Redazione TirrenoNews
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Lamezia Terme: Arrestato un somalo che aveva rapinato una donna.
Martedì, 11 Luglio 2017 22:54 Pubblicato in Lamezia TermeIl fatto è accaduto nei pressi della stazione di Lamezia Terme centrale a Sant’Eufemia, intorno alle tre di notte.
Una donna è stata aggredita e derubata da un cittadino extracomunitario che, dopo aver attratto in un’area appartata la vittima, l’ha malmenata e ha messo a segno la rapina, dandosi poi alla fuga.
Subito dopo, la donna ha raggiunto una cabina telefonica e ha chiesto soccorso alle Forze dell’Ordine.
Una volta avvisate dalla centrale operativa, le pattuglie in zona sono arrivate sul posto e, dopo aver raccolto le prime informazioni e aver chiamato il 118 per prestare le cure alla donna, Polizia e Carabinieri hanno avviato le ricerche e sono riusciti in pochissimo ad individuare l’uomo, bloccando la sua fuga.
Dopo averlo perquisito, le forze dell’ordine gli hanno trovato due telefoni cellulari e due banconote da cinque euro, oggetto della rapina.
Il ladro, identificato per A. A. A., 30enne di nazionalità somala, con precedenti, è stato dichiarato in arresto per rapina in flagranza di reato e, su disposizione del P.M. di turno di Lamezia Terme, condotto nella camera di sicurezza della Compagnia dei Carabinieri di Lamezia Terme.
Nel rito per direttissima, tenutosi oggi pomeriggio, il Giudice ha convalidato l’arresto ed ordinato la traduzione nella Casa Circondariale di Siano, in attesa del giudizio.
In queste ultime settimane sento sempre più spesso espressioni come: “anti-Amanteano”, “sfascista”, “irresponsabile” , invettive indirizzate a persone che denunciano dei fatti gravissimi come l’inquinamento del mare di Ulisse, l’immondizia sparsa per le strade, l’odore nauseabondo della putrida rete fognaria e le migliaia di buche che ormai fanno parte del tessuto cittadino.
Questo accanimento contro persone che fondamentalmente vogliono bene al proprio paese e vorrebbero che le cose migliorassero, lascia trapelare un egotismo senza freno da parte di una bella fetta di popolazione arruffona e sbrodolona che non sa neanche cosa sia un sentimento profondo come l’amore per gli altri e per il proprio paese.
L'intero concetto di amore per la propria terra è costruito attorno al concetto di difesa collettiva. Il concetto di autoconservazione dove sacrificare certi diritti per ottenere maggiori benefici.
L’amore per la propria terra in questo caso costruisce una robusta difesa per proteggere il "paese natale".
La gente lavora per l'amore del paese per creare posti di lavoro e raccogliere i benefici nel suo complesso. Così logicamente se si desidera mantenere una parte di un sistema funzionante e trarre vantaggi dagli sforzi collettivi: energia elettrica, acqua pulita, difesa, legge e ordine, trasporti pubblici ecc. Dovresti amare il tuo paese.
Tutti conoscono l’espressione “nemo propheta in patria”.
E' una locuzione in lingua latina che significa:"Nessuno è profeta in patria.
L'espressione vuole indicare la difficoltà delle persone di emergere in ambienti a loro familiari; in ambienti estranei viene generalmente assunto che sia più facile far valere le proprie capacità e qualità.
E’ un’espressione tratta a dai Vangeli: tutti e quattro riportano, direttamente o indirettamente, questa frase di Gesù di Nazaret nell’occasione della visita alla città di Nazareth dove partecipava alla liturgia della sinagoga. Matteo:
E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».
Marco:Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
Luca.Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria».
Giovanni Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.
Il contesto dell'affermazione è nelle note riassuntive della visita di Gesù alla sua città di Nazaret, dove partecipò alla liturgiadella sinagoga e applicò a sé la profezia di Isaia riguardante il dono dello Spirito Santo al Messia del Signore.
La reazione dei nazareni è di rifiuto, e lì Gesù pronunciò la frase in questione.
Invece in Giovanni l'affermazione appare nel contesto generico di un ritorno a Nazaret di Gesù dopo una festa di Gerusalemme. Ancor oggi simile espressione viene usata da coloro che vedono il proprio operato non apprezzato da chi sta più vicino: famigliari, colleghi, amici...
Essendo il successo, la fama, come qualcosa fuori dell’ordinario, stentiamo ad attribuire queste doti ad una persona che vive la nostra stessa vita ordinaria.
Le attribuiamo più facilmente a chi non conosciamo affatto e viene da lontano.
Avere la propria Terra nel cuore significa sentire forte l'appartenenza e portare le radici dentro di sé, in qualunque parte del mondo ci si ritrovi ad essere, a nascere, a vivere, ad amare e anche a morire. E' un legame inscindibile dal proprio Dna, esattamente come avviene per il proprio gruppo sanguineo.
La propria Terra tale e quale al proprio sangue, diviene un'identità, un' appartenenza, una necessità ed anche una priorità.
Beaumont sur Mer12 luglio 2017 Gigino A Pellegrini
Stamattina 11 luglio i Carabinieri della Stazione di San Ferdinando, dipendenti dalla Compagnia di Gioia Tauro hanno arrestato ad Amantea Giovanni Priolo di 61 anni.
L’arresto è scattato in esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, emessa lo scorso 8 marzo dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria.
Proprio da quella data, Priolo si era dato alla macchia, facendo perdere le proprie tracce.
Ovviamente erano scattate le indagini da parte di Carabinieri e Polizia di Stato, sotto il Coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, nel tentativo di risalire all’uomo, per altro legato da vincoli di parentela alla potente cosca Piromalli di Gioia Tauro. Fino ad oggi, quando i Carabinieri hanno posto fine alla sua, seppur breve, latitanza.
Da qualche giorno, gli uomini al comando del Capitano Gabriele Lombardo stavano monitorando l’abitazione privata di una donna di San Ferdinando, con la quale vi era il sospetto che Priolo intrattenesse una relazione.
La svolta, nelle indagini la si è avuta la scorsa notte, quanto i Carabinieri hanno notato una serie di movimenti di autovetture e sogetti ritenuti sospetti, proprio nei pressi dell’abitazione.
Ne è seguito, un lungo pedinamento lungo le principali arterie che attraversano non solo la provincia di Reggio, ma anche di Vibo Valentia e Catanzaro.
Dopo circa 3 ore di osservazione discreta a distanza, i militari hanno raggiunto il lungomare di Amantea e, fingendosi turisti, sono entrati in un bar al cui interno hanno riconosciuto da subito la donna, in quell’istante proprio in compagnia del latitante.
Una volta accertata la sua identità, lo hanno subito immobilizzato e condotto presso gli uffici della Compagnia di Gioia Tauro.
L’arrestato, al termine delle formalità di rito, è stato poi associato presso la Casa Circondariale di Palmi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Ma chi è Giovanni Priolo?
Giovanni Priolo è stato accusato del tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte, avvenuto la mattina del 14 dicembre del 2011, nel piazzale Cefris lungo la provinciale 1 a Gioia Tauro.
La Corte d’Assise di Reggio Calabria ha confermato le assoluzioni tutti gli imputati coinvolti nell’uccisione di Giuseppe Priolo, pregiudicato di Gioia Tauro, morto il 26 febbraio 2012.
L’unico a essere stato condannato è Giovanni Priolo, che in primo grado era stato assolto.
I giudici reggini lo hanno condannato a 10 anni di carcere per il tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte.
Per la stessa accusa è stato assolto Giuseppe Forgione.
Alla sbarra, per l’omicidio c’erano Giuseppe, Vincenzo e Antonio Brandimarte e Davide Gentile.
I sostituti procuratori generali Fulvio Rizzo e Giulia Pantano durante la propria requisitoria avevano invocato l’ergastolo.
Richiesta non accolta dalla Corte così come avvenuto in primo grado quando il gup di Palmi ha assolto tutti gli imputati per uno dei delitti più efferati che ha insanguinato la Piana di Gioia Tauro.