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Il nero va di moda-

I migranti vanno di moda

Al punto che a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019 il regista svizzero Milo Rau, sta girando un film

il primo della storia del Cinema, interpretato dall’attivista camerunense Yvan Sagnet.

 

 

 

 

Il sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri, indosserà i panni di Simone di Cirene, l’attore rivelazione del cinema italiano Marcello Fonte avrà il ruolo di Ponzio Pilato, l’attrice romena Maia Morgenstern interpreterà Maria.

Poi sacerdote eritreo Mussie Zerai, l’amico della Boldrini, quello condannato nel 1994 per spaccio di hascish, sarà Giuseppe d’Arimatea.

Comincia così ad essere scritto il nuovo vangelo.

Quello di Gesù nero e migrante.

Ed è inutile chiedersi da chi Gesù abbia presso il colore nero della pelle.

Certo che se la Madonna era bianca non resta che avere fede per giustificare il colore della pelle di Cristo.

Pubblicato in Mondo

Amici lettori, chi è Maria? E’ la madre di Gesù?

Chi è Gesù? E’ il figlio di Dio.

Per noi cristiani, dunque, usare i loro nomi e le loro immagini per fare pubblicità ad alcuni prodotti mi pare inopportuno ed una cosa sconcia,vuol dire umiliare il nostro sentimento religioso. Alcuni anni fa una società lituana che produce vestiti per uomo e donna ha lanciato una pubblicità utilizzando le foto di un uomo e di una donna che rappresentavano la Madonna e il figlio suo.

La donna tutta vestita di bianco, con un bel tatuaggio colorato sul braccio destro ed in mano una collana di perle.

L’uomo a dorso nudo indossava un paio di jeans e metteva in mostra anche i suoi tatuaggi sulle braccia e sul corpo.

Sotto le immagini c’erano gli slogan: - Jesus, Mary! What a style! Mother of god, what a dress! Jesus, what a jeans!- Addirittura il nome di Gesù “God” era scritto in lettera minuscola.

L’azienda era stata multata a dover pagare una multa di appena 580 euro perché si era servita di Gesù e di Maria per fare pubblicità ai suoi prodotti.

Secondo i Giudici lituani quei cartelloni pubblicitari appesi in tutto il Paese avevano offeso la morale pubblica.

La Corte di Strasburgo ha annullato la sentenza perché i simboli religiosi si possono usare nella pubblicità e la pubblicità usata dalla industria lituana incriminata non è offensiva o profana e non incita all’odio.

Per quanto riguarda l’utilizzazione dei simboli religiosi nella pubblicità è intervenuta la rivista dei Gesuiti “Civiltà Cattolica” e Padre Occhetta così ha scritto:- La Corte di Strasburgo ha tradito il principio di laicità che si fonda sul rispetto della libertà religiosa..

Se si tutela il diritto di espressione si dovrebbe tutelare anche il diritto a non vedere umiliato il proprio sentimento religioso -.

Ma anche in Italia, tantissimi anni fa, una industria dei jeans “Jesus” accompagnò la sua campagna pubblicitaria con un trionfante lato B di una bellissima modella e lo slogan “Chi mi ama mi segua”. Non successe nulla e i jeans di quella industria ebbero un enorme successo, se escludiamo qualche articolo dell’Osservatore Romano e qualche voce isolata di politici e benpensanti.

Pubblicato in Amantea Futura

Carissimi amici di Tirreno News, oggi è San Silvestro, l’ultimo giorno dell’anno 2017, e vi voglio raccontare l’ultima follia di una maestra elementare che per non urtare la sensibilità di alcuni alunni musulmani che frequentano la sua scuola in occasione del Santo Natale ha sostituito nel testo di una canzoncina la parola Gesù con quella di Perù.

E’ successo in una terza classe della scuola “Beato Odorico da Pordenone” di Zoppola nel Friuli.

Hanno protestato i genitori degli alunni dopo aver ascoltato la canzoncina cantata in casa dai propri figli e la dirigente scolastica che non era a conoscenza dell’iniziativa presa dalla maestra si è subito dissociata.

La notizia si è subito diffusa in paese e su Facebook.

Sul Social sono piovute critiche e proteste nei confronti della maestra, che poi si è pentita ed ha chiesto scusa.

Oggi quella maestra ha sostituito la parola Gesù, domani, continuando di questo passo, sostituirà il crocifisso appeso alla parete della sua classe e poi anche il nome della scuola che porta il nome di un Beato, Odorico da Pordenone.

E infine vorrà imporre il Ramadam anche agli altri alunni cristiani per rispetto degli alunni musulmani che frequentano la sua classe.

E continuando di questo passo addio Natale, addio presepe, addio albero di Natale e poi Befana, Pasqua e Santo Patrono.

E addio per sempre alle nostre tradizioni, “alli cullurielli, grispelle e turdilli”.

E poi alla pizza e agli spaghetti “Ccu pimmaroli ‘ncoppa”, per far posto al cous cous e al Kebab. Esagerato, dirà qualcuno.

Quelli che verranno se ne accorgeranno se faranno come gli struzzi nascondendo la testa nel terreno in caso di pericolo. Non è solo questo triste caso che si è verificato in occasione del Santo Natale. Ce ne sono stati altri.

Nelle scuole di Travagliato (Brescia) alcune maestre hanno invitato i bambini a non portare doni in classe in occasione della festa di Santa Lucia per non turbare chi ha culture e religioni diverse e in altre scuole le maestre hanno proibito la costruzione in classe del presepe e dell’albero di Natale.

Siamo di fronte, amici miei carissimi, ad una vera e propria schizofrenia ideologica.

A poco a poco una minoranza musulmana ci costringe ad abbandonare le nostre tradizioni, la nostra cultura, i nostri usi e costumi, le nostre abitudine e poi pure la nostra lingua, per essere politicamente corretti, per non urtare chi non la pensa come noi.

Ma siamo ancora in Italia per nostra fortuna, non siamo ancora in Africa. Siamo nelle classi dove si parla ancora italiano e non yemenita.

E’ venuto il tempo di reagire, di riscoprire e valorizzare le nostre origini cristiane.

E chi non ci sta può benissimo emigrare altrove in Asia o in Africa come avevano promesso di fare alcuni nostri uomini politici trombati nelle elezioni nazionali, ma poi non hanno mantenuto la promessa.

Sono ancora tra di noi e ogni santo giorno li vediamo pontificare nelle televisioni.

Fino a quando? Speriamo solo per poco.

NdR Ma chi te l'ha fatto fare Gesù?

Pubblicato in Amantea Futura

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota inviataci con estrema tempestività da Francesco Gagliardi.

 

Francesco che ama fortemente la tradizione non si è lasciato sfuggire quanto successo a Pontevico dove la dirigente ed i docenti del locale Istituto comprensivo hanno cancellato dal testo della canzone Merry Christmas-Buon Natale che gli alunni della scuola stanno imparando per andare in scena durante i tradizionali spettacoli natalizi a base di bambini recalcitranti e nasi che colano i riferimenti a Gesù.

 

Nella canzone, che è tutto tranne che una canzone tradizionale di Natale, il verso «canta perché è nato Gesù» è stato sostituito con «canta perché è festa per te».

Scelta fatta per venire incontro a quelle famiglie che non sono cattoliche e per favore un percorso di integrazione multiculturale che però non è piaciuto ad alcuni genitori che, come riferisce il Giornale di Brescia, hanno commentato dicendo che così «sarà solamente il surrogato di uno spettacolo natalizio». Nemmeno i sacerdoti locali, monsignor Antonio Tomasoni e don Antonio Forti, approvano la decisione, tanto più che la scuola ha presenterà lo spettacolo all’interno del teatro dell’oratorio parrocchiale, come i due tengono a ricordare: «La canzone deve essere interpretata nella forma originale.

 

Ecco la nota: Il nome di Gesù fa paura, tanto da essere bandito persino dalle canzoni di Natale.

Questa volta è accaduto a Pontevico, piccolo comune in provincia di Brescia, dove la dirigente scolastica Paola Bellini ha pensato bene di sostituire le parole della famosa canzone “Merry Christmas, Buon Natale”. Anziché “canta perché è nato Gesù”, nelle fotocopie distribuite ai bambini della scuola elementare, per le prove di canto, si legge: “canta perché è festa per te”. Subito è scattata la polemica. La città è in subbuglio. I genitori, indignati, non ci stanno e protestano. A difesa dell’identità cristiana, culturale e occidentale. Italiana, soprattutto! Ma la dirigente scolastica si giustifica. Contattata da noi al telefono dichiara: “Non è una festa di Natale, ma una festa per la pace.”

Anche se nel repertorio sono previste canzoni natalizie e lo spettacolo viene messo in scena il 19 dicembre, nella settimana di Natale, la dirigente è categorica: “I bambini canteranno brani che richiamano temi universali come la pace e la solidarietà. Il 30% dei nostri alunni non è cattolico ed è un concerto aperto a tutti.

Non è uno spettacolo fatto solo per i cristiani.

E’ una questione di rispetto.” Ma quando le domandiamo: non crede di avere esagerato? Risponde con un secco no. “Nelle nostre classi abbiamo tanti Crocifissi e quadri che raffigurano la Madonna ma, accanto a questi simboli, devono coesistere pacificamente anche degli altri, o delle altre attenzioni nei confronti dei valori dell’Intercultura.”

Poi, aggiunge, adirata: “Gli adulti stanno strumentalizzando uno spettacolo di bambini. Hanno sporcato il lavoro dei miei insegnanti. Stanno diffamando quello che doveva essere un canto di gioia.” Il nome di Gesù non dovrebbe portare divisione. Ma unione. Cristo predica l’amore, la fratellanza e la gioia. Dunque, questi valori, come potrebbero urtare la “sensibilità” dei musulmani? Se, effettivamente, l’Islam è una religione moderata e pacifica come molti affermano, non dovrebbe fare altro che rispettare l’identità e le tradizioni del Paese che li ospita.

Sul piede di guerra anche il parroco di Pontevico. “Chiedere all'oratorio la concessione del teatro con questo spirito non va bene. Gli stranieri sono contenti di conoscere la nostra cultura, che noi non dobbiamo assolutamente rinnegare perché non offende nessuno.”

 

Secondo Paola Bellini, l’istituzione scolastica nasce multiculturale.

“Sono altre le istituzioni che devono propagandare i valori della religione cattolica. Papa Francesco predica l’apertura. Questi cattolici integralisti mi stupiscono. Se non ci daranno più l’oratorio per lo spettacolo lo faremo nella nostra scuola.”

Conclude la dirigente. Ebbene si, Gesù Nazzareno, a ventuno secoli dalla nascita nella piccola e fredda grotta di Betlemme, fa ancora paura.

Fortunatamente, non a tutti.

NdR. Ma c’è di peggio

La foto iniziale mostra la statua di San Francesco con un berretto di lana in “quasi a voler coprire l’aureola del Santo”.

Insomma siamo in Italia , in una scuola dove il 70% dei ragazzi sono credenti ma si coprono i simboli e le parole della nostra religione per non offendere gli altri.

In sostanza c'è chi vuole toglerci la Costituzione e chi vuole toglierci la tadizione cristiana.

Pubblicato in Basso Tirreno

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