anni addietro con lo scopo di darlo in gestione al figlio 42enne, tra gli odierni arrestati, che invece aveva elaborato un articolato sistema di confezionamento e custodia della marijuana, che veniva nascosta in nicchie nelle pareti interne al forno e alle spalle della struttura.

Le indagini, sono state condotte dalla stazione dei carabinieri di San Demetrio Corone (Cs), si sono sviluppate per circa un anno e hanno permesso di dimostrare come l’antico forno di quel centro fosse stato in realtà riconvertito a luogo di deposito e confezionamento della droga.

Al momento è in corso anche un approfondito controllo da parte di personale del Nas per accertare le gravi violazioni igienico sanitarie emerse nel corso delle indagini.

Gli uomini della compagni dei Carabinieri di Corigliano hanno dato esecuzione a diverse misure cautelari, in carcere e agli arresti domiciliari, emesse dal Gip di Castrovillari, la dottoressa Carmen R.M. Ciarcia su richiesta del P.M dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, la dottoressa Simona Manera, e del procuratore capo, dottor Eugenio Facciolla.

Le accuse sono di spaccio di marijuana in concorso.

Le investigazioni svolte hanno anche fatto emergere la volontà di parte degli arrestati (tra cui il gestore del forno) di voler incendiare le vetture di alcuni carabinieri, “colpevoli” di aver effettuato diversi arresti in flagranza che avevano portato al recupero di circa 1,4 Kg di marijuana.

I dettagli dell’operazione saranno resi noti nella conferenza stampa tenutasi stamattina presso il comando della compagnia dei carabinieri di Corigliano Calabro alla presenza del procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla.

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